non esattamente la favola che mi raccontavano e che sognavo da bambina, ma...
Del duemila ventuno ho amato i tramonti, che ho guardato dalla finestra di camera mia durante la quarantena, durante le lezioni fissate di sera, durante le giornate intere con la mascherina e il coprifuoco, durante la seconda (o terza?) ondata del virus che ci ha portati alla mitica distinzione per zone in ogni regione.
Ho amato i tramonti, quei colori a volte tenui a volte intensi, e mi sono chiesta quanta soddisfazione deve aver provato Dio quando ha dipinto quel cielo dalle tonalità fredde, contrastate dal sole rosso fuoco.
Ho amato i tramonti per la bellezza che racchiudono, la fine di un qualcosa che definiscono e lo spazio che lasciano alla notte e alle stelle.
Che la natura sia ammaliante è un dato di fatto, lo so io, lo sai tu e lo sanno tutti gli altri. In confronto l'uomo è solo un piccolo dettaglio decorativo e marginale.
Poi sei apparso tu per puro caso. Non esattamente la favola che mi raccontavano e che sognavo da bambina, ma inaspettatamente il mio tramonto.
Non saprei dire con certezza cosa tu abbia da farmi provare quel nodo in gola, quella ambigua sensazione al petto e allo stomaco, quella spensieratezza e felicità che mi fanno dimenticare tutto il resto. Sarà il modo in cui mi guardi che mi destabilizza, il modo in cui mi tieni per mano, il modo in cui mi accarezzi il viso da lontano, il modo in cui mi baci, il modo in cui mi rassicuri costantemente quando ti parlo delle mie insicurezze e delle mie paranoie, il modo in cui mi insegni cose nuove, il modo in cui mi ami quando io non riesco a farlo, il modo in cui mi tieni con i piedi per terra pur portandomi al contempo al settimo cielo.
Sarò sincera: sono ossessionata dal cielo, Dio solo sa quanto io lo sia!
E ti sembrerà assurdo e iperbolico, ma ti reputo più bello di migliaia di tramonti.
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