Al lume di candela

Il cielo biancastro promette neve.

Peccato.

Non potrò aprire la bocca e mangiare i fiocchi di neve con facevo da piccola prima che, bhe che iniziasse tutto.

Sono al campo mezzosangue.

Le barriere magiche non permettono che le condizioni atmosferiche condizionino le attività che svolgiamo.

Una ragazzina con lunghi capelli biondi mi corre incontro.

Stacco lo sguardo da cielo e noto un paio di occhioni grigi tempesta che mi fissano, ricolmi di paura.

Per un momento mi perdo in quello sguardo che assomiglia tanto al mio nei primi tempi in cui ero qua.

-Oh Annie, Annie-

Sentendo il mio nome pronunciato da quella ragazzina noto per la prima volta che è affannata, il respiro veloce, il pestare continuamente i piedi per terra.

È agitata.

E anche tanto.

-Cosa succede Annabeth?-

Nel pronunciare questa domanda le prendo la mano e la stringo forte.

È congelata.

La carnagione pallida appare quasi trasparente.

E nuovamente, da quando l'estate scorsa è arrivata, mi stupisco della nostra impressionante uguaglianza.

È la mia copia più bassa.

Certo, siamo sorelle.

Ma nella casa di Atena non avevo mai trovato una ragazza che mi assomigliasse a tal punto.

-Annie, ho fatto un incubo. Tu....tu....mi puoi insegnare a combattere bene. Oh ho tanta paura Annie. Mi ero addormentata appoggiata ad un albero prima. E...e...ho rivisto quei momenti. Talia, oh Talia era un albero. Mi diceva che l'avevo delusa. Poi c'era della gente (anche se non sono sicura che fossero vere persone. Erano tanto strani) che mi volevano uccidere. Devo imparare a combattere meglio. Io devo saper duellare meglio. Non voglio che altre persone muoiano per me. Devo farlo per lei. Capisci Annie! Per lei. Tu puoi insegnarmi. Sei tanto brava tu....-

Il silenzio che avvolge tutto viene interrotto da un pianto sconsolato.

Mi sento in dovere di abbracciarla.

Il suo corpo caldo viene a contatto col mio.

-Lo farò per te Annabeth. Solo per te-

Durante la notte

La casa di Atena è avvolta nel silenzio tipico della notte di Natale.

I letti occupati sono solo due.

Io e lei.

Per le vacanze è difficile che rimanga qualcuno al campo.

Noi due, qualcuno della casa di Efesto, due figli di Ermes e uno di Apollo.

La quiete è totale.

Ma il sonno non vuole prendere il sopravvento questa sera.

Sembra quasi che Morfeo si sia dimenticato di me.

Sto finalmente per assopirmi quando sento dei singhiozzi repressi provenire dal letto a fianco al mio.

E attraverso quei singulti smorzati percepisco tutta la rabbia che è in essi contenuta.

Ascoltarli è un supplizio.

Mi sento impotente.

Ma una cosa è certa.

Ormai la notte è andata.

Cercare di prendere sonno sarebbe solo un vano tentativo.

Lentamente, cercando di non far rumore, mi alzo e raccolgo la mia spada di riserva da di fianco al letto.

Con passo felpato mi avvicino al giaciglio di mia sorella.

-Calma Annabeth, va tutto bene-

Faccio un passo indietro in tempo per veder una persona balzare a sedere.

Compio ancora un passo verso il centro della stanza e mi inginocchi di fianco al mio baule.

Dopo qualche minuto passato a scartabellare tra i vari scompartimenti, finalmente in mezzo a vecchi fogli trovo il frutto della mia ricerca.

Tiro fuori delle candele e le appoggio in vari punti della stanza, negli appositi porta candele.

In fondo al cassetto di un mio fratello trovo un accendino con l'immagine di Efesto impressa sopra.

Girando per la camera accendo gli stoppini e muovendomi provoco delle ombre abbastanza inquietanti sul pavimento.

Anche Annabeth si è alzata e sta indossando una felpa sopra il pigiama ed un paio di calzini per proteggersi dal freddo che anche dentro la casa è pungente.

-Eh...questo?-

Sorrido –La paura si può combattere. Ed ora imparerai a farlo con la spada-

Quando vedo la sa espressione raggiante che si intravede nella penombra mi sento bene, davvero bene.

-E questa è per te-

Le porgo la spada che avevo preparato per lei ed impugno la mia.

Le chiedo di mostrami quello che sa fare.

È brava.

Ma ha paura di maneggiare la spada, tanto diversa dal suo pugnale.

Ma in battaglia è sempre meglio un'arma a lama lunga.

-Per gli altri stiamo studiando-

Lei mi sorride complice ed inizia il vero gioco.

Le mostro alcune cose in più e poi....

E poi si combatte.

Le lame si incrociano ad una velocità sensazionale.

Capriole, giravolte e affondi si succedono ad intermittenza.

Le fiammelle delle candele sembrano seguire con attenzione i nostri movimenti.

Le membra iniziano a diventare pesanti ma il cervello è più lucido che mai.

Alcuni colpi ben assestati mi costringono alla difesa, ma presto la situazione torna alla normalità.

E la danza continua.

Sempre più incalzante, la passione si percepisce a pelle nuda ed il ritmo sembra diventare sempre più veloce.

Distrarsi un solo secondo sarebbe impossibile.

Ma mentre giriamo in cerchio menando fendenti micidiali il mio sguardo si posa un attimo sulla porta.

Ma in quel frammento di secondo faccio in tempo a vedere lui, il mio figlio di Apollo che mi sorride, orgoglioso.

Quel sorriso, misto alla soddisfazione di vedere la mia Annabeth combattere come una Dea mi riempie di felicità.

Ed in mezzo al dormitorio della casa di Atena, al lume di candela, capisco che questo è il miglior regalo di Natale che potessi desiderare.


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