Capitolo 9

Inizio a girovagare per il campus come una disperata.
Fermo qualsiasi persona e chiedo informazioni, ma questa ragazza sembra essersi dileguata.

Nessuno si é accorto della sua presenza.

Ma come hanno fatto a non notarla?

Non é mica invisibile!

Soprattutto con quei capelli rossi!

Decido di andare a bussare a tutte le porte del campus, ovviamente nell'area femminile.

É da un'ora che sono in giro e nessuna traccia di lei.
Tutte le ragazze che mi hanno aperto o mi hanno insultata o mi hanno spintonata con forza.

Il sangue continua a bollire nelle vene e la mia rabbia continua ad attraversare il mio corpo.

Il viso e i lividi di Ariel continuano a rimanere impressi nella mia mente.
La sua preoccupazione e la sua paura rimangono incastrate nel mio petto, la sento, e questo mi fa stare peggio.

Io troverò gli artefici e la pagheranno cara, questo é poco ma sicuro.

Affranta decido di andare a cercare da un'altra parte, magari sarà in biblioteca o in lavanderia.
Devo trovarla.

Dopo aver passato un'altra ora a cercarla, decido di andare in giro per le classi.

Cammino ad una velocità elevata, ma i miei occhi non riescono ad inquadrare quella chioma rossa.

Ma dove si é cacciata?

Inizio ad aprire le porte delle classi.
Quando decido di aprire la decima porta sento un tonfo.
La richiudo e quello che mi ritrovo davanti mi blocca.

"Non ci vedi?", ed ecco che sento nuovamente la sua voce.
"Scusa, ma ho da fare", rispondo acida.
"Che cosa ci fai qui? E per di più da sola?", toglie la mano dal suo naso e inizia a guardarmi malissimo.

Mi sta uccidendo con lo sguardo.
I suoi occhi sono diventati più scuri e inizia a contrarre la mandibola.

"Sto cercando una persona", lo sorpasso.
"Ti ho già detto che devi smetterla di andare in giro da sola, devi essere la mia ombra", afferra il mio polso.

E no, questa non ci voleva.
Ho talmente tanta rabbia nel mio corpo che sono sul punto di esplodere e se Aiden continuerà a trattarmi così sarà la mia vittima di rabbia repressa.

"Non me ne frega niente della tua tradizione! Ho da fare", lascio la presa.
"Allora ti aiuterò", si affianca a me.
"Stai scherzando vero?", sbotto.
"Io non ti lascio sola", é fermo nella sua decisione.
"D'accordo", sbuffo e riprendo a camminare.

Mentre continuo a cercare mi viene in mente un'idea.
Lui la conosce e quindi saprà sicuramente dove si trova.

"Dove é finita Anastasia?", domando di punto in bianco.
"Cosa c'entra Anastasia?", é confuso.
"Dimmi dove si trova quella vipera", stringo i pugni.
"Cosa é successo?", avanza verso di me.
"Non sono affari tuoi, dimmi solo dove si trova quella vipera", lo guardo male.
"Dimmi, cosa é successo?", mi guarda attentamente.
"Lascia perdere, me la cavo da sola", giro le spalle.

Ma lui afferra il mio polso e mi stringe nuovamente fra le sue braccia.
Senza pensarci inizio a piangere.
Ogni volta che mi abbraccia mi sento vulnerabile, non riesco a fingere con lui.
Abbatte la mia corazza e questa cosa non va bene, mi spaventa.

É entrato improvvisamente nella mia vita e ora sta minacciando di rimanerci per un bel po'.
Le circostanze non mi aiutano, più cerco di allontanarmi e più gli avvenimenti ci avvicinano.
Sembriamo legati da un filo invisibile.

"Racconta, ragazzina", parla dolcemente.

Alza il mio viso e mi asciuga le lacrime.
Sorride dolcemente mostrando quelle adorate fossette che iniziano a piacermi.
Perdo un respiro e il mio cuore inizia a battere sempre di più.
Non posso farci niente, mi provoca sensazioni indescrivibili.

Che cosa mi stai facendo Aiden Walker?

Decido di abbassare l'orgoglio e inizio a raccontare tutto.

"Questo non va bene", si passa una mano fra i capelli.
"In che senso?", inizio ad esaminare ogni suo movimento.

Il suo respiro inizia ad accelerare, la fronte corrugata, gli occhi spalancati e questo continuo tic dei capelli.
Lui sa qualcosa e mi tiene nascosta la verità.

"Che cosa mi nascondi?", domando.
"Mi é venuta in mente un'idea", indietreggia.
"Aiden", lo richiamo.

Si gira e mi guarda solo come lui sa fare.

"Cosa mi nascondi?", ripeto.

Avanza verso di me e mi ritrovo il suo petto davanti.
Perdo per qualche secondo la ragione a causa del suo profumo, ma appena sento la sua voce ritorno in me.

"So cosa fare, ti prego fidati di me ragazzina", mi supplica con gli occhi.

Guardandolo sembra sincero.
É meglio abbassare l'ascia di guerra, per ora.
Devo aiutare Ariel, il continuo duello con Aiden può aspettare.

"D'accordo", sbuffo.
"Grazie", lascia un bacio sulla mia fronte e se ne va.

Mi lascia nuovamente da sola in balia delle mie emozioni.
Dopo qualche secondo mi riprendo dallo stato di shock e inizio a cercare di nuovo quella persona.

Dopo mezz'ora, finalmente riesco a vederla.
Sta attraversando il giardino dell'Università e ha in mano un sacco di buste, avrà fatto shopping.

"Tu, brutta vipera!", urlo.

Lei appena sente la mia voce si blocca.
Ecco brava, devi avere paura di me.

Mi avvicino a lei, le afferro il braccio e lo metto dietro la sua schiena.
Dopodiché le tiro un calcio e la faccio cadere per terra.
Metto il mio ginocchio sulla sua schiena e stringo la presa con il suo braccio.
Ci sono dei vantaggi nell'avere un fratello maggiore.

"Perché hai pestato mia sorella?", sbotto.
"Di che cosa stai parlando?", cerca di liberarsi.
"Non fare la finta tonta con me, rossa! Hai pestato mia sorella a causa del nostro cognome?", stringo la presa.
"Mi fai male!", urla.
"É questa la mia intenzione! Ora parla, vipera", sono nera a causa della rabbia.
"Non sono stata io", si dimena.
"Davvero? Stamattina hai minacciato mia sorella e guarda caso dopo qualche ora é stata aggredita", é la rabbia a parlare.
"Non le ho fatto niente, devi credermi", mi implora.
"Dammi una sola ragione per crederti", stringo ancora la presa.
"Abby", riconosco la sua voce.

Alzo la testa e mi ritrovo davanti Stella.
Ha il fiatone e i capelli tutti disordinati, cosa strana perché lei ama essere in ordine.

"Lasciala andare", riprende fiato.
"E perché scusa? Ha fatto del male ad Ariel", la guardo male.
"Non é stata lei", mi guarda seriamente.
"Come fai a saperlo?", la squadro.
"Quando Ariel é stata aggredita, Anastasia era al bar, chiedi anche ad Ari. Io e lei eravamo di turno", avanza verso di me.
"É vero?", domando.
"Sì Abby, é vero. Lasciala andare", prende le mia mani e scioglie la presa.

Anastasia si alza in piedi e inizia a guardarmi male.

"Ti chiedo scusa da parte di Abby", parla Stella.
"Che cosa é successo esattamente ad Ariel?", domanda Anastasia.
"E a te che importa?! Stamattina hai detto altro", stringo i pugni.

Ma tu guarda!

Che cosa le interessa ora?

Prima fa la sbruffona e ora vuole sapere la verità, se lo può scordare.

"É per colpa del cognome?", insiste.
"Volete piantarla con questa storia del cognome? Che cosa vuol dire?", sbotto.
"Non tocca a me raccontarti tutta la storia", risponde irritata.

Tutta la storia?

Allora é vero che é successo qualcosa.

Ma cosa?

Cosa vuol dire il mio cognome?

E come fanno a saperlo tutti?

"Allora vattene", la guardo male.
"Devi proteggere Ariel", continua.
"Pensi che non lo sappia?!", avanzo verso di lei, ma Stella mi afferra il braccio.
"Che cosa vuoi dire Anastasia?", domanda Stella.
"Ripeto, non tocca a me raccontare tutta la storia, ma questo é solo l'inizio. Abigail é al sicuro, mentre Ariel no", ci guarda.
"Ti riferisci alla tradizione?", domanda Stella.
"Sì. L'unico modo per aiutare Ariel é farle rispettare la tradizione", sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"No! Assolutamente no! Ariel non farà il cagnolino di nessuno", sbotto.
"Esiste un lato positivo in questa tradizione", insiste Anastasia.
"Quale?", domando.
"Sei protetta, nessuno può toccarti", mi guarda.
"É vero?", domanda Stella.
"Sì, chiedete in giro se volete", alza le spalle.
"Okay, grazie", Stella sorride.
"Prego, ciao", prende le sue buste e se ne va.

Stella afferra la mia mano e iniziamo a camminare.
La mia mente inizia a vagare.

É vero quello che ha detto Anastasia?

Se é così, so cosa devo fare.

"Stella devo risolvere una cosa", mi fermo.
"Abby...", alza il sopracciglio.
"Tranquilla, non picchierò nessuno. Grazie, a dopo", le lascio un bacio sulla guancia e inizio a correre.

Arrivo nell'area maschile e mi dirigo subito nella stanza di Aiden.
Busso ininterrottamente finché non viene ad aprirmi.

"Cosa ci fai qui, ragazzina?", domanda.
"Ti devo chiedere un favore", entro in camera.
"Quale?", chiude la porta e si gira verso di me.
"Rompi la tradizione", lo guardo attentamente.
"No", risposta secca.
"Devi farlo! Rompi la tradizione e prendi Ariel al mio posto", lo sto implorando.
"Non posso, ragazzina", freddo e distaccato.
"A te non ti importa niente delle persone, vuoi solo avere il controllo", sbotto.
"Non é così! Non posso romperla", mi guarda.
"Tu sei senza sentimenti", lo sorpasso.
"Ragazzina", afferra il mio polso.
"Non toccarmi, non parlarmi! Sei solo assetato di potere! Non ti interessa niente degli altri, pensi solo a te stesso", lascio la presa.

Metto le mani dietro il mio collo e slaccio la collana con il nome di Aiden.

"Sei libero. Rompo io la tradizione, vai a cercarti un'altra vittima", lancio la collana contro il suo petto.
"Non puoi farlo", avanza verso di me.
"Io faccio quello che mi pare", apro la porta.

Esco e inizio a correre.

Come fa ad essere così insensibile?

Perché non si é smosso?

Sento qualcosa scendere sul viso.
Tocco le guance e sono bagnate.

Ma perché sto piangendo?

Non devo sprecare le lacrime per Aiden.

Non so perché ma sto male.
Le sue parole mi hanno ferita, il suo comportamento, i suoi occhi mi hanno uccisa dentro.
Il cuore fa male, non fisicamente, ma sentimentalmente.
Un peso si é appoggiato sul mio petto e inizio a sentire un dolore atroce alla gola dello stomaco.
Fa male e tanto, ma non dovrebbe.

Mi siedo su una panchina e cerco di riprendere fiato.
Le lacrime continuano a scendere senza controllo.

Perché mi fai così male Aiden?

Ho bisogno della sua presenza.
Voglio sentire le sue braccia avvolgermi il corpo, voglio sentire il suo respiro solleticarmi il collo, voglio sentire la sua voce melodiosa nel mio orecchio, voglio avere il suo profumo sulla mia pelle, voglio lui.
Sta entrando nel mio cuore e nella mia mente, senza volerlo mi sono fatta intrappolare dai suoi occhi magnetici, da lui.

Sono in trappola e questa trappola si chiama Aiden Walker.

Dopo una decina di minuti, decido di andare in camera.
Ho bisogno di una doccia calda, voglio scacciare via tutti i miei pensieri.
Mi alzo senza nessuna voglia e inizio a strisciare i piedi per terra.
Tengo la testa china e continuo a pensare.

Il volto di Aiden rimane impresso nella mia testa, i suoi movimenti, la sua voce, lui.
Continua a fare male, sto ancora male per colpa sua.

Quando andrà via questa sensazione?

Apro la porta della stanza e non trovo nessuno.
Vado in cucina a bere un bicchiere d'acqua, quando un biglietto posizionato sul frigo attira la mia attenzione.

Siamo in biblioteca.
A-

Cosa ci fanno in biblioteca?

Perché Ariel non é rimasta in camera?

Questo biglietto é stato scritto da lei.
Decido di rimandare il bagno rilassante.
Esco dalla stanza e vado in biblioteca.

Quando arrivo trovo vari studenti posizionati in cerchio.
Sento le loro voci.

Che cosa sta succedendo?

Avanzo e cerco di passare fra i loro corpi, ma essendo bassa e senza forze non riesco a passare, così decido di gattonare fra i loro piedi.
Passo attraverso le loro gambe e finalmente riesco ad arrivare in prima fila.
Mi alzo e quello che vedo non mi piace per niente.

Ariel é contro uno scaffale e davanti a lei é posizionato un ragazzo alto e muscoloso.
Carnagione scura, capelli ondulati e castani e...

Aspetta!

Quello é Archie!

Cosa ci fa qui con Ariel?

Vedo che si abbassa e si avvicina al collo di Ariel, lei rimane ferma, non fiata.
Dopo qualche secondo si rimette alla sua normale statura e le mette qualcosa al collo.

Non ci posso credere!

Conosco questa mossa e so il significato della collana.
Archie ha appena sottoposto Ariel alla tradizione.

La rabbia si impossessa nuovamente del mio corpo.
Avanzo nervosa verso di loro, afferro il braccio di Ariel e la tiro verso di me.

"Come osi?", lo guardo male.
"Piccola Watson é per il suo bene", risponde.
"Per il suo bene? Scherzi vero?", lo fulmino con lo sguardo.
"Abby, smettila ti prego", interviene Ariel.

Mi giro a guardarla e lei mi fissa con quei suoi occhioni azzurri.
Adoro i suoi occhi, mi hanno sempre trasmesso amore e sicurezza.

"Non può farlo", la guardo.
"Va bene così", sorride.
"Che cosa le hai detto per plasmarla in questo modo?", mi giro verso Archie.
"Ascolta...",
"Un'altra Watson é stata presa", qualcuno interrompe Archie.

Giro la testa e noto quel ragazzo, ancora.

Non vuole proprio scollarsi.

"Tyler non é il momento", Archie lo guarda male.
"Calma Archie", lo guarda attentamente.
"Oh, qualcuno ha rotto la tradizione", Tyler accarezza il mio collo.
"Non sono affari tuoi", tolgo la sua mano.
"Invece sì", sorride maliziosamente.
"Nessuno ha rotto la tradizione", mi paralizzo.
"Sei sicuro Aiden?", domanda questo ragazzo.
"Sicurissimo. Ha solo dimenticato la collana in camera mia, sai era con me", Aiden si mette dietro di me e mi mette la collana.
"Problema risolto, ora sparisci", lo guarda male.
"D'accordo, ma vi tengo d'occhio", ci saluta con la mano e se ne va.
"Tu...",
"Smettila di essere così impulsiva!", Aiden mi interrompe.
"Come osi?", lo guardo male.
"Attieniti alle regole", mi incastra nei suoi occhi per poi andarsene via.

La rabbia continua a bollire nel mio sangue, non riesco a calmarmi.
Inizio a stringere i pugni a causa della rabbia e mi mordo insistentemente il labbro inferiore.
Mi manda in bestia il suo comportamento.

"Piccola Abby, vieni con me", Shawn si mette davanti a me.

E lui da dove sbuca?

Ha assistito a tutto?

Annuisco e inizio a seguirlo.
Usciamo dal campus e iniziamo a passeggiare per le strade di Londra.

"So cosa é successo oggi", rompe il silenzio.
"Okay", alzo le spalle.

Mi prende la mano e ci sediamo su una panchina.
Gira il volto verso di me e inizia a fissarmi.

"Dopo che hai raccontato tutto ad Aiden, lui é venuto a cercarci",
"Non mi importa niente Shawn", lo interrompo.
"Piccola Abby, ascoltami", diventa serio.
"Okay", lo guardo perplessa.
"Bene. Aiden ci ha spiegato la situazione e ci ha chiesto aiuto. Ha proposto ad Archie una soluzione, gli ha chiesto di entrare a far parte della tradizione con Ariel per aiutarla", mi guarda.
"Perché non ha semplicemente seguito il mio consiglio?", domando.
"Quello di rompere la tradizione e di prendere Ariel al posto tuo?", domanda.
"Sì", rispondo.
"Perché facendo così saresti stata presa di mira. Al posto di Ariel avrebbero infastidito te", spiega.
"Non mi interessa, farei qualsiasi cosa per Ariel", sbotto.
"Ah, piccola Abby, quanto sei cocciuta", si passa una mano sul viso.
"Cioé?", domando confusa.
"Aiden non ha rotto la tradizione per proteggerti. Finché sei al suo fianco nessuno può toccarti e in questo caso non puoi essere aggredita, come hanno fatto con Ariel", spiega.

Sentendo tutto questo il cuore si blocca.
Mi vengono in mente tutte le brutte parole che gli ho detto.
Sono stata troppo impulsiva e testarda, non meritava di sentire tutte quelle cose.
Sono stata insensibile, senza cuore.

"Smettila di essere così impulsiva".

Mi viene in mente questa sua frase.
Ho sbagliato tutto!
Sono stata cattiva, non meritava il mio sfogo.
Ha solo voluto proteggere sia me che Ariel.

"Grazie Shawn", lo abbraccio.
"Figurati piccola Abby, ora va", sorride.
"Grazie", sorrido anche io e inizio a correre.

Oggi ho corso anche troppo per i miei gusti.

Il cuore inizia a martellare all'interno del mio corpo.
Il suo viso e le sue parole iniziano a farsi strada nella mia mente.

Lui ha solo cercato di aiutarmi e io, come sempre, ho rovinato tutto.
Ha risolto la situazione, é riuscito a proteggere Ariel e mi ha salvata, ancora.
Ha allontanato di nuovo quel ragazzo, non si é fatto abbattere, ha deciso di stare al mio fianco.

Sono stata una stupida, non ho capito le sue intenzioni.

Oh, Abby, devi sempre distruggere le cose.

Finalmente arrivo davanti alla sua porta.
Prendo un bel respiro e cerco di placare il continuo martellamento del mio corpo.
Dopo qualche minuto mi apre e le gambe iniziano a tremare.

Mi fissa attentamente con i suoi occhi e mi si mozza il fiato.
Non posso bloccarmi adesso, devo tirare fuori tutto il coraggio.

"Posso entrare?", domando.

Lui non risponde, apre solo la porta e mi fa cenno di entrare.
Entro nella sua stanza e lui chiude la porta.
Mi giro verso di lui e lo guardo.

Indossa dei pantaloni da tuta nera e una maglietta blu.
I suoi capelli sono disordinati e gocciolanti.
Probabilmente avrà appena finito di fare la doccia.

"Scusa", abbasso nuovamente il mio orgoglio.
"E per cosa?", alza le spalle.
"Per tutto. Non dovevo dirti quelle cose. Hai solo voluto aiutare Ariel e io non ho capito niente", dico tutto d'un fiato.
"Okay, scuse accettate", infila le mani nelle rispettive tasche.

La sua freddezza mi colpisce il cuore.
Il suo comportamento mi fa male e non capisco il perché.
Affranta decido di lasciar perdere, in fondo forse mi merito questa sua reazione.
Non ho fatto altro che trattarlo male, anche se persino lui ha fatto la stessa cosa, ora che ci penso.
Diciamo che ci facciamo male a vicenda, ci apriamo le ferite a vicenda.

Lo guardo ancora negli occhi per qualche secondo per poi andare verso la porta.

"Grazie per aver aiutato Ariel", sono le mie ultime parole.

Apro la porta ma subito viene chiusa.
Alzo la testa e vedo il suo braccio appoggiato alla porta.
Mi giro e lo guardo attentamente.
La mano tesa, la mandibola contratta, gli occhi fissi su di me, le labbra schiuse e la postura rigida.

Continuiamo a guardarci negli occhi.
Stiamo cercando delle risposte o magari stiamo solo cercando qualche speranza, qualche consolazione.

Voglio fare qualcosa per lui, voglio fargli sentire il calore che trasmette sempre a me tramite i suoi abbracci.

Senza pensarci vado verso di lui e lo abbraccio.
Poso la testa sul suo petto e avvolgo le mie braccia dietro alla sua schiena.
Rimane rigido per qualche secondo per poi stringermi forte.
Abbassa la testa e la inserisce nell'incavo del mio collo.
Mette una mano fra i miei capelli e una sulla mia schiena.

Sento di nuovo calore e ora ho capito.
Mi piacciono i suoi abbracci, mi piace essere avvolta fra le sue braccia.

Inalo lentamente il suo meraviglioso profumo e mi beo di questa sensazione.
Desidero fermare le lancette del tempo e rimanere così.

É questo il lato di Aiden che mi piace, quello dolce e protettivo.

"Io non voglio farti del male", sussurra al mio orecchio.
"Lo so", stacco le mani dalla sua schiena.

Prendo le spalle di Aiden e lo alzo, dopodiché afferro il suo viso fra le mie mani.
Accarezzo delicatamente le sue guance e osservo i suoi meravigliosi occhi.
Sono così belli e unici.
Piccole pagliuzze di un azzurro più chiaro colorano i suoi occhi, li rende più luccicanti, più da batticuore.

"E ti prego ragazzina, rimani al mio fianco, sempre. Sii la mia ombra, non farti vedere in giro da sola. E se Tyler si avvicinerà ancora a te...", lo fermo.
"Non succederà più, ho capito", sorrido.

Rilassa i muscoli e sorride anche lui.
Finalmente riesco a vedere un sorriso genuino, spontaneo.

"Obbedirai ai miei ordini?", sorride maliziosamente stavolta.

Ed ecco che é ritornato il solito Aiden, il solito sbruffone.

"Dipende", alzo le spalle.
"Mi farai impazzire, ragazzina", mi abbraccia nuovamente.
"Anche tu", sussurro piano.

Spero non mi abbia sentita, sarebbe troppo imbarazzante.
Mi sono lasciata andare e anche troppo, da domani ritornerò quella di sempre, credo.
Ma per adesso, mi godo ancora qualche secondo fra le braccia di Aiden per poi staccarmi.

"Devo andare", lo guardo.
"D'accordo", mi fissa.

Vado verso la porta e lo saluto con la mano.

"Ti accompagno", esce con me.

Lo guardo chiudere la porta per poi mettersi affianco a me.
Mette il suo braccio intorno alle mie spalle e osserva i ragazzi che ci passano accanto.
Tutti lo guardano ma si allontanano subito.

Hanno paura di Aiden?

Camminiamo in silenzio, nessuno dei due parla.
Nessuno ha il coraggio di far uscire qualche suono dalla bocca.
Diciamo che per oggi abbiamo abbassato abbastanza l'orgoglio e ci siamo fatti trasportare dalle emozioni, almeno parlo per me.

Arriviamo davanti alla porta e lui toglie la mano.

"Notte Aiden", lo guardo.
"Notte ragazzina", si abbassa lentamente alla mia statura.

Il cuore inizia a tamburellare e dentro il mio stomaco iniziano a saltellare tutti gli animali possibili e impossibili.
Le gambe diventano sempre più molli e le mani iniziano a sudare.

Possibile che mi faccia sempre questo effetto?

Si avvicina al mio viso e lascia un dolce e tenero bacio sulla mia guancia.
Sorride per poi andare via.

Dopo averlo visto svanire nell'oscurità, mi tocco la guancia ed é bollente.

Entro in camera con ancora la sensazione delle labbra di Aiden sulla mia guancia, il suo viso impresso nella mia mente e il suo nome inciso nel mio cuore.

{Prendimi per mano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}

Ciao amici lettori!

Come state?🥰

Cosa ne pensate del capitolo?🙈

Non ho fatto altro che riscriverlo e riscriverlo, spero vi piaccia🙈
Non sono del tutto soddisfatta, ma volevo creare un momento tenero fra Abigail ed Aiden.

Piano piano si stanno aprendo e le barriere stanno cedendo.

Secondo voi é una cosa temporanea o duratura?

Come si comporteranno più avanti?

Aspetto i vostri commenti🥰

Grazie di tutto❤️

Al prossimo capitolo❤️

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