Capitolo 7
Il vetro che cade per terra, il suono che rimbomba nella mia mente.
É incastrato nel mio cervello, quasi come una melodia.
Ma é un suono pieno di dolore che mi riporta alla luce brutti ricordi.
Osservo questi piccoli frammenti cristallini poggiati sul pavimento freddo.
Sono piccoli e taglienti, esattamente come il mio cuore.
É a pezzi, non esiste più.
Lui mi ha distrutta dentro.
Lacrime amare scendono sul mio viso ormai sfinito.
Sono stanca di stare male, stanca di piangere.
Ormai non vivo più, sono solo un essere umano che vaga senza cuore, senza mente.
Un morto che cammina.
Non mi godo più le giornate, non vivo più ogni secondo della mia vita.
Le lancette continuano a scorrere avanti, ma io sono bloccata, non riesco ad andare avanti.
Sono intrappolata nel passato, nel mio peggior incubo.
Non reagisco, non ci riesco, é più forte di me.
Le forze mi hanno abbandonata e mi sono lasciata andare.
Mi sono fatta risucchiare in questo vortice, nel mio oblio personale.
Questa non é più vita per me, é solo pura e semplice tortura.
Apro gli occhi e inizio a guardarmi intorno, ma questa non é la mia stanza.
Sono avvolta da pareti bianche.
É grande ma semplice.
Davanti a me si presenta un grande armadio marrone, a destra una scrivania e un letto.
Questo letto é matrimoniale, anche io ne avevo uno nella mia vecchia stanza, a casa mia.
Cerco di fare mente locale e mi vengono in mente i ricordi di ieri.
Aiden con sua padre, l'attacco di Bella, il pugno di Aiden, i pezzettini di vetro che ricadevano per terra, il sangue...
Okay, basta.
Devo andare a bere qualcosa e poi andare via.
Mi alzo e appoggio un piede sopra qualcosa.
"Ma che problemi hai?", abbasso lo sguardo e lo vedo.
É sdraiato su un materasso e il mio piede é sul suo stomaco.
"Che ci fai qui?", indietreggio.
"É la mia stanza", si alza in piedi.
"La tua....", rimango imbambolata.
Inizia a stiracchiarsi e la maglia si alza e fa intravedere i suoi addominali scolpiti.
"Ti piace quello che vedi?", abbassa le braccia e sorride maliziosamente.
"No", giro la testa.
"Certo", ridacchia.
Nel girare la testa osservo il mio vestito appoggiato sulla sedia davanti alla scrivania.
Abbasso subito lo sguardo e noto di indossare un paio di pantaloni da tuta grigia e una maglietta nera.
Questi non sono i miei vestiti.
"Di chi sono i vestiti?", lo indico.
"Blair o Bella", alza le spalle.
"Chi mi ha cambiata?", sbianco.
"Le mie sorelle anche se avrei...", lo interrompo dandogli un pugno sulla spalla.
"Non ti azzardare", lo guardo male.
"Okay", mi guarda attentamente.
I suoi occhi mi provocano altre scariche elettriche.
Non riesco a reggere il suo sguardo.
Mi sento scoperta, troppo vulnerabile.
Decido di uscire da questa stanza.
Giro le spalle e vado verso la porta.
"Aspetta", Aiden mi afferra il polso e mi attira verso di lui.
Mi ritrovo contro il suo petto.
Poggio la mia mano sinistra su di esso per mantenere la "distanza di sicurezza".
Alza il mio viso e incastra nuovamente quei meravigliosi occhi azzurri nei miei.
Ho sempre avuto un debole per questo colore, non chiedetemi il perché, non ne ho la più pallida idea.
So solo che mi hanno sempre affascinata, e il fatto che Aiden abbia gli occhi azzurri non va bene, mi manda in tilt.
"Stai bene?", domanda dolcemente.
Aspetta!
Aiden é gentile?
Perché tutto d'un tratto é così dolce?
Forse ho capito, sto sognando.
Mi pizzico la guancia.
"Che stai facendo?", domanda divertito.
Non sto sognando.
Strano ma vero.
"Niente", balbetto.
"Puoi rispondere alla mia domanda?", ritorna serio.
"Quale?", faccio finta di non aver capito.
"Stai bene?", ripete.
Il mio cuore non regge più.
É una pura e semplice domanda.
Tutti mi chiedono come sto e io prontamente nascondo la verità.
Ho sempre fatto così e non ho mai avuto problemi a negare l'evidenza.
Ma con lui, con lui é tutto così difficile.
Mi trasmette sensazioni mai provate prima, mi fa sentire diversa, vulnerabile.
Non so che fare.
Come rispondo?
Perché ora questa pura e semplice domanda mi sta facendo impazzire?
"Allora?", insiste.
Okay, Abby, ora riprenditi.
Non devi farti abbindolare da lui.
Non ha sentimenti, non si sa comportare, é uno sbaglio.
Non mostrare il tuo lato debole, non con lui.
Ripeto queste frasi per qualche secondo e poi decido di rispondere.
"Sto bene", lascio la presa e indietreggio.
"Menti", mi guarda attentamente.
"Come, scusa?", domando.
"Stai mentendo, ragazzina", avanza verso di me.
Una rabbia improvvisa attraversa il mio corpo.
Perché lui é l'unico a leggere fra le righe?
Perché proprio lui?
Io non socializzo, soprattutto con il nemico e in questo caso é lui.
"Non sono affari tuoi", mi giro ed esco dalla sua stanza.
"É colpa mia?", mi rincorre e mi blocca la strada.
"Spostati", tengo lo sguardo basso.
"Sei svenuta per colpa mia?", domanda.
"Fammi passare", stringo i pugni.
"Rispondi", alza nuovamente il mio mento.
"Io non sono obbligata a parlare della mia vita con te, intesi?", lo guardo negli occhi.
Mi guarda per qualche secondo e poi mi lascia strada libera.
Ecco, bravo.
Stammi lontano.
Non ho intenzione di interagire con una testa calda come lui.
Non mi va.
Scendo le scale e mi dirigo in cucina.
Un profumo attira le mie narici.
Entro e vedo Ethan impegnato con i fornelli.
"Gail!", qualcuno mi abbraccia la gamba.
"Ciao piccola Sophia", mi abbasso e la prendo in braccio.
Avvolge le sue braccia intorno al mio collo e sento solleticare la pelle a causa del suo respiro.
"Mi fai il solletico", ridacchio.
"Davvero?", continua a solleticarmi.
"Basta", la abbasso e inizio a farle anche io il solletico.
"La pancia no", ride.
Si abbassa per terra e io continuo a farle il solletico.
"Ti salvo io Sophia", qualcuno mi afferra e inizia a solleticarmi la pancia.
"No, ti prego", rido.
"Ancora, ancora", sento la voce di Sophia.
"No, Basta, tregua", sono senza fiato.
"Okay", lascia la presa e mi ritrovo Blair.
"Giorno bambine", Ethan ci guarda divertito.
Indossa dei pantaloni della tuta neri e una maglietta blu.
I suoi capelli sono spettinati e tiene in mano un piatto pieno di crêpes.
"Hai fatto le crêpes!", Sophia si dirige subito verso la sedia.
"Certo, sedetevi", mi fa cenno di sedermi.
Mi siedo accanto a Sophia e prendo una crêpes.
La appoggio sul piatto e poi prendo la Nutella.
Dopo averla arrotolata la addento.
Appena la assaggio i miei occhi si illuminano.
É buonissima.
"Ti piace?", domanda Ethan.
"É squisita", continuo a mangiare.
"Sono contento", sorride.
"Ethan é il cuoco della casa. É un fenomeno", interviene Blair.
"Ti credo", prendo un'altra crêpes.
"Finalmente", Ethan alza lo sguardo.
"Giorno", sento la voce profonda di Aiden.
Si siede davanti a me e inizia a fissarmi.
Mi sento in soggezione, mi é persino passata la fame.
"Tutto bene, Abby?", domanda Ethan.
"Sì tutto bene", cerco di sorridere.
"D'accordo", ricambia.
Prendo il piatto e lo sciacquo poi lo poso nella lavastoviglie.
Sento bruciarmi la pelle, sento tremare le ossa.
Mi giro e Aiden mi sta letteralmente uccidendo con lo sguardo.
Sarà arrabbiato per la scena di prima?
Oh, andiamo!
Come fa ad essere arrabbiato?
Non può pretendere tutto ad un tratto di sapere i fatti miei.
"Abby", Ethan mi richiama.
"Sì?", mi giro verso di lui.
Blair e Sophia non ci sono più.
Come mai sono andate via?
E soprattutto, quando sono andate via?
"Sicura di stare bene?", domanda.
"Sì, sto bene", rispondo subito.
Diciamo che da un lato ha ragione, gli ho fatti preoccupare.
Chiunque sarebbe entrato in panico nel vedere uno sconosciuto svenire a casa propria.
"Sicura?", si alza e viene verso di me.
"Certo", sorriso falso.
Ormai sono brava in questo, i muscoli reagiscono per conto loro.
"Okay, non insistito, ma sappi che sei hai bisogno io sono qui", mi abbraccia.
Non mi aspettavo questo contatto.
Rimango spiazzata.
Ricambio e nel mentre vedo Aiden uscire dalla cucina.
Che cosa gli é preso?
Oggi é stranissimo.
"Andiamo", lascia la presa e mi sorride calorosamente.
Andiamo in soggiorno.
Tutti stanno guardando la tv.
"Siediti vicino a me, Gail", Sophia mi indica il posto.
"Certo, piccola Sophia", mi siedo.
"Giorno gente", tutti ci giriamo verso questa voce.
É Shawn accompagnato da Archie.
"Shawi!", Sophia va verso di lui ad abbracciarlo.
"É Shawn piccolina", le pizzica le guance.
"E io cosa ho detto?", gli fa la linguaccia.
"A me non saluti?", Archie si abbassa alla sua statura.
"Arcicci!", lo abbraccia.
Nel sentire questi nomignoli sorrido.
Sono così teneri pronunciati dalla sua vocina.
"Ciao piccola Abby", Shawn mi spettina i capelli.
"Ciao", tolgo la sua mano.
Tutta questa confidenza mi infastidisce un pochino.
"Piccola Watson", Archie mi saluta con la mano.
"Ciao Archie", ricambio.
"Grazie per il passaggio!", sento la sua antipatica voce.
"Ania abiti due ville più in là", Archie sbuffa.
"E cosa c'entra? Siete passati con la macchina", lo guarda male.
"Calma i tuoi bollenti spiriti, rossa", Shawn la guarda.
"Non chiamarmi rossa", gli tira una spallata e inizia a cercare qualcuno con lo sguardo.
Quando nota Aiden va subito verso di lui.
"Ciao Aid", lo abbraccia.
"Ciao Ania", stacca subito la presa.
Allora é proprio una persona gelida, senza cuore.
Anastasia si morde il labbro inferiore e i suoi occhi diventano lucidi.
Che sia la sua ex ragazza?
Ma a cosa vai a pensare Abby!
Che ti importa?
Dopo qualche secondo si riprende e saluta tutti, dopodiché si sofferma su di me.
"Che cosa ci fai qui?", mi guarda male.
"Non sono affari tuoi", rispondo acida.
"Sì che sono affari miei! Tu non c'entri niente qui", viene verso di me.
Ma Archie la blocca.
Le afferra il braccio e la tira indietro, le sussurra qualcosa all'orecchio e lei lascia la presa.
Che problemi ha questa ragazza?
Dove sono capitata?
"Vi va di guardare un film?", Blair cerca di mandare via la tensione che si é creata.
É talmente pesante che la si può tagliare con una lama.
"D'accordo", Anastasia viene verso di me e mi tira una spallata.
Okay, ora basta.
Sono stufa dei suoi giochetti.
Avanzo verso di lei quando qualcuno si mette davanti a me.
"Vieni con me piccola Abby", mi prende le spalle e mi fa girare.
Inizia a spingermi verso l'uscita.
"Aspetta! Devo prendere le mie cose", mi blocco.
"Okay, andiamo", mi indica le scale.
Sbuffo e mi dirigo verso la stanza di Aiden.
Prendo il vestito, le scarpe e la borsetta.
"Fatto", lo guardo.
"Perfetto", usciamo e scendiamo le scale.
"Io e la piccola Abby usciamo", urla Shawn.
"Dove andate?", Aiden si alza e viene verso di noi.
"Fuori", rispondo male.
"Tu non vai da nessuna parte", mi guarda male.
"Amico, lascia stare. É con me", Shawn diventa serio.
Aiden si passa la mano fra i capelli e dopodiché si arrende.
"D'accordo", sbuffa.
"Andiamo", Shawn mi prende il braccio e mi fa uscire fuori.
Aiden ci guarda attentamente fino a quando Shawn chiude la porta.
"Non ho salutato gli altri", ci dirigiamo verso la macchina.
"Non ti preoccupare, capiranno", mette la prima e partiamo.
"Scusa per il disturbo", parlo.
"Nessun disturbo piccola Abby", sorride.
"Potresti portarmi al campus?", domando.
"No", ridacchia.
"Come no?", mi giro a guardarlo.
"Ti porto da un'altra parte", mi fa l'occhiolino.
"Dove?", domando.
"Basta domande. La curiosità uccide piccola Abby", mi pizzica il braccio.
Sorrido a questa manifestazione.
Sempre simpatico e tenero questo ragazzo, comparato ad Aiden...
Aspetta!
Perché sto ancora pensando a lui?
Impazzirò...
"Siamo arrivati", parcheggia la macchina e scendiamo.
Ci dirigiamo verso una struttura.
Apre la porta ed entriamo.
Accende le luci e davanti a me si presenta una palestra.
Perché mi ha portata qui?
Continuo a seguirlo ed entriamo in un'altra stanza.
Shawn accende la luce e davanti a me si presentano vari sacchi da boxe con al centro della stanza un ring.
Inizio a camminare e mi dirigo verso un sacco da boxe e lo osservo attentamente.
Avrei proprio bisogno di sfogarmi ora.
"Tieni piccola Abby", Shawn mi porge un paio di guantoni neri.
"Grazie", lo guardo con sguardo interrogativo.
Dopo averli messi mi giro a guardare Shawn, anche lui li indossa.
"Bene, ora puoi sfogarti", mi fa l'occhiolino.
"Mi hai portata qui per questo?", domando.
"Ti ho vista prima con Aiden e Anastasia", si gratta la testa.
Ah, ecco.
Ha notato la mia arrabbiatura..
"Capito", rispondo imbarazzata.
"Tutti hanno bisogno di sfogarsi, su colpisci", indica il sacco.
"Okay", colpisco.
"Dai piccola Abby, con più forza", ride.
"Ti diverti?", incrocio le braccia.
"Molto, a quanto pare sei proprio una femminuccia", mi fa la linguaccia.
"Ora guarda attentamente", inizio a colpire il sacco.
Mi vengono in mente i ricordi del passato, la faccia di mio padre prende forma nei miei pensieri.
Colpisci Abby, colpisci, lascia stare.
Altri colpi.
Sento L'adrenalina scorrermi nelle vene.
Non ho mai provato una sensazione del genere.
Devo colpire ancora, non sono soddisfatta.
Penso a quello che é successo in questo periodo con Aiden.
Mi irrito ancora di più e colpisco sempre più forte.
Colpisco il sacco a raffica.
Immagino di colpire più facce possibili, compresa quella di Anastasia.
"Piccola Abby, é troppo", Shawn mi scuote.
Lascio la presa e continuo a colpire.
Piccole goccioline di sudore scivolano sulla mia fronte, le mani iniziano a farmi male e il respiro sempre più accelerato, ma non mi importa.
Voglio togliermi tutta la rabbia di dosso, voglio liberarmi.
"Okay, ora basta", mi afferra e mi gira verso di lui.
"Non ho ancora finito", ho il fiatone.
Faccio fatica a respirare.
La testa inizia a girarmi, infatti perdo l'equilibrio per qualche secondo e Shawn mi afferra.
"Sediamoci", mi appoggia per terra.
"Tieni", mi porge una bottiglietta d'acqua.
La afferro e inizio a bere tutto il contenuto in un nano secondo.
"Grazie", noto la bottiglia vuota.
"Scusa", lo guardo.
"Nessun problema, piuttosto stai bene?", mi guarda.
"A meraviglia", mento.
"La tua rabbia racconta altro", mi sfila i guantoni.
Osservo le mie mani e le mie nocche sono rosse.
Ho esagerato.
"Ti porto del ghiaccio", Shawn si alza.
"No, tranquillo", afferro la sua maglietta.
"Perché sei così arrabbiata?", si siede davanti a me.
All'inizio tutta questa sua confidenza mi dava fastidio, ora invece no.
Mi sembra un ragazzo dolce e sincero, questo gesto lo ha dimostrato.
Forse potrei lasciarmi andare un pochino, allargare il mio cerchio, avere più amici.
"Sono successe tante cose", inizio ad avere gli occhi lucidi.
"Vieni qui", mi tira verso di lui e mi abbraccia.
Inizia a stringermi e io mi lascio sprofondare.
Mi lascio andare, abbasso la mia barriera e inizio a dare sfogo alle lacrime.
Shawn inizia ad accarezzarmi la schiena e a sussurrarmi dolci parole.
Dopo una decina di minuti, mi calmo.
Infatti, Shawn afferra il mio viso e mi asciuga le lacrime.
"Non mi piace vederti piangere", mi guarda.
"Scusa", é l'unica parola che mi esce dalla bocca.
"Non devi chiedere scusa, piccola Abby. Anzi sono contento che tu abbia abbassato un po' la guardia con me", sorride e anche io faccio la stessa cosa.
Il suo sorriso é meraviglioso e anche contagioso.
"Grazie", lo guardo.
"A questo servono gli amici", mi fa l'occhiolino.
Nel sentire queste parole, il mio cuore inizia a trasmettermi calore.
Mi ha sciolta.
In fondo fa bene parlare con le persone, beh in realtà io ho pianto, ma va bene anche così.
Non ha fatto domande, si é solo limitato a consolarmi e ad abbracciarmi.
Ho bisogno di un po' di stabilità, soprattutto ora.
Spegniamo le luci e usciamo dalla palestra.
"Tieni", Shawn mi lancia qualcosa.
Afferro al volo questa cosa misteriosa.
Apro il palmo della mano e trovo una chiave.
"E questa?", domando.
"É la chiave della palestra. Quando vuoi sfogarti puoi venire qui e se vuoi un po' di compagnia sai dove trovarmi", sorride.
"Grazie mille, ma sei sicuro che vada bene? Non é illegale?", lo guardo.
Shawn scoppia in una fragorosa risata.
"É così divertente?", metto il broncio.
"Tranquilla non é illegale, piccola Abby. Questa palestra la gestisce un mio amico", mette le mani sul mio viso e cerca di farmi sorridere.
"Capito, grazie", senza pensarci lo abbraccio.
"Di nulla, piccola Abby", ricambia.
"Bene, andiamo a comprare un portachiavi", é entusiasta.
"Okay", rido.
Entriamo in un piccolo negozioetto.
É piccolo ma accogliente e un dolce profumo di pino si insinua nelle mie narici.
Vari scaffali in legno sono appoggiati sulle pareti.
Su di essi ci sono libri, riviste, bicchieri, cornici, insomma di tutto e di più.
Mentre accanto alla cassa, un lungo tavolo, anch'esso di legno, ospita vari accessori, collane, braccialetti e anelli.
"Guarda", Shawn mi prende la mano e mi porta nell'angolo pieno di portachiavi.
Inizio ad osservarli ma nessuno attira la mia attenzione.
Ne esamino uno ad uno, anche Shawn sta facendo la stessa cosa.
"Trovato", esclama contento.
"Fa vedere", mi giro a guardarlo.
"No, dopo", mi fa l'occhiolino e va a pagare.
Usciamo dal negozio.
"Allora?", domando curiosa.
"Quanto siamo curiose", lo afferra.
"Ecco", lo mette davanti ai miei occhi.
É una rosa, il mio fiore preferito.
"É bellissima, grazie", sorrido.
"Allora avevo ragione", fa l'altezzoso.
"E come hai fatto ad indovinare?", domando.
"Sei come una rosa, unica e meravigliosa piccola Abby", sorride.
E io rimango senza parole.
Non mi aspettavo di sentire questo dolce complimento.
Le mie guance iniziano ad andare a fuoco e inizio a sorridere come un'ebete.
Entriamo in macchina e partiamo.
Per tutto il tragitto osservo la rosa e penso alla sua tenera frase.
Quando arriviamo al campus, Shawn si offre di accompagnarmi nella mia stanza.
"Grazie per oggi, davvero", lo guardo.
"Figurati piccola Abby, quando vuoi", mi abbraccia.
E io ricambio.
Mi godo questa piccola gioia, mi godo questo piccolo calore.
"Ci si vede in giro", lascia un bacio sulla mia guancia e se ne va.
Involontariamente la tocco e sorrido spontaneamente.
Questo ragazzo mi ha fatta sentire bene, mi ha regalato un po' di spensieratezza.
É riuscito a farmi scommettere dal mondo per qualche ora, mi ha dimostrato cosa si prova nell'essere dei normali ragazzi.
Apro la porta ed entro dentro.
Trovo le ragazze davanti al computer.
"Finalmente Abby, dove sei sparita? Nemmeno un messaggio?", Ariel stoppa quello che stavano guardando.
"Scusa, cellulare morto", lo metto in carica.
"Come sempre", mi guarda male.
"Scusa okay! É successo un casino! Ho avuto altro a cui pensare", sbotto.
"Cosa é successo?", domanda Ariel preoccupata.
"Io...lascia stare", vado in cucina.
Riempio un bicchiere con del succo all'arancia e bevo.
"Abby", Ariel entra.
Stella si mette accanto a lei e iniziano a guardarmi male.
"Okay", prendo un bel respiro e inizio a raccontare tutto quanto.
"Oh, Abby", si catapultano entrambe verso di me.
"Non farti condizionare da lui", sussurra Stella.
"Come faccio?", domando.
"Non lo so, Abby", Ariel inizia a piangere.
"Odio vedervi in questo stato", Stella asciuga le nostre lacrime.
Lei é a conoscenza del nostro passato, sa tutto di noi e nonostante le vicende, é sempre stata al nostro fianco, é la nostra ancora di salvezza.
Non ci ha mai abbandonate e io ne sono grata, sono contenta di avere una migliore amica come lei al mio fianco, é lei il collante, lei ci mantiene lucide, con i piedi per terra.
Lei e la sua gioia e spensieratezza ci mantengono a galla, il suo caldo sorriso ci ricorda il vero affetto, semplicemente lei ci aiuta ad andare avanti.
"Volete fare a pugni?", domando.
"Come?", ripetono la stessa domanda.
"Allora vi spiego...", e racconto quello che é successo tra me e Shawn.
"Inizia a piacermi questo ragazzo", Stella sorride.
"Ma non ti piace Matt?", domando scherzando.
"Tu? Come? Abby!", balbetta.
Le faccio la linguaccia e inizio a correre, ovviamente Stella inizia a seguirmi.
Quando mi prende mi butta sul suo letto e inizia a farmi il solletico.
Siamo entrate nella nostra bolla di felicità, ci siamo solo io e le ragazze.
Adoro questi momenti, vorrei non finissero mai.
"Smettila", cerco di prendere fiato.
"No", ride.
"Jones, Basta!", ultimo respiro.
Lascia la presa e mi guarda male, odia quando la chiamo così.
Le bacio la guancia per poi scoppiare a ridere.
"Le solite", Ariel inizia a ridere.
"Andiamo a mangiare qualcosa?", domanda poi.
"Ci sto", rispondo.
"Okay, andiamo a chiamare anche Ari", Stella afferra la sua borsa.
Chiudiamo la nostra stanza e bussiamo alla porta di Ari.
Dopo qualche secondo viene ad aprirci.
"Ciao ragazze", sorride.
"Ti va di andare a mangiare qualcosa?", domanda Stella.
"Certamente", prende il suo zainetto e usciamo.
Usciamo dal reparto femminile e ci dirigiamo verso l'uscita del campus.
Ridiamo e scherziamo quando un gruppo di ragazzi si ferma davanti a noi.
Le ragazze si irrigidiscono.
Alzo lo sguardo e li osservo meglio.
Il cuore si blocca.
Conosco questo ragazzo, é quello dell'altra volta, quello che voleva divertirsi.
"Come mai da sola?", domanda.
"Non sono sola! Ora spostati", lo guardo male.
"Sempre con questo caratterino?", avanza verso di me.
Faccio indietreggiare le ragazze e mi metto davanti a loro.
"Sempre", stringo i pugni.
"Ma smettila Watson, dovresti iniziare ad avere paura, tutti sanno il tuo cognome", sussurra tutto al mio orecchio.
Dei brividi di paura iniziano ad attraversare il mio corpo e il mio cuore inizia ad accelerare sempre di più.
Come fa a sapere il mio cognome?
E con cosa intende tutti?
"Questo cosa vuol dire?", cerco di rimanere ferma con la voce.
"Lo scoprirai", afferra una ciocca di capelli e inizia a rigirarla fra le sue dita.
"Non mi fai paura", lo guardo male.
"Dovresti avere paura", lascia la mia ciocca di. capelli e se va.
Che cosa é appena successo?
Perché ho la brutta sensazione che questo sia un brutto inizio?
{Prendimi per mano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}
Ciao amici lettori!
Come state?🥰
Vi é piaciuto questo capitolo?🙈
Inizia a piacervi Shawn?
Hanno passato una bella giornata insieme?
Vi piacciono?🥰
Secondo voi che cosa intendeva quel ragazzo?
Davvero succederà qualcosa?
Come faceva a sapere il cognome di Abigail?🤔
Grazie mille per i vostri voti, per i vostri commenti e per il vostro sostegno❤️
Significa molto per me❤️
Al prossimo capitolo❤️
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