Capitolo 6
Iniziano ad arrivare i camerieri.
"Grazie", ringrazio la ragazza.
Guardo il piatto.
É un antipasto a base di pesce, io non posso mangiarlo.
"Odio il pesce", Sophia allontana il piatto.
"Sophia non fare così", Ethan la guarda.
"Papà sa benissimo che non mi piace il pesce! Poteva farmi un menù speciale", incrocia le braccia.
"Aspetta un attimo che leggo il menù", Ethan prende il piccolo fogliettino e inizia a leggerlo.
"Mi spiace principessa, é tutto a base di pesce", guarda Sophia.
"Ovviamente! Victoria ama il pesce", fa una smorfia.
"Almeno assaggia", le parla dolcemente.
"No, grazie", corruga le sopracciglia.
Mi ricorda qualcuno.
Inizio a guardarmi intorno e noto un angolo riservato ai dolci.
"Ti va di venire con me?", indico l'angolo.
"Certo", i suoi occhi azzurri si illuminano.
"Nemmeno a te piace il pesce?", domanda Ethan.
"In realtà sono allergica al pesce", lo guardo.
"Dovevi dirlo. Vado subito a dire allo chef di prepararti altro", Ethan si alza.
"Va bene così, grazie", sorrido.
"Sicura?", mi guarda.
"Certo. Andiamo piccola Sophia", le porgo la mano e lei la stringe.
É così piccola e calda.
Ci dirigiamo verso i dolci.
Prendiamo due piatti e iniziamo a riempirli con queste bontà.
Alzo lo sguardo e le persone ci fissano.
Iniziano a bisbigliare fra di loro.
Perché mi sento a disagio?
Odio essere al centro delle attenzioni.
"Ingrasserai di questo passo", qualcuno afferra un mio macarons.
"Ehy", lo guardo male.
"Buono", mi fissa.
"Prenditi un piatto, Aiden", gli faccio la linguaccia.
"Ma io voglio mangiare dal tuo", abbassa il suo viso verso il mio.
"Io non condivido i miei dolci", calco le ultime due parole.
"Vedremo", prende un cioccolatino.
"Antipatico", lo guardo andare via.
"Io ho fatto", la piccola Sophia picchietta la sua manina sulla mia gamba.
"Andiamo", alla nostra sinistra noto una grande vetrata.
Apriamo la porta e una vista con tanto di piscina si inoltra nella mia visuale.
Vari tavoli e varie sedie si trovano a destra e a sinistra di essa.
"Vieni", Sophia si siede a gambe incrociate sul bordo piscina.
"Buon appetito", sorride.
"Cin cin", faccio battere leggermente i nostri piatti.
Facevo sempre così con Eveline...
"Che cosa strana", ridacchia Sophia.
"Un pochino", mi perdo nei ricordi.
"Mi piace, però", il suo sorriso mi fa rimanere lucida.
"Sono contenta", sorrido anche io.
Iniziamo a mangiare i dolci.
"Sono squisiti", ripetiamo all'unisono.
Ci guardiamo per poi scoppiare a ridere contemporaneamente.
Mi piace questa bambina.
"Possiamo unirci a voi?", Blair e Bella si siedono accanto a Sophia.
Anche loro hanno un piatto di dolci a testa.
"Certo", Sophia le guarda contenta.
"Va bene farlo?", le guardo.
"Cosa?", domandano.
"Questo", alzo il piatto.
"Certo, perché?", parla Blair.
"Le persone prima ci fissavano e bisbigliavano", la guardo.
"Quelli? Non ti preoccupare. Avranno sempre qualcosa da dire, non farci caso", mi tranquillizza Blair.
"É gente senza cuore", continua Bella.
"Senza cervello", Sophia addenta un cannolo.
"Sophia", la riprendono le sorelle.
"Cosa?", alza le spalle.
"La solita", iniziano a ridere e io mi unisco a loro.
"Vedo che vi state divertendo", Aiden si siede accanto a me.
"Come sempre", risponde Sophia.
"Che buono questo", prende una fetta di torta al cioccolato.
"Ladro", gli tiro uno schiaffo sulla mano.
"Devi condividere, ragazzina", sorride maliziosamente.
"Non con te", giro la testa.
"Devi obbedire", sussurra questa frase al mio orecchio.
Sento andare a fuoco le guance.
Devo mantenere il mio colorito naturale, non si devono tingere di rosso.
Dopo aver passato del tempo fra risate e giochetti, gli invitati iniziano ad uscire anche loro fuori.
"Hanno finito di mangiare?", Aiden li guarda male.
"A quanto pare", Blair alza le spalle.
"Andiamo a ballare", Sophia si alza.
"Adesso?", domanda Bella.
"Sì! Gail, vieni con me?", si gira a guardarmi.
Nessuno ha mai usato questa abbreviazione.
Ma devo ammettere che pronunciata dalla sua tenera vocina é piacevole.
"É Abigail", la corregge Blair.
"E io cosa ho detto?", Sophia rotea gli occhi.
"Non ti preoccupare, mi piace questa abbreviazione", sorrido.
"Allora, vieni Gail?", mi prende la mano.
"Certo", inizia a tirarmi.
Mi porta all'interno della sala.
"Non mi piace questa musica, ma é meglio di niente", inizia a muoversi.
"Hai ragione", la seguo.
Iniziamo muovere le mani e poi le gambe.
Facciamo avanti e indietro.
Dopodiché le faccio fare qualche giravolta.
É davvero graziosa ed elegante.
"Sei bravissima", la guardo.
"Grazie", sorride.
"Potrei rubare questa ragazza?", Aiden mi prende le spalle.
Sento il suo petto contro la mia schiena e la sua presa salda inizia a farmi bruciare la pelle.
"Per forza?", mette il broncio.
"Ethan é libero", l'espressione di Sophia cambia.
"Grazie Gail", mi abbraccia e poi se ne va.
Aiden lascia la presa e si mette davanti a me.
Mette una mano dietro la mia schiena e mi tira verso di lui.
I nostri petti si uniscono nuovamente e posso sentire il suo respiro.
Afferra delicatamente la mia mano sinistra e la appoggia sul suo petto, poi intreccia le sue dita con la mia mano destra ed infine incastra i suoi occhi color mare nei miei.
Altri brividi percorrono il mio corpo.
Mille emozioni si accendono in me.
Non ho ancora capito il perché di questo risveglio.
Sono solo degli occhi.
"Non so ballare", cerco di tenere il contatto visivo.
"Devi solo seguirmi", inizia a volteggiare.
"Rilassati", sorride.
Alla vista di quelle sue meravigliose fossette mi calmo.
Il suo sorriso placa ogni mio turbamento.
Inizia a piacermi questo suo lato dolce e tranquillo.
Lo seguo e devo ammettere che stiamo andando bene.
"Te la cavi ragazzina", mi guarda attentamente.
"Anche tu non sei niente male", alzo le spalle.
"Questo si sapeva già", fa l'altezzoso.
"Certo", roteo gli occhi.
Ecco che é ritornato l'Aiden di sempre.
La musica si ferma e con essa anche noi.
Le persone iniziano ad applaudire e si girano verso il palco.
Giro la testa e noto il signore di prima.
Si ferma davanti al microfono e inizia a guardare i suoi invitati.
"Grazie per essere venuti. Ho organizzato questa serata per uno scopo ben preciso", al suono di quelle parole, Aiden afferra la mia mano e inizia a stringerla.
Alzo lo sguardo per guardarlo.
Mandibola contratta, occhi richiusi in due piccole fessure, postura rigida, respiro accelerato.
Che cosa sta succedendo?
"Vorrei annunciarvi una cosa", fa cenno ad una signora di venire verso di lui.
Lei sale sul palco e si mette accanto a lui.
É molto più giovane rispetto a lui.
Avrà fra i 35/40 anni.
É alta e snella.
Carnagione chiara, capelli castani e occhi verdi.
Devo ammettere che é una bella signora.
Indossa un vestito beige.
Attillato a maniche lunghe.
Le arriva fino alle ginocchia e mette in mostra tutte le sue belle curve.
"Io e Victoria ci sposeremo", sorride contento.
Le persone iniziano ad applaudire.
"Vorrei invitare qui i miei figli, per gioire tutti insieme", inizia a cercarli con lo sguardo.
"Non può essere vero!", sento la voce della piccola Sophia.
Mi giro a guardarla e il suo dolce viso ormai é rigato da lacrime infinite.
Ethan la prende in braccio e inizia a sussurrarle qualcosa all'orecchio.
Blair e Bella si prendono per mano e si irrigidiscono.
Aiden lascia la presa e inizia a stringere i pugni.
Le sue nocche sono bianchissime ormai.
Cosa sta succedendo?
C'entrano qualcosa con questo uomo?
É lui il padre?
"Forza ragazzi", la signora li incita a salire.
"Non salirò mai lì sopra!", Aiden sbotta.
Riceve uno sguardo freddo dal signore.
Sbuffa fortemente e poi si dirige verso l'uscita.
Senza pensarci lo seguo.
"Aiden", lo richiamo.
Niente.
Il suo passo é troppo affrettato.
Mi abbasso e mi tolgo i tacchi.
Li tengo in una mano e inizio a correre verso di lui.
"Aiden, Aspetta!", finalmente riesco a raggiungerlo.
Mi metto davanti a lui e si blocca.
"Spostati, ragazzina", continua a stringere i pugni.
"No", cerco i suoi occhi.
"Spostati, ho detto", alza leggermente il tono di voce.
"E io ho detto di no", afferro il suo viso e finalmente riesco a trovare il contatto visivo.
I suoi occhi sono diventati scuri.
La sua mandibola é ancora contratta.
Lo sguardo non trasmette nulla.
Riesco a leggere solo dolore e disperazione.
"Aiden", sento una voce maschile.
Lui indietreggia e si gira verso questa figura.
É il signore di prima.
"Cosa vuoi?", domanda freddamente.
"Non dovevi comportarti in quel modo", lo rimprovera.
"E come dovevo comportarmi?", lo guarda male.
"Diversamente", lo fissa.
Vedo Ethan accompagnato dalle sorelle.
Si mettono tutti accanto a me.
"Come hai potuto?", Sophia continua a piangere.
"Tesoro...", cerca di avvicinarsi.
Ma Aiden gli blocca la strada.
Fa da scudo alla piccola Sophia.
"Non provare a toccarla", ringhia.
"É mia figlia", lo guarda male.
"Tutti siamo tuoi figli", interviene Ethan.
Allora lui é il padre di Aiden e degli altri.
"Hai dimenticato la mamma?", domanda Aiden.
"Non posso dimenticarla", risponde il signore.
"Stai dimostrando il contrario", si sposta.
"Non ricominciare", sospira sconfitto.
"Non ricominciare? Non ricominciare?!", fa avanti e indietro.
"É questo il tuo reperto?", va verso i tavoli.
"Aiden", lo richiama Ethan.
"Come hai potuto farlo?!", ne prende uno e lo sbatte per terra.
"Hai dimenticato la mamma?!", un'altro ancora.
"Ti sposi con la tua segretaria che é pure più piccola di te!", altro tonfo.
"Stai abbandonando i tuoi figli!", altri tavoli per terra.
"Per di più stai abbandonando Sophia!", un'altro.
"Aiden, Basta", Sophia lo richiama.
Lui si gira a guardarla.
Il suo petto fa su e giù ad una velocità rapidissima.
I suoi occhi sono diventati scurissimi, quasi blu notte.
"Io mi sono rifatto una vita, che ti piaccia o no", freddo.
Aiden distoglie lo sguardo da Sophia.
Si dirige a passo largo verso suo padre.
"Come hai potuto?", afferra il colletto della sua camicia e lo sbatte contro la porta del ristorante.
Sophia continua a piangere, mentre Ethan, Blair e Bella rimangono fermi, in silenzio.
"Dovresti accettare la realtà, figliolo", lo guarda.
"Mai", tira un pugno contro la porta.
"Io non accetterò la tua unione con Victoria!", alza il tono di voce.
"Non mi interessa, io la sposerò comunque", vedo il braccio di Aiden alzarsi.
Forse ho capito la sua mossa.
Butto i tacchi e la borsetta per terra e mi dirigo verso di lui.
"Non farlo", afferro il suo braccio.
"Stanne fuori, ragazzina", mi guarda male.
"Aiden, ti prego", lo supplico con lo sguardo.
I suoi occhi stanno nuovamente cambiando.
Piccole pagliuzze azzurre iniziano a riaccendersi all'interno delle due fessure.
Sta combattendo contro se stesso.
"Tu non puoi capire", stringe i pugni.
"Capisco", metto le mie mani sopra i suoi pugni.
Indietreggiamo insieme e lascia libero il padre.
"Ti sei fatto domare da una ragazza?", ridacchia.
"Stai zitto", gli tira un pugno.
Il padre cade a terra.
Si porta una mano sul naso ed osserva che é rossa.
Mi porto la mano davanti alla bocca.
Non mi aspettavo questa mossa.
Che cosa é successo a questa famiglia?
"Adam!", la donna di prima si precipita verso di lui.
"Come hai potuto?! Non sei degno di essere suo figlio", guarda male Aiden.
"E tu non sei degna di essere sua moglie! Ruba soldi", la guarda male.
"Non ti permettere", il padre gli punta il dito contro.
"Non mi fai paura", lo fulmina con lo sguardo e si allontana.
Va verso la sua macchina.
Entra dentro e parte.
Mi ha lasciata qui da sola, mi ha nuovamente trattata come un tappetino.
Ora mi sentirà!
"Scusa per lo spettacolo", Ethan mi riporta alla realtà.
"Non ti preoccupare", rispondo irritata.
"Ti accompagno al campus?", domanda.
"In realtà no. Potresti accompagnarmi al Camley Street Natural Park?", lo guardo.
"Ah, certo", sbatte diverse volte le ciglia.
Vado verso le ragazze.
Abbraccio la piccola Sophia.
"Verrai a trovarmi?", domanda con la voce spezzata.
"Certo, piccola Sophia", le bacio la fronte.
"Scusa Abby", le gemelle stanno trattenendo le lacrime.
"Non dovete scusarvi", le abbraccio e loro ricambiano.
Dopo averle salutate salgo in macchina con Ethan.
"Stai attenta", ferma la macchina.
"Grazie", lo abbraccio e poi esco.
Guardo il cancello e decido di scavalcarlo.
Inizio a girare all'interno di questa riserva naturale.
Mi viene in mente il posto in cui si trovava quella volta.
Quando arrivo vedo la sua immagine.
É seduto per terra.
Regge fra le sue mani la testa.
I suoi capelli sono ritornati allo stato di sempre, disordinati.
Mi metto in ginocchio davanti a lui e il suo profumo, ormai familiare, attira la mia attenzione.
"Dovresti andare via", é lui a parlare.
"Io non vado da nessuna parte", rispondo.
"Dovresti", alza lo sguardo per guardarmi.
Altre scariche elettriche vengono rilasciate nel mio corpo.
"Mi hai lasciata da sola in quel posto, a piedi", lo fisso.
"Non volevo compagnia", si alza in piedi.
"Allora perché mi hai portata con te?", mi alzo anche io.
"Perché devi obbedire ai miei ordini", stringe i pugni.
"Quindi si tratta solo di questo? Gira tutto intorno alla tradizione?", anche io stringo i pugni.
Questo ragazzo ha una capacità innata nel mandarmi in bestia.
"Vuoi piantarla?! Perché sei venuta qui?", mi guarda male.
"Non lo so nemmeno io!", sbotto.
"Volevo vedere il tuo stato d'animo, forse", gesticolo.
"Lo hai visto, ora puoi andare", freddo e distaccato.
"Cosa?", domando.
"Hai sentito bene! Vai via, non ho bisogno di te, sei solo una bambolina da usare quando ne ho bisogno tutto qua. Questo devi fare, punto e basta", a quelle parole vado verso di lui e inizio a tirargli dei pugni contro il petto.
"Non ti sopporto! Perché mi hai fatto questo? Perché hai scelto me? Perché non mi hai lasciato vivere una vita normale?", continuo a sferrare pugni.
Lui afferra i miei polsi e li blocca.
Inchioda nuovamente i suoi occhi nei miei.
E, per l'ennesima volta, mi ci perdo.
"Davvero non mi sopporti?", il suo sguardo cambia.
Sembra sofferente.
"E tu?", lo guardo.
"Non puoi rispondere ad una domanda con un'altra domanda", mi fissa.
Stessa frase della prima volta.
Stesse emozioni della prima volta.
Inchiodo i miei occhi nei suoi e cerco di mantenere il più possibile il contatto visivo.
"Vai via", sussurra.
"No", continuo a guardarlo.
Sospira e si passa una mano fra i capelli.
Senza pensarci due volte mi alzo in punta di piedi e lo abbraccio.
Avvolgo le mie braccia intorno al suo collo e cerco di trasmettere tutto quello che mi fa provare.
Rimane rigido per qualche secondo e poi avvolge le sue grandi braccia intorno alla mia schiena.
Inspiro lentamente il suo profumo e inizio ad accarezzargli i capelli.
Sento un grande sospiro da parte sua e la stretta diventa possente.
Inizia a fare piccoli cerchi immaginari sulla mia schiena e io, a questo contatto, ho perso il lume della mia ragione.
Le sue dita, il suo tocco, é tutto così talmente delicato che mi fa venire la pelle d'oca.
Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal suo abbraccio.
Ad un certo punto inizio a sentire il suo cuore.
Batte all'impazzata, esattamente come il mio.
Allora anche lui é umano.
"Come facevi a sapere che ero qui?", domanda.
"La prima volta quando eri arrabbiato mi hai portata qui, e anche la sera in cui mi hai aiutata eri qui", rispondo.
"Perspicace la ragazza", posa la sua testa nell'incavo del mio collo.
Sento il suo respiro solleticarmi la pelle.
É una sensazione strana ma piacevole.
"Grazie", rispondo.
"Dovremmo andare", lascia la presa.
Sento subito un vuoto dentro di me.
Inizia a piacermi questo contatto.
Sentire il suo calore sul mio corpo, essere avvolta dalle sue braccia, sentire il suo respiro sul mio collo, avere il suo profumo sulla mia pelle.
Annuisco e iniziamo a camminare.
Dopo aver scavalcato, ci dirigiamo verso la macchina.
Appena entriamo Aiden riceve un messaggio.
"Sempre lui la causa!", tira un pugno contro il volante.
Sussulto a bassa voce, non mi piacciono queste manifestazioni.
Mi ricordano troppo lui.
"Scendi dalla macchina", sbotta.
"Come scusa?", lo guardo.
"Hai sentito bene! Scendi dalla macchina", indica la portiera.
"No! Cosa é successo?", domando.
"Non sono affari tuoi! Ora scendi", si passa freneticamente la mano fra i capelli.
Prima erano disordinati, ma ora sono solo un groviglio disperato.
"Dimmi cosa é successo?", insistito.
"Smettila di insistere", altro pugno contro il volante.
Mi metto la cintura e rimango dentro la macchina, al mio posto.
Sospira pesantemente e fa partire la macchina.
Dopo minuti e minuti di silenzio, parcheggia davanti ad una villa bianca.
Scendiamo dalla macchina e questo quartiere mi ricorda qualcosa.
La villa della festa!
Ma questa é diversa, é circondata da un grande cancello nero.
Mi guardo intorno e ci sono una schiera di ville bianche una accanto all'altra.
Sarà il quartiere dei ricchi?
Aiden apre la porta senza nemmeno bussare o suonare il campanello.
"Dove si trova?", va dritto in soggiorno.
É gigantesco.
Una libreria in legno lucido é appoggiata ad una parete.
Un grande divano di pelle nera al centro del soggiorno.
Davanti ad esso un grande tappeto argento con tanti peli morbidi.
Sopra un tavolino di vetro accompagnato da un vaso di orchidee.
Una grande tv al plasma davanti al divano, al centro della parete.
E piccoli mobiletti moderni sotto di essa.
Sono neri e bianchi.
"Di sopra", Ethan si alza dal divano.
Aiden si precipita subito fuori dal soggiorno.
Lo seguo.
Al di fuori del soggiorno ci sono altre quattro porte.
Lascio perdere la mia curiosità e salgo le scale.
Un lungo corridoio si presenta davanti a me, con altre sei porte.
Guardo meglio e una é spalancata.
"Guardami", sento la sua voce.
Mi avvicino alla porta e trovo Bella.
I suoi capelli sono legati in una coda disordinata, il suo viso é pallidissimo, le sue mani tremano, il suo sguardo é spento, il suo respiro accelerato.
Conosco questa manifestazione.
Sta male e tanto.
Aiden cerca di tranquillizzarla, ma non ci riesce.
"Bella, ti prego", afferra il suo viso fra le mani.
Niente.
Prendo un bel respiro e decido di entrare.
"Spostati", lo guardo.
"Non dovevi entrare", mi guarda male.
"Ti ho detto di spostarti", lascio perdere la sua frecciatina.
Sbuffando fa quello che ho detto.
Afferro le mani di Bella e la guardo negli occhi.
"Concentrati su di me", fissa i suoi occhi nei miei.
"Ora inizia a respirare lentamente", respiriamo insieme.
Lei mi segue.
"Brava! Ora segui la mia voce e inizia a contare con me", stringe la mia mano.
"Uno...due...tre...quattro...cinque...", iniziamo a contare.
"Brava così! Dodici...tredici...quattordici...", il suo respiro sta diventando regolare e anche il colorito del suo viso sta ritornando naturale.
"Ventisei...ventisette", si calma.
Ormai é ritornato tutto regolare.
Ora il tremolio sta svanendo del tutto.
Mi guarda negli occhi e inizia a piangere.
Tante lacrime iniziano a rigarle quel viso angelico.
La prendo e inizio a stringerla fra le mie braccia.
Appoggia la sua testa sulla mia spalla e inizia a bagnarmi la pelle di lacrime.
Ma non ci faccio caso, so cosa vuol dire stare male.
Le accarezzo la schiena.
Sento i suoi piccoli singhiozzi farsi sempre più frequenti.
Sento dei passi e poi vedo Aiden uscire dalla stanza.
Che cosa ha?
Perché é uscito proprio ora?
"Non lasciarlo da solo", sussurra Bella.
"Come? Non ho capito", rispondo.
Alza la testa e inizia a guardarmi.
Si asciuga qualche lacrima.
I suoi occhi ormai sono gonfi e rossi.
"Non lasciarlo da solo", ripete.
"Perché?", la guardo.
"Ha bisogno di qualcuno", continua.
"In che senso?", sono confusa.
"Tu promettimi solo che non lo lascerai andare", mi supplica con lo sguardo.
"Okay, promesso", anche se non sono sicura di questa promessa.
Perché non devo lasciarlo solo, quando é lui il primo ad allontanare tutto e tutti?
"Bella!", Blair si catapulta su di lei.
Mi alzo in piedi e sorrido.
"Grazie Abby", poi viene ad abbracciare me.
"Figurati", la stringo.
"Grazie", anche Bella mi abbraccia.
"Di nulla", sorrido.
"Vai a farti una doccia calda, aiuta", guardo Bella.
Lei annuisce ed esce dalla stanza.
"Aiden é fuori sul terrazzo", Blair mi guarda.
"Io...grazie", la saluto con la mano ed esco dalla stanza.
Vado in soggiorno e trovo la grande vetrata che ospita il terrazzo.
Apro la porta e vedo Aiden dall'altro lato della piscina.
Mi avvicino a lui.
"Ancora qui?", si passa una mano fra i capelli.
"Sì", lo guardo.
"Perché non mi lasci in pace?", domanda.
"Non lo so", alzo le spalle.
É vero, non ne ho la più pallida idea.
Più cerco di allontanarmi da lui, più lui mi attira.
Sembra una calamita, mi attrae ovunque in qualsiasi circostanza.
É come se fossimo legati da un filo invisibile e indistruttibile.
"Bella sta bene?", sussurra.
"Sì, sta facendo la doccia", rispondo.
"Aiden", qualcuno lo chiama.
Alziamo la testa e vediamo Ethan.
Aiden inizia ad avanzare verso di lui e io faccio la stessa cosa.
"Sophia si é addormentata ora, come sta Bella?", domanda preoccupato.
"Sta meglio, Abby ha aiutato Bella", mi indica.
"Grazie Abby", Ethan sorride.
"Figurati", rispondo imbarazzata.
"Lui lo sa?", domanda Aiden.
Ethan rimane in silenzio.
"Lui lo sa?", insiste.
"Lo ha chiamato Sophia", sussurra.
"E come al solito non é venuto!", Aiden sbotta.
"Aiden mi dispiace", Ethan lo guarda triste.
"Non é colpa tua, é solo colpa di quell'essere!", tira un pugno contro il vetro e lo rompe.
Mille pezzettini cadono per terra e fanno un rumore assordante.
Guardo la mano di Aiden e sta sanguinando.
"Aiden, ma che fai?", la voce di Ethan é ovattata.
Questo suono mi ha riportata indietro nel tempo.
Mi ha risucchiata nel mio oblio.
La mia vista si sta appannando e le gambe iniziano a tremare.
Mi porto la mano sul volto, cercando di rimanere alla realtà.
Ma non ci riesco.
Il suo volto mi ritorna in mente, il suo odore di alcool, la sua camminata, la sua voce.
Tutto!
Mi ritorna in mente tutto, mi ritorna in mente lui.
"Abby, cosa ti sta succedendo?", qualcuno mi afferra le spalle.
Ma non rispondo e non lo guardo, non ci riesco.
Sono entrata nella mia bolla di disperazione.
Ora sono sola e nessuno può aiutarmi.
"Abby", sento per l'ultima volta pronunciare il mio nome.
E poi buio totale.
Non sento più niente, non provo più niente.
Lui ha vinto un'altra volta, non riuscirò mai a scappare.
Mi terrà sempre chiusa nella sua disperazione.
Lui é il mio passato, il mio presente e il mio futuro.
Farà sempre parte di me...
{Prendimi per mano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}
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