Capitolo 41

Vuoto.

Questa é l'unica cosa che riesco ad avere dentro il mio cuore e dentro la mia testa.

Nero.

Questo é l'unico colore che mi sta circondando.

Brividi.

L'unica sensazione che riesco a sentire.
Percepisco solo la pelle d'oca lungo le mie braccia.
Per il resto vuoto.

Non sento più niente, non riesco a vedere niente.
Le orecchie fischiano e le voci risuonano lontane, ovattate.
Sono a terra, con le ginocchia sul gelido pavimento, una superficie fredda, esattamente come il mio cuore.

Le braccia scivolano lungo il mio corpo e mi abbandono al dolore.
Mi lascio andare, decido di far scivolare via tutte le mie preoccupazioni, tutte le mie paure, tutti i miei problemi.
Via, li lascio andare, esattamente come una cascata.

Ma più li lascio scorrere, più si accumulano e più l'oblio é inevitabile.
Questo freddo mi circonda, entra nelle mie ossa fino a farle tremare.
La solitudine é la mia migliore amica e il nero il mio colore "preferito".

Non riesco ad uscire da questo infinito tunnel.
Più vado avanti e più mi perdo, rimango incastrata in questo posto.
Le sue mura iniziano ad avvicinarsi verso di me, sempre di più, fino a schiacciare il mio corpo.
I polmoni si comprimono, il fiato é sempre più debole, il cuore sta cedendo, gli occhi si stanno per chiudere e l'unica cosa che riesco a vedere é il buio più totale.

Ormai anche il mio cuore é così nero.
Non riesco più a sentire nessuna emozione, non provo più niente, sono solo uno zombie che cammina.
Il mio corpo si muove, ma il mio cuore non batte.
La mia testa pensa, ma non é più collegata all'organo più importante, il cuore.
Sono insensibile, senza sentimenti, ho lo sguardo perso e il cuore gelido.

Non so cosa fare, non so come andare avanti.
Voglio uscire da qui, mi sto soffocando, sto soffrendo.

Che qualcuno mi aiuti!

Ho bisogno di vedere la luce, voglio sentire i raggi del sole scaldarmi la pelle fredda e pallida.
Voglio rivedere i colori, voglio riavere gli occhi brillanti e lucenti, pieni di vita.
Voglio percepire i battiti del mio cuore, voglio vivere.
Sì esatto, vivere.
Voglio ritornare a vivere, voglio godermi la vita.

Che qualcuno mi aiuti!

Voglio afferrare una mano forte e decisa, voglio essere tirata fuori da questo spazio stretto e buio.
Ho bisogno di qualcuno, di un punto di riferimento, di una persona.
Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti ad andare avanti.

Dove sei?

Quando mi tirerai fuori da questo tunnel?

Quando mi salverai da me stessa?

Io ti sto aspettando, ti prego, fai presto.
Il mio corpo si sta raffreddando sempre di più, non sento più le dita, non sento più le gambe, non riesco più a sentire niente.
Ho perso tutto quanto.

Sono stanca, voglio chiudere gli occhi e dormire.
Questo buio sta diventando sempre più sfuocato, le palpebre si stanno abbassando.
Voglio dormire, voglio sconnettermi dal mondo intero, voglio chiudere la mia mente.

Fa troppo freddo, non riesco ad andare avanti da sola.
Mi dispiace me stessa, ma non posso più andare avanti così.
Sono stanca, voglio solo dormire.

Riesco a percepire solo il vuoto e il buio.
Ormai io sono così, fredda e vuota.
Non posso farci niente.

Ad un certo punto sento qualcosa di caldo toccarmi le spalle.
Alzo lo sguardo e noto gli occhi di Aiden.
Questi ultimi mi ricordano il mare e il suo dolce tocco, mi fa venire in mente il caldo, quasi come se venissi colpita dai raggi di sole.
Il suo viso e il suo meraviglioso sorriso mi riportano con i piedi per terra.

Metto le mani sulle sue possenti braccia e vengo sollevata da terra.
Mi metto in posizione eretta, ma non riesco a camminare.
Il mio corpo é bloccato, si é paralizzato.

Mi mordo il labbro inferiore e inizio a stringere le braccia di Aiden a causa della mia rabbia.
Odio questo effetto, odio le sensazioni che provo in questo momento, odio essere distrutta da questo mostro gigante, odio sottomettermi al dolore.

Sento il profumo di Aiden invadermi le narici e la sua voce entrare nei miei timpani.

"Io sono qui", sussurra dolcemente.

Annuisco con la testa e mi aggrappo saldamente a lui.
Dopodiché provo a camminare.
Piccoli passi alla volta, barcollo un pochino, ma dopo un po' di tempo riesco a raggiungere il grande divano ad L, posizionato contro il muro.

Di solito si trova al centro, ma visto che abbiamo avuto ospiti, per creare più spazio, é stato messo contro il muro.
Così da far entrare il tavolo al centro del soggiorno.

Mi appoggio sul soffice divano e alzo nuovamente la testa.
Cerco di focalizzare le immagini, di analizzare i volti e provare a seguire le discussioni, ma non ci riesco.
Tutto é così confuso e ovattato, non riesco a seguire i discorsi, nessuna parola passa attraverso i miei timpani.
Provo dolore, vedo il nulla, sono rinchiusa in una cella.
Fin troppo stretta per me, troppo soffocante, troppo troppo.

Vedo Nate infuriato, si mette davanti a mio padre e inizia a gesticolare.
Ariel é dietro la sua schiena, avvolta dalle lacrime, stringe fra le sue braccia la sua coperta preferita.
É la stessa espressione di quella volta, lo stesso sguardo perso.

Aiden si siede accanto a me e afferra le mie mani.
Sento il suo calore, sento il suo cuore battere, percepisco il suo profumo, ma non riesco a sentire la sua voce, non riesco a percepire le sue sensazioni.
Non riesco a sentire niente, non riesco a sentire Aiden.
Le mie emozioni sono svanite, la mia pelle d'oca é scomparsa, i miei brividi hanno deciso di andarsene e il mio cuore ha smesso di battere.
Osservo la scena, i miei occhi non fanno altro che passare da una persona all'altra, ma io non sento niente.

Ad un certo punto, mio padre e mio fratello si zittiscono.
Nate cambia espressione, il suo viso si sbianca e i suoi pugni si stringono.
Giro il volto e noto lei, mia mamma é in piedi con in mano un piatto con all'interno qualcosa coperto con la carta stagnola.

Rimane paralizzata.
I suoi occhi si scuriscono, le sue labbra si chiudono, il suo corpo si irrigidisce e le sue mani cadono verso i suoi fianchi.
Eseguendo questo movimento, il piatto le scivola e cade a terra.

Provocando un suono odioso che mi risveglia dal mio stato di trans.
I pezzetti di ceramica a contatto con il freddo pavimento, mi riportano indietro nel tempo.
I ricordi di quella sera ritornano, il dolore ritorna, la rabbia ritorna, la delusione ritorna, tutto quanto ritorna esattamente nella mia mente e nel mio cuore.

Mi alzo di scatto e vado verso mio padre.
Il mio corpo sta reagendo, mi sto muovendo, ho deciso di agire.
Voglio combattere questo dolore, voglio distruggere il mio mostro.

Afferro le sue braccia e, con tutta la forza che ho nel mio corpo, giro mio padre verso di me.
Inchiodo i miei occhi nei suoi e nel vedere il suo colore sussulto per qualche secondo.

Io amavo i suoi occhi marroni, così uguali ai miei, così unici, così pieni di amore.
Mentre ora non li sopporto, é troppo doloroso osservarli.
É come ricevere uno schiaffo in pieno volto, troppi ricordi, troppa agonia.

"Che cosa ci fai qui? Perché sei venuto? Vuoi rovinare le nostre vacanze? Non potevi sparire per sempre?!", sbotto.

Socchiudo gli occhi e stringo i pugni.
Inizio ad avere il respiro affannoso, il mio petto continua a fare su e giù ad una elevata velocità.
Il battito cardiaco arriva alle stelle, sento la pressione salire e le vene scoppiare.
La rabbia circola nel mio sangue e il dolore soffoca i miei polmoni.

"Perdonami Gil", mi guarda dolcemente.

I suoi occhi sono lucidi, riesco a percepire il rimorso, il dispiacere.
Ma a me non basta una semplice scusa, non me ne faccio niente delle sue scuse!
Mi ha ferita, ha distrutto tutti quanti!
A me non basta questa frase.

"Le tue semplici scuse non servono, Mike!", mia mamma decide di parlare.

Si mette accanto a Nate e inizia ad osservare il suo primo amore, la sua fiamma, il suo partner, insomma inchioda i suoi occhi in quelli di mio padre.
Si fissano per qualche secondo per poi spezzare il contatto con le parole.

"Lo so, Jane! Mi dispiace davvero tanto! Vi prego ascoltatemi", ci implora con gli occhi.

Sto per rispondere quando vengo interrotta da una risata.
Mi giro e noto Ariel in uno stato pietoso.
Ride e guarda mio padre in un modo strano.
I suoi occhi sono lucidi con le pupille dilatate.
Stringe fra le mani la sua coperta preferita e inchioda i suoi occhi in quelli di mio padre.
Avanza lentamente verso di lui, mantenendo il contatto.

"Ascoltarti? Stai scherzando vero?", si mette davanti a lui.
"Ari, ti prego..",
"Non chiamarmi in quel modo!", punta il suo dito contro il petto di mio padre.
"Ariel sei ubriaca!", mia mamma le afferra le spalle.

La gira verso di lei e inizia ad osservarla attentamente.
Il suo viso si rattrista e gli occhi iniziano ad essere lucidi.

"Si mamma, lo sono!", lascia la presa e continua a ridere.
"E sai perché?", inizia a fare avanti indietro barcollando.

Rimaniamo tutti in silenzio a guardarla.

"Per colpa sua!", punta il dito verso mio padre.
"In che senso?", domando.
"Beh, mentre tu eri in camera a sbaciucchiare il tuo fidanzatino...", scatto verso di lei.

Ma Aiden afferra la mia mano e mi tira verso di lui.
Mi avvicina verso il suo petto e si abbassa alla mia statura.

"É l'alcool a parlare, non farci caso", sussurra.

Annuisco e cerco di mantenere la calma più assoluta.
Riprendo a guardare mia sorella.

"Mamma é dovuta uscire per andare ad aiutare Mary", continua a barcollare.

Mary é una signora anziana, nonché nostra vicina.
É molto dolce, sempre disponibile e affettuosa.
La sua lasagna é la fine del mondo, il piatto preferito di tutti nel mio quartiere.
Tutti amano la signora Mary, é come una nonna per tutti noi.

Mamma ogni tanto va ad aiutarla con le faccende di casa.
Ormai non riesce a fare granché e quando mia mamma é libera, va da lei.
Di solito va la sera dopo aver finito di sistemare le cose a casa nostra, di solito é tardi.
Mette a letto la signora Mary e poi inizia a fare le pulizie.
Si vede che anche stasera ha fatto la stessa cosa.

"E così io sono rimasta sola. Tu eri con il tuo ragazzo, Nate era con la sua amata, mamma era fuori e così sono rimasta sola", sorride amaramente.
"Sono uscita fuori e ho deciso di fare una passeggiata. Mi mancava andare in giro per le strade di Birmingham. Sono andata nel nostro parco preferito, quello a dieci minuti da casa", si ferma per qualche secondo.
"Ero lì, quando ho notato la macchina di papà", le lacrime iniziano e scendere sul suo viso.
"Lui, ovviamente, mi ha vista. Si é fermato ed é venuto verso di me. Mi ha chiamata Ari e ha iniziato a parlarmi normalmente, come se non fosse successo niente", il suo timbro di voce diventa rabbioso.
"Mi ha chiesto scusa! Ha detto che vuole sistemare le cose! Ha detto che é cambiato!", avanza verso di lui.
"Hai avuto il coraggio di venire davanti a me a chiedermi scusa!", gli tira un pugno sul petto.
"Ma ti rendi conto del male che mi hai causato?! Io per colpa tua sono rimasta zitta, in silenzio a soffrire! Mi sono rinchiusa in me stessa, ho represso i miei sentimenti, ho scavato nel mio cuore e ho archiviato tutti i nostri ricordi! Ti rendi conto di quello che mi hai fatto?!", altro pugno.
"Mi hai abbandonata! Mi hai lasciata sola! Mi hai voltato le spalle! Ti sei sbarazzato di me, esattamente come fai con la spazzatura! Sei sparito, non ti sei più fatto sentire! E dopo 365 giorni pieni di dolore e sofferenza, ti presenti qui,con la tua faccia tosta, a chiedere scusa?!", solleva ancora i pugni.

Ma mio padre li afferra e li blocca.
Osserva Ariel per qualche secondo, per poi tirarla verso di lui e stringerla in un forte abbraccio.
Mia sorella cade sfinita a terra e con lei anche mio padre.
Lui la stringe forte a se e lei si lascia andare in un pianto disperato.

Le sue urla risuonano nella casa, le sue grida entrano nelle mie ossa fino a farle tremare.
I brividi ritornano, ma stavolta sono brividi di rabbia e di dolore.
Il suo volto addolorato rimane impresso nella mia mente e le sue parole si trasformano in piccole lame che trafiggono il mio cuore.

"É per questo che ti sei ubriacata? É per colpa sua se sei andata a casa di Melody?", domando.

Tante teorie si formano nella mia testa, tante domande si creano al suo interno, tanti punti di domanda circolano sopra la mia mente.

"Sì, volevo dimenticare il suo volto, persino il suo nome. Ma non ci sono riuscita! Ho dimenticato il mio di nome, ma non il suo! Il suo nome rimarrà sempre impresso nella mia mente e tatuato nel mio cuore! Questo dolore che hai causato a tutti noi non finirà mai!", Ariel lascia la presa.
"Tesoro, ti prego", mio padre cerca di avvicinarsi nuovamente a lei.
"Non toccarla! Lasciala in pace!", Nate si mette davanti a lei.
"Mi dispiace così tanto, Nate! Non dovevo comportarmi in quel modo! Ti ho lasciato un fardello troppo grande da portare...",
"Un fardello troppo grande? Tu non hai la minima idea di cosa ho dovuto fare io per rimettere in piedi la tua stupida officina! Nessuno voleva più venire lì, erano tutti schifati dalla tua reputazione! Mamma e le ragazze la volevano chiudere, ma io mi sono opposto! Perché in fin dei conti hai creato qualcosa di bello e meraviglioso! Così mi sono tirato su le maniche e lavorato sodo, giorno e notte! Ho ricostruito la reputazione dell'officina! Ho sudato e faticato tanto per arrivare a questo punto e tu non mi hai di certo aiutato!", sbotta anche lui.
"Hai ragione e mi dispiace", continua mio padre.
"Ti dispiace? Sai pronunciare solo queste due parole?!", vado verso di lui.
"Tu ci hai abbandonati!", lo guardo male.
"Dovevo cambiare aria! Non ero più lo stesso", mi risponde.
"Tutti siamo cambiati dopo la morte di Eveline, non solo tu!", stringo i pugni.
"Ho perso mia figlia, Gil! Con lei ho perso anche me stesso...",
"E io ho perso una sorella! Ho perso la mia persona! Non ti basta? La tua non é una giustificazione! Tutti abbiamo sofferto, tutti stiamo soffrendo, non solo tu! Non esisti solo tu!", volto le spalle a mio padre e mi dirigo verso il muro.
"Abby, non ti azzardare!", Nate viene verso di me.

Afferra le mie spalle e mi tira verso di lui.
Devo sfogarmi, devo colpire qualcosa, voglio sentire il dolore, percepire qualcosa.
Sono stanca di vivere dentro questo oblio senza sentimenti, voglio provare qualcosa.

"Ora basta!", la voce di mia mamma blocca tutti.

Ci giriamo verso di lei e rimaniamo in piedi a fissarla.

"Perché sei qui Mike?", domanda.
"Sono qui a chiedere il vostro perdono. Jane mi dispiace tanto! Ho oltrepassato il limite, ho ferito te e i ragazzi! Non sono stato un bravo marito e nemmeno un bravo padre! Non sono riuscito ad aiutarvi, dovevo essere il vostro posto sicuro, invece sono stato il vostro peggior incubo! Mi dispiace, mi vergogno di me stesso! Se potessi ritornare indietro nel tempo, cambierei tante cose, soprattutto le ultime. Credimi Jane, non posso andare avanti così. Ho bisogno di te e dei ragazzi, non posso vivere senza di voi. Io ti amo e amo i nostri figli, ti prego perdonami! Darei la vita per voi, Jane, per favore...", mia mamma si catapulta fra le sue braccia.

Mio padre ricambia e iniziano a stringersi l'un l'altro.
Mia mamma si lascia andare ad un pianto disperato e mio padre continua a sussurrarle diverse frasi che non riesco a comprendere.

"Quindi finisce tutto così? Perdoni papà così su due piedi?", domando amaramente.

Mia mamma si stacca leggermente e inchioda i suoi occhi nei miei.
I suoi occhi sono gonfi e le guance rosse, vederla così mi spezza in due.

"Abby, é mio marito! Tutti commettiamo degli errori, siamo esseri umani...",
"Non ci provare!", la interrompo.
"Lui ci ha distrutti!", indico mio padre.
"Lo so, ma noi siamo più forti! Dimostriamo questa nostra forza nel perdonarlo! Abby, ho già perso una figlia, non voglio perdere anche mio marito", la sua voce si spezza.
"D'accordo! Non vuoi perdere tuo marito? Buon per te, ma sappi che hai perso me al suo posto!", esco dal soggiorno.
"Abby!", sento la voce dei miei familiari.

Apro la porta ed esco.
Inizio a correre come se non ci fosse un domani.
Sento i miei polmoni scoppiare, i miei occhi bruciare e il mio petto soffocare, ma non mi importa, io continuo a correre.
Voglio lasciare indietro tutti i miei pensieri, tutti i miei ricordi, tutti i miei dolori, tutto quanto!

Ma come si fa?

Dove ha trovato tutta questa forza mia mamma?

Io non ci riesco, non posso farlo, ho bisogno di tempo, devo pensare, devo...

Nemmeno io so cosa devo fare!

Sono così confusa, così triste, così addolorata, così tutto!

Sono stanca, stanca di tutto ciò.
Basta, voglio sparire, andare in un posto felice e godermi la vita.
Non voglio più andare avanti così, sono stanca di soffrire, stanca di me stessa.

Arrivo in centro e decido di prendere un taxi.
Entro dentro e pronuncio quelle parole.

"Beacon Hill, colline di Lickey", mi vengono i brividi solo a pensare a questo luogo.

Era il nostro luogo preferito, andando lì ci sconnettevamo dal mondo entravamo in una nostra dimensione.

Le colline di Lickey , sono una catena di colline che si trovano 18 km a sud ovest di Birmingham.
Da Beacon Hill puoi notare la città.
Ti siedi su una panchina e ammiri il paesaggio.
Entri nella natura e osservi la frenetica vita mondana.

Dopo aver pagato, inizio a camminare.
Le scarpe a contatto con la neve soffice, creano un suono piacevole da sentire, il freddo inizia ad entrare nel mio corpo e mi schiaffeggio la testa mentalmente per non aver preso la giacca prima.
Ero troppo furiosa e ho tralasciato questo particolare.

Cammino verso il mio punto preferito, Beacon Hill.
Appena arrivo e noto la panchina, una serie di ricordi iniziano a girare nella mia mente.
Mi dirigo verso di essa con le lacrime agli occhi e il cuore a pezzi.
Mi siedo e mi giro verso lo schienale.

Appena noto la scritta N+E+A+A ❤️, il mio cuore si blocca e il mio corpo cede.
Le lacrime iniziano a fuoriuscire rapidamente, i singhiozzi escono dalle mie labbra e il dolore si fa sempre più grande.

Mi giro e appoggio la schiena esattamente su quella scritta.
Chiudo gli occhi e cerco di sentire tutto l'affetto e l'amore che può tramettere questa scritta.

Poi riapro gli occhi e inizio ad osservare la mia amata città da quassù.
E così bella, coperta da un manto bianco e candido, illuminata da mille luci e circondata da tante risate e da tanta vita.
Ho sempre amato questo posto, é il mio luogo preferito.

Qui mi lascio andare, qui penso, qui piango, qui soffro, qui sono me stessa.
Lascio cadere tutte le mie difese e mi espongo al mondo.

Porto le mani verso le mie braccia e inizio a riscaldarle, ma é tutto inutile, fa troppo freddo.
Ma io non voglio andare, non ho intenzione di tornare a casa, non voglio più tornare lì dentro.
Scapperò, di nuovo, ma é necessario.

Mi sto soffocando, devo cambiare aria.
Troppi ricordi in questa città, ogni angolo, ogni via, ogni vicolo cieco, ogni negozio, ogni luogo mi ricorda lei, tutto quanto mi ricorda mia sorella.
Questa città é avvolta dalla sua presenza, ha lasciato la sua impronta qui e io non riesco ad andare avanti così.

Alzo le ginocchia e le porto verso il petto, appoggio la mia testa su di esse e continuo ad osservare il panorama.
Stavolta alzo gli occhi e fisso questo magnifico manto scuro pieno di meravigliose luci che luccicano.

Non mi stancherò mai di guardare questa immensità, non rinuncerò mai a questa sensazione, non rinuncerò alla mia stella luminosa.

Decido di sdraiarmi sulla panchina per poter osservare meglio questa meraviglia e per poter sentire più vicina mia sorella.
Appoggio la schiena sul freddo legno, ma cerco di scacciare via questa sensazione.
Alzo la mano destra, chiudo l'occhio sinistro e punto il pollice verso la mia stella.

"Sono arrabbiata e confusa, tanto confusa Evie", sospiro guardandola.
"Perché papà é arrivato proprio ora? Davvero prova rimorso? Davvero il senso di colpa lo sta divorando?", sospiro.

Le lacrime riprendono a scendere sul mio viso e la vista diventa sfuocata.
Riapro l'occhio e abbasso la mano.
Sollevo leggermente gli occhiali e asciugo le lacrime.
Sospiro e ritorno a guardare il cielo.

"Non so cosa fare! Mamma ha ceduto, mentre io ed Ariel non ancora. Hai visto cosa ha fatto?", incrocio le braccia arrabbiata.
"Si é ubriacata! Era un'altra persona! Era irriconoscibile, Evie!", gonfio le guance.
"Ma come biasimarla! Ognuno reagisce in modo diverso. Guarda me per esempio, sono scappata, di nuovo. Ho fatto male, vero?", la stella inizia a brillare sempre di più.
"Sì, hai ragione. Devo chiedere scusa a tutti", mi alzo.
"Ma non a papà, non ancora, non sono pronta", alzo il viso.
"Grazie Evie, ti voglio tanto bene", sorrido con gli occhi lucidi.

Le mando un bacio volante e decido di andare a casa.
Ho esagerato anche stavolta, non dovevo andare via in quel modo.
Tutti si staranno preoccupando, é troppo tardi e non va bene uscire fuori a quest'ora.

Inizio a camminare, quando noto un'ombra venire verso di me.
Il panico prende il sopravvento e inizio a indietreggiare velocemente.
La figura continua ad avvicinarsi e così decido di correre.

Il fiatone inizia a farsi sentire, ma la paura continua a farmi scappare.
Mi volto per qualche secondo e questa figura continua a seguirmi.
Poi mi rigiro, ma inciampo e cado per terra come una bambina.

"Ahia", mi tocco la caviglia.

Fa male, forse ho preso una storta.
Tempismo perfetto!
La mia solita "fortuna"

Cerco di alzarmi, quando noto l'ombra avvicinarsi sempre di più.
Il cuore si blocca e il fiato si dimezza, socchiudo gli occhi, ma appena noto il suo viso, i miei muscoli si rilassano e un sorriso compare sul mio viso.

"Finalmente ti ho trovata, ragazzina!", si catapulta verso di me.

Mi afferra e inizia a stringermi forte, fin troppo direi.

"Aiden non respiro", sono senza fiato.

Ma lui non mi sente, continua a stringere la presa.

"Non farlo mai più, mi hai fatto preoccupare! Che cosa ti é saltato in mente? Smettila di scappare sempre!", é agitato.

La sua voce é diversa, il suo timbro é preoccupato e la sua stretta forte e salda sta confermando la mia teoria.

Quasi senza fiato, alzo la mano e picchietto il mio indice sul suo petto.

"Non respiro", sussurro.
"Aiden, non respiro!", tiro la sua maglia.

Lui lascia la presa e inchioda i suoi occhi nei miei.

"Sei ghiacciata!", mi osserva.
"Ho dimenticato la giacca", prendo fiato.

Alza gli occhi al cielo per poi togliersi la giacca.

"Ma che fai?", lo guardo.
"Non commentare", appoggia la sua giacca sulla mia schiena.

Il suo profumo invade le mie narici e il suo calore entra fin dentro il mio cuore.
I miei muscoli si rilassano e il mio cuore si scalda.

"Come hai fatto a trovarmi?", domando.
"Qualcuno mi ha aiutato", nota la mia mano sulla caviglia.
"Chi?", insisto.
"Fammi vedere", appoggia la sua calda mano sulla mia.

Sussulto e la tolgo subito.
Poi afferra la mia caviglia e cerca di muoverla lentamente.

"Ahia", la ritraggo verso di me.
"É una semplice storta, nulla di grave", sospira.
"Non hai riposto alla mia domanda", lo guardo.
"Andiamo a casa", cerca di avvicinarsi.
"Aiden!", lo richiamo.
"D'accordo! É stato tuo padre", inchioda i suoi occhi nei miei.

Papà?

É stato lui?

Si é ricordato questo dettaglio?

"É davvero preoccupato, ragazzina", si mette davanti a me.
"Che ti importa?", rispondo male.
"Ha sbagliato, ma non puoi rimanere così per sempre. É pur sempre tuo padre", mi guarda.
"Non farmi la ramanzina! Tu sei il primo ad avere un brutto rapporto con tuo padre", sbotto acida.

Il viso di Aiden si rattrista e non appena noto i suoi occhi scurirsi, mi rendo contro del grave errore che ho appena commesso.

"Scusa, non volevo", afferro la sua mano.

La porto accanto alla mia guancia e inizio a piangere.
Aiden mi afferra e mi porta verso il suo petto, avvolge le sue braccia intorno al mio corpo e appoggia la sua testa sopra la mia.

"Appunto per questo ti consiglio di fare pace con lui. Vedo l'amore che prova nei tuoi confronti e vale anche per te, ragazzina. Tutti sbagliamo, siamo essere umani, l'importante é riuscire a perdonare", mi stringe.
"Ci ha abbandonati", la mia voce si spezza.

Aiden lascia la presa e afferra le mie guance e solleva il mio viso.

"Ma é ritornato per voi, ragazzina. É andato via ma ora é qui", sorride.
"Non ci riesco", le mie lacrime arrivano sulle sue mani.
"Io sono qui con te. Puoi farcela, ragazzina", appoggia la sua fronte sulla mia.
"Reagisci, non vivere con il senso di colpa per il resto della tua vita", il suo timbro di voce é diverso.
"Ci proverò", rispondo.
"Brava, ragazzina", sorride.
"Grazie Aiden", fisso i suoi occhi.
"A te, ragazzina", stampa un bacio sulle mie labbra.
"Andiamo a casa", si alza e mi prende in braccio.

Inizia a camminare e io appoggio la mia testa sul suo petto.
Entriamo in macchina e afferro la mano di Aiden.

"Rimarrai accanto a me?", domando.
"Sempre", la alza e la bacia.
"Ora andiamo", inizia a guidare.

Dopo un po' di tempo, parcheggia la macchina e un vuoto inizia a crescere nel mio stomaco.
Aiden esce e mi afferra.
Ci avviciniamo lentamente verso la porta e prima di aprirla decide di parlare.

"La famiglia é importante, loro rimarranno sempre al tuo fianco", abbassa la maniglia.

Le luci sono ancora accese e le voci dei miei familiari mi paralizzano.
Entriamo nel soggiorno e noto tutti seduti sul divano.

"Tesoro, cosa ti é successo?", mia mamma viene verso di noi.

Aiden mi appoggia per terra e io mi catapulto fra le braccia di mia mamma.

"Mi dispiace", mi lascio andare.
"Oh tesoro!", mi stringe.

Dopo aver abbracciato anche Ariel e Nate, poso lo sguardo su mio padre.
Lui si alza e si dirige verso di me.

"Bambina mia", mi accarezza la guancia.
"Davvero ti sei pentito?", domando.
"Ogni giorno, Gil! Non dovevo comportarmi in quel modo. Ho perso la strada, ma sono riuscito a ritrovarla, perdonami, ti prego", mi implora con gli occhi.

Mi giro verso Aiden e lo vedo annuire e poi sorridere.
Il suo viso mi tranquillizza e le sue parole entrano nel mio cuore e il mio corpo decide di agire da solo.
Mi catapulto fra le braccia di mio papà e lui ricambia subito.

Finalmente riesco a sentire nuovamente il suo corpo a contatto con il mio, riesco a percepire il suo cuore, il suo respiro, il suo profumo, finalmente riesco a sentire mio papà.

"Non farlo mai più", sussurro ancorata al suo corpo.
"Mai più, promesso mia piccola Gil", lascia un bacio fra i miei capelli.

Sciolgo il contatto e noto il suo viso addolcirsi.
É rimasto lo stesso, nessuna ruga, ha mantenuto il suo visto giovane ed attraente.

"É ora di andare a dormire", mia mamma ci guarda.
"Hai ragione", mio papà indietreggia.
"Notte ragazzi e mi dispiace davvero tanto", si tortura le mani.
"Notte papà", Ariel si catapulta fra le sue braccia.

Poi Nate si avvicina a lui e lo guarda, poi alza la mano e mio papà la stringe.
Nate deve ancora abituarsi, in fondo tutti dobbiamo farlo.

Dopo aver salutato tutti quanti, vado in cucina a prendere una busta del ghiaccio.
La afferro e inizio a zoppicare verso le scale.
Le salgo una ad una e solo ora mi rendo conto di non aver visto Aiden.
Mi ha portata in soggiorno e poi?

Vado verso la porta di camera mia e appoggio l'orecchio su di essa.
Non sento niente, magari starà dormendo.
Decido di andare via e lasciarlo in pace, ma quando mi giro, vado a sbattere contro qualcuno.
Così cado a terra e la busta del ghiaccio scivola dalle mie mani.

"La solita sbadata! Stai bene?", si abbassa.
"Dove eri finito?", domando.
"Ero in bagno", mi alza.
"Non ora, prima! Mi hai lasciata sola in soggiorno", mi aggrappo al suo braccio.
"Non eri sola e poi sono andato via perché non dovevo assistere", apre la porta della mia stanza.
"E perché no?", zoppico.
"Non mi intrometto negli affari di famiglia", chiude la porta e mi prende in braccio.

Mi posa sul letto e mi porge la busta del ghiaccio.
Sorride e si infila sotto le coperte.
Rimango imbambolata per qualche secondo e poi decido di infilarmi sotto le coperte insieme a lui.

"Che fai?", lo sento ridacchiare.
"Non ti sembra ovvio?", le mie guance iniziano ad andare a fuoco.
"Vieni qui", mi afferra.

Appoggia la mia testa sul suo petto e mi avvolge con il suo braccio.
Poi con la mano inizia ad accarezzare lentamente i miei capelli.
Non mi piace quando le persone li toccano, ho sempre la sensazione di averli sporchi e mal ridotti, ma con Aiden é diverso.
Con lui mi sento a mio agio, lui può fare qualsiasi cosa.

"Stai bene?", domanda dolcemente.
"Sì, grazie a te", alzo il viso.

Lui abbassa il suo e mi osserva attentamente.

"In che senso?", mi guarda.
"Mi hai aperto gli occhi! Grazie", mi sollevo e decido di abbracciarlo.
"Figurati ragazzina", ricambia.
"Sei davvero importante per me", sussurro.
"Anche tu, tanto", mi stringe.
"Non andare via anche tu", lascio la presa e inchiodo i miei occhi nei suoi.
"Non é mia intenzione. Non ti libererai facilmente di me, ragazzina", sorride.
"Nemmeno tu", ricambio.

Rimaniamo a fissarci per qualche secondo e poi decido di avvicinarmi lentamente a lui.
Poso la mia mano sulla sua guancia e lo guardo intensamente negli occhi, prima di appoggiare le mie labbra sulle sue.

Aiden ricambia subito e inizia il nostro magico bacio.
Non mi stancherò mai delle sue labbra, ormai sono una calamita per me, potrò baciarle ogni volta che vorrò.

"Ormai mi sono abituato", stacca leggermente le sue labbra dalle mie.
"A cosa?", cerco di fare finta di niente.
"A questo", inizia a baciarmi nuovamente.

Dopo qualche minuto ci stacchiamo e ci guardiamo negli occhi.
Sorrido imbarazzata e lui mi posa delicatamente sul suo petto.

"Notte ragazzina", lascia un bacio fra i miei capelli.
"Notte Aiden", lo stringo forte.

É la prima volta che dormo con un ragazzo, aspetta in realtà non é vero.
Ho già dormito con Aiden!
Ma era contro la mia volontà, quindi questa può essere considerata come prima volta.
La prima volta che ho deciso di dormire con Aiden Walker.

Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal suo battito cardiaco.
É come una dolce melodia per me, é come se battesse solo ed esclusivamente per me.
Nella mia mente ritornano i momenti di oggi e mi addormento con un sorriso stampato sul viso.

Finalmente io ed Aiden abbiamo abbassato le nostre difese, finalmente ci siamo lasciati andare.
Ora lui é legato a me e non per la tradizione, siamo legati grazie al nostro cuore.
Io tengo davvero tanto a lui e non ho intenzione di lasciarlo andare.

Aiden Walker mi ha conquistata, mi ha completamente fatto perdere la testa.

{Prendimi per mano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}

Ciao amici lettori❤️

Come state?😘

Come procedono le vostre vacanze? Spero bene🙏🏻

Cosa ne pensate del capitolo?❤️

Sono successe tante cose🙈Aiden ha aiutato la nostra Abigail😍e grazie lui, lei é riuscita a rialzarsi💪🏻

Secondo voi ha fatto bene a perdonare suo padre?🤔

Hanno fatto tutti bene?🤔

Lui non ha avuto un bel comportamento, ha distrutto tutti, ma si é pentito amaramente ed é ritornato.
Tutti sbagliamo e stavolta l'amore e il perdono hanno vinto😘

Quando ami una persona sei disposto a perdonarla e così hanno fatto anche loro, secondo voi Abigail ritornerà a comportarsi normalmente?🤔

In questo capitolo si é mostrata molto debole, si é lasciata andare e si é fatta schiacciare dal dolore, ma Aiden é rimasto accanto a lei e non é andato via❤️
Ha detto delle belle parole e ha fatto cambiare idea ad Abigail.

Ormai sono in simbiosi e si ascoltano a vicenda, fanno tanto i testoni e gli orgogliosi, ma entrambi cedono alla prima occasione😂
Ah, l'amour😍😍

Anyway, ho deciso di lasciarvi un piccolo spoiler🚨
Anzi, non é poi così tanto piccolo🙈

Secondo voi questa tranquillità tra Aiden ed Abigail durerà?🤷‍♀️

Ormai mi conoscete e sapete che amo i colpi di scena🙈mi piace creare tanta suspense, non odiatemi😅

Okay, ho parlato anche troppo, é ora di lanciare la bomba🚨

Nel prossimo capitolo, la tanto attesa verità verrà svelata🎉

Secondo voi chi parlerà?🤔

Posso solo anticiparvi che non sarà piacevole per la nostra Abigail, anzi🥺
Anche la rivelazione sarà particolare, sarà una sorta di vendetta😓

Avete capito di chi sto parlando?🤔

Mi raccomando, commentate e commentate😍aspetto di leggere le vostre teorie❤️

Allora, ho acceso la vostra curiosità? Spero proprio di sì, perché io non vedo l'ora di svelarvi l'identità di questa persona💁‍♀️

I colpi di scena sono all'ordine del giorno ormai🙈

Grazie a tutti per tutto, vi porto nel cuore❤️

Buon weekend, al prossimo capitolo😍

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