Capitolo 40

Tutti continuano a fissarci in silenzio.
Il divano a L é stato spostato e messo contro il muro, così da lasciare dello spazio libero per il grande tavolo.
Ogni anno, durante le feste natalizie, festeggiamo insieme alla famiglia di Stella.
Ormai é una nostra tradizione.
Infatti a tavola ci sono i genitori della mia migliore amica, sua sorella, i suoi due fratelli e nonna Rose.

Dopo interminabili minuti di silenzio, mia mamma esce dalla cucina con in mano la sua deliziosa lasagna.
Dopo averla appoggiata sul tavolo, esattamente al centro, alza lo sguardo e si blocca.

Guarda me e poi Aiden per qualche secondo, per poi dirigersi verso di noi.
Inizio a stringere ancora di più la mano di Aiden e l'ansia inizia a prendere il sopravvento.
Ormai mia mamma conosce tutta la storia, chissà come reagirà in questo momento.

Si ferma davanti ad Aiden e io inizio a guardarla con gli occhi dolci.
La sto supplicando con lo sguardo.
Mi fissa per qualche secondo per poi sorridere e porgere la mano davanti ad Aiden.

"Io sono Jane, la mamma di Abigail", lo guarda.
"Piacere, Aiden", si stringono la mano.

Sospiro sollevata e tiro Aiden verso di me.
Andiamo verso il tavolo e decido di presentarlo a tutti.

"Lui é Aiden, Aiden loro sono...",
"Finalmente la mia piccola Abigail ha portato un ragazzo a casa!", nonna Rose mi interrompe.

Si alza e va ad abbracciare Aiden.
Io e nonna Rose abbiamo un legame speciale, la considero la mia nonna.
É così dolce e comprensiva, il suo carattere é come un balsamo, lei ti fa tornare il sorriso in un batti baleno, nonna Rose é speciale.

Aiden ricambia e un sorriso spontaneo mi spunta sulle labbra notando la loro differenza di altezza.
Nonna Rose é più bassa rispetto a me, la sua testa arriva alle mie spalle.
É una signora minuta e nonostante la sua età ha le curve nei punti giusti, ma é anche una signora molto giovane.
Si é sposata a 18 anni ed é rimasta incinta dopo qualche mese.
E visto che suo figlio, il papà di Stella, ha solo 39 anni, nonna Rose é nel fiore degli anni.
A 57 anni é perfetta, bellissima.
I suoi lunghi capelli, ormai grigi, sono raccolti in uno chignon ordinatissimo.
Indossa un vestito elegante nero lungo, delle scarpe con il tacco nere lucide e dei meravigliosi orecchini, due piccole perle bianche.
Sono le sue preferite, per lei sono speciali.
Questi orecchini erano un regalo da parte di suo marito per il loro anniversario, da allora non li toglie più.

"Vieni a sederti", nonna Rose lascia la presa e afferra la mano di Aiden.

Si siede accanto ad Alyssa e dopo, nonna Rose inizia a presentargli tutti.

"Lui é Derek, mio figlio", sorride contenta.
"Poi Vanessa, la mia nuora. Accanto a lei, le due pesti Harry e Dylan ed infine, Alyssa", conclude guardandolo.

Aiden stringe la mano a tutti e poi si gira verso di me.
Inchioda i suoi occhi nei miei e noto un certo imbarazzo nel suo sguardo.

Da quando in qua Aiden Walker é sotto pressione?

Anche lui si imbarazza?

Decido di avanzare verso di lui, ma mia mamma afferra la mia mano e si avvicina al mio orecchio.

"Tutto bene?", domanda preoccupata.

Mi giro verso di lei e le sorrido.

"A meraviglia mamma", le salto addosso e inizio a stringerla fra le mie braccia.
"Okay, qui é successo qualcosa di interessante", parla con una vocina strana.
"Ma che dici?", balbetto.
"Abigail Watson cosa mi nascondi?", mia mamma lascia la presa e inizia a fissarmi.
"Ecco...",
"Sono a casa", la voce di Nate mi salva.

Corro verso di lui e lo abbraccio.
Mi afferra e mi solleva, appoggio la mia testa sulla sua spalla e rimango così per qualche secondo.

"Vedo che sei di buon umore", mi pizzica un fianco.
"Smettila", cerco di trattenere una risata.
"Allora? Cosa mi nascondi principessa?", mi posa per terra.
"Vieni", prendo la sua mano e ci dirigiamo verso il soggiorno.

Non appena nota il viso di Aiden, lascia la mia mano e si dirige verso di lui.
Aiden si alza e si ritrova mio fratello a qualche millimetro dal suo viso.
Corro verso di loro e mi metto in mezzo.
Poso la mano sul petto di Nate e inizio a guardarlo.

"Che cosa stai facendo?", sussurro.
"Che cosa ci fa lui qui?", lo guarda male.
"É mio ospite", rispondo.
"Dopo tutto quello che é successo? Ma cosa ti é preso Abby?", sbotta.
"Esiste il perdono! Le cose sono cambiate! Che ti piaccia o no, Aiden mangerà con noi", mi irrito.

Stella esce dalla cucina con vari succhi fra le mani e non appena vede la scena, li posa sul tavolo e va vicino a Nate.

"Vieni a cambiarti, non puoi mangiare con la tuta da lavoro", Stella afferra la sua mano.

Nate sussulta per qualche secondo per poi posare lo sguardo su Stella.
Lei sorride e cerca di tranquillizzarlo con lo sguardo, mio fratello sbuffa sonoramente, ma ascolta la mia migliore amica.
Fissa Aiden per qualche secondo, per poi andare via con Stella.

Mi giro verso Aiden e mimo un "scusa" con le labbra.
Lui afferra la mia mano e la bacia delicatamente mimando un "non ti preoccupare".
Sorrido come un ebete e tutti quanti svaniscono, rimaniamo solo io ed Aiden, incastrati in questa meravigliosa bolla magica.

"Eccoti finalmente!", delle braccia mi circondano da dietro.

Mi giro e noto mia sorella.
Sorrido e iniziamo ad abbracciarci.

"Mi sei mancata", mi stringe.
"Anche tu", ricambio.
"In camera voglio sapere tutti i dettagli", sussurra piano piano.
"Hai notato Aiden?", sospiro.
"E chi non lo ha notato?", ridacchia.
"Va bene, ma più tardi", lascio la presa e la guardo.
"Okay", lascia un bacio sulla mia guancia e va a sedersi accanto a Dylan.

Non appena arrivano anche Nate e Stella iniziamo a mangiare.

Devo dire che la cena é andata a gonfie vele.
Tutti eravamo felici e contenti e hanno anche inserito Aiden nelle conversazioni.
Nate lo ha guardato male per tutto il tempo, ma é rimasto in silenzio, fortunatamente.
Abbiamo riso e giocato tutti insieme, questa serata é stata bellissima.

"Grazie per la cena Jane", la mamma di Stella parla.
"Figurati Vanessa, é un piacere", mia mamma sorride.
"Bene, é ora di andare a casa ragazzi", il papà di Stella guarda i suoi figli.
"Di già?", Harry e Dylan fanno il labbruccio.
"Tanto ci rivedremo domani", Ariel fa l'occhiolino.
"Evviva!", entrambi vanno ad abbracciarla.

Dopo aver salutato i genitori di Stella e i suoi fratelli, vado verso nonna Rose.

"Notte nonna Rose", sorrido.
"Notte mia piccola Abigail", mi abbraccia.
"Hai proprio buon occhio mia cara", ridacchia.

Lascio la presa imbarazzata e inizio a sentire le guance andare a fuoco.

"E tu prenditi cura della mia piccola Abigail, intesi?", guarda Aiden.
"Certo nonna Rose", sorride.

Ci saluta per poi uscire anche lei.

"Aiden hai un posto dove poter dormire?", domanda mia mamma.
"Non ancora, ma troverò qualcosa, tipo un bed and breakfast", risponde.
"Oh no, non se ne parla. Puoi rimanere a dormire da noi", inizia a sparecchiare la tavola.
"Che cosa?", domanda Nate.
"Nathaniel Watson, non fare così! É nostro ospite e bisogna comportarsi bene con gli ospiti", mia mamma lo guarda male.

Nate rotea gli occhi per poi afferrare la sua giacca e uscire fuori.

"Non ti preoccupare, vado io", Stella mi tranquillizza ed esce anche lei.
"Mi dispiace davvero tanto", guardo Aiden.
"Non ti devi scusare, anzi é stata una reazione fin troppo calma", sorride.
"Io aiuto mamma, tu vai a preparare la stanza per Aiden", Ariel appoggia la mia mano sulla spalla.
"Posso dormire con te?", domando.
"Certo", sorride e va verso mia mamma.
"Ho già cambiato io le lenzuola Abby, devi solo fargli vedere la stanza", mia mamma mi guarda.
"Okay, grazie mamma", sorrido.
"Vieni", afferro la mano di Aiden e ci dirigiamo verso le scale.
"Prima porta a destra", la indico.

Lui annuisce e apro la porta.
Accendo la luce e la richiudo.

"É proprio particolare", lascia la mia mano e inizia ad osservare la mia stanza.

Si avvicina al letto e inizia ad osservare il muro nero e poi le varie foto scattate con la polaroid.
Le esamina tutte, fino a quando si sofferma su una foto in particolare.
Mi avvicino e la guardo.
Il cuore si sposta verso la mia gola e il dolore inizia a divorarmi da dentro.

In quella foto ci siamo io ed Eveline.
Io sono sulla sua schiena e un sorriso enorme attira la mia attenzione, il suo meraviglioso sorriso.
Quanto mi manca...

"Lei é Eveline, mia sorella", guardo Aiden e si irrigidisce subito.
"La foto é davvero bella", il suo timbro di voce cambia.
"Sì, Eveline era meravigliosa", inizio ad avere gli occhi lucidi.

Non ho nemmeno il tempo di asciugare le lacrime, che mi ritrovo fra le braccia di Aiden.
Inizia a stringermi, forte, fin troppo.

"Aiden stai bene?", domando preoccupata.
"Sì", le sue braccia iniziano a tremare.

Non é normale questa reazione.

Che cosa gli é preso?

Perché é cambiato all'improvviso?

Rimaniamo così per un bel po' di tempo.
Poi lascio la presa e afferro le guance di Aiden.
I suoi occhi sono lucidi e il suo sguardo é perso, il suo azzurro cristallino si é scurito e il suo viso é triste.

"Sicuro di stare bene?", insisto.
"Sì, tranquilla", lascia un bacio sulla mia fronte e si sdraia sul letto.

Si mette a pancia in sù e porta il suo braccio sul viso, comprendosi gli occhi.
Il suo petto inizia a fare su e giù ad una velocità elevata, il suo pugno stretto e le sue labbra serrate, mi comunicano altro.

É scosso e tanto.

Ma perché?

Mi siedo sul letto e mi avvicino cautamente ad Aiden.
Appoggio la mia testa sul suo petto e circondo il mio braccio sul suo stomaco, o meglio sui suoi addominali.

"Puoi parlare con me", sussurro.

Lui si alza, interrompendo la presa.
Appoggia la sua schiena contro lo schienale del letto e inchioda i suoi occhi nei miei.
Mi afferra e mi appoggia sulle sue gambe, dopodiché prende la mia testa e la posa sul suo petto, per poi circondare le sue braccia intorno alla mia schiena.

"Mi sono solo perso nei ricordi", sussurra.
"In che senso?", inizio ad accarezzare il suo braccio.
"Perdere qualcuno é una tortura", il suo tono di voce é basso.

Nel sentire questa frase mi viene in mente il discorso di Kevin riguardo la madre di Aiden.
Alzo la testa e raddrizzo la schiena.
Porto le mie braccia intorno al suo collo e appoggio la mia testa sulla sua spalla.

"Mi dispiace Aiden", accarezzo i suoi capelli.
"Io sono qui, sappilo", sono decisa.

Lui sospira e inizia a stringermi forte, quasi come se non volesse lasciarmi andare.

"Lo so ragazzina, lo so", sussurra.

Rimango fra le sue braccia ancora per un po' di tempo, per poi lasciare la presa.

"É tardi, ti lascio dormire", lo guardo attentamente.
"Okay, ma devi andare via per forza?", fa il labbruccio.
"Sì! Mia mamma é di sotto e poi i miei fratelli dormono accanto a noi!",
"Non se ne accorgerà nessuno, dai", mi tira verso di lui.
"Non posso Aiden", cerco di dimenarmi.
"Va bene", sbuffa.
"Grazie per oggi", sorrido.
"Grazie a te, ragazzina", ricambia.

Lascio la presa e mi dirigo verso la porta.
Lo saluto con la mano e abbasso la maniglia.

"Hai dimenticato qualcosa", Aiden avanza verso di me.
"Cosa?", lo guardo confusa.
"Questo", si abbassa e inizia a baciarmi.

Lascio la maniglia e porto le mie mani sulle sue guance.

E ora come farò ad andare via dopo questo bacio?

Come farò a resistere al suo fascino?

"Notte ragazzina", appoggia la sua fronte sulla mia.
"Antipatico", lo spingo ed esco fuori.

Chiudo la porta e mi appoggio ad essa.
Sento la risata di Aiden e poi i suoi passi allontanarsi.
Inizio a scendere le scale, con un sorriso stampato sul viso.
Porto l'indice sulle mie labbra e inizio a seguire il loro perimetro.

Vado in cucina e riempio un bicchiere con dell'acqua.
Bevo e dopo riprendo a toccarmi le labbra.

Sento ancora questo contatto su di esse.
Questo fuoco continua ad ardere in me e il batticuore non vuole cessare.
Assurdo l'effetto che può creare un semplice bacio.

Ma con Aiden nulla é semplice.
É tutto così meravigliosamente misterioso e imprevedibile.
L'attesa rende il tutto più magico, più intenso, più sentito.

Come farò a dormire adesso?

Continuo a pensare, quando la mia attenzione viene catturata da uno strano suono.
Mi dirigo verso l'entrata e noto la mia borsa appoggiata su un grande attaccapanni.
La apro e noto il mio telefono.
Solo in questo momento mi rendo conto di aver lasciato il telefono dentro la borsa per tutto questo tempo.
Lo afferro e leggo sul display il nome di Josh.

Oh no!

La festa!

Colpisco la mia fronte con la mano e porto il telefono accanto al mio orecchio.

"Pronto?", rispondo.
"Finalmente! Sono venuto a casa tua, ma non mi hai risposto! Così, dopo una lunga attesa, ho deciso di andare alla festa! Pensavo di trovarti qui e invece", sospira.
"Scusa Josh, davvero! Ho completamente rimosso la festa dai miei pensieri", la mia voce é dispiaciuta.
"Certo! Hai avuto di meglio da fare", il suo timbro di voce cambia.

Non appena mi viene in mente tutto l'accaduto, gonfio le guance e un calore improvviso prende possesso del mio corpo.

"Non sono affari tuoi! Comunque, perché mi hai chiamata?", sbuffo.
"Ariel é qui",
"In che senso é lì? Cosa ci fa a casa di Melody? Quando é arrivata?! Era qui fino a poco fa", butto tutto fuori.
"É qui da ormai un'ora...",
"Come? Da così tanto tempo?", interrompo Josh.
"Aspetta! Perché mi hai chiamata? Sta bene? Le é successo qualcosa?!", inizio a fare avanti e indietro.
"Più o meno, é ubriaca", si ferma per qualche secondo.
"Tu non andare via da lì! Tieni d'occhio Ariel, arrivo subito!", riattacco la chiamata.

Ma tu guarda cosa mi tocca fare a quest'ora!

Da quando in qua Ariel va alle feste?

E sopratutto quelle di Melody?

Chi le ha raccontato questo dettaglio?

Mentre penso, mi dirigo in cucina e afferro le chiavi, appoggiate su un piattino di argilla, accanto al muro.
Le afferro e vado verso la porta di ingresso.
Mi metto le scarpe, prendo la giacca ed esco.

Noi non abbiamo il garage, parcheggiamo la macchina esattamente davanti al piccolo cancello di casa nostra.
Attraverso il piccolo vialetto lungo tre metri, apro il piccolo cancello nero e lo richiudo.
Entro in macchina e parto a tutta velocità.

La casa di Melody é a dieci minuti di distanza da Birmingham e così, impiegherò mezz'ora da casa mia fino a casa sua.
Accendo la musica e cerco di fare il più in fretta possibile.

Si può sapere in che guai si é cacciata Ariel?

Che cosa ci fa lì?

Dopo mezz'ora arrivo a casa di Melody.
Parcheggio la macchina ed esco velocemente.
La musica riesco a sentirla da qui.
Il grande cancello é aperto e così inizio a percorrere il lungo vialetto circondato da un grande giardino che ospita diversi alberi e vari fiori.

Arrivo davanti alla porta di ingresso e la apro.
Melody quando organizza una festa a casa sua, lascia sempre il cancello e la porta aperti.

Appena entro dentro, un calore improvviso si insinua nel mio corpo, appannando i miei occhiali.
Sbuffo e li tolgo per qualche secondo.
Odio quando succede questa cosa.

Dopo averli puliti con cura, mi tolgo la giacca e inizio a cercare Ariel.
La casa di Melody é simile a quella di Anastasia, fin troppo direi.
Afferro il telefono e decido di chiamare Josh.

"Pronto?", domanda.
"Josh dove siete?", continuo a cercarli.
"Primo piano, seconda porta a sinistra", specifica.
"Arrivo subito", riattacco.

La casa di Melody é composta da due piani più una mega piscina.

Inizio a salire le scale e varie persone mi vengono addosso, rallentando il mio cammino.
Così decido di iniziare a spingere e a tirare gomiti a tutti quelli che ostacolano la mia via.
Dopo vari tentativi e dopo un grande sforzo, arrivo al primo piano.

Josh ha detto seconda porta a sinistra.
Arrivo davanti ad essa e la apro senza esitazione.
Trovo Josh in piedi, davanti al letto, mentre Ariel é sdraiata su di esso.
Ha la schiena appoggiata contro lo schienale, le gambe sollevate e la testa appoggiata sulle ginocchia.

"Mi dispiace Abby", Josh si gira verso di me.
"Lascia perdere", sbatto la porta e mi dirigo verso mia sorella.
"Che cosa ti é saltato in mente?!", sbotto.
"Non urlare Abby", alza la testa e si copre le orecchie.
"Perché sei qui? Come ci sei arrivata?", la guardo male.
"Mi ha chiamata Vivian", alza le spalle.

Vivian era una nostra compagna di classe.
Ogni tanto uscivamo insieme, diciamo che eravamo una sorta di amiche.

"Perché ti sei ridotta in questo stato?", mi siedo sul letto.
"Non ha importanza", balbetta.
"Ariel sono io, puoi parlare con me", metto la mia mano sul suo ginocchio.

Sobbalza leggermente al mio contatto e si lascia andare.
Tante lacrime iniziano a scorrere sul suo viso.
Mi catapulto verso di lei e inizio a stringerla fra le mie braccia.
Lei ricambia e inizia a piangere disperatamente.

Ariel difficilmente si comporta in questo modo.
Quando fa così, vuol dire che non riesce più ad andare avanti.

"Che cosa ti turba?", sussurro.
"Niente", singhiozza.
"Andiamo a casa", lascio la presa e le asciugo le lacrime.
"Vi accompagno fuori", parla Josh.

Noi annuiamo e ci alziamo.
Afferro la mano di Ariel e usciamo fuori dalla stanza e successivamente dalla casa.
Arriviamo davanti alla macchina e la faccio entrare, dopodiché mi giro verso Josh.

"Scusa Abby, era sotto la mia visuale, davvero, ma poi...",
"Tranquillo, non é colpa tua", interrompo Josh.
"E poi non eri obbligato a farle da guardia del corpo", lo guardo.
"Mi dispiace", é triste.
"Non é successo niente! Sei arrivato al momento giusto", metto la mia mano sul suo braccio.
"Okay. Mandami un messaggio al vostro arrivo", mi abbraccia.
"Certo. Fai attenzione anche tu", lascio la presa.
"Ci vediamo Abby", sorride.
"Ciao Josh", apro la portiera.

Parto e mi dirigo verso casa.
Il tragitto é stato silenzioso, fin troppo.
Ariel ha solo pianto e basta.
Vederla così mi spezza il cuore, non sapere il motivo del suo disagio, mi tortura la mente.

Mille domande iniziano a ronzarmi in testa e una persona mi viene in mente.
Non ha mai parlato di lui, ha sempre sviato l'argomento, si rifiuta di pronunciare il suo nome, si ostina a tenermi tutto nascosto.
Stringo il volante e decido di nominare questa persona.

"C'entra Archie?", domando.
"Che cosa?", sussurra mia sorella.
"Ti sei ridotta così per colpa di Archie?", ripeto.
"Cosa ti salta in mente?! Certo che no!", sbotta.
"Scusa tanto! Ma non parli mai di Archie, eviti sempre questo argomento! Lui é stata la prima persona che mi é venuta in mente", metto la freccia.
"Beh, hai sbagliato! Lui non c'entra niente!", si irrita.
"Si può sapere che ti é preso?", cerco di rimanere calma.
"Niente Abby! Niente!", sbotta.
"É L'alcool a parlare o tu?", stringo il volante.
"Che importanza ha? In fin dei conti l'alcool ti aiuta solo a dire la verità", inizia a stringere i pugni.
"E in che cosa consiste questa verità?", parcheggio la macchina.
"Non ti interessa", esce sbattendo la portiera.
"Ariel Watson! Fermati, ora!", sbotto.

Ormai la mia pazienza é arrivata al limite.
Non può trattarmi in questo modo!
Non ho fatto nulla di male!
Mi dirigo verso di lei, sono arrabbiatissima!

"Che cosa ti é preso? Perché mi tratti così?", mi metto davanti a lei.
"Smettila di fare domande! Smettila di intrometterti nella vita degli altri!", mi guarda male.
"Io non mi intrometto nella vita di nessuno! Voglio solo aiutare mia sorella!", sbotto.
"Beh, io non ho bisogno del tuo aiuto!", si dirige verso la porta di casa nostra.
"Lasciami vivere Abby! Lasciami in pace! Sono abbastanza grande da risolvere i miei problemi da sola!", apre la porta.

Io la seguo e la richiudo.
Ci togliamo entrambe le scarpe e Ariel si dirige verso le scale.
Mi metto a correre e afferro la sua mano.

"Smettila Abby!", lascia la presa e finisce di salire le ultime scale.
"Tu non vai da nessuna parte!", afferro la sua mano e la tiro verso di me.

Mi posiziono davanti alla sua porta e inchiodo i miei occhi nei suoi.

"Raccontami la verità Ariel! Perché ti sei ridotta in questo stato?", la guardo.
"Non sono affari tuoi! Smettila di provare ad entrare nella mia testa! Lasciami in pace!", sbotta.

Le porte si aprono e da esse escono Aiden e Nate.
Dopodiché sento dei passi e il volto di mia mamma si presenta davanti a tutti noi.

"Si può sapere cosa sta succedendo?", domanda nostra mamma.
"Ariel é ubriaca!", sbotto.
"Che cosa?", Nate va verso di lei.
"E lasciami!", indietreggia.
"Ariel Watson cosa ti é saltato in mente?", mia mamma la guarda.
"Niente!", inizia a piangere.
"Ariel parlami", vado verso di lei.

Metto la mano sulla sua guancia ma lei la toglie subito.

"Io non sono come te! Non riesco a tenere tutto dentro!", mi guarda.
"Di che cosa stai parlando?", domando confusa.
"Lasciami affogare in silenzio, a modo mio!", continua a piangere.
"Ariel, ora smettila! Abby vuole solo aiutarti! Perché hai bevuto?", domanda Nate.
"E tu smettila di rimettere in ordine le cose!", si gira verso nostro fratello.
"Che cosa?", domanda lui.
"Non puoi sistemare la nostra famiglia! É già distrutta! Smettila di comportarti in questo modo!", é irriconoscibile.
"Da quando in qua ti comporti così?", domanda mia mamma.
"Da quando ho visto quello che non volevo più vedere!", cade a terra.

Si lascia andare nuovamente in un pianto disperato e un peso grande si posa sul mio petto.
Percepisco ogni suo dolore, sento tutto quello che sta provando lei.
Le mani iniziano a tremare e la vista ad offuscarsi.

Non so cosa le sia preso, ma so che é una cosa grave.
E a giudicare il suo comportamento, é anche dolorosa.

Se non é Archie chi é?

Chi ha distrutto Ariel?

A che cosa si riferisce?

"Di che cosa stai parlando Ariel?", domando.
"Non lo hai ancora capito? Strano, di solito sei tu quella brava a risolvere i dilemmi", é fredda.
"Mi sono stancata! Fai quello che ti pare! Rimani nella tua sofferenza! Affoga da sola!", sbotto.

Mi giro e inizio a scendere le scale.

"Abigail non ti azzardare!", sento la voce di mia mamma.

Mi metto le scarpe e afferro la giacca.
Apro la porta e la sbatto con tutta la mia forza.
Inizio a correre, senza una meta, corro e basta.
Non penso, non piango, non provo nessun sentimento, semplicemente corro e basta.
Ho bisogno di aria, di parlare con qualcuno.

Dopo aver corso per non so quanto tempo, alzo la testa e noto questo luogo.
Sono qui, le mie gambe mi hanno portata da lei, da Eveline.

Entro dentro questo posto freddo, triste e macabro e mi dirigo verso mia sorella.
Appena mi fermo a leggere il suo nome e cognome, cado per terra, sbattendo le ginocchia.
Le lacrime iniziano a scendere ininterrottamente sul mio viso e il mio respiro si blocca.

"Evie ho bisogno di te", piango come una bambina.
"Vieni qui, ti prego", mi asciugo le lacrime.

Ma loro continuano a scendere.
Ormai ho dato inizio ad una cascata infinita.
Il mio dolore sta uscendo fuori, tutta la mia tristezza sta vendendo a galla.
Non potevo più tenere tutto dentro, é durato fin troppo.
Devo sfogarmi, ne ho bisogno.

"É successa una cosa ad Ariel, ma non so cosa! Abbiamo litigato e io sono scappata, come sempre no?", guardo questa lapide gelida.
"É una cosa grave, lo so, lo sento! Ma lei non vuole parlare! Perché non vuole farlo? Perché ha detto quelle cose?", continuo a piangere.
"Era irriconoscibile, Evie! Non si é mai comportata così! Non so che cosa le é preso! Mi spezza il cuore vederla così! Aiutami tu, ti prego. Aiutami a capire il suo problema", mi alzo.

Asciugo tutte le mie lacrime e prendo un bel respiro.
Chiudo gli occhi e cerco di fare mente locale.

"Posso farcela", sospiro.

Apro gli occhi e guardo per l'ultima volta il suo nome e cognome.

"Ciao mia stella luminosa", le mando un bacio volante e decido di uscire da questo posto.

Mi dirigo verso casa mia, con le mani in tasca e la testa china.
Mille domande continuano a ronzare nella mia mente, domande senza una risposta.

Arrivo nel mio quartiere e passo accanto al parco.
Attraverso la strada per andare verso casa, quando vado a sbattere contro qualcuno.

"Mi scusi", mi alzo.
"No, é stata colpa mia. Dovevo spostarmi, ma non ho avuto il coraggio di andare avanti", nel sentire questa voce mi blocco.

É la sua, ne sono sicura.
La riconoscerei lontana chilometri.
Ma per essere sicura, alzo la testa e lo vedo.
É proprio lui.

La sua altezza e il suo fisico, sono sempre gli stessi.
I suoi capelli neri fanno da contrasto con i suoi meravigliosi occhi marroni.
Le sue grandi labbra sono serrate e la mascella rigida.
Indossa un paio di pantaloni blu scuro e un maglione nero.
Tipico suo.
Lui non patisce il freddo, é sempre stato la mia stufa vivente.

"Gil, tesoro", sorride.
"Non può essere", spalanco gli occhi.
"Sei davvero tu", accarezza la mia guancia.
"Non toccarmi! Tu non devi essere qui! No, impossibile! Non sei tu!", lascio la presa e inizio a correre.

Corro ancora più forte di prima.
Il fiato si blocca, i miei polmoni chiedono pietà, ma l'adrenalina continua a tenermi in vita.
Arrivo a casa e apro la porta.

"Ragazzina, mi hai spaventato! Ti ho cercata ovunque", si mette davanti a me.
"Tutto bene? Che hai?", afferra le mie spalle.
"Andiamo via Aiden!", lo guardo.
"Via? Perché? Che cosa ti é preso?", é preoccupato.
"Ti prego, portami via da qui! Lui é ritornato!", le lacrime iniziano a scendere sulle mie guance.
"Lui chi? A chi ti stai riferendo ragazzina?", mi guarda attentamente.
"Papà é ritornato", Ariel sbuca da dietro la schiena di Aiden.

Nel sentire questa parola, il mio cuore si blocca.
Cado a terra senza forze ormai, il mio oblio quotidiano inizia a risucchiarmi nel suo vortice infinito.
Il nero inizia a circondarmi e il dolore a divorarmi.
Il mio scheletro nell'armadio si é fatto vivo, ora é qui in carne ed ossa.
Il mio carnefice é qua fuori, la mia rabbia e la mia delusione, sono ritornate.
Lui é qui, mio padre é ritornato a casa mia.

Aiden si mette davanti a me e afferra le mie guance.
Mi guarda con occhi preoccupati e inizia a sussurrare diverse parole, ma io non riesco a comprendere il loro significato.
Sono troppo confusa, troppo spaesata.
L'unica cosa che riesco a sentire é il rumore del campanello.

Il mio corpo sobbalza e le orecchie iniziano a fischiare.
Il cuore arriva fino alla mia gola e il mio respiro si blocca.
I ricordi iniziano ad appesantire la mia mente e il dolore a tagliuzzarmi in piccoli pezzetti.

"Non aprire quella porta", riesco solo a sussurrare questa frase.

Ma ormai é troppo tardi.
Il mio problema é proprio dietro di me, il mio mostro quotidiano é qui, sento il suo profumo, il suo respiro, percepisco il suo cuore battere, sento ogni suo muscolo irrigidirsi, sento il suo sguardo su di me, insomma sento tutto, sento lui.

Ormai é qui, non posso più scappare.
Il mio passato mi sta perseguitando, vuole rivedermi, vuole riaprire le mille ferite ancora aperte.
Ho già perso tutto, non ho più la forza necessaria per andare avanti.

Lui é qui e non so cosa fare...

{Prendimi per mano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}

Ciao amici lettori❤️

Come state? La vostra settimana é andata bene?🙏🏻

La scorsa settimana vi avevo anticipato una cosa é ora vi ho svelato la persona misteriosa🥺

Avete pensato al padre di Abigail o ad un'altra persona?🤔

Ariel ha reagito in un modo alquanto bizzarro e la frase finale ha chiarito la situazione🤔
A quanto pare lei sapeva già l'identità di questa persona?

Secondo voi cosa é successo?🤷‍♀️

Abigail é crollata e ha avuto una reazione disastrosa😭secondo voi riuscirà a rialzarsi?

Perché suo padre é ritornato?🤔

Che cosa vuole da lei e dalla sua famiglia?😭

Nel prossimo capitolo succederanno diverse cose, secondo voi saranno positive o negative?🤷‍♀️

Arriverà qualche piccola gioia nella famiglia di Abigail?🤔

Poi un'altra cosa🙈Aiden ha avuto una determinata reazione nel vedere le foto di Eveline, secondo voi dirà la verità ad Abigail?🤔

Anche lui é molto triste, preferisce tenere tutto dentro, ma questo comportamento non é dei migliori🥺

Cosa ne pensate del capitolo?🤔

Vi é piaciuto?❤️

Ormai ci stiamo avvicinando verso la fine e volevo anche comunicarvi che ormai mancano pochi capitoli🥺
Il massimo sarà di 50🥺ma sto pensando di scrivere anche un capitolo extra?🤔

Secondo voi é una buona idea?😍

Ho già qualcosina in mente❤️🤭

Nei prossimi capitoli svelerò la tanto attesa verità e non vedo l'ora di leggere i vostri commenti❤️

Grazie per il vostro sostegno, non vi ringrazierò mai abbastanza😍abbiamo iniziato questo percorso insieme e lo concluderemo insieme❤️🥺

Aspetto le vostre teorie😍

Buon weekend, al prossimo capitolo❤️

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