Capitolo 4

"Allora? Stiamo aspettando", Stella fa avanti e indietro nella stanza.

Io sono seduta sul mio letto, mentre Ariel ed Ariana sono sedute per terra a gambe incrociate.

"Devo farlo per forza?", la guardo.
"Ora, Abigail Watson", mi punta il dito contro.

Okay, é su tutte le furie.
Meglio raccontarle tutto, altrimenti scoppierà la terza guerra mondiale con lei.
Chiudo gli occhi e prendo un bel respiro.
Dopo essermi calmata e dopo aver fatto mente locale, inizio a raccontare tutto.

"Perché non hai chiamato nessuno?", Ariel si alza in piedi arrabbiata.
"E chi potevo chiamare? Sarebbe stata la mia parola contro la loro", stringo i pugni.
"Allora perché non sei venuta da noi?", Stella gesticola.
"Perché Aiden mi ha trascinata via con lui, non ho nemmeno avuto il tempo di metabolizzare la cosa che ero già fuori dal campus", le guardo.
"E poi chi vi ha raccontato l'accaduto?", osservo una ad una.
"Mio fratello Liam", interviene Ariana.
"Da chi lo ha saputo?", domando.
"Dopo la vostra sparizione, i ragazzi sono andati in infermeria a medicare il ferito. Le persone lo hanno visto e hanno fatto domande. I ragazzi, arrabbiati, hanno raccontato tutto e Liam ha sentito. É corso subito da me e mi ha raccontato tutto e io ho detto tutto alle ragazze", abbassa la testa.
"Scusa", sussurra.

Ma non deve chiedere scusa.
Ha fatto quello che chiunque avrebbe fatto.

"Non ti devi scusare", mi metto a gambe incrociate davanti a lei.
"Ci hai fatto preoccupare", Ariel mi spintona.
"Nessuna chiamata! Nessun messaggio!", Stella é ancora arrabbiata.
"Scusa", mi alzo e vado ad abbracciarla.

Rimane rigida per qualche secondo e poi mi fa sprofondare fra le sue braccia.
Le mie narici vengono invase dal suo dolce profumo alla vaniglia.
Profumo familiare, sa di casa.

"Non farlo mai più", si aggiunge anche Ariel.

Dopo aver sciolto l'abbraccio vado ad abbracciare Ariana.

"Non preoccuparti", sussurro.
"Ci proverò", la sua voce trema.
"Cosa ti é successo?", domando.
"E a te?", ci guardiamo negli occhi.

Lei ha gli occhi lucidi.
I suoi meravigliosi occhi grigi stanno attraversando una tempesta.

Cosa nascondi Ariana?

"Andiamo a dormire", Ariel attira la nostra attenzione.
"Certo, notte ragazze", Ariana ci saluta con la mano e si dirige verso la porta.
"Se vuoi puoi rimanere con noi, Ari", la guardo.
"No, va bene così", sorride debolmente.
"Insisto", le prendo la mano.
"Anche noi", Ariel e Stella si mettono accanto a me.
"Grazie", ci abbraccia.
"Ma si va a dormire, niente casino", Stella punta il dito contro di noi.
"Okay", facciamo il saluto militare e scoppiamo tutte a ridere.

Ormai le ragazze stanno dormendo.
Stella ed Ariel dormono sui loro rispettivi letti, mentre Ariana dorme sul mio.
Abbiamo preso il suo materasso e lo abbiamo posato per terra accanto a lei.
Io ho insistito nel dormire su questo materasso e dopo un lungo battibecco, alla fine Ariana ha ceduto e ha accettato di dormire sul mio letto.

Non faccio altro che rigirarmi all'infinito.
Sto avendo una lotta con le coperte.
Sconfitta mi alzo e guardo l'ora.
Sono le tre del mattino.
Perfetto, fra quattro ore dovrò "svegliarmi".

Mi alzo sbuffando.
Vado in cucina a bere un bicchiere d'acqua.
Decido di andare a fare una passeggiata, i miei pensieri mi tormentano tutto il tempo.
Non faccio altro che pensare ad Ariana e al suo segreto, ad Aiden e al motivo del perché ha scelto me.
Prendo una felpa di Nate e il telefono ed esco dalla stanza.
Esco dal campus e inizio a passeggiare per le strade di Londra.
Non conosco ancora bene la città, mi farò guidare dal mio istinto.

Prendo il telefono e inizio a guardare le foto.
Sorrido nel vedere questa immagine.
Ci siamo io, Ariel e Nate.
Lui ci tiene entrambe in braccio.
In questa foto siamo felici.
Mi manca il mio fratellone.

Senza pensarci entro nei messaggi e gli invio una piccola frase.
Mi manchi.
Lo so che a quest'ora lui é nel mondo dei sogni, ma io ho comunque voluto farglielo sapere.
Mi manca la mia ancora di salvezza.
Lui mi capisce e sa aiutarmi.

Continuo a guardare le foto e mi blocco nel vedere questa immagine.
Ci siamo tutti e con tutti, intendo tutti e quattro.
Ariel é sulla schiena di Nate, mentre io su quella di Eveline.

Il mio cuore si blocca e il mio respiro diventa sempre più veloce.
La vista mi si appanna e mi sento soffocare.

Mi guardo intorno e riconosco quel cancello grande.
Mi appoggio per terra e afferro la testa fra le mie mani.
Non deve succedere, non qui, non ora.

Sono sola.

Inizio a contare, ma le emozioni prendono il sopravvento.
Le mani iniziano a tremare, la gola si secca e questo peso sul petto si fa sempre più pesante.

Ormai ho perso il conto.
Non riesco a concentrarmi.
Piccole goccioline di sudore iniziano a contornare la mia fronte.

É troppo.

"Ragazzina", sento qualcuno scavalcare il cancello.

Si ferma davanti a me.
Mi guarda intensamente negli occhi, mi perdo in quel meraviglioso mare cristallino e sento un po' di sollievo.

"Ascolta la mia voce e guardami negli occhi", si siede davanti a me.
"Conta insieme a me", mi toglie le mani dal viso e intreccia le sue dita alle mie.

Una scarica elettrica fa reagire il mio corpo.

"Uno...due...tre...quattro", inizio a seguirlo.
"Dodici...tredici...quattordici", il respiro sta diventando regolare.
"Trenta", mi sono calmata.

Le mani hanno smesso di tremare e il mio respiro é tornato regolare.
La vista é ritornata normale, infatti riesco ad ammirare meglio i suoi occhi.
La luce notturna illumina il suo viso, il che lo fa sembrare angelico.

I suoi occhi vengono illuminanti e piccole pagliuzze azzurre si colorano di un celeste acceso.
I suoi capelli disordinati sembrano dorati, e piccole ciocche ribelle ricadono sulla sua fronte corrugata.
Le labbra schiuse e rosee sono così grandi da vicino.

"Perché hai avuto questo attacco di panico?", la sua voce mi riporta sul pianeta Terra.
"Non ha importanza", lo guardo intensamente negli occhi.

Solo che non riesco a tenere a lungo il contatto visivo con tale bellezza e allora, imbarazzata, abbasso lo sguardo.

"Non é una risposta", sento i suoi occhi bruciarmi la pelle.

Il suo sguardo penetra al mio interno, fino a farmi tremare persino le ossa.

"Per me lo é. Grazie per l'aiuto", mi alzo irritata.
"Per me no", si alza e si mette davanti a me.

Mi sta bloccando la strada.
Una rabbia improvvisa inizia ad attraversare il mio corpo.
Questo ragazzo mi manda in bestia in qualche secondo.

"Non mi interessa. Ora, spostati", alzo lo sguardo per guardarlo.
"Non voglio", i nostri occhi si fondono.
"Non mi importa quello che vuoi", lo sorpasso.
"Quanto sei irritante", sbotta.
"Sapessi tu", stringo i pugni e mi giro a guardarlo.

Si passa una mano fra i capelli e inchioda nuovamente i suoi occhi nei miei.

"Ti accompagno in camera", ringhia sorpassandomi.

La gentilezza in persona proprio.
Continua a camminare davanti a me e non mi degna nemmeno di uno sguardo.

Ma chi se ne frega delle sue attenzioni?

Perché mi importa essere osservata da quei meravigliosi occhi azzurri?

Okay!
Basta, Abby.
Ritorna lucida.

Siamo arrivati.
Lui si ferma davanti alla mia porta e continua ad ignorarmi.
Mi avvicino e metto la mano sulla maniglia.

Mi mordo il labbro inferiore e decido di girarmi verso di lui.
Mi fermo davanti a lui e alzo lo sguardo.

"Grazie per prima", parlo.

Appena sente la parola grazie inizia, finalmente, a guardarmi negli occhi.
Rimaniamo così per qualche secondo, ma visto che non ha intenzione di rispondere o di controbattere, ci rinuncio.
Gli giro le spalle e apro la porta.
Entro e mi giro ancora verso di lui.
Continua a fissarmi senza proferire parola.
Ormai delusa, lo guardo un'ultima volta, per poi chiudere delicatamente la porta.

Mi metto sotto le coperte e finalmente mi addormento con i suoi occhi impressi nel mio cervello.

"Abby, svegliati", sento la voce di Ariel.
"É tardi! Muoviti", ora é Stella.
"Okay, lo hai voluto tu", mi ritrovo per terra con il materasso e le coperte sopra di me.
"Ma che fate?", le guardo male.
"Lo hai voluto tu, mia cara", Stella mi fa l'occhiolino.
"Certo", mi alzo e sistemo il tutto.

Toc toc toc

"Vado Io", Ariel va ad aprire la porta.
"Entra pure, Abby non si é ancora preparata", mi guarda male.

Roteo gli occhi.

"Giorno Ari", la saluto con la mano.
"Giorno", si siede sul mio letto.
"Oggi dopo il lavoro andiamo a fare shopping", propone Stella entusiasta.
"Scordatelo", sbuffo.

Non mi piace fare shopping.
Odio passare intere ore in giro per i negozi a cercare vestiti che non troverò mai.

"Tu verrai, punto e basta", mi punta il dito contro.
"Abbiamo bisogno di un po' di svago", si spruzza il suo profumo.
"Ti correggo. Tu hai bisogno di un po' di svago", prendo dei vestiti.
"Odiosa", mi fa la linguaccia e io ricambio.

"Finalmente", Ariel si alza dal letto.
"Ci metti sempre una vita", Stella prende il suo zaino.
"Da che pulpito", spintono sia Ariel e sia Stella.

Ricevo un'occhiata omicida ed usciamo dalla stanza.

"Conosci qualche centro commerciale, Ari?", domanda Stella.
"A me piace molto Harrods, hai una vasta scelta", sorride.
"Perfetto! Uscita fra ragazze", Stella prende a braccetto Ariana.
"A te piace fare shopping?", domanda Ariel.
"Certo", risponde Ari.
"Benissimo! Avrò un'altra compagna", Stella sorride.
"Questo vuol dire che posso venire anche io?", domanda Ariana timidamente.
"Era sottinteso, Ari! Tu ormai sei nostra amica", la guardano.
"Grazie", sorride.
"E io che pensavo di avere una compagnia anti-shopping", metto il broncio.
"Scusa", risponde imbarazzata.
"Non ti devi scusare, Ari", sorrido.

Ci fermiamo davanti alla nostra classe.
Per ora non é arrivato nessuno e per di più, l'aula é chiusa a chiave.

Inizio a guardarmi intorno quando noto due occhi azzurri scrutarmi.
Come sempre é accompagnato da quei due ragazzi, più la rossa.
Ricevo un'occhiata di disappunto da parte sua ma non ci faccio caso.
Si fermano tutti davanti a me.

"Buongiorno, piccola Abby", sorride.
"Giorno Shawn", lo guardo con sguardo interrogativo.

Da quando in qua tutta questa confidenza?

"Io sono Archie Evans", si presenta il ragazzo dagli occhi neri.
"Abigail Watson", stringo la sua mano.
"Ora che avete finito con le presentazioni, ragazzina vieni con me", freddo e distaccato come sempre.
"Perché scusa?", incrocio le braccia.

Aiden rotea gli occhi e poi mi afferra la mano e inizia a trascinarmi con lui.

"Vuoi smetterla con queste maniere?", sbotto.
"Zitta per una buona volta", lo sento sbuffare.

Apre una piccola porta rossa e mi catapulta al suo interno.
L'odore di ammoniaca e detersivo al limone invade le mie narici.
Mi guardo intorno.
É una stanzetta piccola, ospita l'aspirapolvere, stracci, scope, secchi e diversi detersivi.
Sarà lo sgabuzzino del bidello.

"Perché mi hai portata qui?", domando irritata.
"Girati e chiudi gli occhi", mi guarda.
"Scordatelo", lo guardo male.
"Sei proprio irritante", mi gira con forza.

Sposta i miei lunghi capelli su un lato e sento il rumore di una cerniera.

"Che vuoi fare?", domando.
"Chiudi gli occhi e la bocca", sento richiudere la cerniera.

Sospiro e chiudo gli occhi.

"Hai gli occhi chiusi?", domanda.
"Sì", sbuffo.
"Okay", sento qualcosa di freddo a contatto con il mio collo.

Una piccola catenella inizia a farmi il solletico mentre Aiden cerca di fare qualcosa.

"Fatto", mi gira verso di lui.
"Puoi aprirli", faccio come ha detto.

Abbasso lo sguardo e guardo la collana al mio collo.
Ha inciso un nome in corsivo.
Guardo meglio la scritta e leggo Aiden.

"Perché ho il tuo nome?", domando.
"Perché tutti devono sapere che sei mia", calca molto l'ultima parola.
"Certo, tu e la tua mania", roteo gli occhi.
"Non ti piace?", si abbassa alla mia statura.

Il cuore inizia a prendere vita, battendo all'impazzata e le farfalle nello stomaco iniziano a svolazzare ininterrottamente.

"É carina", cerco di rimanere lucida.
"Carina? Tutto qui?", sbuffa.
"Sì, tutto qui. Ora posso uscire?", indico la porta.
"Vuoi già andare via?", mi perdo all'interno di quelle piccole fessure azzurre.
"Sì", rispondo.
"Perché?", insiste.
"Mi irriti", abbasso lo sguardo.

Perché non riesco a mantenere il contatto visivo con lui?

Perché il mio cervello va in tilt?

"Anche tu", si sposta.

Avanzo verso la porta, metto la mano sulla maniglia, quando lui appoggia la sua sulla mia,
un brivido percorre la mia schiena.
La sua mano é così grande e calda.

"Stasera ti aspetto da me", sento il suo respiro sul mio collo.

Si é nuovamente abbassato alla mia statura.
Inizio a non reggere questa situazione.
Ogni volta che lo fa non sento più le gambe.
Non so perché, ma il suo avvicinamento mi manda in crisi.

"Devo uscire con le ragazze", rispondo.
"Stasera da me", apre la porta e finalmente riesco a respirare.

Mi sorpassa e poi si gira verso di me.

"Non farmi aspettare", sorride e poi se ne va.

Quanto può essere irritante?

Sbuffo e decido di andare dalle ragazze.
Non sono più davanti alla classe.
Osservo meglio la porta ed é aperta.
Entro in classe e vado a sedermi accanto a loro.

"Cosa vuol dire questo?", Ariel indica la collana.
"Mania di potere", roteo gli occhi.
"Toglitela!", una chioma rossa si posiziona nel mio raggio visivo.
"Perché scusa?", la guardo male.
"Perché tu non appartieni a lui", stringe i pugni.
"Secondo la tradizione sì", incrocio le braccia.

Non sopporto questa ragazza!

"Non mi interessa niente della tradizione! Tu non hai il diritto di portare al collo il suo nome", mi guarda male.

Se continua a guardarmi così, i suoi occhi le usciranno dalle orbite.

"É stata una sua decisione", alzo le spalle.
"Stai lontana da lui", mi punta il dito contro e se ne va.

Mi giro verso le ragazze nervosa.

"Cosa?", le guardo.
"Hai appena difeso Aiden?", domanda Stella.
"Io non ho difeso nessuno! Ho solo detto la verità", alzo le spalle.
"Certo", sorride maliziosamente.

Lascio perdere i loro sguardi e prendo il cellulare in mano.
Ho ricevuto un messaggio.

Da Nate❤️:
Anche tu principessa.

Sorrido nel leggere il suo messaggio, ma soprattutto quel piccolo nomignolo che solo lui usa per me.
Blocco il telefono e inizio a prestare attenzione alla lezione, visto che ormai il professore ha iniziato a parlare.

Dopo aver finito il nostro turno di lavoro, ci dirigiamo verso Harrods.
Quando arriviamo davanti a questo edificio, rimango a bocca aperta.
É davvero stupendo ed elegante.

"Entriamo", Stella sorpassa tutte.

Appena entriamo i miei occhi iniziano a brillare.
Ci sono vari reparti pieni di dolci provenienti da un sacco di posti.

"Io rimango qui", guardo le ragazze.
"Lo sapevo. Ti aspettiamo sù", Stella sorride.

Ariel, Stella ed Ari spariscono dalla mia visuale e mi concentro sui dolci.
Questo é il mio mondo.
Sorridendo mi dirigo verso vari banconi.
Inizio a studiare tutti i dolci e senza una scelta in particolare, decido di prenderne un po' da tutti i banconi.

Vado verso il primo.

"Cosa desidera?", una ragazza si ferma davanti a me.
"Una dozzina di macaroons, quattro fette di red velvet, mezzo chilo di queste caramelle rotonde al cioccolato e quattro fette della princess cake", sorrido.
"Arrivano subito", sorride anche lei.

Inizia ad impacchettare la mia gioia.
Prendo il portafoglio in mano, aspettando il prezzo.

"Ecco a te", mi porge la busta.
"Grazie", la prendo.
"Sono ventidue sterline", mi guarda la ragazza.

Inizio a prendere i soldi dal portafoglio quando...

"Grazie, ecco il resto", una mano muscolosa afferra il resto.
"Arrivederci", sento la sua voce.

Alzo la testa e lo guardo.

Cosa ci fa lui qui?

E perché ha pagato al mio posto?

"Non dovevi farlo", stringo la busta.
"Mi sarebbe bastato un grazie", alza le spalle.
"Grazie, ma non era necessario", lo sorpasso.
"Possibile che tu debba sempre rovinare tutto?", si mette accanto a me.
"Sì", affretto il passo.

Davanti a me si presentano delle scale.
Inizio a salire quando sento il suo sguardo lungo la mia schiena.

"Devi proprio seguirmi?", mi fermo non appena ho finito di salire le scale.
"Avevo una bella visuale", sorride maliziosamente.
"Pervertito", gli tiro un pugno sulla spalla e poi inizio a cercare le ragazze con lo sguardo.

Inizio a camminare e la mia attenzione viene attirata dalla disposizione.
Ci sono vari settori con vari vestiti di marche diverse, tutte costose.

Dopo varie osservazioni, riesco a vedere una chioma lunga nera.
Mi dirigo verso di lei.
Leggo la scritta di questo reparto: Michael Kors.
Okay, non posso decisamente permettermi di comprare nemmeno una piccola borsa.

"Eccoti finalmente", Ariana sorride.
"Scusa, la scelta é stata dura", alzo la busta.
"La scelta o la compagnia?", indica Aiden.

Mi giro ed é ancora dietro di me.

"Sei uno stalker?", incrocio le braccia.
"Assolutamente no", si siede accanto ad Ariana.
"Vado a guardare dei vestiti", mi allontano.

É vero, non mi piace fare shopping, ma per sfuggire dal suo sguardo magnetico, ho preferito andare via.

Cammino osservando i vestiti.
Sono davvero belli.
Ma la mia attenzione viene catturata da uno in particolare.

É nero e lungo.
Ha uno scollo a cuore con delle spalline sottili.
Lo tocco e il tessuto é così morbido e leggero.
Guardo meglio e si presenta una spaccatura lungo la gamba.
É magnifico.

"Ti piace?", sobbalzo a causa dello spavento.
"Ma che problemi hai?", metto la mano sul petto.
"Sempre gentile", si mette davanti a me.
"Mai quanto te", lo sfido.
"Ti starebbe bene", guarda il vestito.

Sento le guance andare a fuoco.
Non mi aspettavo questo piccolo complimento.

"Grazie, ma non mi interessa", tolgo la mano e dico addio a quel meraviglioso vestito.
"Ne sei sicura? I tuoi occhi raccontano altro", sorride.
"Ti sbagli. Non mi conosci", incrocio le braccia.
"Non é difficile notare il tuo luccichio, come per i dolci", li indica.

Istintivamente stringo la busta.

"Convinto tu", inizio a camminare.

Mi giro e di Aiden nessuna traccia.

Sarà andato via?

Vado dalle ragazze.

"Finito?", guardo Stella con varie buste in mano.
"Certo, andiamo a mangiare", sorride.
"Finalmente", ad Ariel le si accendono gli occhi.
"Dove volete andare?", domanda Stella.

Io ed Ariel ci guardiamo negli occhi per poi guardare Stella.

"No, vi prego", fa la faccia da disperata.
"Oh, sì invece", rispondo.
"Si va al Burger King", Ariel batte le mani felice.
"Ti piace Ari?", domando.
"Scherzi? É il mio posto preferito", sorride.
"No", Stella fa il labbruccio.
"Forza, noi abbiamo seguito te, ora tu devi seguire noi", le mando un bacio volante.
"Beh, hai ragione in fondo", sbuffa.

"Che buono", Ariel ha gli occhi a cuoricino.
"A chi lo dici?", la seguo.
"Ari?", Stella cerca una speranza in lei.
"Solo amore", mangia contenta il suo hamburger.
"Siete delle cause perse", Stella sorride.
"Ehy, non offendere questo posto", le punto una patatina.
"Sto tremando", iniziamo a ridere.

Dopo aver finito di mangiare, ritorniamo al campus.

"Vi va di guardare un film insieme? Abbiamo anche i dolci", propongo.
"Ci sto", risponde Ariel.
"Okay", rispondono Stella ed Ariana.

Entriamo in camera.

Stella posa i suoi vestiti, mentre io metto su diversi piatti i dolci che ho preso.
Mentre li sistemo mi viene in mente Aiden.

Dove sarà andato?

Dopo aver visto il vestito é sparito nel nulla.

Ah, ma chi se ne frega.
Almeno credo...

Prendo i piatti e vado in camera.

"Così mi farai ingrassare", Ariana osserva i dolci.
"Ti piacciono?", poso i piatti su un tavolino accanto ai letti.
"Li adoro", afferra un macaron.
"Ottima scelta", ne prendo uno anche io.

Prendo il telefono e guardo l'ora.
Sono le dieci di sera.

"Possiamo andare a dormire tardi, domani é sabato", Ariel prende una caramella al cioccolato.
"Sì, ma dobbiamo andare a lavorare", Stella fa la stessa cosa.
"Iniziamo alle dieci", le guardo.
"Hai ragione", iniziamo a ridere.
"Ragazze, devo andare a fare una cosa", mi alzo.
"Va bene", risponde Ari.
"Salutaci il tuo ragazzo", ridono Ariel e Stella.
"Non é il mio ragazzo", tiro dei cuscini ad entrambe.

Ridendo mi salutano ed io esco dalla stanza.

Non so perché, ma non riesco a stargli lontana.
Mi dirigo verso l'area maschile.
Quando arrivo mi blocco, mi vengono in mente quelle scene e mi irrigidisco.

"Piccola Abby, cosa ci fai qui?", qualcuno mi scuote.
"Devo andare da Aiden", lo guardo.
"Allora andiamo insieme, io sono con lui in camera", iniziamo a camminare.

Dei ragazzi iniziano a fissarmi.
Altri scappano e altri mi guardano male.
Senza farci caso inizio a stritolare il braccio di Shawn.

"Tutto bene, piccola Abby?", domanda.
"Sì", sussurro.

Possibile che lui non sappia niente?

"Eccoci qui", apre la porta.
"Finalmente amico, stavo morendo di fame", Archie si presenta con una tuta nera e a petto nudo.
"Ciao, piccola Watson", sorride.

Okay, ripeto, tutta questa confidenza?

"Ciao", lo saluto con la mano.
"Il bagno é libero", esce un Aiden versione magnifica.

É a petto nudo e indossa un asciugamano dalla vita in giù.
I suoi addominali scolpiti mi mandano in tilt.
I suoi capelli disordinati gocciolano sul suo meraviglioso viso.

"Allora sei venuta", mi fissa.
"Sì", sento mancare il respiro.
"Arrivo fra un secondo", apre il suo armadio.

Prende dei vestiti e si richiude in bagno.

"Dammi la pizza", Archie va da Shawn.

Solo ora mi rendo conto che aveva tre pizze in mano.

Shawn ed Archie vanno in cucina e io rimango da sola.

"Ci hai messo del tempo", Aiden esce dal bagno.

Indossa una tuta grigia con una canottiera nera che fa vedere le sue grandi e muscolose braccia.

"Ho avuto da fare", deglutisco pesantemente.
"Domani non prendere nessun impegno", va verso il suo armadio.
"Perché?", domando confusa.
"Verrai con me ad un incontro", afferra una grande scatola bianca.
"Che tipo di incontro", insisto.
"Ad una festa", posa la scatola sul letto.
"Perché non chiami la tua rossa?", incrocio le braccia.
"Gelosa, ragazzina?", avanza verso di me.
"Assolutamente no! Ma lei sembra più adatta a questo evento", lo guardo.
"Io voglio te, tu sei mia e devi obbedire", mi accarezza la guancia.

Il mio corpo reagisce anche stavolta.
Ad ogni tocco o contatto, il mio corpo reagisce.

"Come ti pare", abbasso lo sguardo.
"Okay", toglie la mano.
"Ma non ho nulla di adatto", rispondo.
"Apri", indica la scatola.

Mi avvicino e metto le mani sulla scatola.

"Non é una bomba, vero?", mi giro a guardarlo.
"Che esagerata, apri", sorride e si presentano due fossette ai lati della bocca.

Apro e rimango a bocca aperta.
É lo stesso vestito che ho visto stasera ad Harrods.

"Ti piace, vero?", domanda.
"É bellissimo, grazie", senza pensarci lo abbraccio.

Le mie narici vengono invase dal suo profumo che ricorda la brezza marina.

"Allora avevo ragione che ti piaceva", mi stringe.

Sento il suo cuore battere e calore sulla mia schiena.
Dopo mi rendo conto dello sbaglio che ho fatto.

"In realtà non mi piace", lascio la presa.

Sento subito freddo e una mancanza improvvisa, ma caccio via questa sensazione.

"Certo, come no", sorride.
"Grazie, ti sarà costato una fortuna", lo osservo.
"I soldi non sono un problema per me e poi non preoccuparti", si mette davanti a me.
"Verrò a prenderti alle otto di sera, sii puntuale", sorride.
"Okay", chiudo la scatola e la prendo.
"Grazie, notte Aiden", lo guardo.
"Figurati, notte ragazzina", chiudo la porta.

Nella mia testa rimane impresso il suo sorriso, nel mio cuore il suo calore e nelle mie narici il suo meraviglioso profumo.

{Prendimi per mano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}

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