Capitolo 38

Esco di casa con le mie amate cuffiette e inizio a camminare.
Oggi fa alquanto freddo, più del solito.
Ormai la neve é diventata la mia accompagnatrice quotidiana.
Da quando sono tornata a casa non fa altro che nevicare, ma io adoro la neve.
Amo il colore bianco candido che contorna la mia amata città.

Alzo il volume della musica e continuo il mio cammino.
Stasera Ariel e Stella arriveranno a casa.
Questi sette giorni sono passati alquanto in fretta e tutto questo é successo grazie a mio fratello.

Dopo aver sentito tutta la verità mi ha supportata e sostenuta.
Non avevo voglia di uscire di casa, sono rimasta chiusa in camera mia per tutto il giorno.
Nate non era d'accordo con la mia decisione e allora mi ha costretta ad uscire fuori.

Come ha fatto?

Semplice, mi ha rubato il telefono e il computer.
Senza tecnologia non potevo fare granché in camera e così sono uscita.
Dalla mia stanza sono passata al soggiorno, ma Nate non si é fermato.
Mi ha preso con la forza, mi ha caricata sulle sue spalle e mi ha portata nella nostra officina, in quel posto troppo doloroso per me.
E visto che non sono riuscita a fare niente lì, mi sono "trasferita" in pasticceria.

Ammiro davvero tanto Nate, io al suo posto avrei venduto la sua officina, troppi ricordi, troppo dolore.
Ma Nate é andato avanti e si é rimboccato le maniche.
Lui é cresciuto in quella officina, aiutava sempre nostro padre e il suo sogno é sempre stato quello di diventare come lui, anzi di superarlo.

"Io sarò il miglior meccanico in tutta Birmingham, anzi no, in tutta l'Inghilterra", ripeteva sempre questa frase quando era piccolo.

Infatti aveva ragione, Nate é il miglior meccanico qui in città.
Questa orribile officina ha preso vita grazie a lui, é cambiata, é diventata migliore.

Ma per me il dolore é ancora troppo grande, troppo insopportabile da gestire.
Infatti non riesco a superare l'uscio della porta principale.
Gli attacchi di panico prendono il sopravvento e il dolore mi schiaccia la testa e il cuore.

Questa é stata la mia reazione quando Nate mi ha portata in quel posto qualche giorno fa.
Appena ha visto la mia reazione mi ha subito portata in pasticceria dalla mamma.

Arrivo davanti alla porta e nel leggere la sua insegna, un sorriso spontaneo spunta sulle mie labbra.

Paese delle meraviglie, questo é il suo nome.

Io e i miei fratelli abbiamo deciso di chiamare così il posto di mamma.
E questo nome si addice perfettamente, mia mamma é una grandissima pasticcera.
La più conosciuta, ha vinto un sacco di concorsi e si é persino aggiudicata il titolo di miglior pasticcera dell'Inghilterra.

I suoi dolci vanno subito a ruba, é il sogno di ogni bambino, di ogni persona.
Le code sono lunghe chilometri e il caos che si crea all'interno del negozio ti porta un mal di testa atroce, ma al tempo stesso ti porta un senso di soddisfazione incredibile.
Sono orgogliosa di lei, orgogliosa di essere sua figlia.

Entro dentro e la tranquillità mi accoglie.
Afferro il telefono e blocco la musica e poi guardo l'ora.
Sono esattamente le 7:15, perfetto ho del tempo per sistemare il tutto.
La pasticceria di mamma apre alle 8:30 e chiude alle 18:30.
Aperta sette giorni su sette.

Chiudo la porta e inizio ad osservare questo meraviglioso posto.
Il pavimento bianco lucido é pulito, anzi immacolato.
Davanti a me si presentano diversi tavoli rotondi di colori diversi, le sedie, invece sono bianche.
Alla mia destra, sul muro, ci sono una infinità di foto e lettere fatte e ricevute nel corso degli anni.

Adoro questa parte, rende così viva e reale la pasticceria.
É sempre bello osservare la felicità sul volto dei bambini, rende felice anche me.

Alla mia sinistra, si trova un grande e lungo bancone gigante rettangolare.
La base é di acciaio inox e al suo interno ci sono una infinità di dolci, coperti da un vetro trasparente.
Solo i commessi possono aprirlo dalla loro posizione, chi é davanti può solo ammirare i dolci.

Dietro al bancone, un grande scaffale di legno, copre tutto il muro.
Al suo interno ci sono piatti, bicchieri, posate, tovaglioli, insomma tutto il necessario per mangiare qui in pasticceria.

Accanto allo scaffale, abbiamo una porta bianca con un piccolo vetro rotondo che attira l'attenzione ma che non mostra niente in particolare.
Oltre questa porta, si trova il mondo di mia mamma.
A destra ci sono sei forni, posizionati a coppie di due su tre file.
Dopo di essi, un lungo piano rettangolare ospita diversi cassetti sopra e sotto, con all'interno tutto il necessario per fare i dolci.
A sinistra abbiamo una grande cella frigorifera e accanto ad essa una grande dispensa con all'interno tutti gli ingredienti.
Mentre al centro della stanza, una grande isola, ora pulita e immacolata ospita tutte le opere di mia mamma.

Alla fine della stanza, un'altra porta ospita la stanza del personale.
Al suo interno abbiamo diversi scaffali e qualche divano posizionati accanto alle pareti.
Mentre a sinistra abbiamo un bagno.

Accendo la luce e attraverso la cucina ed entro nella stanza del personale.
Mi dirigo a destra, apro l'ultimo scaffale e prendo un grembiule lungo bordeaux.
Ognuno di noi ha un grembiule di un colore diverso con varie scritte.
Io ho qualche dedica scritta da parte di qualche bambino e vari cuoricini qua e là.

Allaccio il grembiule e mi dirigo verso il bagno.
Afferro l'elastico e inizio a guardarmi allo specchio posizionato sopra al lavandino.
Faccio una coda perfetta e dopo essermi specchiata un'ultima volta, esco e mi dirigo verso la cucina.

Accendo la luce e mi dirigo verso la dispensa, afferro vari ingredienti, tra cui farina, zucchero, lievito e così via.
Li posiziono sulla grande isola al centro della stanza e mi dirigo verso la cella frigorifera.
Afferro le uova e altre cose e le posiziono nuovamente sull'isola.

Dopodiché vado nuovamente verso la stanza del personale.
Apro l'armadietto di Melissa e afferro le sue due piccole casse nere.
Esco e le posiziono sul piano accanto ai forni.
Collego il mio telefono alle casse e faccio partire la musica.
Non riesco a cucinare senza ascoltare la musica, mi rilassa, mi diverto.

Inizio a preparare i dolci e un sorriso spontaneo mi spunta sul viso.
Posiziono l'impasto su una teglia e la metto all'interno dei forni.

Dopodiché vado verso l'interno della pasticceria e inizio a lavare il pavimento e il bancone.
La musica rimbomba all'interno di queste pareti, ma la mia mente continua a viaggiare.

Finisce una canzone e parte "I'm ready" di Demi Lovato e Sam Smith.
Appena parte il ritornello, lancio lo straccio all'interno del bancone e mi dirigo a tutta velocità verso il telefono.
Lo afferro e stoppo la canzone.

Il cuore inizia ad accelerare e la mente a viaggiare.
Inizio a sentire freddo e il profumo di Aiden riprende vita all'interno delle mie narici.
La nostalgia si fa sentire e la voglia di avere le sue braccia intorno al mio corpo, mi tortura.

Sono venuta qui per dimenticarlo, ma non ci sono riuscita, anzi, ho ottenuto il contrario.
Penso sempre a lui, mi manca e tanto.

Lo voglio rivedere, voglio avere i miei occhi incastrati nei suoi, sentire il suo calore solleticarmi la pelle, i suoi abbracci riscaldarmi l'anima, il suo profumo annebbiarmi la mente, le sue dolci frasi incastrate nelle mie orecchie, voglio riavere il batticuore, voglio sentirmi viva, apprezzata, rivoglio accanto a me questo ragazzo.

Non voglio ammetterlo, ma mi manca, Aiden Walker mi manca come l'aria.
Non posso stare senza di lui e questa cosa mi spaventa, ormai dipendo da lui, é diventato il mio punto di riferimento.

Sbuffo e mi asciugo le lacrime.
Ogni volta che penso a lui, queste maledette lacrime iniziano a scendere sulle mie guance.
Odio questa cosa, odio l'effetto che mi ha creato questo ragazzo, non lo sopporto.

"Cosa ci fai qui così presto?", la voce di mia mamma mi fa sobbalzare.

Mi giro verso di lei e come al solito, rimango sempre incantata dalla sua bellezza.
É alta e slanciata, i suoi lunghi capelli biondo cenere sono raccolti in uno chignon ordinato, i suoi grandi occhioni azzurri sono contornati da una linea sottile di eye-liner, le sue lunghe ciglia sono messe in evidenza grazie al mascara e le sue grandi labbra a cuoricino sono lucide grazie al burrocacao.

Indossa un paio di jeans blu scuro che fasciano alla perfezione le sue gambe lunghe e slanciate e che mettono in evidenza la sua vita sottile, da modella.
Una camicetta bianca a maniche lunghe che si posa perfettamente sulle sue forme e una collanina di argento intorno al suo collo.
Su questa catenina ci sono tutte le nostre iniziali, é stato un regalo ideato da tutti, e con tutti intendo tutti e quattro.
Anche Eveline era presente, é stato il nostro ultimo compleanno insieme.

"Tesoro, tutto bene?", avanza verso di me.

Asciuga le mie lacrime e mi sorride debolmente.

"No", balbetto.
"Vieni qui", mi abbraccia.

Anche mia mamma é a conoscenza di tutto.
Dopo aver parlato con Nate, il giorno dopo mia mamma si é presa la giornata libera ed é rimasta con me a casa tutto il giorno.
Mi ha aiutata e sostenuta, le sue dolci parole mi hanno tranquillizzata, i suoi calorosi abbracci mi hanno fatta stare bene.

"Stai ancora pensando a quel ragazzo?", domanda dolcemente.

Faccio di si con la testa e inizio a stringerla ancora di più a me.
Posa la sua testa sulla mia e inizia ad accarezzarmi la schiena.

"Oh, Abby. Sei proprio presa", ridacchia.
"Mamma! Ma cosa dici?", lascio la presa.

Inchiodo i miei occhi nei suoi e inizio a stringere i pugni.

Come può pensare a questo?

Io non sono per niente presa da questo ragazzo!

Semplicemente sento solo la sua mancanza, tutto qui.
Ma solo perché mi sono abituata ad averlo sempre fra i piedi, no?

"La verità, tesoro", incrocia le braccia.
"Vado a lavorare", la sorpasso.

Lei afferra la mia mano e mi tira verso di lei.
Il suo amato profumo al zucchero filato mi fa sorridere, ma cerco di scacciare via questo mio gesto.
Devo essere irritata.

"Questo ragazzo significa qualcosa per te, altrimenti non saresti venuta qui a casa", inizia.
"Ma...",
"La tradizione non c'entra. Sei triste e arrabbiata per colpa sua, tutto qui", mi interrompe.

Mi mordo il labbro inferiore e decido di rimanere in silenzio.
Odio ammetterlo, ma ha ragione.
La tradizione non c'entra niente, io sto male a causa di Aiden.
Lui mi fa male, lui é il mio problema, ma é anche la mia soluzione.
Lascio la presa sbuffando e mi dirigo verso la porta.

"Andrà tutto bene", la voce di mia mamma mi ferma.
"Ne sei sicura?", mi giro verso di lei.
"Dal tuo racconto, ho dedotto che anche questo ragazzo tiene molto a te...",
"Non si é fatto vedere mamma! Nessuna chiamata, nessun messaggio, niente! É passata una settimana e lui é scomparso!", butto tutto fuori.
"Due testardi! Se non si fa vivo lui, fallo tu! Fai tu il primo passo", sospira.
"Mai", mi giro e apro la porta.
"Non andrete lontano così", la sento sbuffare.

Chiudo la porta e continuo a pulire il bancone.
Sono le otto e deve essere tutto perfetto fra mezz'ora.
Mia mamma inizia a portare i dolci e li inserisce all'interno del bancone.
Afferra anche i miei biscotti e li mette accanto ai suoi dolci.

"Mamma, questi non devono essere messi qui", li indico.
"Perché no?", continua a sistemarli.
"Perché li ho fatti io e non sono da esporre. I tuoi dolci devono essere venduti non i miei", cerco di afferrare il vassoio.
"Tesoro, sei mia figlia! Il talento é stato tramandato", mi tira uno schiaffetto sulla mano.
"Aggressiva", faccio il labbruccio.
"Andranno a ruba, esattamente come la tua torta alla nutella", mi fa l'occhiolino.
"La mia torta? Ecco perché non c'era più", roteo gli occhi.
"É piaciuta. Anzi é stato il primo dolce a sparire dal bancone", si mette davanti a me.
"Davvero?", domando.
"Davvero, sei brava tesoro", bacia la mia guancia e svanisce.

Sorrido nel vedere i miei biscotti e al pensiero della mia torta.
Felice ed entusiasta decido di andare in cucina e preparare altri dolci.
Afferro le cuffie e faccio partire la musica.
Mamma viene verso di me e mi estrae una cuffia.

"Come osi?", cerco di fare la melodrammatica.
"Sono le 8:30, la pasticceria é aperta", mi guarda.
"E quindi? Io ho da fare. Tanto fra poco arriveranno anche i ragazzi", alzo le spalle.
"La solita scansafatiche", mi pizzica la guancia e si allontana.
"Questa scansafatiche sta creando dei dolci favolosi", faccio l'altezzosa.
"Ci credo! Ha preso dalla madre", mi fa l'occhiolino e chiude la porta.

Sorrido e ritorno a preparare i miei dolci.
Visto che oggi sono di buon umore, decido di preparare i muffin, i croissant, i bomboloni e perché no, anche qualche torta alla nutella.

Prendo due vassoi in mano e mi dirigo a passo di musica sotto le note di There's nothing holding me back di Shawn Mendes, il mio cantante preferito.
Chiudo le porte dei forni e inizio a canticchiare e ballare.
Afferro uno straccio e inizio a pulire l'isola al centro della sala.
Alzo il volume della musica e continuo a cantare, mi piace molto questa canzone.

Allungo la mano per pulire bene, quando qualcuno mette la mano sulla mia spalla e a causa dello spavento, sobbalzo e mi dirigo verso questa persona.
Alzo la mano e lancio lo straccio e poi focalizzo l'immagine.

"Ma che fai?", toglie lo straccio dalla sua faccia.
"Mi hai spaventata Josh!", incrocio le braccia.
"Scusa tanto", avvicina la mano verso la mia guancia.

Io indietreggio e lui inizia a ridacchiare.

"Tranquilla non mordo", mi guarda.
"Okay", mi fermo.

Poggia il suo pollice sulla mia guancia destra e inizia ad accarezzarla.

"La solita sbadata! Hai sempre la farina sul viso", inizia a ridere.
"Spiritoso", tolgo la sua mano e gonfio le guance.
"Allora cosa stai preparando?", mette le mani sui suoi fianchi.
"Dei dolci. Tu piuttosto cosa ci fai qui? Dovresti aiutare mia mamma", alzo il sopracciglio.

Josh ha la mia stessa età e lavora qui da due anni.
Abbiamo frequentato lo stesso liceo, ma non siamo mai capitati nella stessa classe.
É un ragazzo molto solare e spiritoso.
Il sorriso non manca mai, é una sua caratteristica, questo é Josh.

Ho avuto la possibilità di conoscerlo e di stingere una bella amicizia con lui, ma a causa dell'inizio dell'Università non ci siamo più sentiti.
Ma da quando sono qui, siamo ancora più uniti, ci vediamo ogni giorno durante il lavoro e le ultime tre sere siamo usciti insieme.
Siamo andati al parco e abbiamo parlato per ore e ore.

Accanto a lui mi sento bene, libera, spensierata.
Ma nonostante la sua compagnia, la sera, quando torno a casa, la mia mente va sempre verso una direzione: Aiden Walker.

Lui é sempre presente, é un chiodo fisso.
Stare lontana da lui non mi sta aiutando, anzi sta peggiorando la situazione.
La ferita cresce sempre di più, non riesco a ricucirla, anzi la sto allargando ancora e ancora.
La sua mancanza si fa sentire, mi manca tutto di lui e questa cosa mi irrita.

Odio questa sensazione, odio essere caduta ai suoi piedi.
Mi ha rinchiusa nella sua trappola e non ho la più pallida idea di come uscire da questo casino.

"Abby! Mi stai ascoltando?", Josh sventola la sua mano davanti alla sua faccia.
"Scusa. Stavi dicendo?", muovo la testa.

Con questo movimento cerco di scacciare via il mio chiodo fisso e mi concentro sulla voce di questo ragazzo.

"Pronta per stasera?", domanda.
"Stasera?", domando confusa.
"La solita!", si colpisce la fronte con la mano.
"Smettila! Allora?", colpisco il suo braccio con un pugno.
"Rimpatriata liceale a casa di Melody", risponde.
"Ah", roteo gli occhi.
"Eddai! Non fare così", fa il labbruccio.

Melody é la classica ragazza popolare conosciuta e amata da tutti.
Non abbiamo mai avuto un grande rapporto, diciamo nessun rapporto.
Non scorreva buon sangue fra di noi.

Ha sempre organizzato mega feste a casa sua, scusate, nella sua villa.
É a dieci minuti da Birmingham, in un quartiere di lusso, molto rinomato.
Tutti andavano alle sue feste.

Dopo la fine del liceo, si é inventata una specie di "tradizione".
Ogni anno prima di Natale, di incontrarci tutti insieme a casa sua e passare del tempo insieme.
Questa é la prima festa dopo la fine del liceo.

Mi manca tantissimo, davvero perché é passato così tanto tempo dal nostro ultimo incontro.
Il mio cuore non vede l'ora di battere nuovamente e le mie orecchie di ascoltare nuovamente quella voce irritante.

"A che ora arriveranno Ariel e Stella?", domanda.
"Verso le cinque", rispondo.
"Perfetto! Alle nove davanti a casa vostra", batte le mani contento.
"Non voglio", ribatto decisa.
"Abby non iniziare! Non so cosa ti é successo ma é ora di rialzarsi", incrocia le braccia.
"Ma...",
"Non accetto ma! Ora devo ritornare a lavorare, stasera verrai con me, niente storie", mi punta il dito contro.
"D'accordo", sbuffo.
"Brava bambina", mi bacia la guancia e svanisce.

Odio le feste, non mi piace quell'ambiente!

Ma forse Josh ha ragione.
Se voglio dimenticare Aiden, devo fare cose diverse, delle pazzie.

Bene é deciso!

Stasera mi divertirò!

In fin dei conti sono giovane e devo collezionare tanti bei ricordi.

Il resto della giornata passa normalmente.
Verso le cinque ricevo un messaggio da parte delle ragazze.
Mando la mamma da Ariel e io decido di rimanere in negozio.

Dopo aver finito di pulire la cucina, vado verso il bancone e proseguo con esso.
Ovviamente le pulizie si fanno a ritmo di musica, questa non deve mancare mai.

Dopo aver pulito anche il bancone, alzo la testa e noto la porta di ingresso.
Su di essa abbiamo attaccato una targhetta bianca con la scritta nera.
Noto la scritta chiuso verso di me e mi dirigo subito verso la porta.

"Sempre la solita sbadata", giro la targhetta.
"Meglio", sorrido nel leggere la scritta aperto verso di me.

Dimentico sempre di girare la targhetta.
Vado verso la stanza del personale e apro un grande armadietto vicino alla porta del bagno.
Afferro un grande contenitore rosso e il moccio.
Vado in bagno e riempio il contenitore di acqua, dopodiché afferro il detersivo per pavimenti e ne metto un po'.
Poi afferro il contenitore e il moccio e mi dirigo verso l'entrata per pulire il pavimento.

Passo attraverso la cucina e il campanellino situato sopra la porta, inizia a tintinnare.
Sbuffo pesantemente e apro la porta.

"Siamo chiusi! Non hai letto la scritta?", alzo la testa.

Nel vederlo il mio respiro si mozza e il mio corpo inizia a tremare.
Apro le mani e il moccio, insieme al contenitore pieno d'acqua, cadono per terra provocando un rumore assordante, esattamente come ha fatto il mio cuore.

"Che...che...che ci fai qui?", inizio a balbettare.
"Devo parlare con te, ragazzina", i suoi occhi mi bloccano il cuore.
"Io non voglio", ribatto nervosa.

Inizio ad osservarlo avanzare deciso verso di me.
Indossa un paio di pantaloni neri strappati sul ginocchio, un maglione blu scuro che fascia perfettamente il suo fisico perfetto e che mette in mostra ancor di più i suoi meravigliosi occhi e un paio di Dr Martens nere.

I suoi capelli sono perfettamente pettinati e tirati all'indietro, una leggera barba lo rende ancora più irresistibile e il suo profumo mi fa perdere la cognizione del tempo.

Appoggia la sua mano sulla mia spalla e una scarica elettrica attraversa il mio corpo.

"Non toccarmi!", indietreggio.
"Va bene", alza le mani in segno di resa.
"Ma almeno fammi parlare", inchioda i suoi occhi nei miei.

Gli occhi iniziano a pizzicare e le scene avvenuta una settimana fa, iniziano a ripercorrere nella mia mente.
Inizio a sentire tutto quello che ho provato poco tempo fa, il dolore riprende a divorarmi da dentro e le parole iniziano a soffocarmi.

"Vai via Aiden", pronunciare il suo nome crea una grande voragine dentro il mio cuore.
"Ascoltami ragazzina", afferra la mia mano.
"Non voglio più farlo! Sono stanca delle tue spiegazioni! Cosa ci fai qui? Perché continui a torturarmi?!", sbotto.
"Sono qui per te! Ho pensato a te tutta la settimana! Non riesco a toglierti dalla mia testa! Sei un chiodo fisso per me! E poi voglio chiarire la situazione e raccontarti la verità!", stringe i pugni.
"Quale verità?", socchiudo gli occhi.
"La verità su Anastasia", nel sentire il suo nome i miei occhi cedono.

Le lacrime iniziano a scendere e il dolore continua ad opprimere il mio petto sempre di più.
La terra inizia a mancare sotto i miei piedi e il respiro si fa sempre più debole.

É qui per chiudere tutto, é qui per dirmi addio.
Lui ha scelto, ha preso una decisone e tutto questo é collegato ad Anastasia...

"Non é quello che pensi", mi afferra e inizia a stringermi.

Finalmente riesco a sentire nuovamente le sue braccia intorno al mio corpo.
Sento battere il suo cuore all'impazzata, sento la sua presa, percepisco il suo profumo, sento tutto.
Sento Aiden Walker.

Sono qui, con lui, vicina al suo cuore ed é tutto reale.
Alzo le mani e inizio a stringere il suo maglione all'altezza del suo petto.

"Perché sei qui?", balbetto.
"Per questo", toglie un braccio e lo posiziona dietro la sua schiena.

Afferra il telefono dalla tasca, lo sblocca e dopo qualche secondo, lo posiziona davanti a me.

"Leggi", é deciso.

Alzo lo sguardo e lo guardo perplessa.

"Per favore", mi supplica.

Faccio come richiesto e afferro il suo telefono.
Inizio a leggere varie informazioni riguardo Anastasia e la sua storia.
Leggo e più leggo il mio cuore riprende a battere e un sorriso si forma sulle mie labbra.
Finito di leggere il tutto, mi alzo in punta di piedi e circondo le spalle di Aiden con le mie braccia.
Lui ricambia, avvolgendo le sue braccia intorno alla mia schiena.

Mi dispiace per Anastasia, nessuno merita di essere mentito per tutto questo tempo, ma sono sollevata perché la situazione é cambiata.
Aiden non deve più sposarla, può scegliere, può vivere la sua vita.

Aspettate un momento!

Quando ha scoperto tutto questo?

Perché é ritornato dopo una settimana?

Perché non si é fatto sentire?

E, soprattutto, perché ha baciato Anastasia?

Lascio la presa e mi abbasso.
Alzo la mano e inizio a tirargli un pugno sul braccio.

"Ma che fai?", afferra i miei polsi.
"Perché non ti sei fatto sentire? Perché hai aspettato una settimana? E perché hai baciato Anastasia?", tiro tutto fuori.
"Prima di tutto é stata lei a baciarmi! Mi ha preso alla sprovvista! Stavo venendo da te, quando lei ha afferrato la mia mano e si é catapultata sulle mie labbra. Secondo...",
"Ma tu hai ricambiato", mi dimeno.
"Non é vero! Sei arrivata esattamente nel momento in cui lei ha posato le sue labbra sulle mie! É stata una questione di due secondi!", corruga le sopracciglia.
"Certo! Arrivo sempre al momento sbagliato!", sbuffo.
"Si! E fraintendi sempre tutto!", lascia la presa.

Inizia a fare avanti e indietro davanti a me.
Si passa una mano fra i capelli e la sua acconciatura perfetta svanisce, non esiste più.
Beh, a dire il vero lo preferisco così.

Adoro i suoi capelli disordinati, rappresentano lui, il suo essere ribelle e unico nel suo genere.
Riesco a riconoscerlo grazie ai suoi capelli ribelli, si distingue grazie ad essi.

"Continua allora!", stringo i pugni.
"Volevo venire da te, ma sono stato bloccato!", alza le mani.
"In che senso?", assottiglio gli occhi.
"Mio padre mi ha obbligato a parlare con il signor Anderson e con Anastasia! Abbiamo firmato un contratto in cui io mi rifiutavo di sposare Anastasia per determinati motivi e così ho chiuso ufficialmente il capitolo matrimonio!", sospira.
"Va bene! Ma mica é durato una settimana?!", lo guardo male.
"No! Ma ho dovuto risolvere un problema familiare!", sbotta.
"Quale?", abbasso leggermente il tono di voce.
"Il matrimonio di mio padre e di Victoria si avvicina e Sophia si é ribellata! É scappata ancora una volta...",
"Sta bene? Siete riusciti a trovarla?", lo interrompo.
"Si, era dalla migliore amica di Blair", stringe i pugni.
"Poi Kevin mi ha raccontato il tuo stato d'animo e ho provato e riprovato a venire da te! Ma mio padre mi ha ricattato e mi ha obbligato ad organizzargli il matrimonio come punizione!", tira un pugno contro la porta situata alle mie spalle.
"Non distruggere la pasticceria di mia mamma", afferro la sua mano.

Inchiodo i miei occhi nei suoi e una sensazione calda e piacevole si insinua nel mio cuore e nel mio corpo.
Mi mancava provare questi sentimenti, mi mancava questa nostra connessione.

"Ti preoccupi solo per questo?", cambia tono di voce.

É più rilassato, anche il colore dei suoi occhi lo confermano.

"Forse", alzo le spalle.
"Sicuro", cinge la mia vita con le sue mani.

Sussulto leggermente e piccoli brividi si formano sul mio corpo.
Osserva attentamente i miei occhi e poi le mie labbra.
Un fuoco interiore inizia a bruciarmi e sicuramente le mie guance si sono tinte di rosso.

"Stai bene?", poso la mano sulla sua guancia.
"Ora sì", sorride.

E io ricambio.
Ho dimenticato tutto, non sono più arrabbiata con lui.

In fondo come posso esserlo?

É completamente impossibile, non posso resistergli.

"Scusa ragazzina, davvero", appoggia la sua fronte sulla mia.
"Scuse accettate. Comunque potevi chiamarmi o mandarmi un messaggio", pizzico la sua guancia.
"Anche tu potevi farlo", mi pizzica un fianco.
"Touché", roteo gli occhi.
"Tu perché non lo hai fatto?", domanda.
"Ero impegnata", il campanellino della porta attira la nostra attenzione.
"Ho dimenticato il telefono", Josh entra.

Lascio la presa ed Aiden inizia a guardarmi male.
Osserva attentamente tutti i movimenti di Josh.
Dopo cinque minuti esce dalla porta della cucina e avanza verso di me.

"Fatti bella! Alle nove davanti a casa tua", mi bacia la guancia e se ne va.

Io rimango senza parole.

Cosa é appena successo?

Cosa ha appena fatto?

"Capisco", Aiden si dirige verso l'uscita.
"Dove stai andando?", inizio a correre.

Mi metto davanti a lui, bloccandogli l'uscita.

"Ora capisco il tuo impegno e il tuo non farti sentire! Ti sei trovata un ragazzo!", sbotta.
"Che cosa? Stai scherzando, vero?! Io non ho il ragazzo! E, poi, come ti permetti?", punto il dito contro di lui.
"Non hai il diritto di trattarmi in questo modo! Non sono io quella che mente e manipola le persone!", lo guardo male.
"Quindi io manipolo le persone?", alza la voce.
"Sì! Le usi a tuo piacimento!", faccio la stessa cosa.
"Bene! Fai come ti pare! Fatti bella per quel tizio!", mi sorpassa.
"E no, mio caro! Non funziona così!", mi rimetto davanti a lui.

Aiden sbuffa sonoramente e inizia a torturarsi i capelli.

"Tu puoi baciare chi ti pare e io non posso parlare con dei ragazzi? Ti sei bevuto il cervello?! Tu puoi fare quello che ti pare e io no? Ascoltami bene, bello! Sono abbastanza grande da prendere delle decisioni da sola! Decido io con chi parlare, decido io con chi avere una certa confidenza, decido io, punto e basta! É la mia vita, non la tua! E per la cronaca tu hai fatto di peggio! Io non ho baciato nessuno a differenza tua!", stringo i pugni.
"Devi sempre fare riferimento ai baci? Non ti sei stancata?! Non li ho voluti io!", inizia a gesticolare.
"Nemmeno io ho voluto il bacio da parte di Josh!",
"Allora é così che si chiama il tuo ragazzo", alza le spalle.
"Non é il mio ragazzo!", puntualizzo.
"Certo, come no! Allora perché ti ha detto quella frase? Dove dovete andare stasera?", insiste.
"Non sono affari tuoi!", incrocio le braccia.
"Certo, hai ragione! Non devo intromettermi nella tua vita sentimentale, scusa tanto Abigail", mi sorpassa.

Da quando in qua mi chiama Abigail?

Non sono più la sua ragazzina?

Perché mi sento così strana?

Odiavo quel nomignolo, ora invece lo adoro.
É dedicato solo ed esclusivamente a me, io sono la sua ragazzina, solo io.

Perché non ha pronunciato il mio soprannome?

"Come mi hai chiamata?", balbetto.
"Con il tuo nome", si gira verso di me.
"Non puoi andare via così! Non puoi lasciarmi così", afferro la sua mano.
"Anche tu hai fatto lo stesso! Hai la memoria corta Watson?", lascia la presa.

Il freddo entra dentro le mie ossa e le sue parole fredde e distaccate mi spezzano in due.
Ha ragione, anche io mi sono comportata male con lui, anche io sono stata fredda e distaccata.
Merito questa sua reazione, almeno credo.

"Non ho la memoria corta! Ora vai via!",cerco di trattenere le lacrime.
"Ora vuoi mandarmi via?", mi guarda male.
"Vattene via Walker! Sparisci dalla mia vita!", un singhiozzo esce dalla mie labbra.

Mi guarda per qualche secondo per poi aprire la porta.

"Come vuoi Watson",
"Esci Walker", sbotto.

Chiude violentemente la porta e attraversa la strada.
Mi giro dando le spalle alla vetrina della pasticceria e inizio a piangere.
Mi dirigo verso il bancone e mi nascondo dietro di esso.
Mi siedo per terra e porto le ginocchia verso il mio viso.
Mi lascio andare, completamente.

Perché deve sempre finire così?

Perché facciamo pace e poi ricominciamo da capo?

Perché ci facciamo male a vicenda?

Perché fa così male?

Metto le mani davanti alla mia bocca e cerco di soffocare i miei singhiozzi.

Anche stavolta fa male e tanto.
Le sue parole mi rimangono impresse nella mente, i suoi occhi freddi e bui sono stampati all'interno del mio cervello.
Il suo sguardo pieno di disgusto e disapprovazione mi fa sprofondare sempre di più.
Non sento più niente, solo il dolore che mi fa fischiare le orecchie.
Il cuore si é fermato e con esso anche il mio respiro.
Fa male e tanto.

Ma perché deve fare così male?

Perché la gente prova dei sentimenti?

Che cosa provo per lui?

Perché mi sento mancare in sua assenza?

Perché nonostante tutto sento il bisogno di averlo accanto?

Mi alzo e poso le mani sul piano davanti al bancone.
Le lacrime scendono su di esso formando piccole goccioline di dolore, in cui lascio andare ogni mio ricordo, ogni mio sentimento provato per Aiden.
Fa male, lui mi fa male.

Il rumore del campanellino mi riporta con i piedi per terra.
Asciugo velocemente le lacrime e alzo la testa.

"Siamo chiusi!", la mia voce é spezzata.
"Perché sei ancora qui?", lo guardo male.
"Non posso più aspettare, ragazzina", avanza verso di me.
"Ma che...".

Afferra le mie guance e...

{Prendimi per mano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}

Ciao amici lettori❤️

Come state? La vostra settimana é andata bene?😘

Cosa ne pensate del capitolo?😍

Non odiatemi per la fine🙈ma ho dovuto spezzare il capitolo per avere più spazio per descrivere bene le sensazioni e il momento🙈

Secondo voi che cosa ha appena fatto il nostro Aiden?😏

Secondo voi é davvero arrivato il momento giusto?😍

O forse no?😅

Nel prossimo capitolo succederà qualcosa, risponderò alle vostre domande raccontando una cosa😍🤭

Abigail ed Aiden hanno avuto i loro soliti battibecchi, si insultano e poi fanno pace😅ma in fondo loro sono così, impulsivi e unici😍

Il nostro Aiden era alquanto geloso, che cosa vuol dire secondo voi?😏

Secondo voi nel prossimo capitolo le acque si calmeranno?😍

Decisamente siamo arrivati ad una svolta e non vedo l'ora di leggere le vostre reazioni leggendo il prossimo capitolo😍❤️

Aspetto i vostri commenti, non odiatemi🙈mi farò perdonare con il prossimo capitolo🙈❤️

Grazie a tutti per il vostro sostegno e per i consigli e i commenti che mi lasciate❤️significano molto per me. Vi porto nel cuore❤️

Buon weekend, al prossimo capitolo❤️

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