Capitolo 36

Aiden:

Guardo Abigail andare via e furioso, afferro il telefono, non leggo nemmeno il nome sul display.

"Pronto?", domando arrabbiato.
"Ho delle novità", inizia.
"Buone?", domando.
"Certo, ti aspetto nel mio ufficio", riattacca.

Ormai Abigail é svanita insieme a Kevin.

Che cosa faccio ora?

Vado da lei oppure vado a risolvere la situazione?

Forse é meglio andare a risolvere il tutto.
Mi dirigo verso la mia macchina in fretta e furia, meglio sistemare il tutto, per poi andare da Abigail.

Non voglio lasciare questa questione in sospeso, non posso.
Ho bisogno di lei, non riesco a starle lontano.
Entro in macchina e tiro un pugno contro il volante.

Ho rovinato tutto, ancora una volta!
Non faccio altro che ferire questa povera ragazza, lei non merita altra sofferenza, ha già sopportato fin troppo, ma io sono un casino.
Non riesco ad evitare tutto ciò, ho un dono, sono una calamita attira guai.

Sbuffo e parto.
Guido ad alta velocità, finché non arrivo in centro.
Scendo e vado verso un palazzo.
Salgo al secondo piano e percorro un corridoio, arrivo davanti ad una porta.
É nera con una targhetta bianca con su scritto Thompson.

Busso e aspetto la sua risposta.
Appena la ricevo apro la porta e la richiudo con tutta la forza che ho.

"Brutta giornata?", alza la testa.
"Meglio per te che sia una cosa seria", punto il dito contro di lui.
"Siediti, sarà una discussione alquanto interessante", indica la mia sedia davanti alla sua scrivania.

Il suo ufficio non é tanto grande.
Alla mia destra ho una piccola biblioteca in legno che comprende vari libri e varie cartelle.
Davanti a me due sedie nere, una scrivania e la sua sedia costosa con le rotelle.

Mi dirigo verso di lui e mi siedo.
Incrocio le braccia e gli faccio segno con la testa di iniziare.

"Bene, allora...", afferra una cartella trasparente.

Inizia a tirare fuori vari fogli.
La mia pazienza ormai é al limite, voglio scoprire il tutto ora, perché ho una questione da risolvere.

"Quindi?", domando irritato.
"Quanto siamo agitati", rotea gli occhi.
"Sputa il rospo, Thompson", batto il pugno contro la scrivania.
"Calma i tuoi bollenti spiriti, Walker!", inchioda i suoi occhi neri nei miei.

Sbuffo sonoramente, ma decido di rimanere in silenzio.

"Hai avuto ragione", smette di tirare fuori i fogli dalla cartella.
"Cosa hai scoperto?", alzo il sopracciglio.
"Anastasia Anderson non é una vera Anderson", inizia.
"Cioè?", domando.
"Il signor Anderson non é il suo vero padre", mi porge un foglio davanti.

Lo guardo attentamente e si tratta di un test del DNA.
Questo esame é negativo, Anastasia non é una vera Anderson.

"Come é possibile?", poso il foglio sulla scrivania.
"Semplice, sua mamma ha avuto un'altra relazione", alza le spalle.
"Con chi?", stringo i pugni.

Lui rotea gli occhi e questo suo movimento mi fa perdere la pazienza.
Non sono in vena di giochetti, voglio la verità, ora.

"Senti, mio caro Daniel Thompson, sei il mio investigatore privato e ti ho pagato profumatamente per scovare qualche indizio! Ora che hai scoperto qualcosa, sputa il rospo!", lo guardo male.

Dopo aver ricevuto la notizia del matrimonio, ho deciso di agire e di non rimanere con le mani in mano.
Ho assunto un investigatore privato con lo scopo di scavare nella vita degli Anderson.
Di trovare qualsiasi cosa da usare contro di loro, insomma da usare qualcosa per ricattarli.

Io non voglio sposare Anastasia e farò di tutto pur di evitare questo inutile matrimonio.
Non ho intenzione di legarmi ad una persona che non considero, non posso e non voglio mentire a lei, ma soprattutto a me stesso.
Non provo assolutamente nulla per questa ragazza, il vuoto più totale.
Non mi fa effetto, niente.

Ma questo Abigail non lo vuole capire!

É così testarda ed ostinata!

Non riesce a vedere le cose lucidamente!

É così fissata con questa storia!

Non vuole proprio cambiare idea!

Perché le ragazze devono essere così complicate?

Perché devono sempre incasinare tutto?

Mi passo una mano fra i capelli ed inchiodo i miei occhi in quelli di Daniel.

"Mi sono concentrato sulla mamma di Anastasia, Eleonor Parker e ho scoperto varie cose", appoggia la sua schiena sullo schienale.

Si sistema il bottone della giacca e riporta su la sua testa, inchiodando i suoi occhi nei miei.

"La famiglia Parker é molto ricca ed é molto conosciuta qui a Londra",
"Questo lo so, vai avanti", lo interrompo.

Sospira rumorosamente per poi ritornare a parlare.

"Eleonor é sempre stata una ragazza ribelle, non ha mai rispettato le regole imposte dalla sua famiglia, nemmeno quelle riguardanti il matrimonio e il suo futuro. É cresciuta insieme al signor Anderson. Erano vicini di casa e compagni di classe",
"Che cosa c'entra ora il signor Anderson?", domando.
"Smettila di interrompermi! Lasciami continuare la storia", ribatte irritato.
"D'accordo", sbuffo.
"La sua vita é stata pianificata e i suoi genitori hanno creato un patto con i signori Anderson",
"Fammi indovinare, un matrimonio?", mi passo una mano fra i capelli.
"Esatto, ma smettila di interrompermi", mi punta il dito contro.

Alzo le mani in segno di resa e mi tappo la bocca.

"Ovviamente, Eleonor si é opposta e così facendo si é innamorata di un ragazzo. Ma uno normale, fin troppo comune. Si chiamava Bryan Turner. Lavorava nel ristorante preferito di Eleonor Parker. I due iniziarono a frequentarsi. La storia amorosa continuò per un po' tempo, finché non vennero scoperti dai signori Parker. Loro, ovviamente, rovinarono la vita di Bryan Turner e costrinsero Eleonor Parker a sposare il signor Anderson, sai per tenere lontano i pettegolezzi. Lei non voleva sposare il signor Anderson e così decise di scappare insieme al suo amato. Ma i suoi genitori li trovarono e li separarono. Mandarono via questo Turner e riportarono la loro amata figlia a Londra. Purtroppo, fu troppo tardi, Eleonor era incinta, di Anastasia ovviamente. A quel punto i genitori del signor Anderson rifiutarono il matrimonio, ma i Parker non erano d'accordo. Il signor Anderson decise di sposare comunque Eleonor, perché era davvero innamorato di lei, ma lei rifiutò.
Inizio a cercare il suo amato, assunse investigatori su investigatori e dopo qualche mese le arrivò la terribile notizia",
"Quale?", interrompo nuovamente Daniel.
"La notizia riguardo la morte di Bryan Turner. A quel punto, il cuore di Eleonor si spezzò e finì in ospedale a causa dello shock. Il signor Anderson, nonostante tutto, rimase al suo fianco e la aiutò. I mesi passarono e la pancia cresceva sempre di più e gli occhi delle persone erano sempre puntati su di loro. Bisognava evitare lo scandalo e così, i genitori di lei, obbligarono Eleonor a sposare il signor Anderson. Alla fine anche i genitori del signor Anderson accettarono, sai i soldi erano più importanti. Bisognava unire le due aziende e quale modo migliore se non un matrimonio? Così la povera Eleonor sposò il signor Anderson. Ovviamente questa storia non venne mai svelata, tutti erano convinti che Anastasia fosse la figlia di Eleonor e del signor Anderson. Ovviamente non erano d'accordo del suo arrivo, prima del matrimonio, ma accettarono la situazione. Alla fin fine quello che conta é l'amore", alza le spalle.
"Non ci posso credere! Questa cosa é assolutamente fantastica! Hai tutti i documenti?", domando.
"Certo", li rimette nella cartella.
"Ah, un'altra cosa Walker", mi guarda.
"Cosa?", domando.
"Bryan Turner, in realtà, é vivo", mi porge la cartella.
"Che cosa?", sono confuso.
"La notizia riguardante la sua morte era falsa. Tutta questa messa in scena é stata escogitata dai signori Parker. Non volevano perdere la loro grande opportunità, non volevano rinunciare ai loro soldi e così decisero di mentire. Bryan Turner, ha avuto un'incidente dove, successivamente i tre mesi di coma, ha perso la memoria. Così, i signori Parker mentirono alla propria figlia. Hanno colpito il suo tasto debole", conclude.
"Capito. Grazie Daniel Thompson, mi hai salvato!", afferro la cartellina.
"Prego, Walker. Aspetto con ansia il mio ultimo assegno", mi guarda attentamente.
"La prossima settimana riceverai tutto il necessario", mi dirigo verso la porta.
"Arrivederci Walker", conclude.
"Arrivederci Thompson", apro la porta e la richiudo.

Esco vittorioso dal suo ufficio e mi dirigo nuovamente verso la mia macchina.

Bene, ora che il mistero é stato svelato, andiamo a fare una bella visitina al signor Anderson.
Inserisco la prima e parto a tutta velocità.

Devo risolvere il tutto il prima possibile, così da poter andare da Abigail.

Aspetta un momento!

Dove sarà andata?

Ha chiesto a Kevin di accompagnarla, ma dove?

Beh, aveva una valigia con se, magari sarà ritornata a casa sua a Birmingham.

Perfetto, il suo indirizzo?

Mi sa che devo prima fare un salto all'Università ed entrare nell'ufficio di Hamilton e cercare le richieste di ammissione.
Su di esse ci sono scritti nome e cognome, data di nascita, ecc...ma cosa più importante, l'indirizzo.

Perfetto!

Mi sembra un buon piano, basta solo non farsi scoprire da mio zio, cosa alquanto impossibile, ma per Abigail darei la mia vita.

Okay, sembra alquanto strana come frase.

Da quando in qua ho questi pensieri su di Abigail?

Farei di tutto pur di vederla sorridere, ma perché?

Perché é sempre presente nella mia testa?

É diventata un chiodo fisso, non riesco a cancellarla, é lì, ferma, immobile nella mia testa e nel mio cuore.

Sto impazzendo!

Ho fatto tutto questo per lei o per me?

Ho indagato nella vita degli Anderson per me o per lei?

Non voglio essere frainteso, con o senza Abigail, mi sarei opposto ugualmente.
Ma con lei al mio fianco, questo desiderio, questa ribellione si é accesa ancora di più.

Odio essere intrappolato, odio essere manipolato, ho la mia vita, i miei pensieri e i miei sentimenti.
Nessuno li deve calpestare, nessuno mi deve imporre delle cose.

Allora perché sono così agitato e così sollevato?

Perché ho questo strano sentimento che mi opprime il petto?

Perché continuo a pensare a lei e alle sue lacrime?

Maledette lacrime!

Tiro un pugno contro il volante.

Sono uscite per colpa mia!

Quel suo dolce viso é stato annegato da altro dolore, i suoi meravigliosi occhioni marroni sono stati inondati da altre cascate, il suo grande cuore é stato nuovamente spezzato.

E tutto questo é successo a causa mia!

Io le ho fatto male, io sono il suo veleno, la mangio dentro.

Stringo il volante e schiaccio l'acceleratore.
Voglio arrivare in fretta, odio essere torturato da questi pensieri.

Perché non ne capisco il senso, ma soprattutto non riesco a decifrare la loro provenienza?

Perché mi manca così tanto quella ragazzina?

Sbatto le palpebre e noto una grande villa bianca.
Inserisco la freccia a sinistra e svolto, ritrovandomi davanti al grande cancello bianco.

Abbasso il finestrino e premo il pulsante del citofono digitale che si trova accanto alla mia macchina.

"Chi é?", risponde una voce femminile.
"Aiden Walker", puntualizzo.
"Mi spiace, signor Walker, ma il signor Anderson é alquanto impegnato. Può passare domani mattina?", domanda.
"Non mi interessa! É una cosa urgente! Apra subito questo cancello!", sbotto.
"Mi scusi, ma...",
"Adesso!", la interrompo.
"Certo, signor Walker", riattacca e il cancello si apre.

Ma tu guarda!

Percorro il lungo vialetto e parcheggio la mia macchina davanti alla porta.
Non mi va di lasciarla nel loro garage, troppa distanza, devo camminare troppo e non mi va, devo risolvere ora la situazione.

Premo il citofono e un grande ding dong invade le mie orecchie.
É un suono alquanto forte e inquietante.

La porta viene aperta, ma da una persona che non sopporto.

"Ciao Aid", si posiziona accanto allo stipite della porta in una posizione alquanto sensuale.

Indossa un jeans blu stretto e un top rosso che le fa vedere mezza pancia.
I suoi lunghi capelli castani sono ondulati e ricadono sulla sua schiena.
I suoi occhi verdi sono contornati da qualcosa di rosso e nero e le sue labbra da un rossetto bordeaux.

"Levati Jessica", rispondo irritato.
"Sempre di cattivo umore?", avanza verso di me.

Posa la sua mano sinistra sul mio petto e con l'indice della mano destra inizia a fare su e giù.
Parte dal collo fino a scendere verso il mio petto.
Inchioda i suoi occhi nei miei e inizia a mordicchiarsi il labbro inferiore.

"Sempre la solita rompi scatole", afferro le sue spalle e la sposto.

La supero ed entro in casa.

"Non puoi trattarmi in questo modo!", si mette davanti a me.

Che cosa ho fatto di male per meritare tutto questo?

Perché devono essere entrambe delle sanguisughe?

Sono davvero sorelle, ah no, mi correggo, sorellastre.

"Jessica, non ho tempo per i tuoi stupidi giochetti da bambina", la guardo male.
"Non sono stupidi! E non sono più una bambina!", stringe i pugni.
"Lo sei! Hai solo 17 anni!", la supero.
"E quindi? L'età non conta", afferra la mia mano.

Avanza nuovamente verso di me e mette le sue braccia intorno al mio collo.
Sorride e inizia ad accarezzare i miei capelli.

Una rabbia improvvisa inizia ad attraversare il mio corpo e un magnifico flashback prende vita nella mia testa.

Solo Abigail può toccare i miei capelli, solo ed esclusivamente lei.
Lei può avvicinarsi a me, lei può farmi arrabbiare, lei può farmi felice, lei può farmi impazzire, insomma solo lei può cambiare la mia persona, solo lei può starmi accanto.

Afferro le braccia di Jessica e la allontano nuovamente.

Ma a che cosa sto pensando?

Anche in questo momento, lei é la protagonista dei miei pensieri.

"Perché sei qui?", domanda irritata.
"Devo parlare con tuo padre", la guardo male.
"Riguardo a cosa?", incrocia le braccia.
"Non sono affari tuoi!", mi giro e inizio a camminare attraversando il grande salone.

Ultima porta a destra, quello é il suo ufficio.

"Si tratta del matrimonio tra te e mia sorella?", afferra la mia mano.
"Eh levati, sanguisuga! Lasciatemi vivere! A me non interessa tua sorella e tantomeno tu! Andate a dare fastidio ad altri ragazzi! Io sono occupato!", lascio la presa.
"Occupato?!", il suo acuto rompe i miei timpani.

Aspetta cosa ho appena detto?

Io? Occupato? E con chi?

Non mi sono mai fidanzato, non mi sono mai innamorato, per ovvi motivi.

Da dove salta fuori questa parola?

Ho perso la ragione, questo é sicuro.

"Sì! Ora lasciami stare! Devo parlare con tuo padre", ribatto scocciato.
"Cosa sta succedendo qui?", la sua voce attira le nostre attenzioni.

Giriamo le nostre teste e ritrovo il signor Anderson sulle scale, con il suo solito completo grigio e la sua faccia da schiaffi.

"Devo parlare con lei", lo guardo.
"Ha deciso di accettare l'offerta?", sorride compiaciuto.
"Ora", stringo i pugni.

Scende le scale e si dirige verso di noi.
Mette una mano sulla spalla di Jessica e inizia a parlarle.

"Vai in camera tua, tesoro. Devo parlare con il mio futuro genero", sorride.
"Certo, come no!", Jessica toglie la mano di suo padre.

E si dirige correndo verso le scale.

"Prego", mi indica la porta.

La apro e mi dirigo verso la sua scrivania.
Il suo ufficio é uguale a quello di Daniel Thompson.
Praticamente le persone che lavorano in questo campo, hanno tutti lo stesso ufficio.
Sono tutti uguali, freddi e calcolatori, affamati di soldi.

Lui si siede sulla sua grande sedia nera con le rotelle e io sbatto violentemente la cartella sulla sua scrivania.

"Il matrimonio é annullato!", sbotto.
"E perché scusa? Non puoi opporti", alza le spalle.
"Oh sì, invece", sorrido.
"E con cosa?", posa i suoi gomiti sulla scrivania e inizia ad osservarmi in modo strano.
"Io non sposerò mai una Turner", lo guardo.

Nel sentire questo cognome, i suoi occhi si scuriscono e la sua postura si irrigidisce.
Colpito e affondato, mio caro.

"Come...come...di...di che cosa stai parlando?", balbetta.

Ah, allora anche lui ha un cuore e dei sentimenti.

"Sai benissimo di che cosa sto parlando! Anastasia non é tua figlia! Eleonor Parker ha avuto questa bambina da un'altra persona: Bryan Turner", indico la cartella.

Lui la afferra e inizia a leggere vari fogli.
Il suo volto diventa bianco come il lenzuolo e le sue mani iniziano a tremare.

Se vuoi distruggere un uomo d'affari del genere, devi toccare il suo punto debole, la famiglia.
Tutti loro hanno delle situazioni disastrose a casa, sembrano la famigliola felice e invece non lo sono.
Tutto nelle loro case é freddo e spoglio, esattamente come loro.
I soldi non fanno la felicità e loro lo dimostrano con le facce dei loro familiari.

"Tutto questo non importa! Anastasia é stata cresciuta da me! Porta il mio cognome! Tutta questa storia non vale!", si alza e si dirige verso il suo trita documenti.

Inserisce foglio dopo foglio e la macchina inizia a frantumarli.
Che ingenuo, ho una copia con me, anzi più di una.
Non mi conosce affatto.

"Fai pure, ma io ho altre copie con me", lo guardo e mi giro.

Mi dirigo verso la porta con un senso di superiorità incredibile.

"Aspetta!", afferra la mia mano e mi gira verso di lui.

Perfetto!

Sei caduto nella mia trappola!

Come ci si sente ad essere manipolati?

"Che cosa vuoi Aiden?", domanda.
"Cancella il matrimonio", scandisco bene ogni parola.
"Non posso! Ho un patto con tuo padre!", stringe la mia mano.
"Non mi interessa! Cancella il matrimonio oppure tutti verranno a conoscenza del tuo piccolo segreto", lascio la presa.

Lo so, colpo basso.
Non dovevo pronunciare queste parole.
In questo momento sono esattamente come mio padre: un manipolatore.
Sto costringendo il signor Anderson a fare una cosa che non vuole.

Ma, Ehy!

Anche lui lo ha fatto insieme a mio padre!

Io sto solo proteggendo la mia persona e il mio futuro.
Non voglio rimanere al fianco di una persona che non considero, non voglio essere infelice per il resto della mia vita.

Merito un po' di felicità, almeno credo.
Voglio avere al mio fianco una persona che riesca a vedermi, che riesca a capirmi, a sentirmi, voglio una persona speciale.

"Nessuno lo sa! Nemmeno tuo padre! Non posso!", mi implora.
"Non sono affari miei! Se continuerà a tenere la bocca chiusa, io mi farò avanti! Non rovinerò il mio futuro!", mi giro e metto la mano sulla maniglia.
"Il tuo futuro? O il vostro futuro?", domanda irritato.
"Di che cosa sta parlando?", mi giro verso di lui.
"Hai fatto tutto questo per quella ragazza insignificante, vero? Come si chiama? Watson, no?", mi guarda.

La rabbia prende il sopravvento e inizio a ragionare con il corpo.
Afferro la sua giacca e lo scaravento contro il muro.

Non deve pronunciare il nome di Abigail, non deve nemmeno pensare a lei.
Solo io posso farlo!

"Tieni la bocca chiusa! Non nominare mai più questa ragazza!", stringo la presa.
"Sei esattamente come Eleonor! Così testardo e così ribelle! Mi spiace, ragazzo, ma non puoi scappare! Alla fine Eleonor ha ceduto e anche tu lo farai, prima o poi", sbotta.
"Io non cederò mai! E non ti preoccupare ho un'altro asso nella manica", sorrido.
"E quale?", domanda confuso.
"Bryan Turner non é morto", parlo.

Appena pronuncio quelle parole, il suo viso sbianca e le parole muoiono.

"Come é possibile?", sussurra.
"Lei e la famiglia Parker siete stati spregevoli! Avete rovinato la vita di due ragazzi follemente innamorati! Sa ho letto tutta la cartella, la so a memoria ormai! Bryan Turner ha avuto un incidente ed é stato dichiarato morto, peccato però, perché dopo tre mesi di coma si é risvegliato!", stringo la presa.
"Come? E allora perché? Perché...?", balbetta.
"Per vostra fortuna ha perso la memoria! Sa la cosa che mi fa imbestialire? Nonostante tutto, riuscite sempre a cavarvela!", sbotto.
"Tu non sai niente!", mi guarda male.
"Forse ha ragione! Ma io non mi fermerò!", lascio la presa.
"Non le conviene mettersi contro di me! Ho tutte le prove", sospiro.
"Io non dirò la verità!", stringe i pugni.
"Allora lo farò io", alzo le spalle.
"Sei astuto, ragazzino! Hai trovato il mio punto debole, ma anche io conosco il tuo", sorride.
"Io non ho punti deboli", puntualizzo.
"Oh sì, invece. Il tuo punto debole ha i capelli lunghi e biondo cenere, due occhi grandi e marroni, un visino dolce da bambina, bassa statura, carattere alquanto complicato...",
"Chiudi quella bocca!", interrompo il suo monologo.
"Vuoi proteggere quella ragazza, no? Accetta il matrimonio", alza le spalle.
"Mai!", stringo nuovamente la sua giacca.
"Allora tieni gli occhi bene aperti, non si sa mai", sorride.

Nel vedere questo disgustoso sorriso sul suo viso, alzo il braccio e gli tiro un pugno.
Lascio la presa e lui cade a terra come una pera cotta.

"Sei morto ragazzino!", si alza in piedi.

Si dirige verso di me, ma qualcuno apre la porta.
Mi giro e quello che vedo mi irrita ancora di più.

"Che cosa hai combinato, Aiden?", mi fulmina con lo sguardo.

Si dirige verso il suo amico e osserva il suo occhio.
Io faccio finta di niente e mi dirigo verso la porta.

"Non ti azzardare!", afferra il mio braccio.
"Non mi toccare, Adam!", sbotto.
"Sono tuo padre!", mi punta il dito contro.
"No, per me non lo sei! Un padre si comporta diversamente", stringo i pugni.
"Cosa é successo?", é freddo e distaccato.
"Chiedilo al tuo caro amico", indico il signor Anderson.
"Non ci provare", viene verso di me.

Ma mio padre lo blocca.

"Parla Aiden", mi fissa.
"Accedi alla tua mail, ti ho inviato tutto", alzo le spalle.
"Come hai osato?", sbotta il signor Anderson.
"Mai mettersi contro Aiden Walker! Sono disposto a fare di tutto pur di proteggere la mia famiglia!", socchiudo gli occhi.
"Anche quella di sposare Anastasia?", interviene mio padre.
"Io non sposerò Anastasia e poi non posso", alzo le spalle.
"E perché no?", insiste mio padre.
"Perché Anastasia non é una Anderson, non é sua figlia. Sua madre Eleonor stava insieme ad un'altra persona", spiego.
"Sono tutte bugie!", interviene il signor Anderson.
"Controlla la tua mail", mi dirigo verso la porta.
"Ah, un'altra cosa", mi giro verso di loro.
"Puoi fare quello che ti pare con la mail, puoi anche cancellarla, ma la verità verrà a galla lo stesso, anche io ho i miei metodi. E con questo, buona serata", sorrido soddisfatto ed esco dal suo ufficio.

Attraverso il grande soggiorno e vado verso la porta.
La apro ed entro nella mia macchina.

Perfetto, finalmente sono riuscito a risolvere questa situazione.
Prossima tappa, ufficio di mio zio.
Devo assolutamente andare da Abigail.

Appena arrivo al campus, mi dirigo subito verso l'ufficio del preside Hamilton.
Ormai é tutto spento, stanno tutti dormendo.
Salgo lentamente le scale e arrivo davanti al suo ufficio.

Abbasso piano piano la maniglia e apro la porta.
Mio zio non chiude mai il suo ufficio, sembra alquanto severo, ma in realtà non lo é.
É simpaticissimo, divertente e sbadato.
Dimentica sempre la chiave a casa, per questo il suo ufficio é sempre aperto.

Vado verso la sua scrivania e inizio ad aprire tutti i cassetti.
Devono essere qui, per forza.

Andiamo dove siete?

Un piccolo e semplice indirizzo, solo questo mi serve.
Controllo l'ultimo cassetto e, finalmente, riesco a trovare il dossier di Abigail.

"Finalmente!", mi siedo sulla sedia di mio zio.

Con la torcia del telefono inizio a leggere tutti i fogli, fino a trovare l'indirizzo di Abigail.

"Perfetto!", faccio una foto.
"Che cosa sta succedendo?", qualcuno accende le luci.
"Aiden?", domanda.
"Ciao zio", rispondo.
"Cosa ci fai qui? Perché devi sempre combinare guai?", si passa una mano sul viso.
"É per una buona causa", alzo le spalle.
"Come sempre", sospira.
"Perché hai in mano il dossier di Abigail Watson?", lo indica.
"Ho sbagliato dossier. In realtà stavo cercando le domande per il test di letteratura di domani", rispondo.
"Non esiste nessun test di letteratura per domani! E poi le domande si trovano in segreteria, questo lo sai bene, perché non é la prima volta che cerchi di rubarle", incrocia le braccia.

Che situazione!

Mio zio mi conosce fin troppo bene!

Ecco uno dei tanti svantaggi nell'avere tuo zio come preside.
Non puoi fare niente, nessun passo falso.
Ti controlla, segue ogni tuo movimento, sei sempre nella sua visuale.

"Hai ragione! Grazie, ora vado", poso il dossier.

Chiudo il cassetto e mi alzo, dirigendomi verso di lui.

"Non ho ancora finito", afferra il mio braccio.

Sbuffo sonoramente e mi metto davanti a lui.
Rimango in silenzio, aspettando l'inizio di una ramanzina.

"Che cosa é successo?", domanda.
"Cioè?", alzo le spalle.
"Sai a che cosa mi riferisco. Cosa é successo con Abigail?", insiste.
"Niente, assolutamente niente! Anzi, non é mai successo niente! Perché mi fai queste domande?", mi passo una mano fra i capelli.
"Oh andiamo! Non sono nato ieri, Aiden! Ho notato il tuo cambiamento, ho notato le vostre mani intrecciate in piscina e tuo padre mi ha chiamato", si blocca.

Inizia a fissarmi, inchiodando i suoi occhi nei miei, aspettando una mia risposta.
Ma io sono paralizzato, scioccato.

Perché mio padre ha chiamato mio zio?

Non sono mai andati d'accordo, a malapena si salutavano.
Da quando in qua tutta questa confidenza?

"Mi ha raccontato tutto", inizia.
"In che senso?", alzo il sopracciglio.
"Tutta la storia tra te e Anastasia e il piccolo segreto che hai scoperto...",
"Dove vuoi arrivare?", interrompo mio zio.
"Tuo padre non mi é mai stato simpatico, questo lo sai...",
"Cosa ti ha chiesto?", lo guardo.
"Smettila di interrompermi", si irrita leggermente.
"Allora?", insisto.
"Devo farti cambiare idea", sospira.
"Mai", lascio la presa.
"Lo so e non é mia intenzione farlo. Non si deve costringere una persona a fare qualcosa che non vuole fare. É un comportamento da egoisti e insensibili e io non sono così. Ti chiedo solo di fare attenzione, guardati le spalle", é serio.
"So badare a me stesso, zio. Grazie per il supporto, sei sempre il migliore", metto una mano sulla sua spalla.
"Sei come un figlio per me, lo sai", mi guarda attentamente.
"Lo so", sorrido.

Tolgo la mia mano e mi dirigo verso la porta, ma la sua voce mi blocca.

"Aspetta, schiarisciti le idee",
"Ho già le idee chiare", mi giro verso di lui.
"Mi riferisco ad Abigail", avanza nella mia direzione.
"É stata una giornata dura e lunga, non andare ora, peggiorerai solo le cose. Aspetta fino a domani",
"Non voglio aspettare", stringo i pugni.
"Dalle tempo per metabolizzare le cose. Era alquanto scossa e anche Kevin lo era. Di che cosa avete parlato?", incrocia le braccia.
"Di niente", rispondo seccato.
"Le hai parlato di Eveline?", sussurra.
"No e non lo farò!", sbotto.
"Dovresti farlo Aiden. Cosa le succederà se continuerai a tenere la bocca chiusa? Crollerà prima o poi, più di oggi. Non farlo, raccontale la verità", mi implora.

Mio zio adorava Eveline, in fin dei conti chi non la amava?

Era davvero affezionato a lei, avevano un rapporto meraviglioso, erano complici.
Certe volte sembravano padre e figlia, avevano creato un legame così profondo e speciale, quasi nauseante a volte.

Mio zio non sa tutta la verità, non sa niente riguardo alla tradizione o alla promessa che io ho fatto ad Evie.
Sa solo che io non voglio raccontare la verità, ovvero che io ed Eveline eravamo migliori amici, fratelli ormai.

"Fa ancora male", sussurro.
"Lo so, ma devi farlo. Non é poi così difficile. Le devi solo dire che tu ed Evie eravate migliori amici, tutto qua. Questa é la verità", sospira.

Oh zio, invece non é così.

Questa é solo una piccola parte, sapessi quanto é complicata tutta questa faccenda!

"Okay", lo guardo.
"Pensaci Aiden. Non distruggere Abigail, ma soprattutto non distruggere te stesso", é preoccupato.
"Capito, ora vado", mi passo una mano fra i capelli.
"D'accordo. Notte Aiden", sorride.
"Notte zio", mi giro e apro la porta.
"Comunque Abigail é arrivata sana e salva a casa sua, ho ricevuto un messaggio da Kev", mi supera.
"Grazie zio", sono sollevato.
"Notte Aiden", svanisce.

Inizio a camminare con la testa fra le nuvole.

Forse mio zio ha ragione, forse é ora di raccontare la verità, ma come?

É tutto così complicato e strano da spiegare ad alta voce.
Ho paura della sua reazione, ho paura che fraintenda il tutto.
Ho bisogno di altro tempo per metabolizzare le cose, per riuscire a creare un discorso logico e sensato.

La ferita é ancora aperta, il dolore é ancora dentro di me, i ricordi continuano a divorarmi, la sua immagine é ancora impressa nella mia mente, Eveline é ancora qui, nel mio cuore.

Entro in camera mia e mi butto sul letto come un peso morto.
Esso provoca un forte rumore, così forte da svegliare Shawn ed Archie.

"Dove eri finito, amico?", domanda Shawn.
"Non mi va di parlare", mi metto a pancia in sù.

Sento dei passi e poi una luce improvvisa acceca i miei poveri occhi.

"Okay, ora basta Aiden. É arrivato il momento di fare una bella chiacchierata", Archie incrocia le braccia.
"Non voglio, Arch", incrocio le braccia.
"Non mi interessa", si dirige verso il suo letto.
"Basta soffrire Aiden, basta capricci, basta essere orgogliosi! Hai distrutto te stesso, ma soprattutto, hai distrutto la piccola Abby", Shawn mi guarda male.
"Sputa il rospo, Aiden", intervene Archie.

Ormai sono in trappola, non posso più rimanere in silenzio.
I miei due migliori amici hanno ragione, ho distrutto Abigail, le ho rovinato la vita, le ho spezzato il cuore, le ho fatto del male.

Il mio cuore smette di battere...

Come farò ad andare avanti senza Abigail al mio fianco?

Fa male e non so il perché...

{Prendimi per mano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}

Ciao amici lettori❤️

State tutti bene?😘

La vostra settimana é andata bene? Spero di sì🙏🏻

Cosa ne pensate del capitolo?😍

Finalmente Aiden é riuscito a trovare un pretesto per non sposare Anastasia🎉
Vi aspettavate un colpo di scena del genere?

Quali erano le vostre teorie?😍

Siete soddisfatte/i di questa notizia?😘

Spero proprio di sì, perché ho pensato davvero tanto scrivendo questo capitolo🙈

Aiden pensa sempre ad Abigail😍é proprio cotto a puntino, ma solo loro due si ostinano a non capire le cose🤦‍♀️

Persino Archie e Shawn si sono messi in mezzo, mossa alquanto disperata.
Aiden ed Abigail ne combinano di tutti i colori🙈

Secondo voi Aiden farà qualcosa?🤔

Riuscirà ad andare da Abigail e risolvere la situazione?🤷‍♀️

Nel prossimo capitolo vedremo che cosa combinerà la nostra Abigail durante la sua giornata, siete curiose/i?❤️

Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti e le vostre teorie😍grazie per tutto il sostegno e per tutte le visualizzazioni❤️significa molto per me😘leggere i vostri commenti mi rende davvero felice, mi fate sorridere sempre😍

Grazie a tutti❤️

Buon weekend, al prossimo capitolo❤️

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