Capitolo 27

Il primo giorno di sospensione é stato una noia mortale.
Stare chiuse in camera per tutto il tempo é una bruttissima punizione.

A causa di questo, non possiamo neanche andare a lavorare, infatti abbiamo chiamato Matt per spiegargli la situazione.
Lui si é messo a ridere e ci ha detto di non preoccuparci.

Ma noi ci preoccupiamo eccome, é orribile non fare niente.
Siamo rinchiuse fra queste quattro mura, in pratica ci ritroviamo in prigione.

Sono sdraiata a pancia in sù e continuo ad osservare il soffitto bianco.
Ho tenuto il mio sguardo fisso su di esso per troppo tempo, i miei occhi si sono incrociati a causa di tutto questo bianco.

Stropiccio leggermente gli occhi e mi alzo a sedere.
Appoggio la mia schiena contro il muro e osservo le ragazze.
Anche loro si stanno annoiando da morire.

Stella é in cucina a fare le pulizie, é una sua mania.
Ogni volta che é arrabbiata, preoccupata o triste, inizia a fare le pulizie.
Non che non le faccia mai, ma in questi casi é ancora più snervante del solito.

Mentre Ariel, é sdraiata sul suo letto a pancia in sù e con la testa verso il basso.
Muove le gambe e certe volte sbuffa sonoramente.
É così buffa.

"Basta! Che ore sono? Non ne posso più!", Stella si dirige verso di noi.

La guardo e trattengo una risata.
Anche il suo outfit é "trasandato".
Indossa un paio di pantaloncini corti e una maglietta a maniche corte che le lascia le spalle scoperte.
Il suo viso é senza un filo di trucco e i suoi capelli sono legati in una cosa disordinata.

Anche vestita così é davvero bella, soprattutto senza trucco.
Adoro i suoi grandi occhioni marroni e poi il suo dolce visino senza niente sopra.

Ariel si alza e afferra il suo telefono.
Accende il display e inizia a saltellare contenta.

"Ragazze! Sono le 18:15!", batte le mani contenta.
"Finalmente! Vado a prepararmi", Stella si dirige verso il suo armadio.
"Menomale", mi alzo contenta anche io.

Ci prepariamo per poi sederci e aspettare le 19 esatte.

"É una tortura rimanere chiuse in camera", sbuffa Stella.
"Non dirlo a me", Ariel rotea gli occhi.
"Scusate ragazze", abbasso la testa.

Mi sento in colpa.
Siamo in questa situazione solo per colpa mia, io e la mia testardaggine.
Devo imparare a stare zitta e a placare i miei nervi.
Le ragazze hanno già pagato abbastanza le mie colpe.

"Tranquilla Abby", si mettono sul mio letto.
"Stavolta non é colpa tua", Ariel mi abbraccia.

Giro il volto e inizio a guardare Stella.

"Smettila di fare gli occhi dolci", mi copre la faccia.
"Ariel ha ragione, stavolta non é stata colpa tua", le lecco la mano.
"Che schifo!", si alza e si dirige subito in bagno a lavarsi le mani.

Io ed Ariel iniziamo a ridere.

Stella ritorna da noi, ma un suono cattura la nostra attenzione.
Ci catapultiamo alla velocità della luce verso la nostra porta e ritroviamo davanti a noi il preside Hamilton.

"Buonasera, ragazze", ci fissa attentamente con il suo sguardo glaciale.

Un freddo improvviso inizia a farmi gelare il corpo.
Porto le mani sulle mie braccia e cerco di rimanere ferma e non tremare.

"Buonasera, preside Hamilton", ripetiamo all'unisono.
"Seguitemi", ci fa cenno con la testa.

Ariel va a prendere le chiavi della stanza e poi la chiude.
Dopodiché, ci mettiamo dietro il preside, ad una distanza di sicurezza, e iniziamo a seguirlo.

Usciamo dal reparto femminile e attraversiamo il grande giardino che separa i dormitori dalle classi.

La scuola é così silenziosa e spaventosa di sera.
Arriviamo davanti alla palestra e il preside apre la porta.
Fa entrare prima noi e poi lui.

Appena si entra in palestra, a destra si ha lo spogliatoio maschile, mentre a sinistra quello femminile.
Poi si presenta un lungo corridoio rettangolare con una vetrata e una porta al suo centro.
Ci dirigiamo verso di essa e la apriamo, poi entriamo in palestra.

É molto grande e rettangolare.
Contro il muro ci sono le sedie, quelle lunghe e rettangolari.
Osservo il tutto e noto un disastro.
Palloni per terra, la rete da pallavolo ancora da smontare, succhi e cibo sulle sedie...

Sospiro nel vedere tutto questo.
Ci tocca per davvero fare le pulizie.
Dopo aver notato questo macello, giro la testa e noto i ragazzi.
Ariana viene subito verso di noi.

"Ciao ragazze", ci abbraccia.
"Ciao Ari", ricambiamo.
"Come é andata la tua giornata?", domanda Ariel.
"Una noia mortale", rotea gli occhi.
"Anche la nostra", sbuffa Ariel.
"Ti credo, ma almeno voi potete stare insieme, io invece sono sola", puntualizza.
"Hai ragione", Ariel diventa triste.
"Chiediamo al preside di trasferiti da noi", parlo.

Tutte si girano verso di me.

"Si può?", gli occhi di Ariana si illuminano.
"Beh, la nostra stanza é grande e, poi, é triste stare da soli tutto il giorno", alzo le spalle.
"Grazie Abby, ma credo sia meglio lasciar perdere", risponde Ari.
"Perché?", domando.
"Le acque si devono calmare", indica il preside con lo sguardo.
"Uffi", sbuffo.

"Venite tutti davanti a me", ci guarda.

Senza fiatare, iniziamo ad andare verso di lui.
Noi ragazze ci mettiamo davanti, mentre i ragazzi si posizionano dietro le nostre schiene.

Appena riesco a percepire un profumo che mi ricorda la brezza marina, il mio cuore inizia a battere velocemente.
Le mani iniziano a sudare, le gambe a tremare e la pelle bruciare.

"Mi sei mancata, ragazzina", si avvicina al mio orecchio.
"Smettila", gli tiro una leggera gomitata.

Lo sento ridacchiare e io, per colpa sua, ho praticamente perso tutto il discorso del preside.

"Tutto chiaro?", ci guarda.
"Sì, preside Hamilton", ripetono tutti insieme.

No, non é tutto chiaro!

Che cosa dobbiamo fare?

Come ci dividiamo?

Ah!

Aiden e il suo profumo!

"Ragazze", afferro la maglia di mia sorella.
"Dobbiamo pulire la palestra, il necessario é dentro quel sgabuzzino laggiù", si gira a spiegarmi la situazione.
"Grazie! Mi hai letto nel pensiero", sorrido.
"Ho solo osservato la scena", indica Aiden.
"Ti distrai troppo facilmente con lui nei paraggi", Stella sorride maliziosamente.
"Non é vero", gonfio le guance.
"Riuscirai a pulire bene?", domanda Ari.
"Perché scusa?", la guardo confusa.
"Attenta a non rompere qualcosa", Stella ridacchia.
"Siete odiose", le supero e inizio a camminare.
"Lo sgabuzzino é dalla parte opposta", le sento ridere.
"Lo sapevo", mi giro e le guardo male.

Arriviamo davanti ad esso e iniziamo ad osservare il tutto.
È grande per essere uno sgabuzzino.
Abbiamo un grande cesto di metallo che comprende diversi palloni, una parte di muro libera, magari lì metteremo la rete da pallavolo e vari stracci, aspirapolvere, scope, ecc...

"Iniziamo a ritirare le cose", Aiden inizia a parlare.
"Buona idea. Andate", Anastasia si dirige verso le sedie.
"Devi pulire anche tu!", Archie la richiama.
"No, grazie", si siede.
"Attenta a non rovinarti le unghie, principessa", sbotto.
"Come scusa?", si alza subito.

Tutti iniziano a ridacchiare.
Lei si dirige verso di me con uno sguardo da omicida sul viso.

"Non ti permettere Watson", si mette davanti a me.
"Altrimenti?", la sfido.
"Okay, può bastare", Aiden ci separa.
"Smettila di prendere le sue difese", sbotta Anastasia.
"E tu smettila di fare la prepotente", la guarda male.
"Tanto l'accordo vale, non puoi opporti!", mi tira una spallata e se ne va.
"Ragazzina...", mette la mano sulla mia spalla.
"Giusto! Sei il suo ragazzo", inizio a pensare a tutto quello che é successo prima.
"Ascoltami...", si mette davanti a me.
"Devo andare a pulire la palestra", lo supero.

Mi lego i capelli in uno chignon disordinato e mi dirigo verso le scale.
Ariel mi porge un grande sacco nero, lo afferro e mi allontano.
Vado dall'altra parte e inizio a raccogliere la spazzatura.

É incredibile quanta sporcizia ci sia.

Come fa la gente ad essere così disordinata?

Sbuffo e continuo a prendere le cose.
Le butto con estrema "delicatezza" e inizio a pensare.

Mi ero completamente dimenticata di quel particolare.
Ho completamente rimosso questo pensiero.

Aiden ed Anastasia stanno insieme, devono affrontare il grande passo, ma poi mi viene in mente il discorso che mi hanno fatto Blair ed Isabel.

A chi devo credere?

Quello che mi hanno raccontato é proprio vero?

Aiden é davvero legato a lei solo con un pezzo di carta o anche sentimentalmente?

Quanto tempo passano insieme?

Parlano tanto?

Si abbracciano?

Si piacciono?

Ah! Che seccatura!

Perché devo sempre pensare a queste cose?

Afferro una piccola lattina di Coca Cola e la stringo con tutta la mia forza.

"Oh, sei arrabbiata dolcezza?", la sua voce mi pietrifica.
"Lasciami in pace", sbotto.
"Sempre di cattivo umore", afferra il mio sacco.

Mi sfiora le dita e una sensazione di disgusto invade il mio corpo.

"Cosa vuoi Tyler?", lo guardo male.
"Lo sai", tira fuori una collana dalla tasca dei suoi jeans.

La porta verso di me e io, nel leggere il suo nome inciso sopra, mi blocco.

Io non capisco il suo accanimento!

Ci sta L'astio che prova verso Aiden, ma io cosa c'entro in tutto questo?

Che legame mi connette a questa storia?

"Piantala con questa stupida tradizione!", indietreggio.
"Non posso, é una questione personale", alza le spalle.
"Non mi importa! Risolvi i tuoi problemi", la mia schiena va a contatto con il muro.

Sospiro e cerco una via di uscita, ma non riesco a focalizzare le cose.
Tyler si mette davanti a me e mi blocca la fuga.
Allunga le mani e le porta verso il mio viso, accanto alle mie orecchie.

"É questo il problema, dolcezza", avvicina il suo viso verso il mio.
"Tu sei la connessione al mio problema", sorride.
"Perché? Che cosa vuol dire?", lo guardo male.
"Lo scoprirai presto, ma prima...", toglie le mani e afferra la collana.
"Non la voglio!", avanzo.

Ma lui mi afferra il polso e mi sbatte contro il muro.
Non sento dolore fisico, sento solo la paura e l'ansia.

"Smettila di opporti! Sei proprio uguale a lei", sbuffa.
"Uguale a chi?", domando terrorizzata.
"Siete testarde ed orgogliose! Dovete sempre opporvi!", inizia a stringere il mio polso.
"Mi fai male", mi dimeno.
"É questo il mio scopo! Fare male a te e al tuo caro Aiden", continua a stringere la presa.
"Sei fuori di testa", lo guardo male.
"Grazie. Ora obbedisci, ormai non appartieni più a lui", sorride.

Avvicina il suo viso al mio e inizia a parlare.

"Aiden non può proteggerti da me", sussurra al mio orecchio.

Chiudo gli occhi e poi sento una folata di vento improvvisa e poi il suo dolce profumo invadere le mie narici.

Apro gli occhi e osservo la scena.
Tyler é a terra ed Aiden é sopra di lui.

"Dammi una sola ragione per risparmiarti la vita!", stringe il colletto della sua maglia.
"Aiden!", metto le mani sulle sue spalle.
"Una sola, Cooper! Una!", alza il pugno.
"Smettila!", afferro il suo braccio.

Shawn ed Archie arrivano in nostro soccorso.
Il primo afferra Aiden, mentre il secondo Tyler.

"Che cosa stai facendo?", domanda Shawn.
"Ha esagerato! Deve stare lontano da Abigail!", stringe i pugni.
"Non voglio, caro Walker! Anzi, rendi le cose più interessanti", commenta Tyler.

Aiden lo guarda male e dopo qualche secondo la sua espressione cambia.
I suoi occhi escono fuori dalle orbite e i suoi muscoli si irrigidiscono.
La sua espressione cambia, corruga la fronte e inizia a respirare affannosamente.

Lascia la presa e allontana Shawn, poi scatta in avanti e io nel vedere questo movimento, vado verso il nemico.

Aiden alza il pugno e io mi metto davanti a Tyler.

"Abby!", le mie orecchie sentono solo la voce delle ragazze.

Chiudo gli occhi e aspetto.
Qualcosa move le mie ciocche ribelli, scivolate via dallo chignon, e allora decido di aprire gli occhi.

Mi ritrovo davanti il pugno stretto di Aiden e i suoi occhi puntati su di me.
Sospiro sollevata e poi afferro il suo pugno.

"Levati", é arrabbiato.
"No", rispondo.
"Ascoltami per una buona volta!", sbotta.
"Non può Walker! Non é più sotto il tuo controllo", commenta Tyler.
"Io ti faccio a pezzi!", Aiden avanza verso di lui.

Mi metto nuovamente davanti e lui.
Poso le mani sul suo petto che diventano un tutt'uno con il suo respiro affannoso.

"Guardami", sussurro.

Lui sbuffa sonoramente e continua a guardare Tyler in cagnesco.

"Ho detto guardami!", afferro il suo viso e lo abbasso verso di me.
"Non farti espellere per colpa sua", lo guardo negli occhi.
"Non mi interessa! Lui non deve toccarti! Non deve sfiorarti! Non deve nemmeno pensarti!", lascia la presa e inizia a camminare.

Cerco di fare forza sul suo petto e inchiodo i miei piedi sul pavimento.
Cerco di diventare una cosa sola con esso, ma la mia forza non vale niente in confronto a quella di Aiden.

"Avanti, fatti sotto", Tyler lo istiga.
"Ora smettetela!", Archie e Shawn li riprendono.

Ma niente, Aiden sembra un'altra persona.
É cambiato, i suoi occhi sono cambiati.
Sono completamente scuri, la cattiveria e il nervosismo hanno preso il controllo del suo corpo.

Muovo la testa e cerco di scacciare via i brutti ricordi, non devono prendere il sopravvento ora.
Non devo farmi controllare da loro, ma la mia testa inizia a pulsare e la mente a viaggiare.

Tanti flashback prendono vita, esattamente come in un film.
La sua voce, il suo odore, la sua risata, la sua freddezza, la sua cattiveria, il suo sguardo, insomma tutto, tutto riprende vita, tutto prende forma.

Questo mostro inizia a divorarmi da dentro e diventa sempre più grande, mi lacera sempre di più, mi fa a pezzi.
Risucchia tutte le mie energie, mi consuma la vita.

Le braccia iniziano a tremare e con esse anche le gambe.
É inevitabile, non riesco a fermare questo processo, lui mi ha cambiata, mi tiene stretta nel suo pugno di ferro, sento il suo fiato sul collo.

"Finiscila Aiden! Calmati!", le voci rimbombano nella mia testa.

Rimango ferma, con le braccia stese e lo sguardo perso.
Nei miei occhi ora esiste solo il vuoto e nel mio cuore l'oblio inevitabile.

"Abby", sento le sue mani sulle mie spalle.

Sobbalzo a causa dello spavento ed emetto un piccolo urletto.

"Andiamo a sederci", mi guarda preoccupata.

Annuisco e inizio a camminare insieme a mia sorella.
Ci sediamo e lei si mette in ginocchio davanti a me, afferra le mie mani e incastra i suoi occhi nei miei.

"Respira profondamente", mi guarda.

Faccio quello che mi ha detto e iniziamo a respirare all'unisono, diventiamo una cosa sola.

Piano piano inizio a riprendermi.
Chiudo gli occhi e cerco di calmarmi completamente.

"Sto bene, é stata solo una piccola svista", cerco di sorridere.
"Non é piccola", mi guarda preoccupata.
"Sto bene, Ariel", cerco di essere convincente.
"Non é vero! Ti ha distrutta", i suoi occhi iniziano ad essere lucidi.
"Scusa", mi catapulto verso di lei.

Inizio a stringerla fra le mie braccia in un caloroso abbraccio.
Lei ricambia e rimaniamo così per qualche minuto, poi lascio la presa e catturo la sua lacrima solitaria.

"Andiamo a pulire", la guardo.
"Okay, ma non combinare guai", mi punta il dito contro.
"Non prometto niente", alzo le mani.
"La solita", scoppiamo a ridere.

Mi separo da Ariel e decido di raccogliere i palloni da terra.
Inizio con quelli da basket.
Vado verso il centro della palestra, quando la mia attenzione viene catturata da una chioma rossa.
Afferro un pallone e seguo questa persona con lo sguardo.

Si dirige verso Aiden, afferra la sua mano e lo porta verso un angolino.
Lo fa sedere sulle sedie lunghe e rettangolari e lei si mette davanti a lui.

Inizio a stringere il pallone e continuo ad osservare la scena.
Lei gesticola e parla e lui rimane in silenzio, poi agisce, si catapulta fra le sue braccia e lui non si smuove di un millimetro, non prova nemmeno a spostarla.

Continuo a stringere il pallone, fino a farlo diventare una cosa sola con il mio stomaco.
Mi giro e mi dirigo arrabbiata verso lo sgabuzzino.

É un attore nato!

Matrimonio imposto o meno, loro hanno già un legame.
Aiden si ostina a negare il contrario, ma i fatti dimostrano altro.

Perché non la respinge?

Perché continua a parlare con lei?

Odio la loro connessione, odio vederli vicini, mi fa male questo comportamento, mi fa male non avere Aiden tutto per me.

Ah! Sto delirando!

Entro nella sgabuzzino e lancio con forza il pallone dentro il grande cesto metallico.
Questo oggetto provoca un rumore forte e potente, esattamente come il mio tonfo al cuore.
Ogni volta che li vedo vicini, il mio cuore emette questo suono.

"Non prendertela con il pallone, non c'entra niente", sento la sua voce.

La rabbia inizia a scorrere nel mio corpo e decido di farmi guidare da essa.
Non lo ascolto, semplicemente mi giro e mi dirigo verso la porta.
Ma lui, ovviamente, afferra il mio polso e mi mette davanti a lui.

"Ora mi eviti?", domanda.

Non rispondo e non lo guardo, non mi va di farlo.
Lascio la presa e riprovo, ma lui mi riferma nuovamente.

"Smettila di fare la bambina! Che hai?", inizia ad irritarsi.

Non rispondo.

"Avanti, parla ragazzina", mi muove e nel farlo mi costringe ad alzare il viso.

Inchiodo i miei occhi nei suoi e inizio a guardarlo male, malissimo.
Voglio trasmettergli tutta la rabbia che ho in questo momento, voglio bruciarlo con il mio sguardo.

"Ora ti preoccupi per me? Vai a parlare con la tua ragazza", lascio la presa.
"Ah no, scusa, futura moglie", calco bene l'ultima parola.
"Lei non vale niente per me", puntualizza.
"Certo, come no! Perché ovviamente ti fai consolare da una qualsiasi persona!", inizio a gesticolare.
"Consolare? Di che cosa stai parlando?", sembra confuso.
"Vi ho visti prima! Sei comodo fra le sue braccia", lo guardo male.
"É stata lei ad abbracciarmi e poi io ho respinto il suo gesto", sbotta.
"Menti! Ti ho visto, eri immobile", gli punto il dito contro.
"Mi sono spostato! Ma hai guardato tutta la scena o no?", corruga le sopracciglia.
"Mi é bastato l'inizio", alzo le spalle.
"Come al solito passi sempre a scuse affrettate!", si passa una mano fra i capelli.
"Sai una cosa? Lasciamo perdere", lo sorpasso.
"Non puoi andare via ora! Nel bel mezzo di un discorso!", mi riprende.
"Devo andare a pulire! E poi smettila di fare il prepotente! Il mondo non gira intorno a te, Aiden Walker!", lo guardo male per poi andare via.
"Testarda e snervante!", lo sento sbottare.

Stringo i pugni e mi dirigo nuovamente verso il centro della palestra.
Riprendo a fare le pulizie e inizio ad ignorare Aiden.

Ormai siamo rimasti tutti in silenzio, si sentono solo i nostri passi rimbombare nella palestra.
Persino Tyler si tiene ad una distanza di sicurezza, ogni volta che mi guarda o si avvicina di qualche metro, Aiden lo guarda male, lo fulmina con lo sguardo.

Non riesco ancora a capire il loro astio, ma mi sta completamente rovinando la giornata e la testa.
Ogni volta che Tyler é nei paraggi mi sale l'ansia e la paura.

Si, ho paura di lui.
Paura della sua reazione, paura delle sue parole, paura dei suoi movimenti, insomma ho paura di Tyler.

Sospiro e continuo a pulire il pavimento della palestra.

Perché non posso vivere una vita tranquilla?

Perché devo sempre attirare infiniti drammi e casini?

Continuo a pulire, fino a quando la mia schiena, va a sbattere contro qualcuno.
Mi giro e il mio sangue si gela nelle vene.

Ecco cosa succede quando parli del lupo.
Ora il lupo é davanti a me.

"Ti sono mancato, dolcezza?", sorride maliziosamente.
"Per niente", rispondo male.
"Dai, non fare l'orgogliosa", afferra il mio mento e lo alza.
"Non...",
"Finirai in ospedale, Cooper!", Aiden mi interrompe.

La sua possente schiena copre la mia visuale.

Perché é così alto?

Sbuffo e mi metto alla sua destra.
Il suo sguardo é gelido e pieno di rabbia e le sue mani sono sul petto di Tyler e stringono con forza il tessuto della sua maglia.

"Calmati, Walker", lascia la presa.
"Sei proprio una palla al piede", sospira Tyler.
"Sarò il tuo peggior incubo", Aiden lo guarda male per poi afferrare il mio polso.
"Noi abbiamo finito, andiamo via", mi trascina.
"Ma che modi! Lasciami andare! Non abbiamo finito! Smettila, non voglio rischiare l'espulsione per te!", mi blocco.

Cerco di inchiodare i piedi sul pavimento, ma con scarsi risultati.
Lui é troppo forte per me, fine della storia.

"Forse non hai capito bene! Noi ora andiamo via, che ti piaccia o no!", si mette davanti a me.
"Io non eseguo le tue richieste", lo guardo male.
"Bene, bene, bene", la voce del preside ci blocca.

Avanza verso di noi ed Aiden.

"Qualche problema Walker e Watson?", domanda.

Sto per aprire la bocca, ma Aiden mi precede alla velocità della luce.

"No, tutto bene", lo guarda.
"Okay", ci supera e inizia a girovagare per la palestra.

Tutti seguiamo i suoi movimenti con i nostri occhi.
É andato a controllare ogni centimetro della palestra, ha persino passato il dito sulle sedie rettangolari!

Poi si sistema la giacca del completo e avanza verso di noi.
Ci mettiamo tutti uno accanto all'altra e rimaniamo in silenzio.
Il preside Hamilton si ferma davanti a noi e inizia a parlare.

"Bel lavoro ragazzi. Domani sistemerete l'aula di chimica", i suoi occhi ci mettono in soggezione.
"Sì, preside Hamilton", ripetiamo all'unisono.
"Bene, potete andare", annuiamo e iniziamo a camminare.
"Andate direttamente nelle vostre stanze, niente strappi alle regole", puntualizza.
"Certo", ci giriamo verso di lui.
"Buonanotte", ci supera.
"Buonanotte, preside Hamilton", lo guardiamo avanzare verso l'uscita.
"Ha per caso detto aula di chimica?", Stella mette il suo braccio intorno alla mia spalla.

Inizio a pensare bene e ha completamente ragione!
Io e l'aula di chimica non andiamo molto d'accordo.

"É vero! Hai ragione", sbuffo.
"Allora é deciso! Domani rimarrai seduta tutto il tempo", Ariel mi fa l'occhiolino.
"Tenera, davvero", le faccio la linguaccia.
"Perché? É successo qualcosa?", Shawn si mette accanto a me.
"Abby alle superiori ha combinato un paio di cosine", inizia Stella.

Io le pizzico il braccio e lei sobbalza.
Trattengo una risata e cerco di non scompormi, lo sguardo di Aiden mi sta mandando a fuoco.

"E cosa c'entra l'aula di chimica?", domanda Shawn.
"Allora...", tappo la bocca di Stella.
"Ha creato una bomba puzzolente e ha distrutto l'aula", continua Ariana.
"Ari!", la riprendo.
"Che cosa? É vero, piccola Abby?", Shawn mi guarda.
"Sì, ma é stato un incidente", gonfio le guance.

Shawn mi guarda per qualche secondo e poi scoppia a ridere.
Dopo ci uniamo tutti quanti, persino Archie si é messo a ridere, un miracolo.

Poi osservo meglio e noto mia sorella accanto a lui, tiene saldamente il suo braccio e sembra felice in questo momento.

Hanno fatto pace?

Nuova coppia in arrivo?

"Sei incredibile", Shawn si asciuga qualche lacrima.
"Odioso", gli tiro un pugno sul braccio.
"Vieni qui! La mia piccola permalosa", mi afferra e inizia a scompigliarmi i capelli.
"Shawn!", inizio a ridere.

Lascia la presa e gli faccio la linguaccia.
Slego i capelli e porto la testa in avanti per riuscire a rifarmi lo chignon.

Quando la alzo, noto le figure allontanarsi sempre di più.
Stanno ridendo e parlando tutti insieme, ovviamente tranne Tyler ed Anastasia.

A proposito, dove é andata questa ragazza?

E ora che guardo meglio, dove é finito Aiden?

Sono insieme?

Sento un tonfo al cuore e la tristezza entra dentro il mio corpo.
Inizio a camminare con la testa china e osservo le punta dei miei piedi.

Certo però che sono davvero complicata!
Non voglio stare con Aiden, ma allo stesso tempo non voglio condividerlo con nessuna.

Uffi, io e la mia mente contorta!

Che cosa devo fare?

Cammino fino a quando vado a sbattere contro qualcuno.
Alzo la testa e delle braccia iniziano a circondare la mia schiena.

Inspiro il profumo e riconosco subito questa persona.

"Finalmente ti ho trovata!", mi stringe.
"Aiden, così mi soffochi", la mia voce si spezza.
"Scusa", lascia la presa e inchioda i suoi occhi nei miei.
"Dove eri finita?", domanda preoccupato.
"Anche io mi stavo ponendo la stessa domanda", lo guardo.
"Ti stavo cercando! Non iniziare a viaggiare con la mente", mi punta il dito contro.
"Non ho detto niente", incrocio le braccia.
"Non ero con Anastasia", puntualizza.
"Non mi interessa", alzo le spalle.
"Oh sì, invece, e anche tanto", si avvicina.
"Pallone gonfiato", gonfio le guance.
"Grazie", si mette davanti a me.

Posa la sua mano sulla mia guancia destra ed inizia ad accarezzarla.
Ovviamente io entro in crisi, ormai non posso cambiare le mie sensazioni, é completamente impossibile.

"Stai bene?", domanda.
"Sì", rispondo.

Lui sospira e mi fissa, ma il suo sguardo é diverso dal solito.
Sembra preoccupato, é come se avesse una battaglia in quelle piccole fessure.

"Cosa ti é successo prima?", il suo timbro di voce cambia.
"Di che cosa stai parlando?", domando confusa.
"Quando mi hai fermato, durante la discussione con Tyler", mi guarda.

Nel sentire questa frase, entro in panico.

Ha notato il mio cambiamento?

E ora cosa mi invento?

Non voglio parlare, non ho il coraggio di scavare nel mio profondo e presentare il mio passato.
Non riesco a pronunciare nemmeno il suo nome, mi fa male il solo pensare a lui.

"Allora?", insiste.
"Niente, hai solo immaginato le cose", lo sorpasso.

Lui afferra il mio polso e mi tira verso di lui.
Io vado a sbattere contro il suo petto e la mia mano la alza verso l'alto, continuando a tenere la presa salda.
I suoi occhi azzurri iniziano a scrutare i miei movimenti, esaminano la mia espressione, in poche parole, mi stanno facendo la radiografia.

"Hai paura di me, ragazzina?", i suoi occhi si scuriscono e la sua voce si abbassa.

Sospiro e chiudo gli occhi.
Inizio a pensare, ma la testa fa male e quindi decido di rispondere con il cuore.

"Non ho paura di te, Aiden", lo guardo negli occhi.
"E di chi, allora?", questa domando mi spiazza.
"Non ha importanza", balbetto.
"Hai paura del mio comportamento?", abbassa il viso.

Inizio a sudare e l'ansia prende possesso del mio corpo.
Sento la mia pelle andare a fuoco e la testa sta per esplodere.
Troppi ricordi, troppi pensieri che viaggiano e che passano davanti ai miei occhi.

Mi ha beccata e con il suo sguardo, mi sta spogliando di ogni mia paura, sta tirando fuori gli scheletri dal mio armadio.

"Non voglio parlare", inizio a tremare.

Lui lascia la presa e mi afferra fra le sue braccia.

"Odio me stesso", mi stringe.
"Perché?", mi alzo in punta di piedi.

Alzo le braccia e le circondo intorno al suo collo.
Chiudo gli occhi e mi godo questa sensazione di protezione.

"Odio l'effetto che ti faccio", sospira.

Io faccio la stessa cosa e rimango in silenzio.

"Quando mi arrabbio, la tua espressione cambia...", si blocca e continua a stringermi.
"I tuoi occhi si spengono, la tua mente si blocca e il tuo corpo inizia a tremare", afferra il tessuto della mia felpa e inizia a stringerlo.

Nel sentire questo suo ragionamento, il mio cuore si spezza insieme al suo, il mio respiro si mozza, esattamente come il suo.
Il nostro dolore si unisce e diventiamo una cosa sola.

"Come hai fatto a notare tutto questo?", sussurro.
"Ti osservo, ragazzina. E noto la paura nei tuoi occhi", sussurra anche lui.
"Ma io non ho paura di te", sposto il viso e lo metto davanti al suo.
"Del mio comportamento sì. Ti ricorda qualcuno, vero?", i suoi occhi mi implorano.
"Sì", abbasso gli occhi per qualche secondo.

Lui lascia la presa.
Mi posa per terra, mi lascia un bacio sulla fronte e si gira.
Sento un vuoto dentro di me, mi sento leggera, senza un cuore.

Prendo un bel respiro e mi dirigo verso di lui.
Mi metto davanti ad Aiden e poso le mani sul suo petto.
Alzo la testa e inizio a parlare.

"Tutto questo non ha niente a che fare con te!", lo fisso.
"Invece sì! Ti tratto male, continuo a farti male", toglie le mie mani.

E riprende a camminare.

Non fare così, non puoi lasciarmi così.

"Anche io ti faccio male", sbotto.
"Non come me! Ti sto distruggendo, ragazzina", mi guarda per l'ultima volta.

Poi si gira e se ne va.
Il mio corpo si indebolisce e a causa di questo, le mie ginocchia cedono e cado per terra.
Non sento più niente, nemmeno il tonfo o il dolore causato dalla caduta.

Porto la mano al cuore e inizio a sospirare.

Che cosa é appena successo?

Che cosa vuol dire tutto ciò?

É tutto finito?

Così all'improvviso?

Perché devo sempre rovinare tutto?

Le lacrime iniziano a scendere e la vista si offusca.
Rimango per qualche minuto per terra e poi decido di alzarmi e di andare in camera.

Entro dentro e trovo Ariel e Stella preoccupate.

"Dove eri finita?", domanda Stella.
"Perché stai piangendo?", Ariel afferra le mie guance.
"Non voglio parlare, lasciatemi dormire. Devo metabolizzare certe cose", vado verso il mio armadio.

Lo apro e noto la maglia e la felpa di Aiden, non gli ho ancora restituito i suoi vestiti.
Li ho dall'incidente con la doccia nella sua stanza, mi ero dimenticata di averli nel mio armadio.

La nostalgia inizia a farsi sentire e decido di prenderli.
Vado in bagno e mi chiudo a chiave.
Mi strucco e mi vesto con i suoi vestiti.
La sua maglia mi arriva fino alle ginocchia e anche la felpa.
Afferro l'ultima cosa e la porto verso il mio naso, chiudo gli occhi e inspiro il suo profumo.
É ancora impresso su questo tessuto.

Già sento la sua mancanza.
Esco dal bagno e mi dirigo verso il mio letto, mi tolgo gli occhiali e li appoggio sul comodino, insieme al mio telefono.
Afferro le coperte e mi copro completamente.
Mi mordo il labbro inferiore e mi lascio andare.
Lascio scivolare infinite lacrime sul mio viso ormai sfinito.
Continuo a mordermi il labbro per non fare rumore, ma piccoli singhiozzi escono dalla mia gola.

E allora, dopo qualche minuto, sento calore.

"Odio vederti così", sento la voce di Ariel.
"Fa male anche a me", ora é Stella.

Esco dalle coperte e mi getto fra le loro braccia e do libero sfogo.
Poi ci sdraiamo tutte e tre sul letto e ci addormentiamo fra le lacrime e fra il dolore.

{Prendimi per mano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}

Ciao amici lettori❤️

Come state?😘

Vi é piaciuto questo capitolo?🥰

Ormai Tyler ed Anastasia saranno molto importanti nei prossimi capitoli, piano piano il mistero verrà svelato un passo alla volta😍

Siete curiose di scoprire il legame tra Abigail e Tyler?🤭

Avete già qualche idea?🤔

E secondo voi, Aiden riuscirà a sciogliere l'accordo o si arrenderà?🤷‍♀️

Abbiamo visto la nostra Abigail distrutta in questo momento, riuscirà a riprendersi?😔

Ma soprattutto, perché Aiden si é comportato così?🤔

Questi giorni di sospensione saranno disastrosi e pieni di complicazioni🤭ma alla fine, succederà una cosa bella😍io mi sono già innamorata del pensiero, non vedo l'ora di leggere le vostre reazioni❤️

Anche per oggi, basta spoiler🤭

Aspetto i vostri pareri😘grazie a tutti❤️

Buon weekend🥰e come sempre, alla prossima❤️

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top