Capitolo 25

Ormai tutti sono andati nelle loro rispettive classi.
Il corridoio é freddo e vuoto, si sentono solo i nostri passi.
Il silenzio opprime i nostri corpi e il dubbio di essere sospesi invade la mia mente.

Ci dirigiamo verso le scale, al primo piano, subito a destra, si trova l'ufficio del preside.

Iniziamo a salire, quando sento la sua voce irritante invadere le mie orecchie.

"Finalmente ti ho trovato! Cosa significa tutto questo?", afferra la mano di Aiden.

Lui si gira e anche io faccio la stessa cosa.
Lo so che non dovrei ascoltare, mettermi in mezzo, ma diciamo che anche io c'entro un pochino in questa storia.
In pratica, tutto é successo a causa mia.

"Non sono affari tuoi Ania", Aiden ritrae la mano.
"Tu! É sempre colpa tua! Quando finirai di rovinare la sua vita?", avanza verso di me.
"E tu quando la smetterai di intrometterti?", mi metto davanti a lei.

Stringo i pugni e inizio a guardarla malissimo.
Di certo la rabbia non si sta placando, anzi sta crescendo ogni secondo di più.
Appena sento la sua voce, appena vedo il suo viso, scatta una molla all'interno del mio cervello e mi faccio controllare dalle emozioni negative.

"Vattene via Ania", Aiden mi fa indietreggiare e si mette davanti a me.
"Rischi la sospensione per lei?!", sgrana gli occhi.
"Per lei sono disposto a rischiare anche altro", é deciso nella sua decisione.

Questa sua frase arriva dentro il mio cuore, fino a far tremare la carne.
Tutto il mio corpo inizia a sentirsi bene e inizia a richiamare il suo nome.
La sua dolce frase, ormai, si é insinuata nella mia mente e si é tatuata nella mia anima.
Questi suoi sbilanciamenti mi mandano in crisi, ma allo stesso tempo mi rendono felice, sono al settimo cielo ora.

"Ti ha stregato! Esattamente come ha fatto la precedente!", i suoi occhi diventano lucidi.
"Stai zitta Ania! Tu non puoi capire, vattene!", Aiden si sta agitando.

Ed ecco che ritorna questa storia!

Chi é questa ragazza?

Che legame esiste tra me e lei?

Perché Aiden si agita così tanto?

"No! Sono stanca di essere messa da parte per colpa loro!", stringe i pugni.
"Io non ti sto mettendo da parte! Non ho mai provato niente per te, quindi il tuo discorso non regge", é freddo e distaccato.
"Sei senza cuore", sale uno scalino.
"Lo so", risponde tranquillamente.
"Tu obbedirai ai nostri padri, che ti piaccia o no!", punta il dito contro di lui.
"Ascoltami bene Ania. Io farò tutto il possibile per oppormi a questa stupida decisione! Mi opporrò con ogni mio muscolo, ogni cellula del mio corpo si rifiuterà di compiere questo passo! Io non ti voglio nella mia vita, mettitelo bene in testa", scandisce bene ogni singola parola.

Anastasia alza la mano e colpisce il viso di Aiden.
Lui rimane in silenzio, non parla, non si muove.
Lei inizia a piangere e rimane immobile, a fissare Aiden con la mano verso l'alto.

"Ora basta! Ho aspettato anche troppo. Anastasia Anderson nel mio ufficio!", la voce del preside blocca persino lei.

Mi ero completamente dimenticata della sua presenza.

Ha assistito a tutta la scena?

Se sì, che cosa imbarazzante!

Io volevo custodire gelosamente questo momento solo per me.
Le belle parole di Aiden hanno invaso anche le orecchie degli altri.

Uffi...

Anastasia sbuffa, ma inizia a salire le scale.
Si mette accanto al preside.
Lui guarda tutti male e poi riprende il suo cammino e così facciamo tutti.

"Stai bene?", sussurro.
"Sì, non ti preoccupare", sorride.
"Tu no, invece. Ti devo portare in infermeria", osserva il mio naso.

In effetti ha ragione, non smette di sanguinare, ormai il fazzoletto é tutto sporco.

"Signor Hamilton", Aiden lo richiama.

Lui si gira e inizia a fissarlo con autorità e freddezza.
Persino nei suoi movimenti dimostra la sua superiorità.

"Cosa desidera signorino Walker?", domanda.
"Vorrei portare Abigail in infermeria", non dimostra nessuna paura.

Poi il modo in cui pronuncia il mio nome, mi manda in tilt ogni volta.
Raramente lo fa, ma quando lo dice, la sua voce mi strega.
Adoro il mio nome pronunciato da Aiden.

"Può andare da sola. Signorina Watson vada in infermiera", mi guarda.
"Grazie signor Hamilton", parlo.
"Ma si sbrighi. Inizierò il mio discorso al suo arrivo", il suo sguardo mi mette in soggezione.
"Certo, vado e torno", mi giro e inizio ad avanzare velocemente verso l'infermeria.

Essa si trova al pian terreno, accanto all'aula numero 10.
É proprio in mezzo, tra le classi.
Arrivo in fretta e furia e mi catapulto subito verso il lavandino alla mia sinistra.
Lavo il mio naso e poi rimetto la testa all'indietro.
Aspetto qualche minuto e poi la riporto nella posizione normale.
Prendo un batuffolo di cotone e strappo due pezzettini, li arrotolo e li metto delicatamente nel mio naso, poi prendo una busta del ghiaccio e inizio a schiacciare leggermente.

Sospiro ed esco da questo posto.
Inizio a salire velocemente le scale e quando svolto a destra, il mio sangue si gela.
Non é la prima volta per me, diciamo che avevo, che ho, un certo talento nel mettermi nei guai.
Ma questo preside fa davvero paura, é la prima volta quando incontro una persona così autoritaria e distaccata.

Alzo la mano e mi faccio forza, busso e aspetto.

"Avanti", sento la sua voce.

Apro la porta e noto tutti seduti su delle sedie, davanti alla scrivania del preside.
Il suo ufficio é rigido, esattamente come lui.

Abbiamo una scrivania, con sopra un computer, dei registri alla sinistra del preside, una penna su di essi, una sedia, una biblioteca alla sua destra e una finestra alle sue spalle.

Noto un posto libero tra Aiden ed Ariel e mi dirigo verso di esso.

"Meglio, signorina Watson?", domanda.
"Sì, grazie", mi siedo.

Lui annuisce e porta le mani sulla sua scrivania, incrocia le sue dita e inizia ad osservare uno ad uno.
Il suo sguardo intimidisce tutti, la sua freddezza entra nelle nostre ossa, la sua autorità ci fa sentire piccoli piccoli.

"Allora, chi si offre volontario?", domanda.

Nessuno parla, nessuno ha il coraggio di aprire la bocca.
Per la prima volta, noto questi ragazzi in silenzio, quasi come se avessero paura di esprimere la loro opinione.

"Io non c'entro niente", Anastasia parla.
"Sì, invece. Allora?", la liquida subito.
"É solo un malinteso", é Tyler a parlare.
"Un malinteso, eh?", porta indietro la sua schiena.

Si appoggia sullo schienale e incrocia le sue braccia.
Continua a fissarci per poi iniziare a parlare.

"Bene. Allora deduco che tutte queste ferite sono solo una coincidenza", guarda Tyler.
"Esatto", risponde lui.
"Allora mi faccia esprimere la mia ipotesi", si alza in piedi.

Si sistema la giacca e inizia a camminare dietro di noi.

"Dunque...il signorino Cooper, é uscito stamattina per andare a correre", si mette dietro di lui.
"Giusto", risponde.
"Bene. E nel mentre correva ha notato un ladruncolo rubare la borsa di una dolce signora. Lui, da grande eroe, lo ha inseguito, ha salvato la borsa della signora, ma in cambio ha ricevuto qualche pugno. Ho ragione, Cooper?", domanda.
"Sì, ha azzeccato come sempre, signor Hamilton", deglutisce pesantemente.
"Bene. Ora passiamo a Shawn Butler", si mette dietro di lui.

Shawn si irrigidisce e deglutisce pesantemente.
Mi fa troppa tenerezza, lui non c'entra niente.
Era nel posto sbagliato, al momento sbagliato.
Insomma voleva solo difendere delle persone!

"Mi faccia pensare. Si é procurato l'occhio nero, andando a sbattere contro il suo armadietto, vero?", domanda.

Shawn fa di sì con la testa e basta, rimane fermo, in silenzio.

"Okay. Mentre Archie Evans, ha il labbro tagliato. Aspetti un secondo", inizia a pensare.
"Stamattina era arrabbiato, e per mantenere la calma si é morsicato il labbro, ho ragione?", domanda.

Anche Archie fa di sì con la testa, non ha il coraggio di rispondere o di controbattere.

"Liam Brooks. Non noto nessuna ferita grave su di lei, tranne le nocche rosse", esamina il fratello di Ariana.
"Stamattina qualcuno lo ha fatto arrabbiare e ha colpito il muro, esatto?", si mette dietro di lui.

Anche lui annuisce con la testa e rimane in silenzio.
Per ora, l'unico che ha risposto é stato Tyler.

"Ed eccoci qui, signorino Walker", passa dietro di lui.
"Sì, eccoci", alza le spalle.

Aiden sembra tranquillo, non mostra nessun segno di agitazione o di paura.

Che non sia la sua prima volta qui?

"Cosa devo fare con lei?", il preside sospira.

Ecco, come non detto, non é la sua prima volta.

"Non lo so", risponde lui.
"Mi faccia pensare, lei ha solo difeso qualcuno, giusto?", domanda.
"Certo", risponde direttamente.
"Come sempre, Walker", sospira nuovamente.

Poi fa il giro e si dirige verso di me.
Il mio cuore inizia a battere fortissimo e la paura invade il mio corpo.
Ripeto, non é la prima volta in presidenza, ma é la prima volta ad avere un preside così spaventoso davanti a me.

"Lei é al primo anno Abigail Watson, giusto?", mi guarda negli occhi.
"Esatto", rispondo a bassa voce.
"Non fa bene mettersi in cattiva luce all'inizio del percorso", si mette davanti a me.

Deglutisco pesantemente, ma cerco di mantenere il contatto visivo, non mi conviene abbassare la testa, non devo risultare colpevole.

Aspetta, colpevole?

Ma io non ho fatto nulla di male, mi sono solo trovata in una strana situazione.

Momento sbagliato nel posto sbagliato?

Regge questa ipotesi con me?

Credo proprio di no.

"Lei come si é procurata la ferita al naso?", insiste.

I miei muscoli si irrigidiscono e la mia gola si secca all'improvviso.
Non posso mentire, non con lui, almeno.

"Aspetti, non risponda. Ho una teoria anche per lei", si rimette in posizione eretta.

Sospiro e mi sento leggermente sollevata.
Riprendo a respirare normalmente, ma la paura non ha intenzione di andare via.

"Stamattina é caduta dal letto e si é fatta male al naso, ho ragione?", socchiude gli occhi e mi
guarda attentamente.

Cosa faccio ora?

Non posso confermare la sua teoria perché non é vera.

Annuisco anche io come hanno fatto gli altri?

Sì, mi sembra una buona idea.

Annuisco e lui passa alla persona successiva.
Rilasso leggermente i muscoli e stringo la busta del ghiaccio.

"Bene, anche voi al primo anno, vero?", guarda Ariel, Stella, Ariana ed Anastasia.
"Sì", rispondono in coro.
"Voi invece vi siete trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato, giusto?", domanda.

Tutte annuiscono tranne Anastasia che si alza in piedi e inizia a parlare.

"Io non c'entro niente! Loro hanno combinato qualcosa, non io! Io ero solo di passaggio", stringe i pugni.
"Sì, questo é vero. Ma é vero anche che lei ha notato me e i suoi compagni dietro di me, quindi é stata una sorta di sfida", si mette davanti a lei.
"Ho solo parlato con Aiden Walker per qualche minuto", balbetta.
"Vero, ha parlato con lui sapendo che era in mia presenza", incrocia le braccia.
"É stato uno sbaglio", si siede.
"Il suo ultimo sbaglio", si sistema la giacca e si dirige verso la sua scrivania.

Si siede e afferra un registro blu scuro, lo apre e inizia a scrivere delle cose.
Poi passa al computer, inizia a digitare i tasti e questo continuo tic tic mi fa saltare il sistema nervoso.
Odio questi suoni, mi mandano in bestia, mi distruggono.

"Bene, siete tutti sospesi per tre giorni, tranne la signorina Anderson, ma...",
"Cosa? Tre giorni?! Ma stiamo scherzando? Sono all'ultimo anno! Rovinerà la mia reputazione e il mio curriculum!", Tyler lo interrompe.
"Non mi interessa signorino Cooper! Doveva pensarci prima. E poi non si preoccupi per la sua reputazione, il suo paparino troverà una soluzione", é freddo.
"Non si deve permettere!", Tyler gli punta il dito contro.
"Quattro giorni di sospensione, più due ore di aiuto", conclude.
"Non può farlo!", continua Tyler.
"Se volete aggiungo il quinto giorno", lo guarda male.

Archie afferra il polso di Tyler e lo fa sedere sulla sedia.

"Bene. Allora, in queste due ore, dovrete pulire la scuola. Ogni giorno avrete diverse stanze da fare", guarda tutti.
"E lei signorina Anderson dovrà partecipare a queste ore", si gira verso di lei.
"Come scusi? Sono una Anderson, si rende conto? Io non faccio le pulizie!", risponde disgustata.
"Esiste sempre una prima volta", alza le spalle.
"Parlerà con mio padre", gli punta il dito contro.
"Nessun problema, ma suo padre dovrà sapere che avrà a che fare con un Hamilton", posa la mano sul suo viso.

Anastasia si irrigidisce leggermente e rimane in silenzio.
Inizia a pensare a qualcosa.

Che significato ha la frase del preside?

Chi sono gli Hamilton?

"Non finisce qui", si siede arrabbiata.
"Bene", si gira a guardare tutti.
"Potete andare via", ci alziamo tutti.
"Tutti tranne Abigail Watson", mi blocco sul posto.

Aiden si gira a guardarmi.
Inchiodo i miei occhi nei suoi e sorrido leggermente e poi gli faccio segno di uscire.
Vanno via tutti e io mi rimetto sulla sedia.

Il preside si avvicina alla scrivania e mette le sue braccia su di essa, incrocia le sue dita e il suo sguardo si posa su di me.

"Ho letto varie cose su di lei, Watson", inizia.
"Cioè?", domando confusa.
"Conosco tutta la sua storia scolastica", marca bene le ultime due parole.

Ops, allora sono davvero nei guai.
Non sono stata una studentessa modello, varie volte mi sono cacciata nei guai, erano problemi piccoli, risolvibili, ma fatto sta che ho combinato parecchie cose.

"Non si ripeterà più", abbasso la testa.
"Lo spero", risponde.

Rimane in silenzio per qualche secondo e poi inizia a parlare.

"Può promettermi una cosa, signorina Watson?", domanda.

Alzo subito la testa confusa.

"Che cosa?", lo guardo.
"Per qualsiasi problema venga da me", mi osserva attentamente.
"D'accordo", rispondo titubante.
"Bene, può andare", mi indica la porta.
"Arrivederci", mi alzo.

Mi avvicino alla porta, ma la sua voce mi ferma e mi giro verso di lui.

"E faccia attenzione", mi indica il naso.
"Certamente", sorrido imbarazzata ed esco fuori.

Chiudo la porta e inizio a camminare.
Sospiro e rilasso i muscoli, ho avuto troppa ansia lì dentro.

"Allora?", le ragazze vengono verso di me.

Faccio segno di proseguire per le scale e intanto inizio a raccontare tutto.

"Ci mancava solo questo", Ariel si mette la mano sul viso.
"Tu e i tuoi casini", Stella sospira.
"Ehy! Erano solo malintesi", gonfio le guance.
"Certo, come no!", Ariel e Stella ripetono la stessa frase.
"Di che cosa state parlando?", domanda confusa Ariana.
"Diciamo che Abby non é stata una studentessa modello", inizia a Ariel.
"Diciamo? Ne ha combinate di tutti i colori", Stella continua.
"Cioè?", insiste Ariana.
"Non ha senso parlare del passato", le guardo male.
"In questo caso sì. Allora da dove posso iniziare?", Ariel inizia a pensare.
"Per esempio ha fatto scoppiare una bomba puzzolente nel laboratorio di chimica", Stella inizia a ridere.
"É stato un incidente!", mi difendo io.
"Oh, mamma! É vero! Una puzza assurda!", anche Ariel inizia a ridere.
"Antipatiche", le guardo male.
"Come hai fatto?", Ariana cerca di trattenere le risate.
"La nostra professoressa di chimica ci aveva detto di creare un profumo, ma Abby ha fatto il contrario, ha creato una bomba puzzolente!", Stella ha le lacrime agli occhi.
"Ho solo sbagliato qualche ingrediente", cerco di difendermi.
"Sicuro!", tutte e tre continuano a ridere.
"E poi?", Ariana si asciuga le lacrime.
"Poi ha dato inizio ad una battaglia di cibo", continua Ariel.
"Non é vero!", puntualizzo.
"Una nostra compagna mi aveva insultata e io le ho rovesciato il piatto di pasta sui capelli e da lì, tutti hanno iniziato a lanciare il cibo", spiego.
"Appunto, hai dato il via ad una battaglia", Stella ride.

Gonfio le guance e noto le ragazze.
Si stanno divertendo un sacco e Ariana ride come non mai.

"Eri così tremenda?", domanda Ariana.
"Un pochino", alzo le spalle.
"Tanto", puntualizzano Ariel e Stella.
"E poi?", insiste Ariana.
"Ecco...", iniziano a pensare.
"Ah, sì! Al ballo, prima delle vacanze natalizie, mentre tutti erano in sala a ballare, Abby é andata a riempire l'ufficio del preside di carta igienica", parla Ariel.
"Come?", risponde Ariana.
"In realtà, noi abbiamo sporcato il suo ufficio", indico Ariel e Stella.
"Che cosa?", Ariana ci guarda.
"Ha ragione, Ariel", Stella le pizzica un braccio.
"Vero", risponde lei imbarazzata.
"Perché avete fatto una cosa del genere?", domanda Ariana.
"Per protesta. Era davvero allucinante quel preside, era un dittatore, non potevamo andare nemmeno in bagno durante l'intervallo!", spiega Ariel.
"Proprio delle piccole pesti", Ariana ride.
"Con Abby accanto a noi, direi proprio di sì!", Stella mi scompiglia i capelli.
"Siete davvero cattive", faccio loro le linguacce.

Ci guardiamo e scoppiamo tutte a ridere.
Nessuna di noi riesce a smettere.

"Non respiro!", Ariana si asciuga le lacrime.
"Vogli sapere tutto", indica ognuna di noi.
"D'accordo, stasera da noi", metto il braccio intorno alle sue spalle.
"Evvai!", batte le mani contenta.

Continuiamo a camminare e ci dirigiamo verso la nostra aula.
Entriamo dentro e andiamo a sederci alla fine.
Ora abbiamo due ore di letteratura.

"Ma i ragazzi?", domando.
"Sono andati tutti in classe, erano in ritardo per la lezione di educazione fisica", risponde Stella.
"Capisco. Ariana dopo puoi accompagnarmi da tuo fratello? Vorrei ringraziarlo", la guardo.
"Certo, nessun problema", sorride.
"Tu, piuttosto, stai bene?", domanda Ariel.
"Tranne il naso sanguinante, tutto bene", rispondo.
"Voglio sapere tutto Abby", continua.

So a che cosa si riferisce.
Nei messaggi le ho spiegato una piccola parte, non ho specificato tutto nei minimi dettagli.
Faccio una piccola smorfia e poi le rispondo.

"Certo, in camera", mi appoggio bene sullo schienale della sedia.
"Racconta tutto nei minimi dettagli", Stella mi punta il dito.
"Sisi, ricevuto", porto la testa all'indietro.

Un gran mal di testa mi distrae e il sonno inizia a farsi sentire.
Sbadiglio un pochino e poi tolgo la busta del ghiaccio, direi che per ora é abbastanza.
La poso sul banco e con esso anche la mia testa.
Incrocio le braccia e la posiziono su di esse.

"Buongiorno...", riesco a sentire solo questa frase e poi buio totale.

Inizio a muovermi e percepisco il mio morbido letto.
Afferro la coperta e la tiro verso il mio collo, porto le mie ginocchia verso il mio petto e apro lentamente gli occhi, ma non riesco a distinguere bene le cose.
Vedo tutto sfuocato, quindi decido di tirare il braccio fuori dalla coperta.
Piccoli brividi di freddo si formano sulla mia pelle, ma decido di continuare a cercare.
Metto la mano sul comodino e muovo le dita alla ricerca degli occhiali.

Non riuscendoli a trovare, mi alzo di controvoglia e inizio a sbuffare.
Socchiudo gli occhi e riesco ad individuarli a sinistra del comodino.
Li afferro e li metto, chiudo gli occhi e mi stiracchio leggermente.
Mi lego i capelli in uno chignon disordinato e decido di uscire dal letto.

Quando poso i piedi per terra, tocco qualcosa di diverso dal solito pavimento.
Abbasso la testa e lo vedo...é proprio lui.

"Che cosa ci fai qui?", domando.
"Ti dispiace?", indica il mio piede che é appoggiato sul suo stomaco.
"Oh, scusa", lo tolgo.

Mi siedo sul letto e lui si alza, inizia a stiracchiarsi e io mi perdo nell'osservare i suoi movimenti.

"Ti sei incantata ancora?", sorride maliziosamente.
"Mai fatto", giro la testa e roteo gli occhi.
"Certo", sento un peso sul mio letto.

Aiden mette le mani sul mio viso e lo gira delicatamente, inizia ad osservarmi con attenzione e poi si alza.
Va in cucina e inizia a cercare qualcosa.
Torna dopo qualche minuto con del ghiaccio dentro una piccola busta trasparente.

"Tieni", la porge davanti a me.
"Grazie", lo guardo titubante.

Metto il ghiaccio sul mio naso, a contatto con il freddo sobbalzo leggermente, ma cerco di lasciar perdere questa sensazione fastidiosa.

"Allora cosa ci fai qui?", domando nuovamente.
"Volevo vedere il tuo stato", alzo le spalle.
"Come sono arrivata qui?", insisto.
"Indovina", sorride.
"Potevi lasciarmi e andare via", incrocio le gambe.
"No, volevo essere certo", si avvicina al mio viso.
"Di cosa?", balbetto.
"Controllare il tuo naso", toglie la busta.

Mette il dito su di esso e a questo contatto faccio una piccola smorfia.

"Fa tanto male?", domanda.
"Un pochino", riporto il ghiaccio sul naso.
"Mi dispiace", abbassa la testa.
"Sono arrivato tardi", noto i suoi pugni.

Inizia a stringerli e a causa di questo, le nocche diventano bianchissime.

"Non é colpa tua", metto la mano sulla sua guancia destra.

Alza il viso e inchioda i suoi occhi nei miei.

"Cerca di fare attenzione la prossima volta",
"Sisi", roteo gli occhi.
"Non interrompermi", mi pizzica la gamba.
"Ehy!", lo guardo male.

Lui ricambia e decido di stare zitta.
Mi siedo bene e faccio cenno di continuare la frase.

"E lascia fare ai ragazzi", puntualizza.
"Che cosa intendi?", lo fulmino con lo sguardo.
"Non intrometterti in una rissa maschile", é serio.
"Faccio quello che mi pare", gonfio le guance.
"Ragazzina...", calca molto il mio soprannome.
"D'accordo", sbuffo.
"Brava", sorride.

Lo guardo e il mondo si ferma.
Questo suo movimento mi incanta sempre, mi piace, mi sconnette da tutto e tutti.
É semplicemente incanto.

Mi guarda ancora per qualche secondo, per poi sdraiarsi accanto a me.
Appoggia la schiena contro il muro e mette la mano sulla mia gamba.
Sussulto leggermente e cerco di nascondere il mio viso, sicuramente le mie guance sono rosse.

"Dovresti andare via", balbetto.
"Vieni qui", afferra la mia mano.

Mi tira verso di lui e mi ritrovo il viso a qualche centimetro di distanza.
Appena vedo le sue labbra, mi ritorna in mente l'accaduto di ieri.
La rabbia e l'imbarazzo iniziano a prendere possesso del mio corpo.
Mi giro furiosa e rimango in silenzio.

"Si può sapere che hai?", lo sento sbuffare.
"Niente", rispondo secca.
"É da stamattina che sei così", continua.

Alzo le spalle e decido di rimanere in silenzio.
Non voglio parlare, é una cosa troppo delicata e poi devo capire il significato prima.

"Ragazzina, parla", sussurra piano nel mio orecchio.

La pelle d'oca inizia a prendere vita e il cuore inizia a battere all'impazzata.

"Vai via, Aiden", calco bene questa frase.
"Non voglio, parlami",
"No", sono decisa.
"Lo hai voluto tu!", afferra le mie gambe e le mie braccia.

Mi prende e mi tira su.
Lui appoggia la sua schiena contro il muro e mi posa sulle sue gambe, ancora.
Non voglio rivivere la scena di ieri sera.

Giro la testa e i miei occhi iniziano a pizzicare.
Lo sento sospirare, il suo respiro mi sposta le ciocche ribelli scivolate via dallo chignon disordinato.

"É per ieri sera?", domanda.

Nel sentire questa parola mi blocco, porto su gli occhi e cerco di osservare il soffitto e scacciare via le lacrime.
Non devo piangere davanti a lui, devo ingoiare queste piccole guastafesti.

Vedendo il mio stato d'animo, mette le mani dietro la mia schiena e mi porta verso di lui.
Appoggio la mia testa sul suo petto e lui inizia ad accarezzarmi la schiena.
É un tocco delicato e tranquillo, quasi impercettibile.
Poi posa un tenero bacio fra i miei capelli e io posso semplicemente dire addio alla mia arrabbiatura.

Perché ha questo potere di farmi cambiare idea?

Perché riesce a tranquillizzarmi subito?

Perché tu, Aiden?

"Ti ho ferita in qualche modo?", insiste.
"Perché non mi lasci in pace? Perché continui ad insistere?", alzo la testa e inchiodo i miei occhi nei suoi.
"Non lo so, okay? So solo che sto male", sbotta.
"Perché?", domando.
"Quando stai male tu, automaticamente sto male anche io", si passa la mano fra i capelli.

Che cosa?

Rimango senza parole, immobile.

Come é possibile?

Stringo i pugni e li porto verso il suo petto.
Poi appoggio la mia testa su di essi e sospiro pesantemente.

"Perché devi scombussolare la mia vita?", sussurro.
"Perché lo stai facendo anche tu", alza il mio viso.

Mi guarda intensamente negli occhi e io ho completamente perso la cognizione del tempo.
Appoggia la sua fronte sulla mia e i nostri nasi si sfiorano.
Inizia a giocherellare con essi e io sto per esplodere.

É troppo bravo in questi movimenti, ha un talento naturale nel farmi tremare le ossa.
Ormai é dentro il mio cuore.

Ritornano tutte le sensazioni di ieri e la voglia di baciarlo cresce sempre di più, ma anche la paura di essere rifiutata un'altra volta, mi uccide dentro.

Metto la mano sulle sue labbra e inchiodo i miei occhi nei suoi.

"Non farlo", cerco di rimanere lucida.
"Perché?", toglie la mia mano.

Mi alzo dalle sue gambe e ritorno con i piedi per terra.
Mi sembra di perdere l'equilibrio per qualche secondo, ero su un'altra dimensione.

"Vai via", indico la porta.
"No, prima voglio una spiegazione", si alza anche lui.
"Non la meriti", indietreggio.
"Invece sì", avanza verso di me.
"Smettila! Non ti avvicinare, non mi parlare, non mi guardare, semplicemente smettila di essere Aiden", metto la mano sul suo petto come per imporre qualche "distanza".
"Non posso farlo", mette la sua mano sulla mia.
"Ieri sera mi hai dato un'altra impressione", sbotto.

Ma che cosa hai appena detto Abby?

Perché non riesco a tenere la bocca chiusa?!

Ormai il danno é fatto!

Ora che scusa invento?

"Di che cosa stai parlando?", sembra confuso.
"Lascia perdere. Dimentica quello che ho detto", lascio la presa.
"Parla, ragazzina", avanza.

Io indietreggio, ma vado a sbattere il piede contro il comodino, perdo l'equilibrio e cado col sedere per terra.
Aiden si abbassa e si mette davanti a me.
Il suo profumo si insinua nelle mie narici e il mio cervello perde la lucidità, mi ha stregata, il suo profumo é la mia droga e non ho nessun antidoto.

"Perché ieri sera ti sei fermato?", sbotto.

Ecco, ho sputato il rospo!

Tutta questa pressione mi ha fatto venire il mal di testa.

"Ieri sera?...", inizia a pensare.

Mi alzo velocemente e sospiro.

"Aspetta. Ti riferisci al...",
"Non dirlo! Lascia perdere", lo blocco.
"Non é come pensi", afferra le mie spalle.
"Ripeto, lascia perdere", lo guardo.
"Non lascio perdere! Hai frainteso tutto! Io volevo farlo, davvero", i suoi occhi brillano.

Mi sembra sincero, emana una luce diversa.
La sua stretta é salda e il suo colore cristallino é cambiato, é più chiaro, più luccicante.

"E perché non lo hai fatto?", sussurro.
"Non era un buon momento. Io ero scosso e tu anche. Non volevo rovinare l'atmosfera, la nostra tregua temporanea", mi guarda attentamente.
"Lo hai fatto comunque", lo fulmino con lo sguardo.

Rotea gli occhi e mi tira nuovamente verso di lui.
Mi abbraccia e mi stringe forte a se.
Appoggia la sua testa nell'incavo del mio collo e io mi lascio cullare da lui.

"Che cosa mi hai fatto, ragazzina?", sussurra dolcemente.

Nel sentire questa frase, ricambio il suo abbraccio.
Il suo comportamento, le sue frasi, i suoi movimenti, i suoi sguardi, insomma tutto quello che ha fatto ora, mi ha mandata in tilt.
Ho dimenticato tutto quanto, anzi ora la questione del non bacio, mi risulta così stupida.

Io e le mie paranoie inutili...

Rimango in silenzio ma penso mentalmente.

Che cosa mi hai fatto Aiden?

Anzi, no, riformulo la domanda.

Perché ho perso la testa per te?

{Prendimi per mano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}

Ciao amici lettori❤️

Come state?😘

Ed eccoci qui con un nuovo capitolo, vi é piaciuto?😊
Siete d'accordo con la punizione che ha deciso il preside Hamilton?

Secondo voi succederà qualcosa nei prossimi giorni di sospensione?😌
Certo che sì😉la loro "convivenza" non andrà bene, soprattutto con Tyler nei paraggi🤭

Comunque...vi sono piaciuti Abigail ed Aiden?😍
Succederà qualcosa anche a loro due?🤔
Secondo voi saranno cose positive o negative?🤷‍♀️

Sicuramente succederà di tutto🤭

Aspetto le vostre teorie e i vostri pensieri❤️😍

Grazie a tutti😘buon weekend

Alla prossima❤️

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