Capitolo 21

Io ed Ariel ci sediamo su una panchina poco distante dal London Eye.
Metto i gomiti sulle mie ginocchia e porto la testa verso le mie mani, appoggio la fronte su di esse e inizio a prendere respiri profondi.
Qualche lacrima cade sulle mie calze, bagnandole un pochino.
I suoni continuano a non esistere, i colori non brillano più, riesco solo a sentire la mia tristezza e ad avere nella mia visuale solo l'immagine di Aiden e di Anastasia.

Se non tiene a lei, perché erano insieme?

Mi ha detto che non significa niente!
E allora perché é successo tutto questo?

Mi alzo arrabbiata e inizio a fare avanti e indietro.

"Abby, respira", Ariel afferra la mia mano.
"Sto bene", la guardo.
"Il tuo comportamento racconta un'altra cosa", si alza anche lei.
"Non é vero", giro la testa.
"Abby, sei mia sorella, ti conosco", afferra il mio viso e lo gira verso il suo.

Asciuga le mie lacrime e mi sorride dolcemente.

"Aiden ti piace?", domanda.
"No", indietreggio.

Come fa a piacermi una persona del genere?

Non scherziamo, dai!

Mi tratta sempre male, prima é gentile, poi é arrabbiato, poi é tenero, poi é furioso.
Mi respinge e poi mi attira nuovamente verso di lui, e i nostri riavvicinamenti, quelli mi sciolgono il cuore.

Aspetta, questo vuol dire piacere?
Ah,non capisco niente!

"Okay, ma sappi una cosa Abby", mi punta il dito contro.
"Puoi mentire a me, a Stella, a Nate, a qualsiasi persona, ma non puoi mentire a te stessa", la sua frase mi arriva dritta al cuore, come fa una lama tagliente.

Non posso mentire a me stessa, Ariel ha ragione, ma in questo momento non riesco a capire le mie emozioni, il mio cuore e la mia testa.
Sono sensazioni nuove che non riesco a decifrare.
L'unica cosa che so é che fa male e tanto, mi ha spezzato il cuore, ancora una volta.

Ariel afferra la mia mano e mi porta verso la panchina, ci sediamo entrambe e lei porta la mia testa sulla sua spalla, poi appoggia la sua sulla mia e inizia ad accarezzarmi il braccio.
Rimaniamo entrambe in silenzio, ma stiamo comunicando ugualmente.
Ariel sente e percepisce tutto quello che provo in questo momento, in ogni singolo istante della mia vita, quindi a volte, le parole non servono, basta chiudere gli occhi e ascoltare, ascoltare il dolore.

"Ehy, tutto bene?", le sue mani si appoggiano sulle nostre gambe.

Apro gli occhi e mi ritrovo Nate in ginocchio, davanti a noi con gli occhi preoccupati.

"Sì, stiamo bene", scompiglio i suoi capelli.
"Sei tremenda", inizia a farmi il solletico.

I capelli di Nate sono off-limit, nessuno li deve toccare, non sopporta questo contatto e io conosco questo suo "segreto" e mi piace dargli fastidio.

Grazie a lui riprendo a ridere a crepapelle e il fiato ormai va a mancare sempre di più.
Rido e mi dimeno e lui fa la stessa cosa, dopo un pochino lascia la presa e stampa un bacio sulla mia guancia.

"Mi mancavano questi momenti", sorride.
"Anche a me", mi catapulto fra le sue braccia.

Lui ricambia e mi stringe, mi porta accanto al suo cuore e il suo battito mi mantiene in vita, mi tiene con i piedi per terra.
Nate é qui e anche io, devo godermi questi momenti insieme a mio fratello, basta pensare ai miei drammi quotidiani, oggi mi dedico solo ed esclusivamente a lui.

"Dove andiamo?", domanda Ariel.
"A mangiare ovviamente", rispondo io.
"La solita", Nate mi pizzica un fianco.

Lascio la presa e gli tiro un pugno sul braccio, poi afferro la mano di Ariel e le faccio l'occhiolino.
Lei capisce e iniziamo a camminare davanti a loro.

"Secondo te sarà successo qualcosa?", sussurro.
"Abby...", mi guarda preoccupata.
"No, Ariel. Non voglio pensare a quella testa di rapa, voglio dedicarmi alla mia famiglia", la abbraccio.
"Okay", inizia a ridere.
"Testa di rapa, eh?", lascia la presa.
"Certo, é così", roteo gli occhi.
"Ti adoro", continua a ridere e io mi unisco a lei.

Decidiamo di andare a mangiare al Mc Donald's.
Abbiamo riso e scherzato, siamo ritornati indietro nel tempo, dove nessuno stava male, dove nessuno si faceva male, dove esistevano solo la felicità e la spensieratezza.

Dopo aver finito di mangiare, ci siamo diretti verso l'albergo e ora, purtroppo, é tempo di salutare mio fratello.

"Dai, non fate così", abbraccia me ed Ariel.
"Tanto ci rivedremo fra poco per le vacanze natalizie", lascia un bacio sulle nostre guance.

Ha ragione, fra due settimane inizieranno le vacanze natalizie, il Natale ormai é alle porte.
Sorrido contenta e ricambio mio fratello.

"Hai ragione", rispondo.
"Ho sempre ragione", fa l'altezzoso.
"Nei tuoi sogni", io ed Ariel pizzichiamo il suo braccio.
"Le solite aggressive", sorride.
"Dai due grandi baci alla mamma da parte nostra", io ed Ariel lasciamo la presa.
"Sicuro", il suo sguardo si posa su un'altra persona.

Io ed Ariel ci giriamo e notiamo una Stella rossa come un peperone.
Mi giro verso mia sorella e le faccio l'occhiolino, lei annuisce e intervengo.

"Io vado a chiamare un taxi", afferro la mano di mio fratello.
"Io assisto Abby", anche Ariel fa la stessa cosa.

Stavolta é Ariel a farmi l'occhiolino, io annuisco e con tutta la nostra forza, iniziamo a tirare Nate, ovviamente con scarsi risultati.

Sbuffando, decidiamo di andare verso Stella.
Camminiamo facendo finta di niente, ma appena arriviamo dietro di lei, la spingiamo e Nate, la afferra fra le sue braccia.

Io ed Ariel battiamo il cinque, ma purtroppo Stella, si gira verso di noi e ci fulmina con lo sguardo.
Io e mia sorella deglutiamo pesantemente e decidiamo di scappare, meglio allontanarsi dalla tempesta.

Ariel afferra la mia mano e mi tira verso l'entrata dell'albergo.
Praticamente noi eravamo davanti ad essa.
Attraversiamo le porte scorrevoli e ci inginocchiamo davanti alla vetrata.
Ai lati delle porte scorrevoli, ci sono due vetrate, da terra fino al nostro collo é tutto coperto, poi parte il vetro.
Ci siamo inginocchiate apposta, per non farci vedere.
Poggiamo le dita all'inizio del vetro e su di esse mettiamo il mento.

Iniziamo a guardare attentamente la scena.
Nate e Stella stanno parlando, uffi quanto vorrei essere una piccola mosca e ascoltare la loro conversazione.
Rimangono fermi, uno davanti all'altra per un po', fino a quando Nate decide di avanzare verso Stella.

"Siii!", ripetiamo all'unisono.
"Sembriamo due bambine", ridacchia Ariel.
"Shhh! Fammi osservare", la riprendo.

Nate accarezza la guancia di Stella e lei indietreggia subito.
Lui si mette a ridere e dopodiché la tira verso di lui.
Inizia a stringerla fra le sue braccia, all'inizio é rimasta ferma, ma dopo qualche secondo ha ricambiato.

"Sto scoppiando di gioia", commenta Ariel.
"Anche io! Dai forza", sorrido come una bambina.

Finalmente vedo mio fratello in un modo diverso, é felice e spensierato.
Era da un po' di tempo che non vedevo questa leggerezza e spontaneità nei suoi occhi e nel suo comportamento.
Merita la felicità, merita di andare avanti con qualcuno accanto a lui.

Lasciano la presa e riprendono a parlare, poi Nate appoggia la sua fronte su quella di Stella.
Io mi avvicino ad Ariel e afferro le sue mani, uniamo le nostre dita e ci guardiamo per qualche secondo.

"Io organizzerò il matrimonio", mi fa la linguaccia.

Roteo gli occhi e rido mentalmente a questo pensiero.
Matrimonio tra Nate e Stella, chi lo avrebbe mai detto.
La mia migliore amica diventerà mia cognata.

"Eddai, sù!", Ariel é piena di energie.

Sembra di assistere ad una telenovela romantica.

Nate si rimette in posizione eretta e la differenza di altezza é di nuovo visibile.
Stella lo saluta con la mano e lui indietreggia.

"Stiamo scherzando?", ripetiamo io e mia sorella.
"Tutto qui?", domando io.
"Aspetta, conosco quello sguardo", Ariel mi fa cenno di guardare nostro fratello.

Rimane in piedi e continua a guardare Stella.
La sua espressione cambia, sembra combattuto, poi esegue il suo movimento.
Si tocca il naso e in questo momento io ed Ariel riprendiamo a sperare.
Quando non sa cosa fare o quando é in atto una battaglia interiore, Nate si tocca sempre il naso.
Poi, dopo aver preso una decisone si passa la mano fra i capelli per poi passare all'azione.

Dopo qualche secondo esegue questo movimento e inizia ad avanzare verso Stella.
Lei indietreggia e inizia a parlare, Nate le sorride per poi risponderle.
Stella si ferma e in quel momento, Nate afferra le sue guance e la bacia.

"Evvai!", io ed Ariel ci alziamo in piedi e ci abbracciamo.

Dei passanti si sono fermati e hanno iniziato a guardarci male.
Io ed Ariel sorridiamo imbarazzate per poi riabbracciarci nuovamente.

"Il nostro piano ha funzionato!", sussurra entusiasta.
"Finalmente", battiamo il cinque.
"Vieni", sorride maliziosamente.

Io la seguo senza protestare.
Usciamo dalle porte scorrevoli e ci mettiamo dietro a Stella con un sorriso malizioso stampato sui nostri volti.

Il loro bacio finisce, e Nate appena incrocia i nostri occhi, si blocca.
Stella segue il suo sguardo e si gira verso di noi.
Io ed Ariel le facciamo l'occhiolino e lei abbassa subito la testa.

"Allora, a quando il matrimonio?", domanda Ariel.
"Cosa?", domanda Stella sconvolta.
"Questa cosa é durata fin troppo tempo", parlo io.
"Esatto, siete due bambini", Ariel fa la linguaccia.
"Questo vuol dire che il vostro piano ha funzionato?", domanda Nate.
"Esatto", facciamo le altezzose.

Poi dopo inizio a ragionare e riprendo a parlare.

"Tu come fai a saperlo?", domandiamo io ed Ariel.
"Siete le mie sorelline, capisco quando iniziate ad escogitare qualcosa", sorride soddisfatto.
"Quindi vuol dire che hai voluto solo soddisfare loro?", domanda Stella.
"No, assolutamente no!", afferra il suo viso fra le sue mani.
"Vedendo il loro comportamento ho avuto la conferma", sorride.
"Quale conferma?", domanda Stella.
"Che ti piaccio", gli occhi di Nate si illuminano.

Stella si catapulta fra le sue braccia e inizia a sorridere come un ebete.
Finalmente anche lei é felice.

"Aspetta, non lo sapevi?", domanda Ariel.
"Era così evidente", porto la mano sulla mia fronte.
"Ragazze!", Stella ci riprende.
"Avevo qualche sospetto, ma volevo essere sicuro", risponde Nate.
"Da quanto?", domandiamo io ed Ariel.
"Cosa?", Nate é confuso.
"Da quanto tempo ti piace Stella?", specifica Ariel.
"Ecco...", si tocca il naso.
"Allora?", insisto io.
"Diciamo...da sempre", si passa una mano fra i capelli.
"Cosa?", io ed Ariel siamo a bocca aperta.
"Ora basta", Nate ci guarda male.

Io ed Ariel alziamo le mani in alto e poi scoppiamo a ridere.

"Vuol dire che ho aspettato inutilmente?", domanda Stella.
"Sì!", rispondiamo io e mia sorella.

Nate ci guarda male nuovamente e decidiamo di chiudere la bocca.

"Sarà anche vero, ma secondo me questo é il momento giusto", accarezza la sua guancia.
"Hai ragione", Stella lo abbraccia nuovamente.

Poi avvicinano piano piano le loro labbra e in quel momento io ed Ariel ci giriamo.

"Avvisate, per favore", Ariel scherza.

Dopo qualche secondo Nate inizia a parlare.

"É una cosa improvvisa, non si può prevedere", ci abbraccia da dietro.
"Verrò a prendervi fra due settimane", lascia un bacio sulle nostre guance.
"Non vediamo l'ora", ricambiamo.
"Fai attenzione", ripetiamo tutte e tre.
"Okay, mamma", guarda tutte noi.
"Manda un messaggio al tuo arrivo", parla Stella.
"Certo, ciao piccola Star", si avvicina a lei.

Guarda me e poi Ariel e sorride divertito.

"Bacio", annuncia per poi lasciare un bacio a stampo sulle labbra di Stella.
"Il solito", sorride lei.
"Ciao ragazze", ci fa l'occhiolino per poi entrare in macchina.

Dopo la sua partenza, io ed Ariel afferriamo le braccia di Stella e sorridiamo maliziosamente.

"Non guardatemi così", é rossa come un peperone.
"Allora?", domanda Ariel.
"In camera, devo ancora metabolizzare la cosa", lascia la presa e inizia a camminare.
"Bel lavoro, gemella", Ariel batte il cinque.
"Concordo, gemella", metto il mio braccio intorno alle sue spalle.

Stella é davanti a noi, le lasciamo qualche attimo da sola.
Praticamente aspetta questo momento da anni e ora che, finalmente, é successo, deve solo metabolizzare la cosa.
Capire che é reale e che avrà nostro fratello tutto per sé.

Questo pensiero é alquanto strano, dovrò condividere Nate, ma finché é Stella, sono contenta nel farlo.
Sono perfetti insieme, si conoscono, sanno decifrare i loro comportamenti e sopratutto, hanno condiviso tante cose insieme, si sono aiutati a vicenda, praticamente sono una cosa sola.
Sono contenta che sia stata Stella a rubare il cuore di mio fratello, non trovo persona più adatta.

Arriviamo al campus e andiamo direttamente nella nostra stanza.
Mando un messaggio ad Ariana scrivendole di venire subito da noi.
Entriamo nella nostra camera e dopo qualche minuto arriva anche lei.

"Benvenuta Ari", la abbraccio contenta.
"Cosa é successo?", domanda lei.
"Un miracolo", Ariel viene ad abbracciarla.
"Cioé?", va a salutare anche Stella.
"Stella e Nate sono ufficialmente una coppia!", io ed Ariel sorridiamo.
"Evviva! Racconta!", Ariana si siede sul mio letto.

Sono contenta di vederla felice e spensierata, un pochino é cambiata.
É più socievole e aperta con noi, non ha ancora condiviso quella cosa, ma per il resto é cambiata.

Io vado in cucina, metto i pop corn nel microonde e afferro due grandi ciotole.
Dopo qualche minuto ritorno dalle ragazze e Stella é arrivata al punto della dichiarazione.

Poso una ciotola davanti a lei ed Ariel e poi io mi siedo accanto ad Ariana e iniziamo a mangiare i pop corn.

"E cosa ti ha detto Nate?", domanda Ariel.
"Segreto", Stella mette l'indice davanti alla sua bocca.
"Cosa? No, mia cara! Io ed Ariel ti abbiamo aiutata, ora sputa il rospo", le lancio un pop corn sulla fronte.
"Okay", lo prende.
"Mi piaci davvero tanto e sappi che non ho intenzione di farti del male", si copre la faccia con la mano.
"Dai, continua", ripetiamo tutte e tre.
"Anzi, diciamo che sei più di una semplice cotta...", si ferma di nuovo.
"Sto per scoppiare", Ariel si alza in piedi.
"Sono innamorato di te, piccola Star", ripete tutto velocemente.
"Siiii!", Ariel inizia a saltellare sul letto.
"Lo sapevo!", io ed Ariana ci abbracciamo.

Le nostre urla di gioia riempiono queste quattro mura.
Questi sono i momenti che amo, queste siamo noi.
Dopo aver esternato la nostra felicità, andiamo tutte e tre verso Stella e ci mettiamo sopra di lei.

"Piccola Star!", ripetiamo all'unisono.
"Smettetela!", inizia a ridere.
"Ari farai anche tu la damigella d'onore", Ariel parla.
"Ci sto", batte il cinque con mia sorella.
"É troppo presto!", Stella lascia la presa e afferra dei cuscini.

E fu così che iniziò una battaglia.
Corriamo e ridiamo per la stanza, volano cuscini e risuonano risate.
Sprizziamo gioia da tutti i pori!

Era da tanto che non succedeva una cosa del genere, siamo rimaste chiuse per troppo tempo, troppo silenzio intorno a noi.

Ora, invece, siamo disposte ad andare avanti, basta tristezza, benvenuta felicità!
Siamo giovani e abbiamo il diritto di vivere la nostra gioventù, ma tutte insieme.

"Ora tocca a te Ari", Stella si catapulta verso Ariana.
"Non ho nulla da dire", diventa rossa.
"Io invece credo proprio di sì", Stella si mette su di lei.
"Non respiro", cerca di dimenarsi.
"Allora?", insiste la mia migliore amica.
"Okay", rotea gli occhi.

Stella si alza e incrocia le gambe.
Io ed Ariel andiamo verso il mio letto e iniziamo a fissare Ariana.

"Siete inquietanti", ridacchia.
"Ariana", ripetiamo tutte e tre.
"Ho capito", alza le mani in segno di resa.

Afferro un cuscino e lo posiziono sulla mia pancia, Ariel invece appoggia la sua schiena contro il muro e Stella si stende a pancia in giù.

"Io e Shawn siamo usciti di nuovo, oggi", inizia.
"Eeee?", sorridiamo maliziosamente.
"É andata bene", alza le spalle.
"Tutto qui?", le lancio il cuscino.
"No", lo afferra.
"Continua", Stella le pizzica la coscia.
"Mi ha detto una cosa...", diventa tutta rossa.
"Cioé?", io ed Ariel mettiamo le mani sulle nostre ginocchia e appoggiamo la testa sulle mani.
"Ha detto che gli piaccio", si copre la faccia col cuscino.
"Siii! Finalmente", Stella va verso di lei e la abbraccia.
"Bene Watson, a quanto pare il caso ho una cotta per il fratello della mia migliore amica, é ufficialmente chiuso", Ariel cerca di fare la voce roca.
"Concordo! Ottimo lavoro Watson", battiamo il cinque.
"Voi due siete tremende!", Stella ed Ariana iniziano a lanciarci i cuscini.

Passiamo così un'altra mezz'ora, tra risate e battute.
Dopodiché ci stendiamo tutte e quattro per terra e riprendiamo fiato.

"Io ho fame", Ariel si lega i capelli.
"Ordiniamo la pizza", sorrido.
"Ci sto", rispondono Stella ed Ariana.

Io mi alzo e prendo il telefono, digito il numero e prenoto quattro pizze.
Dopo aver riattaccato mi sdraio a pancia in giù sul mio letto.

"E tu Abby?", domanda Ariana.
"Io cosa?", la guardo.
"Tu ed Aiden?", specifica.

Nel sentire il suo nome, il mio cuore si blocca e il sangue si gela all'interno delle mie vene.
La mente viaggia nel tempo e ritorna indietro di qualche ora, le emozioni e il fastidio ritornano tutte, e la rabbia prende possesso del mio corpo.

"Niente", mi alzo arrabbiata.

Mi metto a sedere e mi lego i capelli in uno chignon disordinato.

"Diciamo che...", Ariel inizia a parlare.
"Tu, piuttosto?", la fulmino con lo sguardo.
"Io? Cosa?", inizia a balbettare.
"Racconta, sorella. Sei l'unica a non aver detto nulla. Come va tra te ed Archie? Vi unisce solo la tradizione?", vado verso di lei.
"Archie? Che cosa c'entra lui? É tutto normale, solo la tradizione ci tiene legati", continua a balbettare.
"Mmh...", metto le mani sul suo letto e avvicino il mio viso al suo.
"Ti conosco! Sputa il rospo, é il tuo momento", le faccio l'occhiolino.
"Abby ha ragione, tu nascondi qualcosa", Stella si unisce a me.
"Vero, tu sei l'unica a non aprire l'argomento ragazzi", interviene anche Ariana.
"Non é necessario", si sdraia sul letto.
"Parla Ariel Watson", mi metto su di lei.
"Perché?", fa il labbruccio.
"É il tuo turno! Qui tutte noi abbiamo parlato, persino io", roteo gli occhi.
"Non oggi", mi guarda male.
"É successo qualcosa anche a te?", domanda Stella.
"Dopo S, e tu mia cara Ariel sputa il rospo", le pizzico la guancia.
"Okay! Ma prima spostati", mi fa la linguaccia.
"Brava", sorrido soddisfatta.

Si mette a sedere e mi regala uno sguardo da omicida, più tardi escogiterà un piano per abbattermi, sicuro.

"É complicato", sbuffa.
"Anche la situazione di Abby é complicata", Stella mi fa l'occhiolino.
"Odiosa", le faccio la linguaccia.
"Archie é diverso da Aiden", Ariel fa una smorfia.
"Cioé?", domando.
"É distaccato, si avvicina raramente a me. Ovviamente, quando siamo davanti alle persone, fa di tutto per marcare il territorio, ma appena siamo soli, si allontana, a malapena mi rivolge la parola", abbassa la testa.
"Ma poi ci sono dei momenti teneri, in cui si sbilancia un pochino. Tipo ieri eravamo in biblioteca e per sbaglio, ho rovesciato del caffè sulla sua camicia, io ho subito chiesto scusa e ho iniziato a pulirla, ma lui ha tolto la mia mano e mi ha sorriso. Poi mi ha detto di stare tranquilla, dopo siamo usciti e mi ha portata in camera. Io ho sorriso e lui mi ha lasciato un bacio sulla guancia", inizia a gesticolare.
"É molto distante, ma certe volte é molto vicino", si mette la mano sulla faccia.
"Benvenuta nel club", ironizzo.
"E tu?", domanda Stella.
"Non ha importanza", alzo le spalle.
"Avete un pessimo gusto", Stella ci spettina i capelli.
"Certo come no", la guardiamo male.
"Secondo me, é solo introverso", guardo Ariel.
"Si lo é, però...", lascia la sua frase in sospeso.
"Però ti piace", ripetiamo tutte e tre.
"Ah! Smettetela!", ci lancia dei cuscini.

Abbiamo proprio un tempismo perfetto tutte quante.
Non potevamo complicarci di più la vita?
I ragazzi prima o poi ci manderanno in crisi.

Toc toc toc

"É arrivata la pizza!", mi alzo subito dal letto.
"Corri ad afferrare il tuo amore", Ariel mi prende in giro.
"Invidiosa", apro la porta.

Ma non mi aspettavo di vedere questa persona davanti a me.
Inizio a stringere la maniglia della porta.

Che cosa ci fa qui?

Perché deve sempre darmi fastidio?

"Devo parlarti", mi guarda.
"Io non voglio", richiudo la porta.

Ma lui la blocca e si mette davanti a me, é fin troppo vicino.
Il suo respiro si fonde con il mio, i suoi occhi si inchiodano nei miei e il suo profumo mi distrae.
Questa sua essenza é diventata la mia droga, mi annebbia sempre il cervello.

"Non é una richiesta, é un ordine, ragazzina", la sua voce si insinua dolcemente nei miei timpani.
"Troppo tardi", lo spintono.

Lui si arrabbia e si abbassa, mi afferra le gambe e mi posiziona sulla sua spalla.
Inizio a dimenarmi, ma inutilmente.
Chiude la porta della mia stanza e inizia a camminare.

Le ragazze iniziano ad osservare la scena, alcune sembrano terrorizzate, altre sconvolte, altre irritate, altre arrabbiate, fatto sta che ho gli occhi puntati su di me e a me non piace essere al centro dell'attenzione.

Usciamo dal campus e Aiden continua a camminare per la strada.
Ora sono i passanti a fissarci, alcuni sorridono, altri ridono, altri ci guardano male.
Mi copro il viso con le mani, sperando di non essere osservata, cosa alquanto impossibile, ma dettagli.

Dopo un po' di tempo, Aiden mi posa per terra e mi ritrovo davanti al solito cancello.

"Scavalca", lui inizia ad arrampicarsi.

Faccio come ha detto e andiamo nel solito reparto, quello delle orchidee.
Io mi siedo sulla panchina, mentre Aiden si mette davanti a me.

"Io ed Ania non stiamo insieme", interrompe il silenzio.

Che bugiardo!

Era solo una semplice uscita fra amici, giusto?
Classica frase che ripetono tutti in queste circostanze.
Sei stato beccato, Aiden, stavolta non hai nessuna scusante.

"Non mi interessa! É la tua vita", mi alzo in piedi.
"Hai finito?", incrocio le mie braccia.
"Come fai ad essere così fredda?", domanda.
"Anche tu sei così", ribatto.
"Mi comporto così per un motivo", mi guarda male.
"Anche io", inizio ad arrabbiarmi.
"Hai frainteso la situazione di oggi...",
"Non credo proprio", lo interrompo.
"Sei una testona!", si passa la mano fra i capelli.
"Quante volte devo ripeterlo?! Io ed Ania non stiamo insieme! L'uscita di oggi era solo...era solo...", si blocca.
"Era solo...cosa?", domando.
"Lascia stare! Non ha senso spiegarlo", sbuffa.
"Perfetto! Lunga vita ai neo fidanzatini", lo sorpasso dandogli una spallata.
"Aspetta!", mi richiama.

Ma io non mi volto, non voglio più ascoltare le sue scuse, non voglio più sentire la sua voce.

"Ragazzina, aspetta!", afferra il mio polso.
"Non farlo! Basta! Smettila con gli abbracci, smettila con le carezze, smettila con i baci, semplicemente basta! Mi destabilizzi così!", gli occhi diventano lucidi.
"Mi dispiace", lascia la presa.
"Non ho bisogno delle tue scuse", lo spintono.
"Basta contatto! In pubblico rimarrò accanto a te, ma in privato, dovrai stare lontano da me", metto le mie mani sul suo petto, come per marcare la distanza.
"Ragazzina...", la suoneria del suo telefono interrompe la sua frase.

Tolgo le mani dal suo petto e osservo i suoi movimenti.
Afferra il telefono dalla tasca dei jeans e risponde.

"Pronto?",
"Stai scherzando?", la sua espressione cambia.
"Vado a cercarla!", chiude la chiamata e inizia a correre.

Io mi giro e lo seguo.

"Aiden!", lo richiamo.

Ma niente, é troppo veloce.
La sua espressione era sconvolta, i suoi occhi erano spalancati.

Cosa é successo?

Perché ha pronunciato quella frase?

"Aiden, aspetta!", urlo.

Lui si ferma e io mi dirigo subito verso di lui.
Riprendo fiato e poi inizio a parlare.

"Cosa é successo? Chi devi cercare?", lo guardo.
"Sofia é scappata", si passa una mano fra i capelli.
"La piccola Sofia?", domando sconvolta.
"Sì, mia sorella é scappata!", inizia a fare avanti e indietro.
"Okay, ora calmati!", afferro le sue braccia.

Mi metto davanti a lui e inizio a guardarlo dritto negli occhi.
Per ora é meglio dimenticare il battibecco precedente e concentrarci sulla piccola Sofia.
É piccola ed indifesa, le strade sono pericolose di notte.

"La troveremo", sorrido.
"Devo assolutamente trovarla", lascia la presa.
"Lo faremo insieme", scatto verso di lui e avvolgo le mia braccia intorno a lui.

Appoggio la mia testa sulla sua schiena e stringo le mie mani sulla sua pancia, beh a dire il vero, sui suoi addominali.

"Grazie", lascia la presa e mi abbraccia.

Stavolta appoggio la mia testa sul suo petto e sorrido a questo contatto.
Lo so, é una contraddizione, ma ormai devo ammetterlo.
Non riesco ad andare avanti senza i suoi abbracci, mi piacciono, le sue braccia intorno al mio corpo, mi fanno impazzire.
Le emozioni che mi fa provare in questi momenti mi fanno vivere, mi ricordano che anche io sono un essere umano.

Aiden mi fa male, ma mi fa bene allo stesso modo.
É il mio veleno, ma é anche il mio antidoto.
Lui é Aiden e basta, il mio casino quotidiano.

"Andiamo a cercare la piccola Sofia", mi alzo in punta di piedi e lascio un bacio sulla sua guancia.

Questo gesto é stato improvviso, ho seguito il mio cuore e ho lasciato libera scelta ai miei muscoli.

"Grazie", sorride.

Afferra la mia mano e ci dirigiamo verso l'uscita.
Dopodiché iniziamo a correre per le strade buie di Londra.

Dove sei piccola Sofia?

Perché sei scappata?

Che cosa sta succedendo all'interno della vostra famiglia?

{Prendimi per mano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}

Ciao amici lettori❤️

Come é andata la vostra settimana?😘

Vi é piaciuto questo capitolo?

Finalmente Stella e Nate si sono messi insieme😍e chissà cosa succederà fra Ariana e Shawn🤔
Poi anche Ariel si é leggermente aperta riguardo al rapporto che ha con Archie, nuova coppia in arrivo?

Chissà...magari...🤔

Voi che opinione avete?
Vi piacerebbe vedere Ariel ed Archie insieme?
Aspetto i vostri pareri😘

Mentre riguardo ad Aiden ed Abigail?
Che opinione avete?😘
Secondo voi perché Aiden é uscito con Anastasia?🤷‍♀️

E questa improvvisa fuga della piccola Sofia ha qualche collegamento?🤔
Riuscirà il nostro Aiden ad aprirsi?
Speriamo di sì🙈diciamo che é arrivato il momento.

Nel prossimo capitolo comunicherò qualcosa🤭, anzi qualcuno dirà qualcosa🤭ma il diretto interessato verrà svelato al prossimo aggiornamento😍

Grazie per tutto il vostro sostegno❤️é grazie a voi se sono arrivata fino a qui😍

Buon weekend e come sempre, al prossimo capitolo❤️

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