Capitolo 2
"Signorina Watson!", vengo richiamata dal professore di educazione fisica.
"Scusi", ritorno attenta.
Stiamo giocando a pallavolo.
Ma da quando é successa quella cosa con Aiden sono distratta.
Ho mille domande in testa.
Non riesco a concentrarmi, penso continuamente a lui e a quella stupida tradizione.
In cosa consiste?
Davvero se non obbedisco, verrò presa di mira da tutta la scuola?
"Abby, pausa", Ariel picchietta la sua mano sulla mia spalla.
"Come?", ritorno alla realtà.
"Pausa", ripete Stella.
"Ah, okay", andiamo verso la panchina.
"A cosa stai pensando?", domandano entrambe.
"A quel seccatore", stringo la bottiglietta d'acqua.
"Sarà una presa in giro, magari", Ariel cerca di tranquillizzarmi.
"Lo spero, non ho intenzione di soddisfare le sue esigenze", faccio una smorfia.
"Dovresti", Ariana si affianca a noi.
"In che senso?", la guardo.
"Se non fai quello che ti dice, verrai presa davvero di mira da tutta la scuola", si tortura le dita.
"Ma tu come fai a sapere queste cose?", domanda Stella.
"Esatto", continua Ariel.
"Me ne ha parlato mio fratello Liam. Grazie a lui io sono intoccabile", continua.
"Qualcuna si é rifiutata di obbedire?", domando.
"Sì", sussurra.
"E cosa le é successo?", insisto.
"Cose brutte", sussurra.
"Cioé?", insiste Ariel.
"Non ha importanza. Abby, davvero, non ti tirare indietro", ha gli occhi lucidi.
"Okay", rispondo incerta.
Non so perché Ariana abbia reagito in questo modo, ma sembra davvero scossa.
Cosa é successo in questa scuola?
"Riprendiamo a giocare", il professore di educazione fisica ci richiama.
"Andiamo", Stella si mette davanti a noi.
Iniziamo a camminare, ma una ragazza mi spinge e mi ritrovo per terra.
"Guarda dove vai!", parlo seccata.
"Scusa tanto, ma eri davanti a me", mi guarda male.
É magra e alta.
Ha la carnagione chiara, qualche lentiggine qua e là sul viso, capelli rossi e due occhi azzurri come il ghiaccio.
"'Ma che problemi hai?", mi alzo.
"Stai lontana da Aiden", mette il suo viso davanti al mio.
"É quello che farò", le do una spallata e mi dirigo verso il centro della palestra.
Riprendiamo a giocare e questa ragazza misteriosa non fa altro che guardarmi male.
Ora si trova lei alla battuta.
Mi guarda male e poi parte all'attacco.
Lancia la palla e viene dritta nella mia direzione.
"Abby, attenta!", sento la voce di Ariel.
Ma é stata una questione di secondi.
Non ho fatto nemmeno in tempo a battere le ciglia, che mi sono ritrovata una pallonata dritta in faccia.
Il professore fischia e tutti si mettono intorno a me.
"Stai bene?", chiedono le ragazze.
"Lo hai fatto apposta!", vado verso questa ragazza.
"É stato un incidente", alza le spalle.
"Me la paghi", vado verso di lei.
Ma Ariel e Stella mi afferrano.
"Abby, calmati", mi tengono ferma.
"Signorina Watson, si calmi, é stato un incidente", il professore si mette fra di noi.
"Non é stato un incidente! Lo ha fatto apposta!", sbotto.
"Signorina Watson! Ora lei andrà in infermeria e lascerà perdere l'accaduto", é freddo e distaccato.
"D'accordo", strattono la presa e inizio a camminare.
Esco sbattendo la porta e mi dirigo verso l'infermeria.
Entro dentro e la osservo.
É abbastanza grande con vari letti.
In fondo c'é un armadio a vetrata con medicinali, garze, cotone, ghiaccio e acqua ossigenata.
Accanto si trova un lavandino con uno specchio.
Vado verso di esso e osservo il mio riflesso.
"Odiosa", sussurro.
Osservo il naso ed é viola.
Quello non é stato un incidente!
É legata in qualche modo a quel ragazzo?
Perché mi ha detto di stargli lontana?
Ah! Basta!
E io che volevo vivere una vita tranquilla da universitaria!
Mi tocca sopportare questo strazio!
Prendo una busta di ghiaccio e la posiziono sul naso.
Faccio una piccola smorfia a causa del dolore e poi decido di stendermi sul letto.
Chiudo gli occhi e cerco di calmarmi.
"Che giornata!", parlo tra me e me.
"Cosa ti é successo?", sobbalzo subito.
"E tu cosa ci fai qui?", lo guardo male.
"Hai il brutto vizio di rispondere ponendo altre domande?", sorride.
"E tu hai il brutto vizio di rovinarmi la giornata?", mi giro e gli do le spalle.
"Chi ti ha fatto questo?", si mette davanti a me.
"La tua ragazza", sbotto.
"Io non ho una ragazza", é diretto.
"Comunque sia, una ragazza", mi alzo in piedi.
"Capisco", sento i suoi passi.
"Stasera uscirai con me", sussurra piano al mio orecchio.
E io posso dire addio alle mie gambe.
Un semplice sussurro e mi sono persa.
Perché provo queste sensazioni?
"Scordatelo", mi giro per guardarlo.
"Devi metterti bene in testa che ormai mi appartieni, ragazzina. Dovrai obbedire alle mie esigenze", si abbassa nuovamente alla mia statura.
Inchioda i suoi occhi nei miei e posso dire che sto annegando in questo mare.
"Io non ti appartengo", lo sfido.
"Questo segno lo dimostra", mi accarezza il collo.
"Io non seguirò questa stupida tradizione", indietreggio.
"Ti conviene farlo, ragazzina", sorride.
"Non voglio", ribatto.
"Verrò a prenderti stasera", va verso la porta.
"Non verrai! Non sai nemmeno dove si trova la mia stanza", incrocio le braccia.
"Ho le mie risorse", mi fa l'occhiolino ed esce.
"Che nervoso", stringo i pugni.
Che cosa ho fatto per meritarmi questo?
Passo il resto della giornata a pensare al suo stupido ghigno sul viso.
"Pianeta Terra chiama Abby", Ariel sventola una mano davanti alla mia faccia.
"Dimmi", la guardo.
"Non mi piace vederti così pensierosa", borbotta Stella.
"Non sono pensierosa", rispondo.
"Ma chi vuoi prendere in giro, scusa? Siamo cresciute insieme Abby, ti conosco meglio di tutti", Stella mi pizzica la guancia.
Ha ragione.
Ci conosciamo da una vita ormai, é la mia migliore amica, una parte della mia anima.
"Ragazze", Ariana viene verso di noi.
"Ehy Ari", la saluta Ariel.
"Ho trovato questo quaderno in classe", me lo porge.
"Ah, grazie", sorrido debolmente.
"Sicura di stare bene?", domanda preoccupata.
"Mai stata meglio", fredda e distaccata.
"Okay. Io vado a lavoro, ci si vede in giro", ci saluta con la mano.
"Ari", la richiamo.
"Sì?", si gira.
"Da quanto lavori in quel bar?", domando.
"Da una settimana", alza le spalle.
"Capito", rispondo.
"Abby, non ne hai bisogno", Ariel mi richiama.
"E invece sì, non voglio far pagare tutto alla mamma", la guardo intensamente negli occhi.
"D'accordo", sussurra.
"Stai cercando lavoro?", domanda Ariana.
"Sì, é da una settimana che sto aspettando delle risposte. Ho inviato vari curriculum in giro, ma niente", sbuffo.
"Puoi venire con me", é entusiasta.
"Davvero?", la guardo.
"Certo, c'é bisogno di qualche aiuto in più. Vieni con me ora", mi prende la mano.
"Grazie", la abbraccio.
"Possiamo venire anche noi?", domanda Ariel.
"Certo, andiamo", Ariana é contentissima.
"Ora vuoi lavorare anche tu?", domando.
"In fondo hai ragione, mamma se lo merita", cerca di sorridere.
"Sì", diventiamo entrambe tristi.
"Wow. Non mi aspettavo di essere assunta così su due piedi", guardo l'uniforme ancora perplessa.
"Nemmeno io", parlano all'unisono Ariel e Stella.
"Lavoreremo insieme", Ariana salta su e giù.
"Ari, conosci qualcuno qui?", domanda Stella.
"Diciamo di sì", si tortura le mani.
"Chi?", insiste Stella.
"Il proprietario del bar é mio zio e il ragazzo con cui avete fatto il colloquio é mio cugino", si copre la faccia con la mano.
"Ora capisco", intervengo.
"Grazie Ari", la abbraccio.
"Figurati. Sono contenta di lavorare con le mie amiche", sorride.
"A lavorare", Ariel batte il cinque con tutte.
"Tu sei di Londra?", domanda Stella.
Ormai siamo uscite dalla stanza del personale, indossando l'uniforme.
"Sì", sorride Ariana.
"Voi?", domanda.
"Birmingham", rispondiamo tutte e tre all'unisono.
"Mettete questo sulle vostre camicette", il ragazzo che ci ha fatto il colloquio si mette davanti a noi.
É alto, fisico slanciato, carnagione chiara, occhi verdi e capelli neri.
Secondo me é una caratteristica di famiglia avere la carnagione chiara e i capelli scuri.
"Grazie...", lo guardo.
"Matthew, ma potete chiamarmi Matt", sorride.
"Grazie Matt", ripetiamo tutte.
"L'unica cosa che dovete fare é andare ai tavoli e scrivere le ordinazioni sul taccuino e poi venire verso il bancone e dare il bigliettino a Stephanie. Lei si occuperà delle ordinazioni, dopodiché suonerà questo campanellino e voi dovrete andare a prendere le ordinazioni e darle ai rispettivi clienti", spiega Ariana.
"Okay, sembra semplice", rispondo.
"Vedremo quando avremmo il bar pieno", Ariana mi spintona leggermente.
"Dai, ora andiamo", Ariel ci prende a braccetto.
"Io vado", Stella ci indica dei clienti.
"Separiamoci", Ariel ci fa l'occhiolino.
Posso che dire che é ufficialmente iniziato il mio turno di lavoro.
Sono le 18:30, il nostro turno finisce alle 19.
Lavoreremo dal lunedì al sabato.
"Ancora mezz'ora", Stella mi fa l'occhiolino.
É super entusiasta di questo lavoro, anche se lei non é ha veramente bisogno.
É una Jones, e loro hanno una buona disponibilità economica.
Ma Stella é diversa, questo suo lato mi é sempre piaciuto.
Finisco di pulire il tavolo, quando la mia attenzione viene catturata dal campanello dell'entrata.
Alzo la testa e vedo lui.
É insieme a due ragazzi, tra cui il primo é quello di oggi.
Da dietro sbuca una ragazza, quella ragazza.
Una rabbia improvvisa attraversa il mio corpo.
Il sangue inizia a bollire all'interno delle mie vene.
Si siedono al tavolo davanti a me e questo ragazzo mi fa cenno di venire, ma io faccio finta di niente.
Giro i tacchi e gli do la schiena.
"Ragazzina, vieni qui", la sua voce é fredda e profonda.
Continuo ad avanzare.
"Ragazzina", mi richiama.
Tutti i clienti iniziano a fissarlo e di conseguenza mi sento al centro dell'attenzione.
Odio avere gli occhi puntati su di me.
Prendo un bel respiro e vado verso di loro.
"Finalmente", questa ragazza dai capelli rossi mi squadra.
"Cosa volete ordinare?", tiro fuori il taccuino e cerco di non guardare Aiden negli occhi.
"Per me un cappuccino e per Shawn un caffé macchiato", allora é così che si chiama.
"Anche io prendo un cappuccino", é l'altro ragazzo a parlare.
Anche lui é alto e muscoloso.
Carnagione scura, sicuramente ha passato l'estate al mare ad abbronzarsi.
Capelli ondulati e castani e due occhi grandi neri.
"Okay", finisco di scrivere.
"Io voglio un frappé alla fragola", la voce stridula di questa ragazza mi rompe i timpani.
Annuisco e mi giro.
Vado verso il bancone.
"Ecco a te, grazie", consegno il foglietto a Stephanie.
É più alta rispetto a me, ha la curve nei punti
giusti.
Capelli corti e biondi e due occhi blu.
"Abby, stai bene?", Ariel si mette accanto a me.
"Certo, voglio solo vederli varcare la porta dell'uscita", sbuffo.
"Abigail é tutto pronto", Stephanie mi consegna l'ordinazione.
"Che velocità, grazie. E poi chiamami Abby", le sorrido e poi vado verso di loro.
"Ecco a voi", consegno ad ognuno la sua ordinazione.
"Grazie ragazzina", Aiden mi accarezza la gamba.
A questo semplice contatto sento altri brividi percorrere la mia schiena.
Perché il mio corpo reagisce così?
Sposto la gamba, prendo il vassoio e mi giro.
Non lo guardo, non parlo.
"Andiamo, il nostro turno é finito", Stella mi riporta alla realtà.
"Finalmente", sospiro sollevata.
Aiden non mi ha tolto gli occhi di dosso.
Andiamo nella stanza del personale a cambiarci e in quell'istante, si alza Aiden insieme ai suoi amici e vanno verso la cassa.
Ecco bravi, andate via.
"Vi va di guardare un film?", propone Ariana.
"Ci sto, ma ad una condizione", Ariel sorride.
"Quale?", domanda Ariana.
"Dobbiamo mangiare tante schifezze", guarda tutte.
"Era scontato", Ariana sorride.
"Perfetto! Allora é deciso. Vieni tu da noi?", domanda Stella.
"Va bene, grazie", abbiamo finito di cambiarci.
Usciamo dalla stanza del personale.
"Ciao Matt", Ariana abbraccia suo cugino.
"Ciao piccola", le bacia la guancia e lascia la presa.
Hanno un bel rapporto.
"A domani ragazze", ci saluta con la mano.
"A domani Matt", ripetiamo tutte Insieme.
"Tuo cugino é davvero bello", Stella sussurra.
"Già, é molto gettonato", Ariana ci apre la porta.
"Quanti anni ha?", insiste Stella.
"21", risponde Ariana.
"Ci sta dai, sono solo due anni di differenza", sorride.
"É molto difficile da conquistare", Ariana la spintona leggermente.
"Ma io non voglio mica conquistarlo", Stella diventa rossa.
"No, Figurati", ripetiamo io ed Ariel all'unisono.
Arriviamo al campus e davanti alla nostra porta vedo una sagoma.
Ci avviciniamo ed é lui.
Come ha fatto a scoprire che quella é la mia stanza?
"Cosa ci fai qui?", mi metto davanti a lui.
"Lo sai benissimo. Andiamo ad una festa", mi guarda.
"Io non voglio venire con te", incrocio le braccia.
"E invece verrai, devi obbedire", freddo e distaccato.
"Scordatelo", mi impunto.
"Non costringermi", mi fissa.
"Non mi fai paura", lo sfido.
"Okay", si abbassa.
E in un nano secondo mi ritrovo sulla sua spalla.
Manco fossi un sacco di patate.
"Mettimi giù!", gli tiro dei pugni contro la schiena.
Ariel e Stella cercano di avanzare verso di me, ma Ariana le blocca.
Mi guardano e poi entrano nella nostra stanza.
Che cosa sta realmente succedendo?
Cosa nascondi Ariana?
Usciamo dal campus ed Aiden continua a camminare con me sulla sua spalla.
"Ti ho detto di mettermi giù", provo con dei pizzicotti.
Ma niente!
É fatto di pietra per caso?
"Piantala, ragazzina", mi tira una sculacciata.
Divento rossa a causa della rabbia.
Come ha osato?
"Mettimi giù, ora", sono fredda e ferma nella mia decisione.
Lo sento sospirare e poi si abbassa.
Mi posa per terra e io finalmente posso ritornare alla mia statura.
"Non provarci mai più", gli punto il dito contro.
"A fare?", fa l'indifferente.
"A tirarmi una sculacciata! Non ne hai il diritto", lo guardo male.
"Come dici tu", alza le spalle e mi supera.
Mi fa venire un nervoso incredibile!
Come fa ad essere così freddo ed impassibile?
Lascio perdere questi pensieri e decido di andare per la mia strada.
Cerco di avanzare quando qualcuno mi afferra il polso e mi tira verso di lui.
L'unica cosa che vedo in questo momento é il suo petto.
Vedo come fa su e giù a causa del suo respiro.
Ma una cosa colpisce le mie narici.
Un profumo particolare.
Mi ricorda il mare, la brezza marina.
Invade subito le mie narici e io posso dire che ho perso, ufficialmente, la testa a causa di questo odore.
"Andiamo", intreccia le sue dita alle mie.
Una scossa elettrica mi attraversa il corpo.
"Entra", ci fermiamo davanti ad una macchina.
La guardo dubbiosa.
"O entri o ti faccio entrare io", sorride maliziosamente.
"Scordatelo", apro la portiera ed entro.
É una bella macchina.
Audi R8.
All'esterno é nera opaca e all'interno ha i sedili di pelle nera.
É molto pulita.
Inserisce la prima e parte.
Automaticamente si attiva anche la radio.
Cerco di concentrarmi sulle note musicali, devo mantenere la calma.
Dopo mezz'ora di silenzio arriviamo davanti ad una villa bianca.
É gigantesca.
Scendiamo dalla macchina e le mie orecchie vengono invase dalla musica alta.
Persino da qui si sente.
"Andiamo", mi circonda le spalle con la sua mano.
Iniziamo a camminare e osservo questo piccolo disgusto.
Persone ubriache, altre che si sbaciucchiano, altre che cantano, altre che giocano.
Faccio una smorfia nel vedere questo "panorama".
Non mi sono mai piaciute le feste, non mi é mai piaciuto l'alcool.
Inizio ad avere gli occhi lucidi al solo pensiero di quella parola.
Prendo un bel respiro e caccio via le lacrime.
Non devo piangere, non qui, non ora.
"Eccoti finalmente!", i due ragazzi del bar vengono verso di noi.
"Scusate, ho avuto un piccolo contrattempo", calca molto le ultime due parole.
"Capisco", i due ragazzi mi fissano.
"Aiden sei venuto", la stessa ragazza dai capelli rossi gli salta addosso.
"Sì sono venuto", non la stringe.
Lei lascia la presa delusa e mi guarda male.
"Io vado a prendere qualcosa da bere, tu cosa vuoi?", mi guarda.
Sguardo freddo e distaccato.
"Io non bevo", lo fisso.
"Certo, io vado, tu vai a sederti da qualche parte e fai la brava", sparisce tra la folla.
Mi ha lasciata da sola in mezzo a tutte queste ascelle puzzolenti?!
Sbuffo e decido di fare lo slalom tra tutto questo sudore.
Ma quanto é grande questa casa?
Il soggiorno sarà grande quanto la mia casa a Birmingham.
Alzo la testa e vedo un grande lampadario di cristalli appeso in alto.
Altre stanze si trovano qui al pian terreno.
Giro la testa e vedo una scalinata.
Le barre sono bianche in stile elegante.
Decido di andare sopra, magari sarà più tranquillo.
Salgo le scale, ma la musica si sente lo stesso da quassù.
Mi si presenta un lungo corridoio con tanto di tappeto rosso.
Inizio a contare le porte e sono esattamente cinque.
Decido di aprirla una ad una.
Parto con la prima.
Ci sono un ragazzo e una ragazza al suo interno, la richiudo subito.
Okay, forse non é una buona idea.
Continuo ad osservare le porte e vedo una ragazza dai capelli lunghi e blu uscire da una stanza.
Guardo meglio e sembra il bagno.
Avanzo velocemente verso quella stanza.
Apro la porta ed entro.
Menomale, é il bagno.
Se si può chiamare così.
Questo bagno é grande quanto il nostro appartamento al campus.
Il pavimento bianco fa da contrasto col muro di marmo bianco e nero.
Ci sono il water, il lavandino, un armadietto bianco accanto ad esso, una doccia gigantesca con le vetrate trasparenti e una grande vasca bianca.
Mi avvicino per guardarla, e ovviamente É una vasca idromassaggio.
Poverini, devono essere proprio poveri i proprietari di questa casa, no scusa, di questa villa.
Bam bam
Qualcuno bussa alla porta.
Vado ad aprirla e si catapulta subito una persona al suo interno.
Si abbassa davanti al water e inizia a buttare fuori persino l'anima.
Disgustata esco e decido di scendere.
Voglio andare via.
Perché Aiden mi ha portata qui?
Non poteva venire da solo?
Scendo e inizio a passare nuovamente fra le ascelle puzzolenti.
Arrivo al fondo del soggiorno.
Ci sono tanti divanetti neri posizionati qua e là e una grande vetrata presenta un terrazzo mozzafiato con tanto di piscina.
"Eccoti, finalmente", il ragazzo del bar si mette davanti a me.
Come si chiama?
Shawn, tipo?
"Dai vieni", mi afferra il polso e mi porta su un divanetto.
"Allora, come ti chiami?", domanda.
"Abigail", rispondo seccata.
"Io sono Shawn", sorride.
Ecco, allora avevo ragione.
"Dove si trova Aiden?", vado dritta al punto.
"In giro", alza le spalle.
"Io me ne vado", mi alzo.
"Non ti conviene, piccola", mi blocca il polso.
"Io non eseguo ordini, specialmente da una persona rozza come lui", lascio la presa.
"Ti conviene restare", si alza anche lui.
"Perché? In che cosa consiste questa stupida tradizione?", lo guardo male.
"Senti...",
"Allora sei viva", interrompe Shawn.
"Voglio andare via", lo guardo negli occhi.
"No. Io voglio restare", beve dal suo bicchiere rosso.
Una nausea improvvisa attraversa il mio stomaco.
"Allora resta da solo", lo supero e inizio a camminare.
Finalmente riesco ad uscire fuori.
Il vento fresco di Londra invade le mie guance ormai bollenti.
"Dove credi di andare, ragazzina?", sento la sua voce.
Ma non ho voglia di parlare con lui.
"Fermati", mi afferra il polso e mi gira verso di lui.
"Io voglio andare a casa", lascio la presa.
"Decido io quando andare a casa", mi guarda male.
"Io me vado, con o senza di te", lo sfido.
"Tu non vai da nessuna parte", mi tira verso di lui.
I nostri petti si toccano e lui mi ha inchiodata con il suo braccio.
Le mie narici vengono nuovamente invase dal suo profumo e sento di perdere il senno.
"Io non eseguo ordini", cerco di rimanere lucida.
"Invece lo farai", si abbassa alla mia statura.
Sento il suo alito.
Sa di alcool e menta.
Faccio una smorfia e volto il viso nell'altra direzione.
"Non so chi abbia inventato questa stupida tradizione, ma se consiste nel farti da cagnolino non ci sto", lascio la presa e indietreggio.
"Tanto non puoi scappare", sorride divertito.
"Troverò un modo", incrocio le braccia.
"Non esiste", avanza verso di me.
"Tu, ormai, mi appartieni ragazzina", sposta una ciocca di capelli dietro il mio orecchio.
"Nei tuoi sogni", lo guardo male.
"Aiden", qualcuno lo sta chiamando.
Si gira e vedo un ragazzo barcollante venire verso di noi.
Sarà ubriaco, sicuro.
"Perché non lasci divertire anche noi?", sorride maliziosamente.
Guardo Aiden e lo vedo irrigidirsi.
Contrae la mascella e stringe i pugni.
"Andiamo a casa", mi afferra la mano e inizia a tirarmi.
"Si può sapere che problemi hai?", sbotto.
"Entra in macchina", ordina.
"No", insisto.
"Entra in macchina, ora", mi guarda male.
"Ho detto di no", stringo i pugni.
"Entra in macchina, ho detto", tira un pugno contro la portiera.
Sobbalzo a causa dello spavento.
La apro ed entro.
Deve farsi curare questo ragazzo.
Entra furioso in macchina.
Mette la prima e parte a tutta velocità.
"Rallenta", sta andando troppo veloce.
Ma non vuole rallentare, non mi ascolta nemmeno.
"Ti ho detto di rallentare", ripeto.
Niente.
Io non voglio morire a causa sua.
"Aiden, rallenta!", urlo.
Improvvisamente sembra che abbia catturato la sua attenzione.
Sbatte più velocemente le palpebre e rallenta.
Arriviamo al campus e non gli do nemmeno il permesso di parlare.
Apro la portiera e la sbatto con tutta la forza che ho nel mio corpo.
Non me ne frega assolutamente niente!
Ho rischiato la mia vita lì dentro.
Avanzo a passo spedito verso la mia stanza.
"Ragazzina, aspetta", si ferma davanti a me.
"Spostati", stringo i pugni.
"Ascoltami...", lo supero.
Non voglio sentire una sua parola.
"Mi dispiace, ragazzina", mi tira nuovamente verso di se.
"Che cosa esattamente ti dispiace? Il fatto di avermi reso la vita impossibile, o il fatto che stavi per uccidermi?!", sbotto.
"Non ti avrei uccisa", i suoi occhi diventano scuri.
"Ah, no? Andavi a 200km/h! E se una macchina fosse sbucata dal nulla? Non avevi nemmeno il tempo di frenare!", stringo i pugni.
"Scusa", abbassa la testa.
"Non me ne faccio niente delle tue scuse! Ora lasciami in pace, devo metabolizzare le cose, padrone", scandisco bene l'ultima parola.
Gli volto le spalle e inizio a camminare.
Apro la porta della mia stanza e la sbatto.
Ariel, Ariana e Stella alzano la testa.
"Che cosa é successo?", domanda Stella.
"Lasciamo perdere", vado in bagno.
Sbatto la porta e mi chiudo a chiave.
"Abby, parliamo", Ariel parla dolcemente.
Ma io non voglio parlare.
Mi abbandono ad un pianto lungo e silenzioso.
Non voglio essere sentita.
Mi sto soffocando a causa delle lacrime, ma va bene così.
Questo ragazzo ha risvegliato le mie paure più grandi durante questa serata.
Brutti ricordi si insinuano nel mio cervello.
Voglio dimenticare, voglio spegnere il mio cervello, voglio resettare tutto.
Mi farà male...
{Prendimi per mano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}
Ciao amici lettori!
Come state?🥰
Cosa ne pensate del secondo capitolo?
Ariana sa qualcosa riguardo a questa storia?
Aiden continuerà a seguire questa tradizione?
Lo scoprirete leggendo🤗
Aspetto i vostri commenti e i vostri pareri🥰
Al prossimo capitolo❤️
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