Capitolo 11
Per tutta la durata del tragitto, nessuno dei due parla.
Aiden ha acceso la radio é ascoltando la musica, il tragitto é passato velocemente, diciamo.
Finalmente parcheggia la macchina e scendendo riconosco la villa.
É la stessa dell'altra volta.
Aiden mi prende la mano e iniziamo a camminare verso l'entrata.
Ora riesco ad osservare meglio il "paesaggio".
Il giardino é molto grande e curato.
Piccoli alberelli di pino circondano la villa e la grande fontana al centro non passa inosservata.
Arriviamo davanti alla porta e Aiden preme il campanello.
Dopo qualche minuto qualcuno viene ad aprire.
"Salve ragazzi", una ragazza dai lunghi capelli blu ci accoglie con un sorriso.
Mi sembra di averla già vista, diciamo che i suoi capelli non passano inosservati.
Ma non ricordo dove.
"Io sono Kayla", tende la sua mano verso di me.
"Abigail", ricambio.
"Lo so", sorride.
"Come fai a saperlo?", domando.
"La tradizione", osserva Aiden.
"Giusto", rispondo seccata.
"Vieni ragazzina", Aiden mi tira verso di lui.
"Stavo parlando", stringo la sua mano.
"Quindi? Non era una conversazione importante", alza le spalle.
"Io non ti sopporto", rispondo male.
Non controbatte, continua a camminare.
Facciamo lo slalom tra varie persone, fino ad arrivare alla fine del soggiorno.
Mi fa sedere sul divanetto nero e si mette accanto a me.
Posa il suo braccio intorno alle mie spalle e inizia a guardarsi intorno.
Osserva ogni persona, ogni minimo movimento, é alquanto inquietante.
Gli occhi sono chiusi in piccole fessure e i suoi muscoli sono rigidi.
Ma quando vede Archie ed Ariel si rilassa.
"Allora siete venuti", Archie si siede davanti a noi.
"Ovviamente", risponde Aiden.
"Vieni qui", Archie sorride dolcemente ad Ariel e lei si siede accanto a lui.
"Vado a prendere da bere, vuoi qualcosa Ariel?", la guarda.
"No, grazie", sorride mia sorella.
"Okay, arrivo subito", le spettina leggermente i capelli e si alza.
"Vengo anche io, tu non ti muovere ragazzina", mi guarda attentamente.
Roteo gli occhi e mi guadagno un'occhiata omicida.
"D'accordo", sbuffo.
"É successo qualcosa?", domanda Ariel.
"Mi ha portata qui contro la mia volontà", incrocio le braccia nervosa.
"Dai, sù, non fare così", si gratta la guancia.
"Tu, piuttosto, stai bene? Archie é bravo?", divento seria.
"Sì, tranquilla, é dolcissimo", sorride.
É felice.
Mi rilasso leggermente, era da un po' di tempo che non la vedevo così contenta accanto ad un ragazzo.
"Ti fa pesare la tradizione?", abbasso la testa.
Non voglio farla arrabbiare, ma sono protettiva o forse troppo curiosa, no dai, entrambe le cose.
Vero?
"No, Abby, non lo fa", sento avvicinare la sua voce.
"Non mi ha fatto fare niente, mi sta solo proteggendo", un peso si posa sul divano.
Alzo la testa e incrocio i suoi occhietti azzurri.
Mi perdo nel suo mare cristallino e non posso fare altro che annuire e abbracciarla.
"Sono contenta", la stringo forte a me.
Lei ricambia e affondo la mia testa nell'incavo del suo collo.
Chiudo gli occhi e inspiro il suo dolce profumo.
Ariel lo usa sempre e io, semplicemente, lo adoro.
"Guarda chi abbiamo qui", lascio subito la presa e corrugo le sopracciglia.
"Sei venuta a rompere le scatole, rossa?", uso un tono di voce scocciato.
"Beh, questa é casa mia, quindi posso fare quello che mi pare", alza le spalle.
"Casa tua?", domando scioccata.
"Certo, Aiden non ti ha detto niente?", sorride maliziosamente.
"Cosa c'entra Aiden?", domando irritata.
"Oh, niente, lascia stare", fa un cenno con la mano e se ne va.
Una rabbia improvvisa attraversa il mio corpo.
Il cuore inizia ad accelerare e sento bollire il sangue nelle mie vene.
Perché mi ha fatto questa domanda?
Che cosa c'entra Aiden?
Che sia davvero la sua ragazza?
Ah, ma perché sto pensando a lui?
Non mi interessa minimante!
É la sua vita, può fare quello che vuole!
Ma allora perché continuo a provare questa sensazione?
Perché sento di avere un peso sul cuore?
Porto la mano al petto e stringo la maglietta con tutta la forza che ho.
"Abby", Ariel appoggia la sua mano sulla mia spalla e ritorno in me.
"Tutto bene?", mi squadra attentamente con i suoi occhi.
"Ho bisogno di aria", mi alzo in piedi.
"Aspetta, non andare da sola", afferra la mia mano.
"Solo cinque minuti, ti prego", lascio la presa.
"D'accordo", sento a malapena la sua voce.
Inizio a camminare e mi dirigo verso la grande vetrata, faccio scorrere la porta ed esco.
Il vento inizia a soffiare sul mio viso e inizio a sentire un po' di sollievo.
Le mie guance bollenti, ora provano una sensazione di freschezza.
Afferro l'elastico posizionato sul polso e mi lego i capelli in uno chignon disordinato.
Odio avere i capelli sciolti quando sono arrabbiata o agitata, odio sentirli appiccicati sul mio volto o sul mio collo.
Legandoli é come se iniziassi a respirare, a pensare meglio.
Mi guardo intorno e per ora, nessuna anima viva.
La festa é appena iniziata e sono tutti dentro a divertirsi.
Guardo la piscina e quasi non riesco a resistere al mio istinto, così mi avvicino ad essa.
Mi siedo per terra, tolgo le scarpe e le calze e immergo i piedi nell'acqua.
É leggermente fredda, ma non ci faccio caso.
Inizio a muovere i piedi e la sensazione di gelo svanisce piano piano.
Appoggio le mani sull'erba e tiro indietro la testa.
Alzo gli occhi verso il cielo e mi lascio incantare dalle infinite stelle.
Adoro ammirare questa immensa vastità, mi ipnotizza e mi fa dimenticare tutti i miei problemi.
L'infinito mi dimostra quanto sono piccola in realtà e anche quanto sono minuscoli i miei problemi.
Sorrido nel vedere quei piccoli puntini brillare nel cielo, ma poi, la mia attenzione viene catturata da una stella in particolare.
É molto luminosa, attira l'attenzione.
Continuo ad osservarla attentamente e inizio a provare un senso di sollievo, che purtroppo viene spazzato via da un ricordo.
"Anche se lontane, io sarò sempre al tuo fianco", la sua voce ritorna nella mia mente.
"Non puoi",
"Invece sì! Guarda il cielo, io sarò lì sopra a vegliare su di te", il suo sorriso riprende forma nel mio cervello.
"Come?",
"Sarò la tua stella luminosa", il suo calore accarezza la mia guancia.
Inizio ad avere gli occhi lucidi, un dolore atroce si fa spazio alla bocca del mio stomaco.
Perché deve fare così male?
Perché sei andata via?
Abbasso la testa e porto le mani sul mio viso, mi mordo ripetutamente il labbro inferiore per non dare sfogo alle mie lacrime.
Non qui, Abigail, non qui.
Cerco di ripetere queste parole nella mia mente, ma più lo faccio e più il dolore si espande.
Non sento più il mio corpo, inizio ad avere una strana sensazione alla gola, é come se qualcuno mi stesse soffocando, mi manca l'ossigeno.
Il cuore inizia ad accelerare, i battiti sono sempre più frequenti e più rapidi.
Il sangue pompa velocemente nelle mie vene e arriva fino al mio cervello, causandomi una sensazione di dolore e smarrimento.
Non so cosa fare, ogni volta perdo il controllo, é più forte di me.
Mi faccio trasportare dai ricordi e il mio corpo cede, reagisce male.
Ho paura, tanta paura e non so come rimanere a galla.
Cerco di calmarmi, ma non funziona.
Mi faccio avvolgere dal dolore e dalla disperazione, lascio libero controllo al mio corpo, é lui a guidarmi, mi arrendo.
"Piccola Abby", qualcuno inizia a scuotermi.
Sento calore sulle mie guance, il mio viso viene alzato e due occhi color nocciola vengono incastrati nei miei.
É preoccupato.
Ha la fronte corrugata, gli occhi spalancati e la bocca socchiusa.
Inizia a farmi la radiografia al volto e piano piano riprendo il controllo.
Dopo qualche secondo mi abbraccia e mi lascio stringere dalla sua potente presa.
Appoggio la testa sul suo petto e inizio a stringere, involontariamente, la sua camicia.
Sospiro leggermente e cerco di ritornare lucida.
"Che cosa é successo?", appoggia la sua testa sopra la mia.
"Nulla", sussurro.
Stacca subito la presa e inizia a guardarmi male.
Poggia le mani sulle mie spalle e inizia a stringerle, forte direi.
"Non mentire! Il tuo corpo racconta altro", corruga le sopracciglia.
"Non ha importanza, davvero", distolgo lo sguardo.
Non riesco a reggerlo.
I suoi occhi sono diventati più scuri e mi mettono in soggezione.
Non voglio cedere, non ora, non con lui, con nessuno.
"Odio essere escluso dai pensieri altrui", lascia la presa e passa le mani fra i capelli.
Chiude gli occhi e inizia a spettinarsi.
Vedendo questa scena inizio a ridacchiare.
"Lo trovi divertente, eh?", apre gli occhi e abbassa le mani.
I capelli disordinati e la sua espressione buffa mi fanno ridere ancora di più.
Metto la mano sulla bocca per non esagerare, ma é più forte di me.
É buffissimo!
Non gli si addice la parte da cattivo, per niente.
"Ma tu guarda", inizia a farmi il solletico.
"No, Shawn, smettila!", mi dimeno.
"Neanche per sogno", inizia a ridere anche lui.
"Basta", lascio il mio ultimo respiro.
"Okay", si ferma.
Apro gli occhi e noto il suo viso vicinissimo al mio.
I suoi occhi iniziano a brillare grazie alla luna e devo ammettere che sono davvero belli.
Nonostante siano di color nocciola, sotto questa luce diventano più chiari, color caramello.
Continua a fissarmi attentamente, ma vengo distratta da una ciocca ribelle che ricade sulla sua fronte.
Sorrido e la sposto con la mano.
Dopo averla sistemata, lui afferra il mio polso e mi avvicina ancora di più a lui.
Il mio naso sfiora il suo e posso sentire il suo respiro sul mio viso.
Inizio a sentirmi in soggezione, senza capire il motivo.
Rimaniamo in silenzio a fissarci, ma questa situazione sta diventando alquanto imbarazzante.
"Non escludermi, piccola Abby", mantiene lo sguardo fisso nel mio.
"Devo farlo", abbasso la testa.
"Perché?", afferra il mio mento e inchioda nuovamente i suoi occhi nei miei.
"Hai la tua vita a cui pensare", sorrido amaramente.
Rotea gli occhi e mi abbraccia nuovamente.
Inizia ad accarezzare dolcemente la mia schiena.
"Non pronunciare mai più questa frase. Sei mia amica e io voglio aiutarti", la sua voce é preoccupata.
"Grazie Shawn", lo stringo a me.
"Che cosa sta succedendo?", mi irrigidisco subito.
Shawn lascia la presa e ci giriamo entrambi verso la sua voce.
Nel vederlo perdo un battito.
La sua fronte é corrugata, la mandibola contratta e i pugni stretti.
"Allora?", é irritato.
"Amico, non é successo niente", Shawn si alza in piedi.
"Davvero? A me non sembra", si avvicina pericolosamente.
Mi alzo di scatto e mi metto davanti a Shawn.
Poso la mano sul petto di Aiden e alzo la testa per guardarlo.
"Aiden, calmati! Non é successo niente", lo guardo.
Lui abbassa lo sguardo e inizia a fissarmi attentamente.
Il mio corpo viene attraversato da mille scariche elettriche e la mano inizia a pulsare.
Mi provochi sempre le stesse sensazioni.
"Allora perché eri fra le sue braccia?", toglie la mia mano.
"Io...", mi blocco, non so cosa dire.
"Tu, cosa?", domanda spazientito.
"Ecco...", ma che cosa mi sta succedendo?
"Si é sentita male", risponde Shawn.
"Certo, come no! Il dolore passa con degli abbracci?", si passa una mano fra i capelli.
"Non stava male fisicamente", sento i respiri di entrambi su di me.
La tensione é palpabile e questa situazione non mi piace.
"É vero?", domanda Aiden.
"Sì", risponde Shawn.
"Non stavo parlando con te", si abbassa alla mia statura.
Afferra il mio viso fra le sue mani e inizia a guardarmi.
"É vero, ragazzina?", i suoi occhi cambiano.
Altre mille emozioni si accendono dentro di me e io non capisco il perché.
Ogni sua parola, ogni suo piccolo gesto mi mandano in crisi.
Annuisco e basta, non riesco a parlare.
Il suo sguardo mi ha paralizzata, lui mi ha bloccata.
Lascia la presa e mi abbraccia.
E io rimango nuovamente senza parole.
Le sue manifestazioni mi spiazzano sempre.
É un mistero questo ragazzo.
"Di me puoi fidarti, lo sai", sento la voce di Shawn.
"Scusa, amico", parla Aiden.
Sento un rumore sul suo corpo, sembrava una pacca sulla spalla e poi dei passi allontanarsi.
Quando non sento più niente, inizio a stringere la camicia di Aiden.
"Tranquilla, sono qui", sussurra dolcemente.
Ed é questo il lato che mi piace di lui, il suo essere dolce e calmo mi scioglie il cuore.
Vorrei poter fermare il tempo e rimanere così per l'eternità.
Questi momenti mi fanno bene, lui mi fa bene.
"Ti porto via da qui", lascia la presa e mi accarezza la guancia.
Annuisco alla sua frase e indietreggio.
Lui avanza e va a prendere le mie scarpe e le mie calze.
Le metto e poi ci dirigiamo verso la porta scorrevole.
Entriamo dentro e le mie orecchie vengono invase dalla musica alta.
Aiden afferra la mia mano e iniziamo a camminare.
Ma poi mi viene in mente una persona: Ariel!
"Aspetta", mi blocco.
Lui si gira e mi guarda con sguardo interrogativo.
"Devo avvisare Ariel", parlo.
"Senti, ragazzina...",
"Ti prego", interrompo la sua frase.
Si passa una mano fra i capelli e lascia la mano.
"Ti do dieci minuti", mi punta il dito contro.
"Grazie", sorrido e inizio a cercare mia sorella.
Nessuna traccia di lei al pian terreno, così decido di andare sopra.
Salgo le scale e cerco di passare accanto a tutta questa gente.
Ma non possono andare da un'altra parte?
Finalmente arrivo in cima e inizio a cercare Ariel con lo sguardo, ma niente.
Ma dove si é cacciata?
Continuo a camminare quando sento qualcosa venire verso il mio volto.
Cado per terra e porto la mano sul naso.
"Oh, scusa non volevo", si abbassa alla mia statura.
Ma quello che vedo non é di mio gradimento.
"Ah, sei tu", diventa fredda.
"E l'educazione dove é finita?", domando irritata.
"Andata via da tempo", inizia a ridacchiare.
Solo ora riesco ad osservarla meglio.
Il suo vestito é stropicciato, le calze sottili nere sono rotte sulle ginocchia, i suoi capelli spettinati e gli occhi rossi.
É sicuramente ubriaca.
Mi alzo in piedi e lei mi segue.
"Chi stai cercando?", domanda.
"Non sono affari tuoi Anastasia", massaggio il mio naso.
"Pff, sempre la solita antipatica", sbuffa.
"Non quanto te", la sorpasso.
"Che cosa hai tu in più?", sbotta all'improvviso.
"Come scusa?", mi giro e la guardo confusa.
"Cosa vede in te Aiden?", punta il dito contro il mio petto.
"Niente", lo tolgo.
"Non é vero! É diverso!", mi guarda male.
"Anastasia sei ubriaca, non sei cosciente", sbuffo.
"Sì, sono ubriaca", ride.
Roteo gli occhi, che situazione snervante.
"Ania, hai visto Archie?", una voce femminile ci interrompe.
Ci giriamo entrambe e rivedo la ragazza dai capelli blu.
"No, Kayla", sbuffa.
"Uffi, mi aiuti a cercarlo?", fa gli occhioni.
"Non mi va, non sono la sua babysitter", risponde stizzita Anastasia.
"É dai! É tuo fratello", fa il labbruccio.
Che cosa?
Archie e Anastasia sono fratelli?
Come é possibile?
Sono due persone completamente diverse, non hanno nulla in comune, nemmeno l'aspetto fisico.
"Fratellastro, Kayla! Ora lasciami in pace! Vai a cercarlo da sola", la guarda male.
"D'accordo", sbuffa e poi se ne va.
Fratellastro?
Da parte di chi?
Sono scioccata, davvero.
"Perché questa faccia sconvolta?", domanda Anastasia.
"Non sono sconvolta", cerco di riprendermi dallo shock.
"Tranquilla, tutti reagiscono in questo modo", alza le spalle.
"E cioé?", perché continuo questa conversazione con lei?
"Archie é il ragazzo buono e io l'arpia di turno", i suoi occhi si incupiscono.
Beh, non hai tutti i torti.
Lui é così solare e dolce, mentre tu, diciamo l'opposto.
"Ha preso da sua madre, di certo non da nostro padre", nella sua voce c'é una sorta di arrabbiatura e delusione.
"Vostro padre?", ho pensato ad alta voce!
"Sì. Ha avuto un'avventura con la madre di Archie, per un bel po' di tempo, ma nessuno ne era a conoscenza. Ha messo incinta questa donna ed é nato lui, nessuno ha avuto sospetti. Archie assomiglia completamente alla madre. Lo abbiamo scoperto due anni fa, é stato un caso, anzi in realtà, io ho scoperto tutto. Ero entrata nell'ufficio di mio padre e frugando tra le sue cose, ho trovato varie lettere e varie foto. Le prime erano delle ecografie, ma andando avanti, trovai delle foto raffiguranti Archie e poi delle lettere d'amore tra mio padre e la sua amante, nonché la mamma di Archie. Fu uno shock per me. Andai a dirlo a mia madre e poi alla famiglia di Archie. Lo so, é stato un gesto infantile, ma in quel momento ero arrabbiata e delusa. Poi i miei divorziarono e mia madre morì subito dopo a causa di un incidente. Ha lasciato me e mia sorella insieme a questo essere insensibile e freddo", stringe i pugni.
Lo so che si sta aprendo grazie all'alcool, ma sentendo la sua storia, inizio a provare un po' di simpatia per lei.
Ha sofferto e tanto anche, forse ora riesco a capire il perché del suo atteggiamento.
Magari lo fa per non farsi vedere debole.
"Mi dispiace", la guardo.
"Oh, non ti dispiacere. Io e Archie siamo cresciuti insieme, abbiamo frequentato le stesse scuole. Ovviamente é stata dura all'inizio, ma ora é tutto normale", alza le spalle.
"Menomale", non so cosa dire.
"Siamo sempre stati io, Archie e Aiden", sorride amaramente.
"Ma poi siete arrivate voi Watson!", si gira verso di me.
"Di che cosa stai parlando?", domando confusa.
"Avete stregato entrambi, ma soprattutto Aiden. Lui é cambiato, é incantato da voi e non capisco il perché! Siete piombate qui all'improvviso e lo avete portato via da me", inizia ad avere gli occhi lucidi.
"Anastasia, non capisco", sono ancora più confusa.
"Non fare finta di niente! Andava tutto bene, avevamo un bel rapporto, ma voi avete rovinato tutto! Voi con i vostri occhioni azzurri e il vostro sorriso, lo avete stregato!", stringe i pugni.
"Occhioni azzurri? Io non ti capisco", mi ha mandata in confusione.
"Smettila! Mi avete portato via Aiden! Ha completamente perso la testa a causa delle sorelle Watson!", avanza verso di me.
"Ragazzina! Ti ho cercata ovunque", interrompe la nostra conversazione.
"Tutto bene?", ci separa.
"Non va affatto bene", Anastasia lo spinge con scarsi risultati.
"Ania sei ubriaca?", le afferra le spalle.
"E con questo?", la sua voce si spezza.
"Andiamo nella tua stanza", la guarda.
"Io non voglio", ribatte.
"Ania, ti prego", la implora.
"Non chiamarmi così", abbassa la testa.
"Eccoti finalmente", Ariel viene ad abbracciarmi.
"Ero preoccupata", lascia la presa e mi guarda.
"Abby, tutto bene?", mi scuote leggermente.
"Che cosa é successo?", domanda Archie.
"Ania é ubriaca", parla Aiden.
"Oh, Ania, andiamo in camera", Archie le prende mano.
"Assolutamente no", sbotta.
"Ania non fare la bambina", la riprende Aiden.
"Piantatela!", li spintona e scappa.
"Vado io", Archie inizia a seguirla.
Io continuo a rimanere paralizzata.
Non riesco a capire il discorso di Anastasia.
Io ed Ariel siamo qui da poco, é il nostro primo anno, non avevamo nulla a che fare con Aiden.
"Cosa hai ragazzina?", Aiden si mette davanti a me.
"Sorelle Watson...occhioni azzurri", inizio a parlare.
"Abby, di che cosa stai parlando?", Ariel si sta preoccupando.
"Azzurri...occhioni azzurri", continuo a ripetere queste parole.
"Abby, mi sto preoccupando", Ariel poggia una mano sulla mia spalla.
"Ma io non ho gli occhi azzurri, i miei sono marroni", inizio a fare avanti e indietro.
"Abby", mi richiama mia sorella.
"Mamma, Nate ed Ariel hanno gli occhi azzurri in famiglia. Perché ha detto sorelle Watson?", continuo a pensare.
"Ora fermati ragazzina", Aiden mi blocca.
Afferra le mie spalle e mi gira verso di lui.
Noto lo sguardo preoccupato di Ariel e nel vedere i suoi occhi capisco.
La vista si appanna e porto le mani sulle mie guance, sono bagnate.
Stavolta non ho potuto controllarle, sono uscite da sole.
Il dolore ha preso il sopravvento, di nuovo.
"Perché stai piangendo ragazzina?", domanda Aiden.
"Sorelle Watson...occhioni azzurri...sorelle. Solo Ariel ed...ed....", perdo il controllo del mio corpo.
Cado a terra come una pera cotta.
Sbatto fortemente le ginocchia e mi lascio schiacciare dalla disperazione.
Le lacrime continuano a scendere ininterrottamente.
Il cuore inizia a battere all'impazzata, il respiro accelera, la vista si offusca e il mio corpo inizia a tremare.
I muri iniziano a muoversi, mi sento schiacciare, ho bisogno di ossigeno, sto soffocando.
"Abby, respira", Ariel si catapulta su di me.
Cerco di regolarizzare il mio respiro, ma non ci riesco.
Provo a parlare, ma non esce nessun suono.
La gola viene schiacciata sempre di più e inizio a sentire un dolore atroce al petto.
É troppo doloroso, troppo pesante, tutto questo é orrendo.
Sento qualcosa avvolgere la mia schiena e le mie gambe.
Vengo portata in una stanza e poi qualcuno mi appoggia sul letto.
Si inginocchia, mi afferra le mani e inchioda i suoi occhi nei miei.
Vedendo quel meraviglioso azzurro, sento un sussulto al cuore.
"Sono qui, reagisci ragazzina", stringe le mie mani.
Nel sentire il mio nomignolo trovo la forza per lottare.
Chiudo gli occhi e inizio a regolarizzare il respiro.
"Così, brava", sento la sua voce.
Cerco di aggrapparmi a questo.
Stringo gli occhi e mi concentro sul suo suono e sul suo profumo.
La brezza marina invade le mie narici e il mio cervello inizia a rilassarsi.
Rimango aggrappata a questo piccolo appiglio e continuo a reagire.
Aiden stringe di più la presa e il mio cuore riprende a battere normalmente.
Il respiro inizia a stabilizzarsi piano piano e, finalmente, riesco ad immagazzinare nuovamente l'ossigeno.
Il tremolio continua a rimanere, ma solo nelle mani.
Apro lentamente gli occhi e cerco il suo sguardo.
Lo trovo e mi stabilizzo nel vederlo ancora davanti a me.
Sorride e poi porta delicatamente le mani verso il suo viso, lascia un leggero bacio su di esse e poi ritorna a guardarmi.
Riprendo a vivere grazie a questo gesto, mi ha completamente riportata con i piedi per terra.
Inizio a sentire nuovamente le farfalle allo stomaco e i brividi lungo tutto il mio corpo.
"Abby!", Aiden si sposta e Ariel si fionda fra le mie braccia.
"Mi hai spaventata! A cosa stavi pensando? Che cosa vuol dire sorelle Watson e occhioni azzurri?", sento le sua lacrime bagnarmi la maglia.
"Scusa Ariel, scusa", la stringo e poso la testa sulla sua spalla.
"Perché ti stai scusando?", lascia la presa e afferra il mio viso fra le sue mani.
"É colpa mia, lei é andata via a causa mia", continuo a piangere.
Piccoli singhiozzi si impossessano della mia voce e lacrime salate contornano le mie guance bollenti.
"Non é colpa tua Abby, non lo é", anche Ariel sta piangendo.
"Invece sì! Io le ho detto di venire in questa scuola, se non fosse stato per me e per il mio stupido desiderio...",
"Non dirlo, Abby, non ci provare!", Ariel mi interrompe.
"Era il vostro sogno. Non é stata colpa tua! Lei sarebbe fiera di te", mi accarezza le guance.
"Tu dici?", la mia voce trema.
"Certo. É qui con te, con noi", sorride debolmente.
"É la nostra stella luminosa", ripetiamo questa frase insieme.
"Oh, Ariel", la abbraccio e mi lascio andare.
Stavolta ho abbassato le mie difese, ne avevo bisogno.
Ho tenuto tutto dentro fino a scoppiare.
Questo dolore mi sta uccidendo da dentro, é atroce, come un virus.
Risucchia tutte le mie energie, mi toglie la gioia di andare avanti.
Perdere qualcuno ti cambia la vita.
{Prendimi lontano e portami lontano, nel nostro posto quotidiano}
Ciao amici lettori!
Tutto bene?🥰
Eccomi qui con questo nuovo capitolo.
É stato svelato un "segreto"🤫
Cosa ne pensate?
Siete rimasti scioccate/i anche voi?
Anastasia e Archie sono fratellastri🤭
Ma secondo voi a chi si riferiva Anastasia?🤔
I continui attacchi di Abigail hanno un significato?
Secondo voi chi é questa "lei"?
Lo scoprirete presto🥰
Aspetto le vostre opinioni😘
Grazie mille per le vostre stelline, per i vostri voti e per le vostre visualizzazioni❤️
Io vi saluto, alla prossima❤️
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