35

Q'atis sta nascendo piano piano, ma ancora la normalità è lontana dall'essere definita. È difficile partire da zero, di nuovo, soprattutto con la consapevolezza che niente sarà mai come prima.

È strano vedere le navi a terra, sono diventate le nostre case provvisorie, ma la situazione rimane difficile e poi è strano vedere Cyris crescere tra le pareti della Starfall. Non è il posto per un bambino così piccolo.

«Però sarà bello impegnarsi a ripartire» mormora Erix, come se fosse stato capace di prendere il filo dei miei pensieri, appoggiando poi la testa sulla mia spalla e accarezzando una guancia del bambino che gli sorride. «Sarà un po' difficile questa volta... anche se non manca molto alla cerimonia di fondazione, mi sembra che non si abbia niente fra le mani, se non i nomi dei morti...»

Faccio per rispondergli, ma Sayth sale sul letto, distendendosi sopra le mie gambe e allungando una mano verso quella di Cyris. «Papà, ci racconti una storia?»

Erix sorride, prendendola in braccio. «Cosa vuoi che ti racconti oggi?»

Sayth ci pensa un attimo, poi allarga le braccia ed esclama: «Di quando non facevi cibo!»

«Cosa significa?» chiedo a Erix.

«Non si vuole convincere del fatto che all'inizio fossimo in fazioni opposte e crede che siano... tutte favole che invento per farla felice. Per lei, ecco, non siamo mai stati nemici, ma sempre e solo mamma e papà».

«Stai raccontando alla piccina storie di guerra? Ma sei cretino davvero?»

«Ma le piacciono...» si giustifica lui stringendo Sayth.

«Sì!» strilla lei afferrando la manica di Erix. «Papà? Papà? Papà!»

Scuoto la testa: non approvo, ma non posso oppormi. «L'importante è che tu le dica quanto sei stato cretino».

«Sarebbe stato bello avercela fatta... tutti insieme».

«Ti riferisci alla Star Fury?» chiede Axel. Annuisco con un cenno del capo: la decisione di celebrare adesso, prima della cerimonia di fondazione, i funerali è stata unanime. Non devono essere dimenticati, anche se, per ora, il segreto del nostro gesto continua a essere tale.

«La guerra è sempre stata ingiusta, Vivi, e nessuno ha vinto davvero».

Annuisco di nuovo, spostando una ciocca dietro l'orecchio. «Non sono una bambina. Non si può vincere senza perdere qualcosa: quei nomi sulle lapidi ce lo ricorderanno finché non chiuderemo gli occhi per sempre».

Axel si volta, osserva la distesa di tombe - vuote - che si allarga davanti ai nostri occhi. Sono stati scanditi uno per uno e ho avuto i brividi per ciascuno: non compariranno più nei rapporti che prima o poi si impileranno sopra la mia scrivania. Quella complicità che negli anni si era costruita con Balee è stata distrutta in una frazione di secondo.

Ma Minerva è Minerva e raramente lascia scampo.

«Non sarà un vuoto facile da colmare».

«Rimarrà, senza dubbio. Nessun'altra nave potrà prendere il posto della Star Fury...»

Aesta appoggia una mano sulla mia spalla e mi volto verso di lei.

«Non è colpa tua...» mormora, spostando a tentoni la mano sulla mia faccia. Scuoto appena la testa, serrando le labbra.

«A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria: anche se non ho subito una condanna per quell'ordine, continuerò a vivere con il rimorso di averlo dato, di aver fatto fuoco contro una nave amica».

«Siamo caduti tutti nel tranello di Kase, l'importante è che ora sia morto» dice Aesta.

Annuisco, appoggiando poi la testa sul suo braccio, mentre Axel piega appena la testa, sfiorando i capelli di Aesta con i suoi.

«L'importante è essere insieme, come sempre».

«Ci mancherai a bordo».

«Ne abbiamo già discusso, Axel. Non... non sarei un granché d'aiuto sulla Starfall adesso. Credo sia meglio per tutti se rimango a lavorare a terra».

«Lo so, ma se ogni tanto ti vuoi imbucare solo per litigare sul caffè, non credo che ci saranno problemi».

Sospiro, scoccando un'occhiataccia ad Axel. «Possibile che tu esista davvero? Riesci a passare da discorsi profondi a cose per cui dovrei buttarti fuori bordo in due secondi. Come fai?»

«Se non esistesse, probabilmente l'avrei inventato» mormora Aesta spiaccicandogli la mano in faccia per cercare di fargli un buffetto sulla guancia.

«Erix mi ha mandato a cercarvi, non credo sarebbe una bella figura se qualcuno si presentasse in ritardo alla cerimonia di fondazione» dice Nayla alle nostre spalle, facendoci voltare quasi in contemporanea.

«Non dire così, polpettina, ci stavamo avviando giusto ora».

«Non dicevo a te, Aesta! A volte mi chiedo se per caso ti dimentichi di avere il comando della flotta...» dice Nayla incrociando le braccia e guardandomi.

Axel annuisce. «Lo fa, lo fa».

«Non è vero!» ribatto.

«Finalmente» mormora Erix quando mi siedo accanto a lui. Axel alza il pollice dalla prima fila, tenendo Cyris in braccio che continua a succhiarsi il dito. Accanto a lui, Sayth e Ysaac si guardano intorno, un po' confusi dalla situazione, ma incuriositi da quante persone sono presenti. Dietro i posti nelle prime file, quelli riservati, non riesco a capire dove finisca la folla. Erix si volta verso di me. «Non credevo che... una fondazione potesse attirare così tanta gente».

«L'importante è che tu non abbia intenzione di autoproclamarti re... sarei disposta a lanciarti nello spazio e farti esplodere».

«Nayla sarebbe la prima nella linea di successione, quindi lo pretenderebbe. E sarebbe una mossa veramente cretina, visto che la legge che ha sancito la fine della monarchia porta il mio nome» mi risponde prima di scuotere la testa e voltarsi dall'altra parte, iniziando a parlare con Lero e Harvel - arrivato da Lemuria per l'occasione. Vogliono stipulare un trattato, da quel che ho capito. Abbasso lo sguardo su fogli impilati con cura accanto a una bottiglietta d'acqua: ne scorro alcuni, notando che uno è scarabocchiato nell'angolo in basso. Sayth deve aver voluto lasciare la sua firma, premurandosi che non fosse subito visibile.

«Direi che possiamo iniziare» dice Erix fra sé prima di colpire il microfono con il dito per richiamare l'attenzione di tutti, poi si alza. Sayth afferra la giacca dell'ufficiale seduto accanto a lei, indicando Erix - immagino stia dicendo che si tratta di suo padre. Quello sorride, Axel mi guarda rassegnato: Sayth non riuscirà mai a stare ferma.

«Quest'oggi, siamo qui riuniti per definire il corso della storia. Esordisco dicendovi che... non mi aspettavo così tanti presenti. Potrei confessarvi che mi sento a disagio, o che non ho idea di cosa dirvi, ma non siete qui per sentire i miei dubbi, no? Se vogliamo, dire che questo discorso sia difficile ha senso. Guardando alla nostra storia passata, abbiamo avuto più conclusioni che inizi. Cos'abbiamo alle spalle? Macerie, relitti. Morti. Fini, epiloghi storti ovunque ci giriamo, salvo qui e ora. Ci sono testi che paragonano l'umanità a nani sulle spalle di giganti e nessuno di quelli poteva immaginare che un caso diverso, il nostro, sarebbe venuto ad essere. Non siamo nani, purtroppo».
Ignoro l'occhiata divertita che mi lancia Axel.

«Non abbiamo le orme di qualcuno da seguire, né la torcia della Madre degli Esuli a segnarci la via. Siamo, invece, chi queste cose le dovrà fare per gli altri. Cominciamo un capitolo nuovo, per noi così come per questo mondo. Proprio per questo non sarà facile: cominciamo con niente e offriamo queste terre a chi è rimasto senza niente, alle masse spossessate e sfrattate, ai rifiuti, sbattuti in tempesta, di una galassia in rovina. Dobbiamo ricominciare facendoci con le nostre mani, memori degli errori passati. Cominciamo oggi. Cominciamo dallo zero».

Erix fa una pausa, osserva la folla che lo supporta con un applauso scrosciante. È sempre stato in grado di arrivare a parlare al cuore di chi gli sta davanti e anche oggi l'ha dimostrato. Sorridiamo entrambi quando Sayth cerca di applaudire, alternando lo sguardo tra Cyris e Ysaac, come se volesse assicurarsi che lo battessero le mani anche loro.

Erix sorride, poi si risiede, lasciando la parola ad Harvel: suonano ipocrite le sue frasi, quasi di circostanza. Forse si è reso conto che Lemuria non è più niente, non è mai stato un punto di forza della galassia se non con la Federazione.

Il nome rimarrà, ma la fama è stata strappata al pianeta e Harvel ha ottenuto solo un deserto di sassi e polvere. Stringo l'angolo di uno dei fogli, è arrivato il mio turno, ma le parole che ha scritto Erix ieri sera mi suonano strane adesso. Non sono le mie. Lo sento.

«È difficile dire qualcosa in queste circostanze che non possa risuonare falso: sarà difficile ripartire, è inutile negarlo. Abbiamo corso il rischio che un'intera civiltà venisse spazzata via dalla galassia, che tutto quello che si conosceva fosse cancellato. La pagina bianca fa paura, lo so. Appoggiare la penna e iniziare a scrivere può essere rischioso: non si sa quale sarà il margine di errore o dove si arriverà alla fine. Lì, però, basta un frego per ricominciare, qui, per noi, la situazione... be', si potrebbe dire che ha tolleranze stringenti: la precisione è richiesta nel fare in modo che i nostri errori non saranno ripetuti dalle nuove generazioni, da chi o non è stato coinvolto direttamente o da chi, questi eventi, non li ha proprio visti. Insegnare ciò che è davvero successo dovrà essere l'ideale a cui aggrapparsi: la storia la scrivono i vincitori, è vero, ma il rischio di tralasciare particolari - all'apparenza inutili - è grande. Anche la vite più piccola contribuisce a mantenere stabile il complessivo».

Erix scuote appena la testa, ha capito che non ho intenzione di dire quello che voleva, ma è sempre stato così: la Starfall, nel bene e nel male, ha fatto sentire la propria voce. «Le ultime fasi della guerra l'hanno dimostrato: è venuta meno l'unità che la Lega aveva, in qualche modo, creato e il futuro non è mai apparso così lontano come in quel momento. È impossibile che le idee di tutti vadano a coincidere in un punto: aver vinto, in quel caso, sarebbe stato inutile. Non siamo gli Altri, non dobbiamo abbassarci alla loro idea. Qualche nemico è diventato un alleato, qualcuno che sembrava amico era in realtà un nemico: la percezione delle cose può cambiare rapidamente. Nessun equilibrio è davvero stabile: se le perturbazioni sono abbastanza forti, anche il sistema che si credeva esente da cambiamenti verrà toccato. La guerra ha fatto cambiare radicalmente il vento che spirava nella LK-216 e non senza procurare danni: abbiamo vinto la guerra, sì, ma alcune perdite non potranno mai essere dimenticate. A poca distanza da qui, quella distesa di lapidi sarà un monito perenne: noi siamo stati abbastanza fortunati ad arrivare fino a oggi, a essere insieme adesso a celebrare questa fondazione, qualcun altro no. Abbiamo visto corpi smembrati tra le macerie di navi che prima solcavano fiere lo spazio. L'unica cosa da fare è ricordare: tramandare ciò che è stato davvero e non una storiella imbelletta per i posteri. Farà male? Sì, ovviamente. La risposa è banale. Non si va avanti tralasciando ciò che non piace sui rapporti di guerra: potrebbe rivelarsi un errore fatale».

Axel ridacchia appena: forse è andato a pensare a tutte quelle volte che io ho mentito per assicurarmi la salvezza, forse si è ricordato della bugia che abbiamo detto per la Star Opal, per non compromettere la situazione - già critica - della guerra.

Anche noi siamo stati egoisti. Bugiardi. Opportunisti.

Abbiamo pensato a ciò che avrebbe potuto salvare la nostra pelle, abbiamo sacrificato la morale per tenere su l'onore. Gli errori non saranno marchiati sulla nostra pelle, non sono cicatrici alla luce del sole: si tratta di ferite che non potranno guarire perché nessuno potrà mai riportare coloro che sono morti e niente potrà riempire il vuoto che hanno lasciato.


L'angolino buio e misterioso

So, prima di tutto fate una statua a DanieleMTorrisi che ha scritto il dialogo di Erix (oltre ad aver mandato Axel in vari setting da cui non si capisce come faccia a uscire vivo). Se non fosse stato per lui questo capitolo, davvero, sarebbe stato ancora in stato embrionale. E io a dondolare al buio chiedomi come si scrive un discorso.

Per il discorso di Vivi "ringraziate" meccanica razionale (again, perché mi è toccato ridare l'esame dopo essermi intortata nelle derivate del seno e coseno a gennaio e tipo la mia faccia è stata più o meno questa 🤪 quando hanno detto che mancava mezz'ora alla conclusione e io avrei dovuto rifare tutto): ho visto più potenziali in una settimana che in tutta la mia vita. Sto odiando l'equilibrio, davvero .-.

COMUNQUE. Lasciando da parte i miei momenti poco epici durante la sessione, prime opinioni verso il finale?

È il penultimo capitolo e la cosa mi rende triste, non pensavo che il giorno della conclusione arrivasse. Sad.

Also, non ricordo se l'avevo già scritto, ma nel capitolo delle aesthetic ho aggiunto quei due che mancavano u.u

E niente, ci si vede domenica con il capitolo conclusivo della saga ;_;

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