19

«Dobbiamo tornare su Lemuria».

Aesta e Axel si guardano, poi mi rivolgono un'occhiataccia rapida entrambi.

«Finiresti processata e chissà quando potremmo decollare di nuovo... e quasi sicuramente ci sarebbe qualcun altro al comando» dice Aesta.

«Harvel è sempre stato un sostenitore della monarchia, faceva di tutto pur di ottenere favori da mio padre e la sua ideologia è dura a morire e non ha mai accettato la linea di Erix. Ha sfruttato l'occasione e ha tirato in ballo Damaris. Aesta ha ragione, finiresti processata e probabilmente non ti farebbero rimettere piede sulla Starfall. È meglio andare finché siamo in tempo, non credo ci saranno molte altre occasioni per salvare Sayth».

«Forse è meglio... forse sarebbe meglio se ci fosse qualcun altro al mio posto».

Nayla si avvicina a grandi passi, mi afferra le spalle, spingendomi contro una parete.

«Mi rifiuto di immaginare la Starfall con qualcun altro al comando. Non ho combattuto dodici anni contro la stessa persona che ho qui davanti. Dov'è finito il tuo vero carattere, eh? Ve la siete sempre cavata da soli, o c'era la flotta della Federazione, o c'era la Starfall: non avete mai seguito la flotta, pur essendo l'ammiraglia. Avevate un piano tutto vostro, legarvi ad altre navi è solo un errore, non puoi pensare che non si fosse capito. L'Andromeda brillava come un solo essere, la flotta della Federazione agiva nell'ombra della Starfall. L'ho visto quanto siete limitati a non avere tutto lo spazio per voi: non vi basterebbe una galassia intera per dimostrare quanta è veramente la potenza di Minerva. Cos'è che blocca adesso? Se Damaris ha il comando, la sconfitta in guerra sarà solo sua. Cosa aspetti a sfruttare l'occasione per prendere la gloria?»

La allontano di scatto, non riesco a far coincidere due pensieri: la distruzione della Star Fury e l'uccisione dell'equipaggio, il comando che mi hanno tolto, l'esilio, una condanna a morte mascherata da responsabilità. Sayth nelle mani di Kase. Erix in condizioni disperate all'ospedale.

Non so nemmeno cosa pensare di me stessa: mi sento solo incapace, buona solo a prendere le decisioni sbagliate.

«Non ho bisogno di niente. Quei tempi sono finiti e Axel aveva ragione. Noi non possiamo fare niente, possiamo solo stare a guardare mentre tutto si distrugge davanti ai nostri occhi. Non ho saputo proteggere l'Atlantis, non ho saputo proteggere la Star Fury, non ho saputo proteggere la mia famiglia. Torniamo su Lemuria. E stavolta è un ordine».

«Sai, non avrei mai pensato di dover fare quello che sto per fare». Mentre la nave è ferma, a metà tra il portale e la nostra realtà, Axel si volta, si alza, si avvicina e si ferma solo a pochi passi da me. Chiude gli occhi per un attimo, alza un braccio, colpendomi con forza una guancia.

«Il nuovo governo probabilmente è in combutta con gli Altri e se c'è una sola, piccola, inutile speranza di resistenza, quella siamo noi» si intromette Zavis. «Erix e Lero avevano sospetti su una possibile corruzione e soprattutto il primo cominciava a diventare scomodo».

«Quali sono le prove? Non mi pare di avere niente».

Zavis mi lancia un dischetto rosso. «Non avevamo le spie migliori per farci mettere i piedi in testa, le abbiamo tenute e i servizi segreti funzionavano bene. C'è abbastanza materiale per poter impiantare un processo e condannare per tradimento almeno metà dei comandanti della flotta e del parlamento. Ad avere avuto le prove prima, De Algy sarebbe stato destituito e condannato prima che la situazione precipitasse».

Annuisco, rigirandomelo fra le mani, ma non ho idea di che fare. Sono in molti quelli che ora stanno fissando Nayla.

«Sei anche tu nella lista?» chiede Axel, dando voce a un pensiero diffuso. È stata la prima persona a cui ho pensato.

«Io ho fornito i nomi» sibila lei in risposta. «Quegli scemi al comando ora non conoscono la reale pericolosità degli Altri, acclamavano quel progetto e non vedevano l'ora che fosse concluso. Il tramite sarà stato De Algy, non so in che modo siano entrati in contatto, ma è riuscito a essere ammaliato dalle loro promesse e a convincere altri a passare dalla parte sbagliata. Ma ora è questione di tempo prima che facciano fuori anche il governo apparentemente amico, credono di poter vincere giocando sporco. L'unica possibilità che abbiamo è distruggere Thanatos prima che siano loro a far esplodere tutto quel che abbiamo».

«Quindi che facciamo?» chiede Aesta avvolgendosi una ciocca di capelli sul dito. Stringo il dischetto nel pugno, forse Axel ha ragione, forse hanno ragione tutti qui sulla Starfall, forse ho torto io.

«Quello che sappiamo fare meglio: metterci nei guai» le rispondo alzando lo sguardo.

«Be', almeno non ci ha messo tanto per cambiare idea» mormora Axel guardando Zavis che gli tira uno schiaffo sul collo. «Te l'ho detto che la mia tecnica funziona».

Ysaac trotterella verso di me, mi abbasso e gli accarezzo i capelli, sorridendo appena mentre, per quanto possa essere difficile, sulla Starfall torna il solito clima.

«E come pensi di distruggere Thanatos, scusa, Nayla?» le chiedo prendendo in braccio il bambino.

Lei si volta a guardarmi, ma Aesta la precede.

«Hai presente Minerva? Il sistema di passaggio da una persona all'altra?»

«Quello che è stato tolto legandolo alla Starfall? Sì, ovvio...»

«È l'unico punto debole di Thanatos, con la differenza che in quel caso lo distruggi e non lo leghi ad altri».

«Non potevi pensare a un altro metodo?» le chiedo scoccandole un'occhiataccia. «Non credo ci sia qualcuno di sacrificabile».

«Direttive dall'alto» risponde lei alzando le spalle. «Troveremo il modo per riuscirci».

«La vuoi smettere di chiacchierare e darmi una mano?» urla Axel ad Aesta. «Non posso attraversare il portale da solo!»

«Sì, sì, arrivo» borbotta Aesta, senza muovere un muscolo.

«Ti tolgo il caffè» continua lui.

«Axel, non puoi».

«Aesta, chi è il primo ufficiale adesso?» sorride Axel, certo di avere la vittoria in pugno. Aesta rimane in silenzio, stringe le labbra.

«Vi odio, tutti e due».

«Che ho fatto io adesso?» le chiedo continuando a guardarla male.

«Oh, solo qualcosa come dare ordini assurdi che non hanno un senso logico se non quello di seguire il protocollo».

«Al contrario tuo, io lo seguo» le rispondo alzando le spalle.

«Potocollo» ripete Ysaac sbattendo le manine.

Zavis si avvicina, lo prende in braccio sistemandogli i capelli.

«Andiamo, è l'ora della medicina».

«Che ha?» gli chiedo togliendomi il cappello e sistemandomi i capelli. Sono di nuovo sudata, avrei bisogno di buttarmi su un letto e dormire per tre anni.

«Un piccolo problema ai polmoni, niente di grave. Deve essere stata l'aria di Clovis, è così impregnata di metalli che il tasso di mortalità su quel pianeta è uno dei più alti».

Annuisco senza quasi ascoltarlo. Ysaac inizia a fare i capricci, Zavis sospira e cerca di calmarlo, ma quello si agita, strillando sempre di più.

«Siete messi peggio di Erix alle prese con i pannolini. Andiamo, ci penso io».

«Aspetta, il governo sta chiamando di nuovo».

Stringo i pugni, stavolta non posso starmene zitta: non mi interessa se la decisione piacerà o meno, voglio che questo giorni passi come il giorno in cui la Starfall ha fatto la cazzata più grande di sempre.

È Harvel, inizia subito con la ramanzina, a dire che dobbiamo tornare immediatamente. «È tutto chiaro?» conclude incrociando le braccia.

«Ascoltatemi bene. Non ho passato dieci anni a sfuggire l'Alleanza solo per farmi mettere nel sacco da voi adesso. Se l'idea che la Starfall si rifiuti di tornare su Lemuria vi pare strana, allora forse non avete chiara una cosa. Noi ci rifiutiamo di seguire ordini che riteniamo non giusti perché se c'è qualcuno che può dare ordini cretini si trova già a bordo. Considerateci traditori, chiamateci fanatici, ma sarà così la nostra resistenza!»

Stringe le labbra, socchiude gli occhi. Forse si aspettava che tornassimo con la coda tra le gambe, visto che abbiamo sempre eseguito gli ordini di Erix alla lettera. Peccato che se c'era qualcosa che non ci tornava, non era un problema parlare con lui e farglielo capire - buone o cattive maniera che usassi.

«E allora non tornate mai più! Consideratevi esiliati, sarete condannati tutti se vi azzardare a rimetter piede su Lemuria. Avete l'intera responsabilità della Missione Terra Nova da adesso».

«Che roba è la Missione Terra Nova?» chiede Axel.

«Non ne so molto, a dire il vero. So che era sul tavolo del governo e che doveva riguardare la creazione di una colonia dell'Atlantis, visto che la popolazione era aumentata troppo e il pianeta non era abitabile. Costruire isole artificiali era più costoso di esplorare lo spazio alla ricerca di qualche posto da colonizzare senza guerre. Sarebbe partita una nave di volontari, si sarebbero mossi dietro compenso, ma probabilmente non avrebbero nemmeno visto la loro meta. Sai com'è nello spazio, no? Parti e non sai se torni».

«Usare i satelliti vi faceva proprio schifo?»

«At1, centro di controllo delle comunicazioni, dei trasporti della flotta. At2, zona industriale, inquinato come non si sa bene cosa, forse al livello di Clovis, ma ci stavano solo robot. At3, At4, At5: unici satelliti naturali e centri di reclusione, numero più alto, grado di pena più alto. Dall'At6 all'At9 erano magazzini, l'At10 era la sede della prima linea esterna di difesa, come potevi mandarci gente a vivere? I problemi c'erano ed erano troppi. La via dello spazio era quella più facile. Si trattava solo di trovare un pianeta disabitato, colonizzarlo e farci nascere la vita».

Axel e Aesta si guardano. «Minerva?» dicono in coro.

«Magari intendevano un pianeta disabitato, abitabile e non pronto a esplodere» ribatte Zavis scoccando un'occhiataccia ad Axel.

«Anche l'Atlantis era abitabile, eppure è esploso».

Accartoccio un foglio e glielo tiro in testa. Forse non lo capisce che è ancora un ricordo troppo vivo per chi ha passato buona parte della propria vita lì. Per quanto l'abbia odiato negli anni della guerra, per quanto l'abbia considerato un capitolo da chiudere, non posso fare a meno di sentirmi strappare una parte del corpo ogni volta che si pronuncia quel nome.
«Preferisci ti tolga il caffè o qualche cifra dallo stipendio?» gli sibilo stringendo i pugni, in uno ho un foglio accartocciato.

Axel abbassa lo sguardo. «Vada per due cifre. Togli zero virgola zero chronocrediti dal mio stipendio».

Il foglio mi cade di mano. «Axel, io ti odio!» urlo prima di dirigermi verso il thermos. Ho bisogno di dieci tazze di tè, non una. Dieci.

Non sono in pochi quelli che stanno ridendo: ha vinto lui, è riuscito a mettere con le spalle al muro sia me che Aesta in nemmeno mezzora.

«Preferisci un pianeta disabitato come questo?» chiede Nayla avvicinandosi. Il contenuto della seconda tazza mi va di traverso, tossisco, appoggiando tutto da parte. Morirò soffocata dalla mia amata salvezza.

«Nayla, è abitato fin troppo questo schifo. Possiamo farlo saltare in aria non appena possiamo?»

«Smettetela che il radar segnala una costruzione artificiale a venti gradi nord» dice Aesta.

«Atterriamo e proseguiamo con una LWSS. Sistemate la posizione di atterraggio» ordina Axel nell'interfono.

«Potenza dei motori dimezzata, si può procedere alla fase di atterraggio» rispondono i tecnici.

«Sai una cosa, Vivi?»

«Cosa c'è adesso, Axel?» gli chiedo alzando la testa dal tavolo su cui l'avevo appoggiata. Mi sono piazzata qui non appena abbiamo lasciato la Starfall, siamo solo in quattro, ho lasciato a Zavis la responsabilità e Axel gli ha affidato Ysaac, perdendo almeno venti minuti a ripetere le stesse cose e lo stesso concetto: fare attenzione.

«Ci starebbe bene un aumento».

Serro le labbra, afferrando il plico di fogli che mi sono portata dietro per ovvia necessità. Non so nemmeno cosa siano, servono solo per tirargli in testa ad Axel. Mi alzo, lo raggiungo in pochi passi e lo colpisco sulla testa, il più forte che posso.

«No. E non azzardarti a chiederne ancora! I soldi che abbiamo sulla Starfall ci devono servire fino alla fine della guerra!»

Torno da Nayla, i fogli sottobraccio e le dita puntate contro le tempie.

«Davith».

«Cosa c'è?» sibilo in risposta.

«Vai a riposarti. Come pensi di poter combattere contro Kase in queste condizioni?»

«Sto bene».

«Non si direbbe: sembri un morto. Stai di nuovo tirando la corda, stai di nuovo cercando di cavartela da sola? Quanti pensi che ti stiano attribuendo la distruzione della Star Fury?»

«Sono stata io ad aver dato l'ordine» le rispondo scattando in piedi e sbattendo le mano sul tavolo. «Se mi fossi fidata di quella vocina a quest'ora potevamo avere un'altra nave!»

«Una flotta di due? Ti hanno tolto il comando».

Implacabile, come al solito.

Abbasso lo sguardo. «Non è... non è per la nave. È per Balee. Abbiamo sempre combattuto fianco a fianco...»

Non riesco nemmeno a finire la frase: mi sento così idiota a essere caduta nella trappola di Kase, ma è stato tutto un precipitare di eventi da quando io e Axel siamo fuggiti da qui.

Atterriamo senza problemi, abbastanza vicino alla costruzione, non mi mancava affatto il suolo desertico del B8.

Non sembra esserci anima viva, chissà dove sono gli Altri, forse sono pronti a far saltare in aria Lemuria, per quale motivo avrebbero costruito quell'affare per concentrare l'energia. Ormai è chiaro che ci vogliano attaccare, ma quando? Dove? A chi toccherà stavolta? In quanti alti dovranno perdere la vita in una guerra condotta da solo una parte? Loro ci controllano, loro ci attirano nelle trappole che preparano apposta: l'accordo, Ealia, la Star Fury. Hanno sempre vinto loro, noi abbiamo solo saputo cadere sempre più in basso, come se quel baratro in cui ci stanno spingendo non avesse mai fine.

Camminiamo in silenzio sotto il sole, fino alle prime costruzioni: non ci sono sentinelle, il che è strano.

«Ho paura sia un'altra trappola».

Si voltano tutti e tre, non mi ero resa conto di pensare ad alta voce.

«Se anche fosse, non credo che la nostra morte possa passare inosservata. Non abbiamo notizie su come la flotta abbia accolto la notizia, ma credo che si troverà divisa. L'ex Andromeda festeggerà, sicuramente. Senza offesa, eh, ma l'avrei fatto pure io in periodo di guerra».

Aesta fissa male Nayla, ma per una volta le devo dare ragione: l'avrei fatto anch'io se mi fosse arrivata la notizia della morte del comandante nemico.

«Ma le navi che erano con la Federazione come credete che la prendano?» chiede Nayla.

«Non lo sappiamo, lo sai che la nostra tattica era quella di dividerci, in modo che fossimo bersagli più difficili per l'Alleanza. Era raro che fossimo tutti riuniti, sì, avevamo la Starfall al comando, ma era più per avere un vanto che altro. Quando entrò in servizio, buona parte dell'equipaggio era molto giovane e inesperto. Ne abbiamo passati di momentacci per colpa di queste due».

«E tua, Axel. Soprattutto tua quando sbagliavi le manovre» ribatte Aesta, colpita nello spirito.

«Tu inserivi le coordinate sbagliate».

«In qualche modo, hanno ragione entrambi: eravamo al comando della flotta solo perché avevamo Minerva e in quel modo potevamo avere più autonomia decisionale e in battaglia. Se c'era qualcosa da distruggere, inviavano noi, ma le decisioni più importanti le prendevano su Lemuria i capi politici, noi eseguivamo gli ordini. Il momento in cui ho preso seriamente il comando fu prima della battaglia dell'Atlantis, quando Erix convinse il consiglio...»

«Sì, ma voglio dire, se c'è una cosa che ha tenuto insieme la Federazione era la Starfall. Avete quasi vinto la guerra da soli, di tutti i prigionieri che ho interrogato, l'unica a rivelare qualcosa è stata Aesta, gli altri erano... erano così fieri di essere nell'ombra di quella nave... non li ho mai capiti finché non ho visto con i miei occhi cosa è veramente la Starfall... non credo ci sia qualcuno che ti stia dando la colpa per ciò che è successo alla Star Fury. È così che vuoi arrenderti? Senza aver trovato una soluzione?»

Stringo i pugni, non so nemmeno come ribattere a Nayla: mi sono battuta per anni dietro al dire che non mi arrendevo fino a che non avevo la certezza di non avere altre strade, ma ora qualsiasi decisione prenda mi sembra solo di trovarmi in messo a una ferrovia con un treno che sta arrivando contro che non accenna a fermarsi.

«Mamma!»

Mi irrigidisco, guardo gli altri tre confusa. Sto impazzendo o era Sayth a urlare?

«Mamma!» 

L'angolino buio e misterioso

Bien, il karma per aver fatto patire Vivi mi ha colpito perché praticamente all'inizio della sessione ci sono i lavori a casa 😐 ciò significa sopravvivere con le cuffie e i Sabaton sparati al volume massimo.

Comunque. Siamo a circa metà e Vivi sembra sul punto di ottenere una gioia in mezzo a tremila mainagioia.

And nothing. Torno a studiare👌

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