17
Accarezzo la fronte di Erix, stringendogli poi una mano abbandonata lungo il fianco.
«Per favore...» mormoro alzando appena lo sguardo verso lo schermo con il battito cardiaco. È lieve, ma c'è.
È vivo, ma è peggio di quel che pensassi. Sono davvero critiche le sue condizioni, Kase ha sparato per ucciderlo, come abbia fatto a salvarsi rimane un miracolo.
«Per favore, Erix... non mi abbandonare così... per favore...»
Continuo a stringergli una mano, a sperare che apra gli occhi. Sento gli occhi dell'infermiere sulla schiena: è da prima che mi sta osservando, ma il tempo che mi ha concesso è finito.
Non vorrei proprio lasciarlo, ma non posso fare altrimenti. Ripartiremo domani mattina, verso l'Istris, solo la Starfall, solo noi e il nostro piano suicida.
«Ci rivedremo, cretino... in tempo per cena...» mormoro prima di accarezzargli di nuovo la guancia.
Non credevo di trovare Axel fuori dall'ospedale.
«Vai a dormire» gli sibilo non appena gli arrivo davanti.
«Credevo avessi bisogno di un po' di notizie. Ho parlato con uno dei dottori: quattro colpi, uno alla gamba e tre al petto. Kase lo voleva ammazzare, è ovvio. Ma hanno trovato anche del DNA non compatibile con il nostro sul posto e traccia di esplosivi, deve averlo ferito in qualche modo».
Fisso un punto davanti a me. Gli esplosivi dell'At5, ma certo.
«Vivi. Adesso va' a dormire, davvero. È da prima della battaglia che quasi non mangi e non dormi. Erix se la caverà, noi ce la caveremo. Non pensare a come risolvere la situazione ora, ti faresti solo del male. Dammi retta: fatti una doccia e vai a dormire. Ci vediamo domani a colazione».
Annuisco, lo saluto e infilo le mani in tasca, dirigendomi verso la mia camera. Ogni volta che si viene qui insieme, Erix si deve ritrovare messo male... deve essere proprio una maledizione.
Mi avvio verso l'edificio del dormitorio: dà sempre l'idea che stia per cadere a pezzi, anche se all'interno è decisamente rinnovato, soprattutto per le luci che sono state cambiate – adesso c'è una fila di LED per lato che illumina a giorno il corridoio.
Cammino guardando fisso in terra: avrei passato volentieri la notte accanto a Erix, ma Axel ha ragione, non posso tirare ancora la corda per quanto possa essere preoccupata.
Sospiro, fermandomi davanti alla porta. Cerco la chiave e non appena la trovo, faccio scattare la serratura.
Come immaginavo, all'interno è un disastro: la sedia e il tavolo sono rovesciati, qualche macchia di sangue compare sul pavimento.
Sospiro di nuovo, appoggiando cappello e giacca sull'attaccapanni. Sistemo la sedia e il tavolo, raccogliendo poi il pupazzo di Sayth che appoggio sul letto.
C'è un foglio ripiegato alla bene e meglio sul tavolo, c'è sangue anche lì sotto. Mi siedo sul letto, rigirandolo fra le mani: non ho idea di quel che potrebbe essere, forse una minaccia di Kase.
Lo apro, non che abbia molte possibilità, dato che mi incuriosisce sapere il contenuto. Aggrotto la fronte, riconoscendo subito la grafia: è quella di Erix, precisa ed elegante come sempre. Non torna la data: è di sette anni fa, nel pieno della guerra tra Alleanza e Federazione, che senso ha adesso?
Vivi,
non avrei mai creduto di doverti scrivere queste parole, ma ormai la guerra imperversa da troppo tempo, ormai è tardi per qualsiasi... qualsiasi cosa si potesse trovare per finire questa situazione di merda. Per quanto tempo dovrò continuare a vederti solo nella lista delle persone da togliere di mezzo a qualunque costo? Avrei dovuto implorarti di non stracciare quel trattato all'inizio della guerra, invece, ti ho solo guardato andare via, risalire sulla Starfall. Non ti avevo mai visto così: così implacabile, così decisa... eppure eri così bella. Credevo potesse essere facile riuscire a vincere contro di te, credevo di conoscerti abbastanza da avere un vantaggio sulla Federazione. Mi sbagliavo. La Starfall con Minerva era come te: bella, imprevedibile e distruttiva. Hai iniziato a distruggere le mie certezze sull'At5, hai continuato distruggendomi la flotta. Ho imprecato contro di te, contro quell'equipaggio disposto a seguirti nei guai, in battaglia, forse anche nella morte, ho giurato di farti fuori – poteva essere l'unico modo per potermi finalmente togliere il pensiero di te dalla testa. Ne ho avute di occasioni, tutte quelle in cui dormivi inerme accanto a me, tutte quelle volte in cui ti vedevo così vicina, ma ti sentivo lontana come non mai: per te era solo sesso, vero?
Visto quanto ti piace dirmi che so girare intorno al nocciolo della questione, per una volta voglio darti ragione, anche se non se mai leggerai quello che sto scrivendo, se riuscirai ad avere questo foglio o se la guerra porterà via me, te, o entrambi.
Io ti amo, Vivi. Da quando ho ricordo di te, non riesco a immaginare altro che il poterti avere tra le mie braccia, magari come moglie, non come nemica. Immagino che penserai che è un'idea cretina, che sono solo un cretino, può darsi che tu abbia ragione, ma sappi che forse sono solo un cretino che ti ama.
Strano il destino talvolta: ci siamo distrutti le vite, ci siamo inseguiti per tutta la galassia, ci siamo torturati a letto, ci siamo scontrati, per poi ritrovarci sotto lo stesso tetto, portando a compimento quell'idea cretina che aveva già da anni. Le prime volte era strano risvegliarsi tra le sue braccia, sapendo che fino a pochi mesi prima non era altro che il nemico da sconfiggere, sapendo che non avrei dovuto voltargli le spalle senza sapere se sarei tornata da lui per una, due, chissà quante altre notti.
Ma la lettera non è finita, continua con una data diversa: è l'ultimo anno di guerra, un giorno degli ultimi mesi, forse il più terribile.
Mi dispiace.
Mi dispiace, Vivi. Non avrei mai voluto vederti così. Non ho il coraggio di chiederti scusa, non so nemmeno cosa pensare di me. È dura scriverti adesso, immagino che tu non voglia avere a che fare con me dopo che ho tradito tutta la fiducia che per una volta avevi riposto in me. Il trono? Il potere? Non sono niente in confronto a te. Avrei dovuto capirlo prima, avrei dovuto rendermi conto prima che il mio posto era accanto a te, non davanti, non con le armi puntate contro di te. non avrei dovuto lasciar uscire il mio lato peggiore, eppure l'ho fatto. Non posso giustificarmi, so che non accetterai nessuna scusa per quello che ho fatto. I segni sul tuo corpo sono evidenti, la guancia ancora mi fa male, ma il colpo da Darinell non l'ho ricevuto due secondi fa. Forse meriteresti di più, meriteresti una persona come lui al tuo fianco. Forse è meglio se vengo condannato: non sono stato in grado di proteggerti da me stesso, come potrei proteggerti dagli altri?
Mi passo il dorso della mano sugli occhi. Sarebbe stato molto meglio non aver mai ricevuto questa lettera.
C'è una macchia di sangue nell'angolo basso del foglio, vicino a una scritta molto più disordinata delle altre. Non riesco a capire come il suo ultimo pensiero sia stato continuare questa lettera.
Perdonami: ci ho provato. Ho fallito.
Erix.
«Non hai fallito, cretino...» mormoro lanciando il foglio accartocciato sul cuscino.
Mi alzo, dirigendomi in bagno: quando mi guardo allo specchio, noto che ho un aspetto a dir poco orribile.
Mi sciaquo la faccia, ma le occhiaie persistono al loro posto, segno indelebile di quel che è successo finora.
Sospiro, appoggiandomi sul lavandino dopo una veloce doccia. Rabbrividisco sotto l'accappatoio, stringendo la mano sugli avambracci e guardando la protesi appoggiata.
Mi sembra così vuota la stanza senza Sayth che strilla ed Erix che la cerca di distrarre dalla guerra. Non ho idea di come abbia fatto ad andare avanti durante la guerra contro l'Alleanza quando ero da sola in camera.
Lancio un'occhiata all'orologio: è tardi per la cena, ma ho bisogno di mangiare qualcosa.
Chissà se Sayth ha finito i biscotti...
Axel aveva ragione, dovrei dargli più ascolto, ma finisco sempre per fare di testa mia.
Mi ricorda troppo i tempi della Federazione avere la divisa appoggiata per bene sulla sedia, eppure i giochi di Sayth che hanno occupato il tavolo non possono certo essere di quei tempi.
Ho messo lì vicino anche il suo pupazzo, lo porterò con me perché se mai dovessi ritrovarla, immagino che avrà bisogno di una qualche rassicurazione.
Mi siedo sul letto a gambe incrociate, con il pacco di biscotti accanto e il computer sulle gambe. Sbadiglio mentre rileggo il progetto che mi ha dato quel ragazzo: a quanto pare le nottate insonni si fanno sentire adesso tutte insieme dopo una doccia.
Spengo il computer, lo risistemo nella custodia e lo appoggio sul tavolo.
Mi rannicchio sotto le coperte, per quanto sia preoccupata, la stanchezza prende il sopravvento.
L'angolino buio e misterioso
La lettera di Erix è uno dei miei pezzi preferiti, lo ammetto 😍 l'ho praticamente lasciato invariato perché fin da quando l'ho scritto mi ha fatto stringere il cuore.
Yep, ho un cuore anch'io.
Abbiamo rivisto Erix più di là che di qua in un capitolo più di passaggio che altro, ma avevo bisogno di far respirare pure Vivi, altrimenti mi stramazza a terra.
Rip
Anyway, ieri sera ho finito la revisione di ACDV1. È stato un ritorno alle origini che mi ha fatto mettere un po' le mani nei capelli. Soprattutto per Erix. Non lo ricordavo così stronzo verso Vivi, davvero, mi sono abituata a vederlo come padre amorevole e fornitore di capitoli angst. Vabbè. Se a qualcuno fosse sfuggito, sto mettendo i capitoli revisionati uno al giorno, vi dico già che ci saranno scene cambiate e capitoli inediti u.u
Domanda finale poi me ne sparisco: a qualcuno potrebbe interessare una specie di spin off dal pov di Kase che abbraccia il discorso degli Altri da, beh, un altro punto di vista? 🤔 Ho avuto quest'idea malsana ieri mattina in treno.
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