15

«Non hai chiuso occhio per tutta la notte. Va' a dormire, Vivi, ti prego» mi dice Aesta guardandomi da sopra lo schermo del computer. Non ho fatto altro che lavorare da quando siamo partiti.

Non abbiamo idea di cosa ci aspetti su Clovis, se si possa trovare qualcosa o meno e questo mi spaventa: non ho più certezze, se non la morte.

Annuisco, poi mi alzo, dirigendomi a testa bassa verso gli alloggi.

Nessun segnale, nessuna nuova notizia.

Striscio la tessera magnetica sulla serratura e scivolo all'interno, lanciando subito la giacca sul gancio sulla parete. Prendo in mano la foto: Sayth era così piccina, così indifesa quel giorno, tanto da non volersi più staccare da noi. Mi viene da piangere a immaginarla in braccio a Kase, senza nessuno che la possa tranquillizzare. La rimetto al suo posto, cercando di non pensarci. Mi trema la mano mentre sbottono la camicia, ho freddo: forse è perché non ho mangiato niente a cena, ma non ho proprio fame.

Mi rigiro sotto la coperta, sono incapace di dormire. Il sonno, così invocato, non mi è mai sembrato così distante.

Mi risveglio di soprassalto, qualcosa sta lampeggiando davanti alla mia faccia. È il piccolo schermo sul braccio, l'ologramma del pianeta sembra il B8, ma ho bisogno di conferme.

Il rilevatore.

Salto in terra, il pavimento è freddo sotto ai miei piedi, ma lo ignoro, scavalcando con un salto dei fili elettrici che non dovrebbero stare in terra.

«Vivi?» chiede Axel quando gli passo alle spalle, diretta al computer di bordo.

Non gli rispondo, continuo a tenere gli occhi fissi sullo schermo. Aesta mi mette una mano sulla spalla e mi sposta gentilmente di lato.

«Il segnale è stato captato per un attimo, non c'è modo di rintracciarlo adesso, è stato troppo breve e troppo debole. Sembrerebbe il B8, ma non c'è la certezza...»

Annuisco, appoggiandomi con le mani sul tavolo. Una ciocca di capelli mi ricade sugli occhi.

«Alza... alza il riscaldamento, Axel».

«Dovresti mangiare qualcosa» risponde lui alzando la temperatura.

«Non ho fame».

«Devi mangiare, Vivi, davvero» mi dice Aesta spostandomi i capelli dagli occhi.

«Non ho fame» le ripeto. «Non riesco a pensare al cibo considerando la situazione attuale».

Sento gli occhi di tutti fissi su di me: mi pare di essere così egoista a pensare solo a Sayth, di non essere degna del ruolo istituzionale che ho.

«Lo so, lo so benissimo quanti abbiano perso la vita oggi. Ma rifletteteci un attimo: togliere il capo politico della Lega, far precipitare la situazione governativa, far dividere le due fazioni, quella più propensa alla Lega e quella che la considera solo un ammasso di pianeti, far iniziare una guerra civile, attaccare in quel momento di stallo, sapendo che la flotta quasi sicuramente sarà bloccata a terra, non ti pare un piano delineato?»

«Non capisco cosa c'entri questo discorso» mi risponde Nayla grattandosi una guancia. «Davvero, dovresti riposarti. Hai una pessima cera, non sei minimamente in grado di stare al comando così».

«Ciò che vuole Kase è portarci alla divisione interna. Per quanto poche, le navi della Federazione non hanno mai accettato l'unione con quelle dell'Alleanza. L'Astrea ha cambiato nome, ma in sostanza rimane l'Andromeda. Quanti credi che su questa nave ne siano felici del dover collaborare con gente che era considerata nemica? E vale il contrario? Tu sei la prima a dire di non essere felice della posizione in cui sei, a esserti ritrovata sotto il comando insindacabile di quella che prima era una delle persone da togliere di torno, non importava come? Erix riusciva a mantenere insieme le due parti, ha fatto parte sia dell'Alleanza, sia della Federazione. Ha saputo manovrare il governo per non far pendere da nessuna parte l'ago della bilancia, ma l'opposizione si è fatta sempre più forte, sempre più astuta. Se era riuscito a fare abbassare loro la cresta, adesso torneranno a reclamare la guerra civile e di conseguenza lo sfaldamento della Lega. Vivi ha ragione».

«Da quando in qua ti intendi di politica, Axel?» gli chiede Aesta.

Lui alza le spalle. «Basta sentire cosa pensa la gente e non perdere tutto il tempo a costruire cose. Al bar le persone chiacchierano volentieri, ho ascoltato i loro discorsi prima che l'Atlantis fosse distrutto. E non dimenticate che Kase sul B8 mi aveva chiesto di unirmi a loro spiegandomi il loro piano».

«E hai anche un'idea?» gli chiede Aesta incrociando le braccia.

«Sì. Un'idea stupida, ma forse non se lo aspettano. Nessuno mi ha fatto finire di parlare prima, non sono così idiota come pensate».

Gli metto una mano sulla spalla. «Non sei un idiota. Che avevi pensato?»

«Usare il loro stesso piano contro di loro, cercare di arrivare a Kase e dividerli. Il problema sarà guadagnarsi la loro fiducia e soprattutto, togliere dalle loro teste gli schemi mentali che hanno».

«È un'idea veramente stupida, come ti ho già detto. E lo ripeto» gli dice Nayla. «Non puoi pensare a cambiarli così dal nulla, sono esseri creati in provetta».

Axel rallenta fino a fermarsi, ormai siamo in vista della metà e i primi messaggi da Clovis lampeggiano sugli schermi. Toglie le mani dai comandi, voltandosi lentamente.

«Appunto per questo. È tanto facile uccidere qualcuno che è nato, perché dovrebbe essere un problema con qualcosa di inumano?»

«Dovrei isolare lavorare sul DNA e cercare di cambiarlo in quante più cavie possibile. Non è difficile, la procedura di creazione la conosco bene, ma manca il DNA e soprattutto, non credo che potremmo arrivare a Kase».

«Quello te lo posso fornire io» ribatte Axel voltandosi e virando a sinistra.

«Credo che su Clovis troveremo il necessario... ma è un'idea veramente stupida!»

«Polpettina, credo che tu non abbia capito una cosa: sulla Starfall le idee più stupide, idiote, cretine, mortali, eccetera eccetera sono le prime ad essere prese in considerazione» le dice Aesta abbracciandola da dietro. «Ma stavolta penso che tu abbia ragione. Non è una cosa realizzabile... speriamo di trovare qualcosa su quel pianeta».

Axel abbassa lo sguardo. «Io volevo solo aiutare...»

«Non preoccuparti» gli dico stringendo una mano sulla sua spalla. «Atteriamo comunque e vediamo di mettere a punto qualcosa che possa potenziare Minerva».

Clovis è sempre stato fuori da qualsiasi fazione, è un mondo a sé: basta pagare e ottieni quel che vuoi.

Ma la fama che ha di centro tecnologico nasconde una facciata ben peggiore: le condizioni di vita qui sono peggiori di quelle sui satelliti dell'Atlantis. Non ho mai visto così tanto dolore negli occhi delle persone. Ci hanno guardato incuriositi in molti, ma tutti sono tornati subito al lavoro. Anche se deve essere una scena a cui non sono abituati, non possono permettersi distrazioni. Non ho idea di come funzioni su questo pianeta, ma dubito che la nostra presenza non attiri l'attenzione dei piani alti.

«Vivi». Axel mi chiama all'improvviso

«Cosa c'è adesso?» gli chiedo voltandomi. Abbiamo provato a costruire un qualche aggeggio per la ricezione del segnale, ma due fili non vogliono collegarsi: Aesta si è bruciata un dito, io mi sono tagliata una mano e Nayla l'ha considerata solo una barzelletta.

«Possiamo parlare un attimo?»

«Siediti pure, c'è qualcosa che non va?»

Annuisce, sedendosi per terra di fronte a me. Sono rimasta da sola visto che Aesta e Nayla si sono allontanate per vedere di trovare qualcosa che possa servire a Minerva.

«Tu non c'entri, Vivi... posso solo immaginare come tu possa sentirti sapendo sia Sayth che Erix in pericolo» sospira giocando con un sassolino. «Non so se lo sai, ma ho litigato con Zavis. Non mi vuole parlare e io non so che fare. Stavamo discutendo il mio piano, ma la cosa è degenerata, abbiamo iniziato a insultarci e ora non mi rivolge più la parola. Volevo solo parlarne con qualcuno, ecco...»

Mi avvicino a lui, mettendogli un braccio sulle spalle. «Dagli tempo, siamo rimasti tutti scossi dalla battaglia... è questione di tempo, vi chiarirete presto».

«Non lo so, non l'ho mai sentito così distante...» mormora abbassando lo sguardo.

«Vieni, andiamo a vedere se c'è qualcosa che potrebbe esseri utile».

«Abbiamo bisogno di un deflettore per l'ala posteriore sinistra, l'ho sentita sbilanciata a virare, per il resto hanno già preso tutto» dice lui alzandosi.

Axel cammina con le mani in tasca, lo sguardo fisso a terra. Non l'ho mai visto così abbattuto in tutti questi anni, deve essere un momentaccio anche per lui.

Incrociamo varie persone dai vestiti logori e sporchi di olio e polvere, camminano tutti a testa bassa, chini sotto le ceste di pietre da cui vengono estratti i metalli. Saper progettare qui, vale la vita di intere famiglie, o così mi ha detto quello con cui abbiamo chiuso la trattativa pochi minuti fa.

Axel rimane in silenzio, mi ha chiesto solo la lega con cui è stata costruita la Starfall.

Si ferma improvvisamente, voltando la testa verso il basso. Guardando, noto che un bambino gli ha afferrato la giacca, avrà poco più di due anni, massimo tre. Ha i capelli sporchi, ma qualche ciocca bionda fa capolino e gli abiti sono sgualciti e troppo grandi per lui.

Axel si abbassa, gli accarezza i capelli e gli sorride.

«Dov'è la tua mamma?» gli chiede mentre quello cerca di stringersi a lui. Il bambino abbassa lo sguardo, indicando un cumulo di macerie: ci sono dei corpi intrappolati, impossibili da tirare fuori e probabilmente morti da giorni, a giudicare dal tanfo. Nessuno ha pensato di aiutarli, nessuno ha smosso un dito. Vorrei davvero fare qualcosa questa gente, ma in questo periodo è impossibile.

Axel si volta verso di me dopo che l'ha preso in braccio. «Non possiamo lasciarlo qui».

Faccio per rispondergli, ma l'arrivo di uno dei funzionari di Clovis me lo impedisce. Cammina spedito, tenendo le mani strette davanti al petto. Si ferma a pochi passi da noi, tiene la fronte aggrottata e da sotto le folte sopracciglia, due occhi scuri ci scrutano. Non ho idea di cosa voglia, probabilmente riguarda il bambino che si sta stringendo ad Axel visto che i pagamenti delle cose necessarie alla Starfall sono già stati ratificati.

«Portare via manovalanza ha un costo. Non so se siete in grado di pareggiarlo».

Axel sposta lo sguardo su di me, sul funzionario e poi sul bambino. Abbozza un sorriso, facendo poi un buffetto sulla guancia del piccolo.

«Ho chiesto abbastanza aumenti da poter pagare il prezzo pieno. Fuori la cifra di chronocrediti».

L'uomo rimane interdetto: forse non pensava che Axel avrebbe avuto la risposta pronta. «Niente, prendetevelo. Tanto è piccolo e malaticcio, vi darà solo guai» borbotta prima di allontanarsi.

«E poi dicevi a me che la Starfall non era un luogo per i bambini».

«Vivi, tua figlia...» si porta una mano sulla bocca. «Scusami. Non ci avevo pensato».

Scuoto la testa, accarezzando una guancia al bambino che si ritrae spaventato.

«Tranquillo, sono disposta a tutto pur di ritrovarla. Con l'idea che Erix potesse morire ci ho sempre vissuto: voglio dire, eravamo in parti opposte fin da quando ci siamo conosciuti, poi lo sai, per tutta la durata della guerra che la Perseus o la Starfall potessero essere distrutte era un'opzione tenuta sempre in considerazione, ma con lei... non riesco ad accettarlo. La rivoglio tra le mie braccia, costi quel che costi. Non ho paura di prendere a schiaffi Kase, se ne merita tanti... magari anche una pallottola nel petto... pagherei davvero qualsiasi cifra sia necessaria per riaverla indietro».

«Davvero qualsiasi cifra?» chiede una voce alle nostre spalle.




L'angolino buio e misterioso

Ah, quanto mi mancava Clovis*-* è uno dei miei pianeti preferiti di questa galassia. Se volete approfondire la sua natura c'è System che è tuuuuutta ambientata qui sopra, su per giù nello stesso periodo. 

Anyway, momento pubblicità finito. Sto distruggendo Vivi pian piano e il che quasi mi diverte. Ops.

@potatosum aveva paura di perdersi la scena e niente.-. Sarebbe stato come essere alla stazione e non notare il treno visto che occupa metà capitolo.

E che ne dite della (delle) nuova (nuove) copertina (copertine)?

Ho iniziato a revisionare Progetto Minerva solo che dopo aver corretto una decina di capitoli ho deciso di cambiare anche il look esterno con qualcosa di più, emh, elaborato?
E niente, dopo averle fatte mi sono trovata pure dei significati inerenti alle storie AHHAHAHAHAH

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