14
Tutto quello che avevamo costruito è diventato polvere, ci è crollato davanti agli occhi.
L'Atlantis.
Eravamo così occupati nella preparazione della battaglia che nessuno ne ha fatto cenno, nessuno ne voleva parlare.
L'Astrea.
Incapace di trovare la via della vittoria, era la prima volta che ci trovavamo a combattere insieme su navi della Federazione, dell'Alleanza e dell'Atlantis.
La Star Fury, tutte le altre navi precipitate su Ealia.
L'elenco dei caduti su quel pianeta si allunga, la lista delle nostre risorse si accorcia.
Erix, Sayth, la mia famiglia.
Ho soffocato tutto il dolore nel lavoro, come ho sempre fatto, era semplicemente l'unico rimedio funzionante che ho trovato per sopportare il peso dei punti più bassi della vita. Tuttavia, adesso, nel buio dello spazio angusto della cabina non posso fare altro che fronteggiare la verità.
L'ho respinta i giorni scorsi, me la ritrovo prepotentemente davanti adesso, non ho modo di scappare, è l'unica cosa che mi fa compagnia adesso.
Non ho neanche fame, non ho avuto nemmeno il coraggio di convocare i comandanti delle navi superstiti, di affrontare i loro sguardi accusatori.
È mia, solo mia, la responsabilità della sconfitta: io li ho trascinati in battaglia, ma forse era meglio avere un piano, Kase l'aveva previsto che avremmo attaccato a caso, l'ha sfruttato a suo vantaggio per metterci con le spalle al muro e poterci schiacciare. Ci ha lasciato il tempo di renderci conto che potevamo farcela, nello stesso momento ha pensato bene di continuare a rodere l'unico punto che mi fa perdere la ragione. L'ha già visto una volta, lo scambio gli serviva solo a tastare la situazione, ha avuto gioco facile questa volta.
Dividerci: è questo quello che voleva, quello che sta riuscendo a fare.
Mi sembra solo di essere un'incapace.
Ho tempestato di messaggi e chiamate Erix, ma nessuno mi ha risposto, neanche Lero. Sayth è nelle mani di Kase, non oso pensare a quanto sia spaventata. Volevamo solo tenerla lontano dalla guerra, lontano da tutto questo casino. Ha quasi tre anni, non volevamo farle conoscere questi orrori già ora.
Eppure, nonostante ci abbia basato la mia vita sui calcoli, adesso non mi sento in grado di fare la più semplice delle operazioni. Non riesco a collegare due pensieri, i nomi di Erix e Sayth continuano a tornarmi in testa.
Stringo una mano sul ciondolo della collana: mi sento la gola secca per il pianto, sento un vuoto nel corpo a non sentire Sayth sulle gambe che mi abbraccia.
Per quanto cerchi di non farlo, lo sguardo continua a tornare alla foto appesa al muro.
La scattò Erix, il giorno in cui nacque Sayth, l'ho sempre portata con me, insieme alla prima foto che ho con Aesta e Axel, quella scattata il giorno del primo volo della Starfall.
Mi prendo la testa fra le mani, non riesco a sorridere, nemmeno con i ricordi più felici che ho. Mi viene solo da piangere. Continuo a fissare il pavimento, quel linoleum blu scuro con macchie rosa e azzurre: ancora mi chiedo da dove l'abbiano tirato fuori – non mi è mai piaciuto e sono certa che sia opera di Aesta visto che non mi pare di aver segnato niente sul progetto.
Non riesco nemmeno a immaginare la situazione su Lemuria, io davo per scontato che lì Sayth fosse al sicuro.
Cyd.
Mi torna in mente d'un tratto.
Lero ha detto che hanno preso lei e il robot.
Il rilevatore su Cyd.
Mi alzo di scatto dalla brandina, imbocco a corsa il piccolo corridoio verso destra. È stretto, ma ormai lo conosco meglio di qualsiasi altro posto.
Mi fermo con il fiatone solo quando Axel mi afferra un braccio.
«Non adesso» gli sibilo tirando via il braccio con uno scatto secco. «Non ho intenzione di perdere tempo con te. Ho da fare».
«Vivi...»
«Non adesso» gli ripeto prima di avviarmi verso uno dei tanti pannelli di controllo. Non accendo nemmeno la luce sul ponte, mi basta quella dello schermo.
Sbatto i pugni sul tavolo, la tastiera si sposta appena: nessun segnale dal rilevatore, sono sicuramente in un altro universo, forse il B8, ma non posso averne la certezza.
Il datapad vibra, lo prendo dopo essermi asciuga le lacrime con il dorso della mano. Il nome di Balee campeggia sullo schermo.
«Pronto?»
«Vivi, sono io... stai piangendo? È solo una sconfitta, ci rifaremo». Vorrei condividere l'ottimismo di Balee: anche lei, come Axel, lo riesce a tirare fuori in ogni situazione.
«No... Kase è riuscito ad arrivare su Lemuria, ha preso Sayth, di nuovo... e ha ferito Erix. Non ho nessuna notizia certa sulle sue condizioni». Mi passo il dorso della mano sugli occhi. Sono davvero preoccupata, non riesco a calmarmi.
«Dove siete?» chiede lei in un sussurro dopo qualche istante di silenzio.
«Non lo so, non ne ho idea. Voi?»
«Ci siamo difesi, ma siamo prigionieri degli Altri. Hanno preso la Star Fury e probabilmente tracceranno anche questa conversazione, ma volevo avvertiti comunque. Qualunque cosa succeda in battaglia, non esitate ad aprire il fuoco contro di noi... il comando l'ha preso De Algy, aspettatevi il peggio. Vogliono riparare l'ala, hanno trovato un pianeta dove ci sono abbastanza risorse minerarie. È quello che ti dicevo: Clovis. Vi invio le coordinate, se riuscite ad arrivare prima di loro sarebbe un bel vantaggio per la Lega. Ci rivedremo presto, Vivi. Buona fortuna, comandante».
Chiude la chiamata, poco dopo lo schermo si illumina di nuovo, è un messaggio con le coordinate. Non ho idea di quanto stia rischiando adesso, quale veramente sia la situazione. Non possiamo perdere completamente la Star Fury. Stringo i pugni, inserendo le coordinate sul computer: sullo schermo compaiono i pallini che si inseguono, il simbolo del caricamento in corso. Speriamo che esista il pianeta.
«Ricerca completata. Pianeta cercato: Clovis YG-Δ».
Fisso lo schermo aggiustandomi gli occhiali. Esiste. Ne ho solo sentito parlare: è un famoso pianeta minerario, un centro di briganti, teatro di scontri fra fazioni, ma la qualità di quei metalli supera anche quella di Rama.
Devo trovare Axel, Aesta e Nayla. Lancio uno sguardo all'orologio, probabilmente stanno cenando.
Li trovo fuori, seduti a terra con facce scure, insieme a qualche altro ufficiale, poco fuori dal fascio di luce dei fanali delle navi. Siamo atterrati su un pianeta roccioso, senza alcuna forma di vita.
«Ci degni della tua presenza dopo una sconfitta così penosa?» mi chiede uno degli altri comandanti, uno dell'Atlantis, uno fin troppo vicino all'Orlan, il secondo in comando dopo che Erix passò dalla parte della Federazione.
Lo ignoro, non ho assolutamente voglia di discutere, ora come ora potrebbe scapparci il morto e sinceramente non mi dispiacerebbe farlo esplodere quel maledetto damerino.
L'Orlan si alza, gli tira uno schiaffo. «Tieni la bocca chiusa, Damaris. Vorrei vedere te in che condizioni saresti a sapere che tuo marito è stato ferito e tua figlia rapita» urla, facendo voltare parecchie persone, poi si gira verso di me. «Notizie?»
«Nessuna» rispondo in un sussurro, abbassando gli occhi.
Si avvicina, mi mette una mano sulla spalla. «Non preoccuparti. Erix se la caverà».
Ho vissuto per anni con l'idea che da un giorno all'altro quella piccola certezza che rappresentava Erix sarebbe potuta scomparire... ma all'idea di perdere Sayth non mi sono mai abituata.
«Non preoccuparti? Come fai a dirmi questo? Ho la responsabilità dell'intera flotta, la Star Fury è prigioniera degli Altri, non ho nessuna notizia sulle condizioni di Erix, il rilevatore su Cyd non funziona, non ho la minima idea di dove sia Sayth. E non mi dovrei preoccupare?» le rispondo urlando, la gola mi brucia, sono sul punto di piangere di nuovo.
Stringe appena la presa sulla spalla, poi allontana la mano, tornando a sedersi senza dire una parola.
Aesta continua a fissarmi, Axel ancora non ha detto una parola. Mi sento troppo responsabile per quel che è successo, per tutti quelli che sono morti oggi, per quelle navi che sono scomparse dall'elenco, per aver abbandonato Balee e i suoi uomini su Ealia, nelle mani degli Altri.
Aesta si alza, mi abbraccia mentre io stringo i pugni sulla sua camicia. Rimane in silenzio ad accarezzarmi i capelli mentre non riesco a fermare le lacrime.
Mi sembra di avere dieci anni, ma è più forte di me. La stretta di Aesta aumenta nel momento in cui mi scappa un singhiozzo più forte degli altri.
«Torniamo su Lemuria. Possiamo solo verbalizzare la sconfitta e lasciare spazio alla politica per una resa» borbotta Axel alzandosi. Gli altri presenti non hanno aperto bocca si è creato solo un silenzio opprimente.
Allontano Aesta, lei si risiede mentre mi passo le mani sugli occhi prima di risistemarmi gli occhiali.
«No. Nessuna resa, nessun trattato. Kase metterebbe condizioni troppo sfavorevoli e a politici viscidi in grado di trattare siamo messi male».
Axel mi guarda, poco convinto. «Ti sei bevuta il cervello?»
«No. L'Astrea tornerà su Lemuria, bisogna riorganizzare la flotta prima di ripartire. La Starfall e altre quattro, cinque navi si dirigeranno su Clovis YG-Δ».
«Ti sei bevuta il cervello» commenta Axel incrociando le braccia. «Quante altre vite vuoi perdere? A inseguire cosa, poi? La vittoria in una guerra che non possiamo vincere?»
Faccio per rispondergli, ma Nayla mi precede.
«Clovis? Ho sentito bene?»
Annuisco. «È un importante centro minerario, i metalli che si trovano lì sono di ottima qualità una volta raffinati, è stata Balee a darmi le coordinate, non so se gli Altri se ne vogliono servire per riparare l'ala della Star Fury».
Nayla aggrotta la fronte, porta una mano davanti alla bocca. «Io direi più per creare qualcosa che possa concentrare l'energia di Thanatos».
«Conduttori» mormora Aesta, alzandosi di scatto. «I conduttori! Avevo iniziato un mezzo progetto per proteggere le navi della Federazione da Minerva durante gli attacchi. Potremmo fare la stessa cosa per Thanatos, il principio è lo stesso».
Axel scuote la testa. «È inutile. Perdiamo solo tempo».
Aesta si abbassa, lo fissa negli occhi. «Mettiti ai comandi della Starfall. L'unica persona che ci farà perdere tempo sarai te se continui con la vena pessimistica. Non è da te fare così, Axel».
«Sono realista» ribatte lui. «È evidente la loro superiorità, non possiamo vincere stavolta. In nessun modo».
«Sali a bordo, Darinell. Voglio la Starfall in volo entro un'ora... e fino a prova contraria rimango io al comando».
Lui sbuffa, avviandosi di malavoglia, con le mani in tasca.
Zavis si avvicina, si toglie il cappello, passandosi una mano tra i capelli. «Abbiamo litigato, la colpa è mia se se ne sta così».
«Teniamo fuori gli affetti personali a meno che non sia questione di vita o di morte, chiaro?» gli sibila Aesta prima di seguire Axel. Rimango a terra finché tutto l'equipaggio non è a bordo. Sono l'ultima a salire: ho lasciato in modo sbrigativo il comando della flotta alla Star Opal, ma finché noi non saremo di ritorno, l'ordine è quello di non essere coinvolti in nessuna battaglia se non strettamente necessario.
Aesta non è accanto ad Axel, immagino sia a rovistare nei nostri vecchi progetti.
«Partiamo subito» dico ai due ai comandi prima di raggiungere quella stanzina. È come immaginavo, Aesta seduta in terra in mezzo ai fogli, ne ha addirittura uno in testa.
«C'era l'archivio sul computer, dovevi proprio buttare in aria tutto?»
«Ho una visione di insieme così, poi quello che cercavo non è concluso quindi non l'ho messo nella cartella» mi risponde senza staccare gli occhi da un foglio. «L'ho trovato, ora rimetto tutto a posto, tranquilla».
«Che è successo tra Axel e Zavis?» le chiedo mentre arrotola un foglio.
«Li ho sentiti litigare, ho origliato qualche pezzo. Axel è molto pessimista riguardo alla faccenda, ma il nocciolo del loro discorso era Kase».
«Immaginavo che prima o poi avremmo dovuto affrontare il discorso del fatto che Kase sia il padre di Axel» mormoro raccogliendo dei fogli - rappresentano anni di lavoro, non c'è una cosa che non sia stata messa fuori posto, frutto anche di nottate insonni.
«Vero, ma non credo che Zavis lo sappia, voglio dire, da quel che ho sentito non ci è andato piano con gli insulti».
«Sarà bene parlare con entrambi. Se Axel si fa prendere dalla disperazione siamo fritti».
«Axel è capace di fare qualche cazzata con questo stato d'animo, ma tu non parlare che qui tra comandante e primo ufficiale mi da l'idea che si possa andare fuori di testa. Potrebbe essere la prima volta in cui mi ritrovo a dover mettere in riga entrambi».
«Non ho notizie sulle condizioni di Erix, non riesco a rintracciare il segnale di Cyd. Ho paura, Aesta. Ho paura per la mia piccina».
«La ritroveremo, stai tranquilla. Siamo tutti vivi, siamo diretti a Clovis, io ho il progetto. Torneremo su Lemuria in tempo e avremo notizie di Sayth, dubito che qualcuno possa conviverci più di un giorno senza conoscerla a fondo».
Abbasso lo sguardo,stringendomi nelle spalle. «Ho paura che possa ucciderla» le sussurro appoggiandomi alla parete, come se volessi un sostegno, come se quella sial'unica cosa in grado di reggermi mentre il mio mondo va in frantumi. Ho la voce incrinata, sono di nuovo sul punto di piangere. «Non potrei mai perdonarmelo, preferirei morire anch'io in quel caso, così... così non saremmo distanti».
L'angolino buio e misterioso
Sì, lo so che è sabato. Il fatto è che domani è Pasqua e non ho idea né a che ora si parte per andare sulla costa né a che ora si tornerà, pertanto... l'angst lo pubblico oggi, domani sapete quel che vi aspetta: un AU con tanto cioccolato. E con un'atmosfera al contrario di quella di questi capitoli.
Tanto ho tipo quasi tre ore di macchina all'andata e altrettante al ritorno, almeno faccio qualcosa lol.
Condividete il pessimismo di Axel, le paure (poco) irrazionali di Vivi e il mezzo ottimismo di Balee?
We'll see🙃🙃🙃
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