11
Rivedere Kase di persona non mi mancava affatto: più il suolo del pianeta si avvicina, più sento lo stomaco stringersi. La LWSS si posa tra le lapidi, in uno dei pochi spazi liberi e, come scendo, il freddo mi colpisce in faccia. Faccio un cenno al pilota di rimanere dov'è: Kase ha preteso che fossimo da soli.
Mi stringo nel cappotto, avanzando tra le tombe. Kase è a poca distanza, ma ogni passo che mi avvicina a lui sembra sempre più pesante. Stavolta sono certa che non sia a causa della gravità di Ealia.
Quando gli sono davanti, Kase si appoggia a una lapide – una delle tante: sono semplici colonnine di metallo con uno schermo che riporta le generalità, fazione e nave di appartenenza. Sembrano infinite da qui: tutte uguali, continuano ad estendersi fino all'orizzonte... furono troppi i morti di quella battaglia, ma ho paura che presto inizieranno a spuntare nuove lapidi, chissà quanti altri nomi della Starfall dovrò vedere comparire su questo campo.
«Cosa vuoi?» gli chiedo incrociando le braccia. Niente preamboli: non ce n'è bisogno. Niente saluti: è un verme.
Mi da la nausea il solo pensare che lui abbia allungato le mani su Sayth, che le possa – e voglia – fare ancora del male. Non posso permetterlo.
«Volevo solo vedere la faccia disperata di chi è destinato a perdere» mi risponde sorridendo. Mi mordo un labbro, fissandolo negli occhi: non voglio passare per debole, ma sotto sotto so che ha ragione. Basta alzare gli occhi verso la sua flotta per capire quanto sia grande – non sono stelle quelle che brillano sopra il cielo di Ealia.
«Ancora non abbiamo combattuto» gli rispondo stringendo i pugni.
«Come pensi di vincere? Siete tutti pronti a tradirvi non appena si presenta l'occasione».
«De Algy è morto, l'unica mela marcia è caduta dall'albero».
«Grave errore lasciarlo su Rama».
Lo guardo aggrottando la fronte: come fa a saperlo? Avevamo anche seppellito alla bene e meglio il cadavere. Si era ucciso, ma era morto. Morto.
«È dalla nostra parte adesso».
«Cosa... cosa vuoi dire?» gli chiedo lasciando cadere di scatto le braccia lungo il corpo.
«Vedi - sorride, ma è più un ghigno ciò che gli si è stampato in faccia - capiresti molte cose a ragionarci». Si avvicina, involontariamente faccio un passo indietro, ma Kase mi arriva davanti. Non ho via di fuga in mezzo a queste tombe, non posso far altro che cercare di sostenere il suo sguardo.
Mi tocca la fronte con un dito, ma subito scaccio la mano con un colpo secco. Non mi deve toccare.
«È solo questione di tempo prima che anche tu ti unisca a noi».
«Non succederà» gli rispondo. «È una cosa assolutamente fuori discussione. Sarete voi a scomparire, a tornarvene in quei contenitori che vi hanno dato la vita!»
«Lo credi davvero?»
«Sì». No. Non ho mai avuto così poca fiducia nelle mie parole.
Continua a ghignare, fissandomi dall'alto in basso mentre stringo i pugni e fisso il suolo polveroso. Solo ora mi è tornata in mente una domanda.
«Qual è stato il senso di averci dato i progetti dell'Operatio Mortis? Se non li conoscevamo, per voi sarebbe stato più semplice toglierci di mezzo».
«Volevo capire quali fossero i vostri punti deboli, fino che punto vi sareste spinti per la disperazione e ho avuto le mie risposte, anche se è costato rischiare di mettervi al corrente di quel che siamo... non credevo che non poteste essere in grado di decriptare un tale file».
Scuoto una mano. «Abbiamo decrittato non so quante mappe delle basi dell'Alleanza. È bastato trovare il sistema giusto».
Si accarezza il mento. «Servirebbero menti come le vostre dalla nostra parte».
«Non cederemo. Né ora né mai. La Starfall rimarrà nelle mie mani, non avrete né noi né Minerva».
«Verrà il momento in cui vi fregherete da soli. Saranno le vostre stupidi, inutili relazione affettive a divorarvi dall'interno. Cederete, questo è certo».
«Non credo proprio» ribatto.
«Lo farete».
La voce di De Algy attira la mia attenzione: è morto. Non può essere qui.
«Lo farete, Davith. Non potete vincere, la vostra sconfitta è segnata. Sei qui, perché non firmi la resa? Salveresti le vite dei tuoi uomini e forse anche la tua».
«Non è nelle nostre intenzioni, De Algy. Non ti ho ascoltato negli anni passati, non lo farò adesso. Tu hai fatto la tua scelta, noi faremo le nostre, ma, per adesso, è guerra».
«Ne hai dati di ordini inutili, ma questo li batte tutti».
«È il motivo per cui siamo qui, la guerra: qualsiasi trattato che abbiamo provato a offrire è stato ignorato, non vedo il motivo per cui dovrei scendere a patti ora con voi, qui e ora? Non cambierò idea, la Starfall e l'Astrea sono qui: combatteremo».
«Axel, fila ai comandi. Aesta, calcola la posizione precisa della loro flotta, appena hai fatto comunicalo all'Astrea. Non ho intenzione di perdere un altro giorno dietro agli Altri» urlo non appena torno sul ponte di comando.
«Che è successo con Kase? Non sei mai tornata così... nera da un incontro» mi chiede Aesta inclinando la testa.
«Passa anche l'ordine di caricare Minerva al massimo... so che abbiamo solo tre colpi a disposizione in quel modo, ma se vanno a segno la chiudiamo qui la faccenda».
«Davith, che è successo? Vuoi portarci tutti alla morte?» urla Nayla alzandosi di scatto.
«Moriremo comunque a rimanere qui, tanto vale provare a fare qualcosa» le sibilo in risposta.
«Davvero, Vivi, che è successo?» mi chiede Axel.
Sospiro, incrocio le braccia. «De Algy non è morto. Aveva con sé un farmaco che l'ha fatto apparire come tale... e noi abbiamo lasciato su Rama. Abbiamo agevolato Kase nell'unirsi al traditore».
Si alza un mormorio, in molti non ci credono a quel che ho detto. Mi prendo la testa fra le mani, scuotendola con forza. Vorrei davvero che Kase non avesse detto la verità, ma la persona che si stava avvicinando mentre io mi allontanavo. Erano i suoi occhi color ghiaccio a fissarmi, lo so.
Se solo non l'ho fatto fuori è stato perché avevano i loro
Aesta si avvicina, lancia un foglio sul tavolo.
«Dobbiamo tirare giù le cinque navi più grandi: sono quelle sicuramente attrezzate con Thanatos, dato che la loro forma è diversa da quella della flotta e molto simile a quella che fece esplodere l'At10. Ma dato che non sappiamo quante navi abbiano quell'area e dato che hanno un numero molto superiore rispetto a noi nel conteggio totale della flotta, quindi anche se l'Astrea è tutta qui e anche se tiriamo giù le cinque navi madre, rischiamo troppo. Potremmo venire scoperti».
«Propendi per la resa senza combattere? Non è per questo che siamo partiti».
Abbassa lo sguardo, scuote la testa. «Non lo so. Dico solo che l'altra possibilità è morire tutti. È che mi sembra di essere responsabile per tutto ciò... è la seconda volta che metto in pericolo la Starfall e la flotta... forse – sospira – forse era meglio se il consiglio mi avesse messo a morte».
Metto entrambe le mani sulle sue spalle. «Hai tante buone qualità, Aesta. Ce la siamo cavati una volta, ce la caveremo anche questa. Ricordati sempre ciò che dice Balee».
«Se proprio dobbiamo morire nel farlo, almeno proviamoci?»
Annuisco. «Sei in gamba, se ti abbiamo salvato una volta credi che non lo rifaremo? Per quanto tu lo voglia negare, se ti avessero messo a morte probabilmente adesso... no, non riesco nemmeno a pensare a uno scenario del genere, non l'ho fatto neanche quando sei stata rapita su Minerva, perché dovrei farlo adesso che sei qui davanti a me? È la nostra possibilità per dimostrare a Kase che effettivamente anche se siamo diversi possiamo batterli. Mi fido ti te, Aesta, sei stata per anni il mio braccio destro».
«Letteralmente, qualche volta ti incasinavi con questo» sussurra, sorridendo appena, appoggia una mano sulla mia destra.
«Non credo che sia stata una cosa volontaria questa volta». Inclino la testa di lato. «E poi, conoscendoti non mi venire a dire che non ci hai infilato qualche tua trovata. Tu hai progettato Thanatos, o meglio, voi due – indico Aesta e l'Orlan – l'avete progettato, voi due lo conoscete meglio di chiunque altro. Fuori il punto debole».
«Non possiamo fare niente, da qui per lo meno» mi risponde Nayla.
«Siamo fottuti seriamente... nel senso di seriamente?» chiede Axel
Annuiscono piano con la testa.
«Io ammazzo qualcuno».
«Vivi, calmati. Piuttosto, che facciamo?» mi chiede Axel, ma lo ignoro completamente.
«Una copia dei progetti almeno l'avete?»
«No...» mi risponde Aesta.
«Kase ne volle una e una soltanto per evitare che ve la prendiate, infatti» aggiunge Nayla.
«Vivi. Vivi!»
«Che vuoi, Axel?» gli rispondo voltandomi di scatto.
«Davanti a noi c'è la flotta degli Altri e sembra si stia muovendo»
«Io ammazzo te» gli sibilo avvicinandomi. «Sei il primo ufficiale, razza di cretino! Puoi fare qualcosa anche da solo!»
Axel alza le spalle, guarda Zavis che sospira e poi mi risponde al suo posto.
«È quello che ha fatto, anche se sembra strano. La flotta ha l'ordine di non muoversi finché non sono abbastanza vicini da colpirli con Minerva, ma considerando che operano Thanatos da distanza maggiore, probabilmente si terranno fuori dalla nostra portata. In quel caso ci muoveremo noi e gli incrociatori più potenti, gli altri rimarranno a coprirci le spalle e si terranno pronti a scappare. Che senso avrebbe perdere l'intera Astrea?»
«Nessuno. E sia, allora. Muoviamoci».
«Da quando è così efficiente?» chiede Aesta spostando lo sguardo tra me e Zavis.
«Da quando ha lo stipendio che è il triplo di quello di prima» le rispondo in modo sbrigativo. «Sistemate la posizione di attacco, non sono permessi sbagli questa volta. Un solo colpo fallito e possiamo dire addio alla vita».
«Sissignore» mi rispondono quasi tutti in coro.
Stringo i pugni, vista da qui, la prospettiva non è molto invitante. Un brivido mi attraversa la schiena: non sono più puntini luminosi. Dipinte di nero, sembrano più minacciose di quel che sono. Potrebbe essere davvero l'ultima volta che l'incertezza mi attanaglia lo stomaco. Potrebbe essere davvero la volta in cui, di me, a Sayth non rimarrà altro che quel braccialetto.
«Prima carica massima completata, numero rimanenti: due». La voce metallica del computer di bordo spezza il silenzio che è calato mentre la Starfall si sta avvicinando; si vede a che livello tenda il morale dell'equipaggio: meno infinito.
Sospiro, riposizionando appena il cappello. Nessuna battaglia ha avuto esito più incerto: è inutile mentire. Minerva ha tre colpi alla massima potenza, un quarto potrebbe rientrarci, ma la probabilità di destabilizzare il sistema è troppo alta. Rischieremmo troppo, non ci siamo mai spinti così avanti: quando l'abbiamo usato alla massima potenza è stato per far esplodere le basi dell'Alleanza, obbiettivi facili, immobili che con un colpo solo andavano in frantumi.
Adesso c'è da considerare anche il fattore imprevedibilità, dato dal fatto che il nostro bersaglio è mobile: se non saremo abbastanza rapidi, quelli ci sfuggiranno un'altra volta.
Mi passo le mani sul volto: l'ansia della battaglia inizia a farsi sentire.
L'incontro con Kase non mi ha tolto i dubbi, affatto. È sempre stato così repulsivo nei nostri confronti, ci ha sempre trattato con disprezzo. Mi cade all'improvviso lo sguardo sul braccialetto di Sayth: devo vincere, devo farlo per lei, per la nostra famiglia. Voglio tornare su Lemuria, voglio rivederli, almeno una volta, voglio rimettere piede su quel pianeta, ma non da morta, non dentro una bara.
Stringo il pugno della mano sinistra e alzo lo sguardo. Mi avvicino ad Axel, mettendogli una mano sulla spalla.
«Di' alla Star Opal e alla Star Fury di non usare il fuoco incrociato. È la nostra tattica da sempre come copertura, ma dato che in una di quelle navi De Algy, sicuramente saranno preparati a questo. L'unica cosa da fare per vincere è improvvisare, andare contro ogni schema che uno possa avere».
L'angolino buio e misterioso
*mangia pop corn* le cose sono precipitate in 0.2 secondi, ma questo non è il peggio lol. Cioè, per ora va tutto... bene... *tuoni e fulmini in lontananza*
Inzomma, dubbi sulla fedeltà di De Algy ce ne sono stati, ma credevate tutti fosse morto.
E invece no.
È vivo.
E pronto a rompere le scatole più del dovuto.
Torno con un altro fun fact: nella bozza, De Algy era effettivamente morto, gli sparava Aesta se non mi sbaglio. O forse Balee. Comunque, veniva ammazzato e il problema era coprire il corpo. la delicatezza di Vivi era sempre la stessa (passarlo sotto incidente). E nulla, praticamente gli Altri lo inglobavano e... diventata una gelatina verde OGM pure lui... già... che orrore.
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