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Continuo a guardare il datapad suonare: il nome è sempre quello di Erix e questa è la quindicesima chiamata che effettua. Non so cosa mi sia preso, ma non ho affatto voglia di rispondere: immagino che si starà preoccupando, non è da me fare così, però... adesso non ho certo voglia di sentirlo. Non voglio che l'ultimo ricordo di lui sia una misera telefonata, non lo posso accettare. Sarà questione di minuti prima dell'arrivo su Ealia e non ho nemmeno il tempo di sviluppare un piano di battaglia: non so niente sugli Altri, non conosco i nemici quanto mi sarebbe necessario.
Ciò che avevo da comunicare a Erix – numero di navi e uomini di cui la Lega dispone adesso e la direzione dell'Astrea – è stato inviato nel comunicato ufficiale.
Vivi, per favore, rispondimi! è il messaggio che mi arriva appena la suoneria cessa. Ignoro anch'esso, sentendo lo stomaco stringersi.
Stiamo andando incontro alla morte, ormai è certo: a questo punto preferisco crogiolarmi nei ricordi dell'Atlantis e di Lemuria – nei ricordi di quando tutto andava bene, quando degli Altri non c'era traccia.
Smisi di chiedermi se avessi fatto ritorno alla base principale della Federazione quasi subito dopo l'inizio della guerra con l'Alleanza, non ho intenzione di chiedermelo adesso.
Mentirei a chiunque – a Erix, a Sayth, a me stessa – se volessi dare una risposta, ma sia se fosse positiva sia negativa non cambierebbe il fatto che non ci è dato saperlo. Ma, alla fine, è sempre stato così per la Starfall: l'unica data certa fu quella del primo volo, da allora, partivamo ogniqualvolta avessimo l'occasione – e si sa che per quelle non c'è un momento prestabilito per l'arrivo.
Lancio il datapad alla base del letto, poi mi volto verso la parete con la testa fra le mani e mi rannicchio il più possibile, asciugandomi quanto più velocemente che posso la lacrima che mi scende lungo la guancia.
Perché? Qual è la motivazione di Kase, cos'è che sta cercando di raggiungere? Per ora ha solo distrutto le nostre vite.
«Te l'avevo detto che era qui a piangersi addosso». Axel?
«E va bene, hai vinto anche stavolta la scommessa». Aesta?
Mi rigiro, rimettendomi gli occhiali che avevo appoggiato vicino al cuscino. Abbasso subito lo sguardo appena li vedo: non mi interessa se sono Axel e Aesta, ho sempre odiato mostrarmi senza difese. Ho inventato una scusa per rifugiarmi qui, lontano da tutti: ho paura, ma non voglio ammetterlo all'equipaggio.
«Erix mi ha chiamato: era in panico perché non gli hai risposto alle almeno cinque chiamate» esordisce Axel.
«Quindici» lo interrompo con un sussurro.
Axel agita una mano. «Quante erano, erano. In ogni caso si è bevuto la scusa che eri con Balee».
Alzo entrambe le sopracciglia. «Mi hai coperto?»
«Come sempre» sorride lui.
«Sì, ma ora spostati, sottospecie di gelatina» borbotta Aesta, tirandogli una gomitata. Axel la guarda male. «Traditrice. Ricordati che sono io a dare ordini ora, non tu».
Aesta gli fa il verso, lo spinge di lato e si siede sul letto davanti a me. Ha in mano una busta di biscotti ancora chiusa, la apre con la sua solita poca grazia e me ne infila uno in bocca. «Non chiedere. Mangia».
Axel afferra una sedia, ci si piazza sopra, appoggiando i gomiti sullo schienale.
«Ma che ci fate qui?» cerco di chiedere non appena riesco ad inghiottire il boccone. Mi stanno fissando entrambi e non ho idea di quel che possano volere.
«Non chiedere. Mangia» ripete Aesta passandomi un altro biscotto.
«Quando Erix mi ha chiamato in panico, ho capito che eri in una delle tue fasi no, quindi con Aesta abbiamo tirato fuori la riserva speciale» spiega velocemente Axel abbozzando un sorriso.
«Ma che-».
Aesta mi interrompe con un altro biscotto. Forse ho capito come riesce a far star buona Sayth per ore: la foraggia di biscotti appena apre bocca.
«Mi lasci parlare?» le dico bloccandole la mano a mezz'aria. Aesta alza le spalle, ma le strappo comunque il biscotto di mano e lo sgranocchio: sono l'unica cosa decente sulla Starfall e spesso ci troviamo a doverli razionare.
Aesta e Axel si guardano. «D'accordo, anche se il nostro obiettivo era quello del "servizio di pronto intervento per quando la nostra nana preferita va in crisi nera"» risponde Axel alzandosi e sedendosi dietro di me. Aesta allunga una mano, mi toglie gli occhiali – ho già capito dove va a finire la cosa. Cerco di alzarmi, ma Axel mi ha già abbracciato, iniziando a farmi il solletico.
«No!» è l'unica cosa che riesco a urlare mentre quei due si scatenano. Bastardi, bastardi, bastardi.
Mi ritrovo con il fiato corto, gli occhi arrossati e Axel addosso mentre Aesta mi sta passando il datapad.
«Ora tu chiami Erix» mi intima.
«No» le rispondo secca.
«Ti lasciamo su Minerva senza tè» sorride Axel. Gli tiro una gomitata nello stomaco senza pensarci due volte.
«Non vale usare le mie minacce!»
«È più credibile Sayth quando dice di non aver mangiato la torta con le mani sporche di panna e una fragola in bocca di te quando ci minacci in quel modo» ribatte Aesta. Ora ci metto mia figlia al comando, probabilmente le ubbidiranno tutti ciecamente e i biscotti non mancherebbero. Aesta ritorna seria, appoggia una mano sopra la mia.
«Vivi, siamo tutti preoccupati sulla Starfall, ma non puoi comportarti così con Erix... perché non hai risposto alle chiamate? Non è da te».
Scuoto la testa, abbassando la testa. «È che ho paura che potrebbe essere l'ultima volta in cui lo sento e non ho nemmeno la possibilità di vederlo. Non... non è così per voi: Nayla e Zavis sono qui, guardare quella foto non è come averli qui...»
«Lo sappiamo, Vivi. Ma come credi che ci stia Erix se non lo chiami? Avevi promesso a Sayth che l'avresti chiamata tutti i giorni, vuoi deludere tua figlia?»
Sospiro: so che Aesta ha ragione, ma stavolta davvero non ce la faccio. È più forte di me il voler rifiutare quel che avrei voluto per anni, ma non è più come prima, non è più il voler bramare qualche istante ignorando il resto...
Aesta mi mette in mano il datapad, basta solo premere il tasto verde centrale per far partire la chiamata. Basta un gesto, è quel che continuo a ripetermi mentalmente. Basta un gesto.
Sospiro, stringo una mano sul bordo e chiamo Erix. Avrei voluto non farlo, avrei voluto evitare di sentire gli squilli andare a sovrapporsi ai battiti del mio cuore mentre lo tengo vicino all'orecchio con la mano che trema.
«Vivi».
È preoccupato, forse deluso, lo sento dal tono di voce. Non so nemmeno come rispondergli.
«Erix...»
«Che ti è preso? So per certo che non eri con Balee». Sebbene non abbia il vivavoce, le sue parole risuonano nella cabina: mi volto verso Axel, l'ha detto lui che mi aveva coperto; lui fischietta innocente. «Io ci ho provato».
«Non mi interessa di quel che fa il tuo pilota, io volevo solo dirti una cosa. Ci sono stati sviluppi in un'indagine a carico di De Algy: dalle intercettazioni è saltato fuori che forniva coordinate e codici agli Altri, il fatto che si sia tolto di mezzo da solo gli ha solo risparmiato l'onta del patibolo».
Annuisco, ma non riesco a sentirmi felice: abbiamo pur sempre perso il comandante di una nave e benché si tratti della morte di De Algy, è un danno grave alla compattezza della flotta.
«Vivi, perché non mi hai risposto? Sayth è andata a dormire delusa. Non aspettava altro che risentirti».
Mi sento un groppo in gola, non riesco a immaginarla la faccia delusa della bambina. Mi mordo un labbro, passando velocemente il polso sinistro sugli occhi: non c'era altro che rimproveri nel tono della sua voce.
«Io... mi dispiace, Erix, mi dispiace tanto... ma non ce la facevo a sentire un'altra volta le vostre voci. Già la partenza è stata dolorosa... a cosa credi che mi potesse giovare sentirvi senza vedervi?»
Aesta e Axel stringono entrambi la mano che non regge il datapad, appoggiando poi il capo sulle mie spalle.
Erix sospira, lo sento che è deluso. «Fatti sentire, giusto per sapere se sei viva o meno». Chiude la chiamata senza dire nient'altro e io lancio il datapad sul letto. È ciò che mi aspettavo succedesse e ciò che non volevo sentire.
«Ora potete anche staccarvi e andare a dormire» sibilo loro, ma il tono è tutt'altro che autoritario, sembro in procinto di piangere – ed è quello che vorrei fare, ma non davanti a loro. Per quanto si siano sforzati, non sono proprio dell'umore di ridere e scherzare.
Aesta scuote la testa. «Ti piangeresti addosso tutta la notte e domani sarebbe ancora peggio. Perciò abbiamo deciso di fare una cosa» mi dice mentre Axel si alza, rovista nel piccolo armadio e tira fuori una coperta e ce la butta sulle spalle.
«Anche a costo di non lasciarti per tutta la notte, non ci muoviamo da qui finché non sorridi» mi dice Aesta mettendomi due dita sulle guance, costringendomi a forzare un sorriso. «E dato che uno, non puoi usare ora Minerva e due, non puoi azzardarti a far esplodere qualcosa sulla Starfall, ci tocca ricorrere ad altri mezzi».
«Che avete intenzione di fare?» le chiedo sistemandomi per bene gli occhiali sul volto.
«Cos'è che preferivi? Questo o quello?» chiede Axel prima che Aesta possa rispondermi. Mi volto verso di lui e noto che tiene in mano i contenitori di due holofilm.
«Non ne vedo uno da mesi, Sayth finisce sempre per addormentarsi ed Erix a volere altro» mormoro più a me stessa che a loro.
«Quello, quello» gli risponde Aesta indicando quello a destra. «È l'holofim pieno di esplosioni che si è guardata per dieci giorni di fila su Lemuria ai tempi della Coalizione». A dirla tutta, anche ben più di dieci, era una buona fonte di ispirazione. «L'altro è fin troppo sdolcinato, l'hai trovato spulciando nel mio bagaglio, vero?» Axel annuisce. «Be', ho portato solo quei due, uno è per lei, l'altro per Nayla».
Io e Axel ci scambiamo un'occhiata confusa.
«Quindi conosce altri colori oltre al nero?» le chiedo.
«Sì... cioè, non ditele che sapete che vi ho detto che i suoi film preferiti sono quelli con le storie d'amore più zuccherose possibili. Hai presente le polpette che cucinasti una volta? Bruciate, dure fuori, ma morbide dentro?»
«Erix mi ha preso in giro per mesi, avevo pure dimenticato il sale» le rispondo.
«Ecco, Nayla è come quelle polpettine».
«È per questo che ti piace tanto man-». Axel non finisce la frase che Aesta l'ha già beccato in testa con un cuscino.
«A chi devo dire che te la intendi con Zavis prima che tu la smetta di fare battute?»
«Probabilmente tutta l'Astrea, le reclute lo ammazzerebbero: non hanno mai smesso di corteggiarlo».
«Buona idea, Vivi».
«No, per carità! Mi basta che lo sappia già metà equipaggio della Starfall».
Diciamo anche tutto, ma non è detto che non sia colpa mia se la voce è girata.
«Ma siete così carini insieme» strilla Aesta.
«Abbi pietà delle mie orecchie» le dico spingendola di lato, prendendomi tutta la coperta e il pacco di biscotti.
Axel sbuffa. «Tiranno che non sei altro, facci posto» mi dice strattonando un lembo per sistemarsi accanto a mentre Aesta fa lo stesso dall'altra parte finché non mi ritrovo di nuovo stretta fra loro due.
Abbasso lo sguardo per un attimo, appoggiando poi la testa sulla spalla di Axel.
«Grazie».
Ealia è davanti a noi.
Quel piccolo pianeta un tempo sede di una delle foreste più belle della galassia adesso non è nient'altro che terra di nessuno, incolta e priva di vita. Gli alberi non riempiono più la sua superficie, non è verde come la prima volta che siamo venuti qui. È spoglio, grigio a vedersi da lontano. E il peggio è sapere cos'ha preso il posto degli alberi: una serie infinita di lapidi e resti di astronavi.
La sacralità di Ealia è sentita da tutti e, inoltre, la nostra priorità è la guerra. E la flotta degli Altri è già schierata oltre il pianeta, di fronte a noi.
Non manca molto alla battaglia.
È questione di attimi che sembreranno infiniti, mani che si stringono fra loro e occhi che vagano sulle navi nemiche. Come la prima volta su Ealia, come ogni volta prima di una battaglia, sento una goccia di sudore scivolare lungo la schiena.
Stavolta è diverso: la consapevolezza di poter morire è molto più pesante e l'idea che Erix debba spiegare a Sayth quel che è successo non mi abbandona da giorni. L'ho salutata piangendo ieri sera, ma non sembrava aver capito quel che ci aspettava: ha allungato una mano verso lo schermo, come a volermi chiedere un abbraccio mentre Erix la teneva sulle gambe. Piangeva anche lui, ma in silenzio.
È stato un addio.
«Comandante, è arrivato un messaggio da una nave non identificata, probabilmente è una degli Altri».
«Sicuramente lo è, abbiamo i tracciati dei messaggi di ogni nave dell'Astrea e non mi pare che ci siano molte altre navi qui intorno» rispondo alla recluta che ha parlato. Forse non si aspettava una reazione del genere visto che si morde un labbro, guardandosi appena in torno, come a cercare una via di fuga. Muove qualche passo all'indietro mentre continuo a guardarlo.
«Quindi? Che dice il messaggio?» lo incalzo, appoggiando la penna sul foglio. Io e Aesta abbiamo finito di calcolare l'energia di Minerva necessaria ad almeno contrastare Thanatos. Troppa rispetto a quella di cui possiamo disporre. Un colpo solo.
«Kase ha proposto un incontro faccia a faccia» dice tutto d'un fiato. Annuisco, ma sento lo stomaco stringersi.
«Tu, va a preparare una LWSS» urlo a uno degli uomini alzandomi. «Voi altri non combinate guai» aggiungo rivolgendomi a Aesta che annuisce con un cenno del capo.
L'angolino buio e misterioso
Sì il capitolo ha colpito pure me, da qui in poi è 'Na tragedia per Vivi. Ma mi dispiace solo per Sayth, mica per lei o tutti gli altri torturati in modo più o meno amorevole❇️
Ealia è nato nel momento in cui ho realizzato di dover variare i pianeti, ma tornerà credo nel prequel, credo sia una battaglia interessante 🤔
E niente, preparatevi perché da qui nessuno è al sicuro 😏
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