38
Accarezzo una guancia della bambina, continuando a sorridere mentre si agita tra le mie braccia; Erix appoggia la testa sulla mia spalla, guardando nostra figlia.
«Vivi...»
«Sì?» gli chiedo voltandomi appena verso di lui. È notte fonda, ma Sayth non accenna a volersi addormentarsi, iniziando a piangere ogni volta che la sistemo nella culla.
«Io...»
Lo sento singhiozzare mentre mi abbraccia.
«Erix?»
«Mi dispiace, Vivi, mi dispiace davvero».
Aggrotto la fronte, stringendo Sayth al petto. «Che è successo? Mi stai facendo preoccupare, lo sai?»
Scuote la testa, mormorando più volte no. «Per tutto quello che è successo, per come... sono una pessima persona».
Sospiro, girandomi verso di lui. «Erix non lo sei. Lo saresti stato se non fossi cambiato. Hai capito i tuoi errori e credo che sia stata la cosa più importante».
«Ti ho fatto del male».
«Hai detto bene: hai fatto. Non lo stai facendo ora, quel che è successo, è successo. Lasciatelo alle spalle, non puoi dire la stessa cosa a Nayla e poi continuare a sentirti legato alle tue azioni».
«Io...» Incrocia le gambe, abbassando lo sguardo. «Non credo di essere un buon esempio per la piccina...»
«Non so cosa mi trattenga dal lanciarti nello spazio e tirarti addosso Minerva» sibilo cercando di far poppare Sayth che continua ad agitarsi.
«Probabilmente lei... ha fame?»
«Ha sempre fame» gli rispondo mentre le guardo mangiare – è l'unico momento in cui non piange. «Però, Erix, davvero, sono felice che tu abbia capito i tuoi sbagli. Credo che lei ti possa insegnare parecchio».
«Che vuoi dire?»
«A ricominciare da zero... con una nuova vita. Di quel che abbiamo sempre conosciuto ormai credo sia rimasto davvero poco. L'unica cosa possibile è cercare di costruire un futuro migliore di quel che è stato distrutto per noi».
«Immagino tu abbia ragione» mormora distendendosi sul letto. «È che... tutto questo mi spaventa: credevo di essere una pessima persona, eppure tutto quel che è successo mi sembra che sia scomparso quando l'ho presa per la prima volta in braccio... sono passate solo pochi ol, eppure mi sembra che Sayth sia con noi da sempre».
Le asciugo un rivolo di saliva dalla bocca e lei sorride, tornando ad agitarsi. «Mi farai mai dormire, tesoro?» le chiedo dandole un bacio sulla fronte.
«Non credo» risponde Erix sbadigliando. «Se non fosse stato per mia madre, non dormiremmo da due settimane filate».
«Non immaginavo che fosse un terremoto, sai».
Sayth sbadiglia e quando la sistemo nella culla vicino al letto non si sveglia di nuovo. Tiro un sospiro di sollievo, sistemandomi sotto le coperte e stringendomi a Erix.
«Sappi solo che sono fiera di te, cretino. Avrei voluto svegliarmi accanto a te con la consapevolezza che non ti avrei dovuto salutare da wakin».
***
La guerra è finita, è tornata la pace dopo wakin.
Abbiamo un nuovo sistema di governo, una nuova flotta – l'Astrea –, ma la Starfall è lì, al comando e spicca su tutte le altri navi, come sempre è la più bella.
È diventata l'orgoglio dell'Atlantis e un motivo in più per Axel per fare conquiste: molte delle reclute sono già ai suoi piedi, spasimano per quel pilota dai capelli biondi e gli occhi azzurri – potessi avere il loro stesso entusiasmo verso la burocrazia, visto essere a capo dalla flotta ha i suoi lati noiosi, soprattutto in tempo di pace.
Tuttavia, lui non sembra considerarle molto da quando ha iniziato a uscire con un ragazzo, su cui non si è lasciato sfuggire nemmeno una parola, ma giuro che prima o poi scoprirò di chi sia: con tutta questa segretezza mi verrebbe da dire che si tratti di uno degli ufficiali, ma sono così tanti che a controllarli uno per uno ci perderei troppo tempo. Neppure Aesta ha scoperto qualcosa, speravo proprio che lei ci riuscisse.
Aesta e l'Orlan hanno fatto un ottimo lavoro con Minerva: una pena di morte nei loro confronti ci avrebbe creato un vuoto difficile da colmare nella ricerca scientifica. Da quando hanno finto con quel progetto, si sono dedicate completamente alla creazione di nuove armi, anche se non potranno più ricoprire alcuna posizione all'interno della flotta, hanno preferito rimanere a collaborare nello stesso ambito che hanno conosciuto per wakin.
Girano voci che l'Orlan abbia ripreso uno dei suoi vecchi progetti iniziati su Kalea, non so molto altro, ma se può esserci utile, ben venga la sua collaborazione. In ogni caso, sanno perfettamente come occupare il loro tempo libero: tra caffè e strane invenzioni non sprecano nemmeno un secondo – ormai hanno la libertà e il loro piccolo nido d'amore fatto di fili elettrici intrecciati e non se li lasceranno certo sfuggire anche se quando hanno detto di aver iniziato a uscire insieme, Axel ed Erix hanno iniziato a discutere se fosse o meno necessario diramare uno stato di emergenza.
Quanto alla flotta, negli ultimi mesi ci siamo dedicati allo smantellamento di tutte le basi dell'Alleanza e della Federazione che erano rimaste, ricostruendone di nuove per la Lega: sono rimaste quelle più importanti e attrezzate, come Mu, Lemuria e altre che erano già conosciute.
Non c'è più bisogno di avere basi nascoste perché ormai l'intera galassia è in pace e ci servono solo punti sicuri per le eventuali ronde delle navi. In più, alcune sono state potenziate in modo da permettere anche un riparo alle navi mercantili, visto che le reti commerciali sono aumentate di quasi l'ottanta per cento unendo i due sistemi politici.
I pianeti hanno accettato la fusione di buon grado, parecchi contatti anche con razze fino a poco tempo fa ritenute nemiche si sono dimostrati più che fruttuosi.
Diciamo che gli ingranaggi hanno finalmente ripreso a girare nel modo corretto.
Abbiamo tracciato la posizione di tutte le nuove basi e siamo stati via per più di una settimana con la Starfall, quando sistemo l'ultimo foglio della giornata, non ne posso più: voglio tornare a casa.
Ormai siamo a terra, è questione di attimi prima del contatto con la pista di atterraggio che abbiamo visto avvicinarsi sempre di più da quando siamo entrati nello spazio aereo della città.
«Atterraggio nave 5930 completato» annuncia Axel, non senza una nota di felicità nella voce mentre il rumore dei motori va scemando fino a scomparire del tutto.
Sistemo i fogli nella valigetta a forza, mi alzo e mi stiracchio: ho passato il volo di rientro a sistemare verbali e relazioni da consegnare.
È sera, i lampioni si stanno accendendo mentre percorro la strada, affollata come al solito: molta gente sta uscendo per andare a cena fuori, altri stanno tornando a casa carichi di pacchi. Non c'è più il clima teso che ci accolse quando atterrammo qui con la Starfall dopo la battaglia: è cambiato tanto, ma non il traffico che persiste nella circonvallazione sopra le nostre teste. Anche oggi, le navi sono bloccate lì. Fortunatamente non ci vuole molto per fare il tragitto dallo spazioporto a casa a piedi: se dovessi servirmi di qualunque mezzo per attraversare il centro sarebbe un problema. Credevo che quella zona residenziale fosse meno tranquilla di quel che è, chi fa casino è solo la nostra bambina. Mi fermo al semaforo, appoggiandomi al palo grigio e fisso il vuoto mentre aspetto che scatti il verde, ripensando a quanto siano cambiate le cose da quando l'Alleanza è stata sconfitta: Sayth è stato un fulmine a ciel sereno e ha stravolto completamente la mia vita, ma Erix si sta dimostrando un buon padre – non l'avrei mai detto la prima volta che l'ho conosciuto. A ripensarci adesso, potrebbe anche sbeffeggiarmi per wakin per quando gli dissi che tra noi non poteva mai esserci niente.
Sorrido appena mentre attraverso l'arteria di comunicazione più grande dopo la circonvallazione. Sono sei corsie, so che in questa zona Axel si è preso una bella multa per eccesso di velocità, ma io gliel'avevo detto che non era sulla Starfall e lui, come al solito, non mi ha voluto dare ascolto. Scuoto la testa mentre svolto l'angolo imboccando il vialetto che porta davanti a casa. Qui non i sono i palazzoni che si trovano nelle zone più malfamate, sono villette quasi fatte con lo stampo, la maggior parte hanno due piani, tutte sono circondate da un giardino. Non conosco molto bene i vicini, non li vedo quasi mai – fortunatamente non si tratta né di Axel né di Aesta: anche se abitano a poca distanza da qui, non sono "quelli della porta accanto" perché non potrei mai sopravvivere in quel caso. Nessuna chiave qui: basta l'impronta digitale per far sbloccare la serratura.
«Sono a casa!» urlo chiudendomi la porta alle spalle. L'odore di cibo è la prima cosa che mi accoglie, immaginavo fosse ai fornelli il cretino: dopo una settimana di razioni gli ho inviato l'elenco di ciò che volevo mangiare. Sul pavimento sono sparsi più giochi del solito, mi sa che qualcuno ha approfittato della mia assenza.
«In tempo per cena» sorride Erix appoggiandosi allo stipite di una porta con Sayth in braccio che tende entrambe le manine verso di me non appena mi vede: ha solo quattro mesi, ma è fin troppo attiva. È un piccolo terremoto ed Erix ci scherza su dicendo che abbiamo assunto troppa teina e caffeina, ma le occhiaie sotto i nostri occhi sono chiare: non sono poche le volte in cui non ci fa dormire, o se dormiamo ci sveglia di soprassalto. Sayth continua a fare versetti, pretende le mie attenzioni e sarà bene accontentarla prima che inizi a strillare di nuovo.
«Come ti avevo detto» gli rispondo mentre appoggio la valigetta e il cappotto su una sedia. Non vedo l'ora di togliermi la divisa.
«Bentornata».
Gli do un bacio sulla guancia, prendendo poi la bambina in braccio, che subito va a cercare il ciondolo della collana mentre cerco di sistemarla al meglio. Le bacio la fronte e la stringo a me mentre lei continua a muoversi.
«Ciao, tesoro. Mi sei mancata». Sorride, agitandosi tra le mie braccia e sbatte le manine, guardandomi con i suoi occhioni scuri, dico sempre a Erix che li ha presi da lui, ma non vuole credermi. È proprio un cretino.
«Vi siete comportati bene?»
Erix annuisce. «Ha pianto per i tre quarti del tempo perché non c'eri».
«Ha preso da te».
Mi abbraccia da dietro, appoggiando la testa sulla mia, la differenza di altezza gioca sempre a suo vantaggio. «Forse, il punto è che ci sei mancata».
Mi siedo a tavola, dopo aver sistemato la bambina sul seggiolone, mentre Erix appoggia la pentola. Alla fine è stato lui a prendersi la responsabilità di cucinare visto che io avevo la tendenza a far esplodere tutto: ha preferito evitare che distruggessi la casa appena comprata e alla fine è meglio lasciargli spazio e mangiare qualcosa di commestibile per una volta. Non credo che una convivenza con Axel e Aesta sarebbe finita bene – non per la cucina, almeno.
Erix mi stringe una mano mentre mangiamo e la piccina continua a spostare i suoi giochi. Immagino non abbia fame, non sarebbe così tranquilla: abbiamo capito subito che è facile tenerla buona con il cibo e con le coccole.
«Abbiamo scritto l'epilogo. L'abbiamo scritto insieme. Non avrei potuto chiedere di meglio».
Sorrido, annuendo alle sue parole. Sono a casa, sembra quasi che il passato sia solo un capitolo ormai concluso, che tutto sia normale: spero non sia solo una sensazione.
L'angolino buio e misterioso
Boi, ce l'ho fatta a sistemarla in una serata sola. Bien, eccoci alla conclusione della storia, la prima della trilogia. Vi avviso che, se siete arrivati qui e volete proseguire, le prossime non sono ancora revisionate per mancanza di tempo/essere assorbita da altri progetti.
Niente, spero che la storia vi sia piaciuta :3
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