29

Partiamo con il sole, è veramente questione di attimi prima che la battaglia cominci.

«Fa' attenzione» mi dice Erix stringendomi una mano.

«Scriveremo qui l'epilogo, insieme. L'abbiamo iniziata insieme questa storia, la finiremo insieme».

«Hai quel solito sguardo deciso...» Gli lascio la mano, voltandomi verso la Starfall.

Reesha mi abbraccia, mi stringe a sé. La sento tremare appena. «Isbel avrebbe davvero voluto vederti così, so che lei non c'è più, ma sappi che sono davvero felice a saperti al comando. Non posso chiederti niente sul destino di mia nipote, accetterò le tue decisioni, qualunque esse siano. Buona fortuna, Vivi».

Sono già tutti a bordo, anche sulle altre navi.

Manco solo io.

È strano questo silenzio. Quasi inquietante. Eppure, il piazzale è pieno di gente su entrambi i lati: nessuno parla e anche il vento che negli ol scorsi ha portato un po' di sollievo sembra essersi acquietato, lasciando nuovamente posto all'afa.

Si sente il rullo dei tamburi in lontananza, accompagnano la nostra partenza, il nostro avvicinarsi alla morte.

«Devo andare» mormoro, rivolta più a me stessa che a lui. Non mi volto indietro nemmeno una volta, non voglio vedere il suo ultimo sguardo, non voglio che quello sia l'ultimo ricordo.

Nessuno ride, nessuno scherza a bordo: non sembra nemmeno l'equipaggio della Starfall.

«Partiamo».

Axel fa un cenno con la testa, sistemandosi l'auricolare. «Nave 5930 pronta al decollo».

Spinge i soliti pulsanti, è l'unico rumore che si sente. Mi si stringe lo stomaco, non ho idea di cosa possa succedere, stringo i pugni, l'unico modo per saperlo è partire, restare qui ci farà rimanere nel limbo dell'incertezza.

L'interfono gracchia i soliti messaggi. Decollo consentito.

L'equipaggio si scambia le solite informazioni. Coordinate inserite. Sistema pronto per il salto a velocità luce. Caricamento armi in corso.

«A tutte le astronavi, arriveremo tra venti secondi sull'obbiettivo. State ai posti di attacco e non abbandonate le posizioni se non in caso di estremo pericolo». Sposto la leva in modo da comunicare solo all'interno della Starfall.

«Preparate Minerva, ma continuate a tenere d'occhio il codice: spero sia stato un malfunzionamento momentaneo del sistema. Non avendone la certezza, evitate – se non in caso di eccezionale pericolo – di portarlo al massimo: potremmo sovraccaricare i sistemi dei campi magnetici».

Non ho un discorso da fare, non so cosa dire: sono stati i capi politici a parlare, loro che la battaglia la vedono solo da lontano, che non sanno cosa significa veramente avere la paura di finire con la nave in mille pezzi, nel freddo dello spazio. Le solite frasi di circostanza, il solito augurare di tornare a casa, venerare l'egoismo di chi mette davvero mano alla guerra, di chi rischia la vita su questi giganti di lamiere.

Axel tiene gli occhi fissi davanti e la mano sulla leve che spinge in avanti non appena gli do l'ordine e, in un attimo, siamo davanti alle navi dell'Andromeda, già schierate, è ovvio che ci stessero aspettando. Bagliori rossi intermittenti indicano che stanno caricando i cannoni. Volevano davvero che noi arrivassimo davanti a loro, ci hanno lasciato intercettare la loro posizione per portarci in un campo di battaglia scelto appositamente. Dietro le navi, il radar segnala che sono presenti degli asteroidi – potrebbero essere pericolosi per le nostre manovre, così come potrebbero nascondere altre astronavi. È proprio quest'ultima cosa quella che avviene per prima.

«Ci vengono addosso con le navi più leggere». Mi irrigidisco sul posto a sentire quelle parole, mentre più di una sirena inizia a suonare, facendo riflettere il pavimento e le lamiere della Starfall di rosso: è l'allarme, sono in prossimità degli scudi; sono sicura che questa sia solo la prima delle tante ondate che hanno intenzione di lanciarci addosso. Un colpo dalla nostra sinistra ne colpisce alcune, i primi detriti inquinano il vuoto tra noi e loro.

Afferro il comunicatore. «Balee, evita di sparare a caso».

«Agli ordini, la prossima volta lascerò che colpiscano la Star Opal... non che me ne dispiacerebbe».

«Balee!» la riprendo passandomi una mano sul volto. «Mantieniti al piano che abbiamo deciso in Consiglio ed evita il tiro a segno. Tu e De Algy non dovete giocare a freccette, dovete togliere di mezzo le navi più grandi; delle LWSS se ne occuperanno gli altri».

Ma finché le BC non si muoveranno, non sarà vera battaglia: questa è un'azione di disturbo, non un attacco. Non posso aspettare che l'Orlan faccia una mossa perché con gli equipaggi impreparati, potrebbe essere già troppo tardi.

Qui non si tratta più di avere prudenza.

Saremo noi a muoverci, con la protezione del fuoco incrociato della Star Fury e della Star Opal.

«Primo caricamento completato» annuncia il computer di bordo.

«Fate fuoco» ordino appoggiandomi allo schienale di uno dei tecnici: gli strumenti registrano la solita variazione nel campo elettromagnetico, per ora sembra tutto normale. Quando mi volto fuori, parecchie delle LWSS nei pressi della traiettoria di Minerva sono in pezzi e una delle BC ha problemi a mantenere la posizione, forse l'energia ha danneggiato i sistemi di controllo. Rimangono troppo distanti per poter farli esplodere.

«Secondo caricamento in esecuzione».

Non avevo bisogno di controllare la posizione dell'Andromeda per capire che siamo in inferiorità: dobbiamo togliere di mezzo l'appoggio delle navi più grandi.

I loro colpi sono quelli più pericolosi e non potremmo tenerci a distanza per sempre e tutte le armi della Starfall sono tutte indirizzate all'uso di Minerva, non abbiamo modo di usarle in modo diverso e se ci togliessero la flotta che ci sta proteggendo davanti sarebbe un bel problema.

«Aumentate la potenza al massimo».

«Sissignore».

«Indirizzate il fuoco sulle BC, per i colpi delle navi più piccole speriamo bastino gli scudi e i cannoni delle altre».

«Secondo caricamento completato».

«Fuoco!» È solo uno scudo a venir messo fuori gioco, afferro un foglio da una cartella sul tavolo, buttando giù due calcoli: da questa distanza non riusciremo mai a penetrare le loro difese né potremmo infliggere danni troppo significativi.

Hanno potenziato gli scudi, l'Orlan deve essersi servita dei progetti che le ho consegnato non tanto per i sistemi di attacco che per quelli di difesa: un'ottima mossa, devo ammetterlo. Dobbiamo avvicinarsi se vogliamo avere qualche possibilità di penetrare gli scudi. Sospiro, prendendo il microfono. Mi guardano quasi tutti gli ufficiali, aspettano ordini.

«So che viste le circostanze ci starebbe bene un discorso motivazionale – ma molti mi conoscono: io non amo le parole, non le so usare. Preferisco i fatti. Sappiate che qui si tratta di rischiare il tutto per tutto se vogliamo vincere. Io non amo lasciare i problemi in sospeso, io li risolvo. E qui, il problema è la flotta là davanti. Restando a questa distanza la battaglia è un tira e molla, non combineremo niente che non sia uno spreco di energie, non otterremo niente. Siamo arrivati fino a qui, ad essere di fronte all'Andromeda. Non abbiamo le migliori forze, è duro da dire, ma mentire a cosa ci porterebbe? Scrollare le spalle e dire no, a questo ci penso dopo non è possibile. È qui ed ora la battaglia. E a stare qui a parlare sto solo perdendo tempo prezioso. Ponendo la distanza è infinita, il potenziale elettrico è zero. Rimanendo così lontani, anche le nostre possibilità di vittoria sono nulle. Darinell, avvicinati. Li colpiremo guardandoli negli occhi».

«Spero che tu non te la sia presa se l'ho trasmesso anche all'Atlantis» sorride Axel.

«Credo sia il miglior discorso che tu abbia mai fatto, molto alla tua maniera». Riconosco quella voce, è l'unica che non avrei voluto sentire in questo momento.

«Sta' zitto, Erix. Tu fai discorsi da wakin, ma ora lasciami risolvere questa cosa alla mia maniera. Axel, avvicinati all'Andromeda, per le altre navi gli ordini sono di mantenere la formazione e coprirci le spalle». Spero che almeno una nave esegua gli ordini in maniera corretta.

Qui si tratta di finirla.

Axel si volta, non è il solo a guardarmi confuso.

«Esegui gli ordini» gli rispondo secca.

Qui si tratta di far esplodere qualcosa.

«Qual è il piano? Giusto per sapere per cosa sto portando la nave al suicidio visto che hai deciso di non seguire quello che abbiamo deciso».

«È sempre il solito: colpire le BC. Ci hanno mandato contro tutte quelle navi leggere per costringerci ad abbassare gli scudi prima o poi, vogliono prenderci per sfinimento. Dobbiamo eliminare chi copre loro le spalle, ma da qua anche la potenza di Minerva è troppo bassa, dobbiamo avvicinarci se vogliamo eliminare i loro scudi. Ho il sospetto che abbiano potenziato i loro sistemi di difesa e che anche il fuoco della Star Opal e della Star Fury non sia sufficiente».

Sorride, alzando un pollice. «Finalmente ci possiamo divertire».

«Le armi sono cariche».

La Starfall si muove, supera le navi che ci facevano da protezione, ma continuano ad arrivarci colpi da ogni parte.

«A che livello sono gli scudi?» chiedo.

«Reggeranno ancora per i colpi leggeri, ma un colpo di cannone ci lascerebbe senza difese se deviamo tutta l'energia su Minerva per la massima potenza».

«Un motivo in più per sbrigarci. Axel, tieniti pronto a schivare i colpi, lo so, non è una LSWW, ma cerca di fare il possibile per non farci colpire».

«Fidatevi di me, sono o no il miglior pilota della Federazione?»

«Sì, ma sei anche il più stupido» gli urla Zavis.

Axel gonfia le guance. «Andiamo, va'!»

Comunque vada, è così come voglio ricordarli, sempre pronti a prendersi in giro anche in mezzo alle battaglie.

«Fuoco!» Non ho molta fantasia nell'urlare ordini, ma preferisco andare dritta al punto.

La nave già colpita si inclina su un lato, precipitando poi addosso a un'altra mentre si verificano varie esplosioni che costringono l'Andromeda a rompere la formazione.

«Ci puntano addosso i cannoni» urla una delle reclute.

«Non vedo quale sia il problema». Axel sorride, tenendo gli occhi fissi sul punto dove si concentrano i tre raggi azzurri della nave di fronte a noi. Aspetta fino all'ultimo momento, finché non è troppo tardi per spostarsi.

Il colpo si perde alle nostre spalle, possiamo riprendere l'attacco.

Non è la solita tattica dell'Alleanza: non esitavano a venirci addosso. Sono sempre rimasti in fila, come se avessero qualcosa alle spalle.

«Ci sono altre navi dietro quella flotta lì?»

Lo chiedo soprappensiero, voglio togliermi un dubbio.

«Sì, in effetti qualcosa sembra esserci» è la risposta che mi danno, quella che non avrei voluto sentire.

«Fatemi vedere».

Mi avvicino ai tecnici che seguono con gli occhi le scritte mentre l'algoritmo sputa misure.

«Io non ho mai visto una cosa del genere, sembra più grandi delle BC».

«Più grande delle BC? E che è?» sbotto allargando le braccia, visto che si tratta della classe più grande di navi che possa arrivare in battaglia e, da quel che so, molto problematica da gestire.

«Cos'è quella?» chiede un ufficiale.

Ci voltiamo tutti verso i vetri. Mi sento un nodo alla gola mentre osservo ciò che sta venendo verso di noi: è più grande del previsto. «Ingaggiate battaglia con quelle navi». È l'ordine per la flotta. «Noi pensiamo a quel mostro. E preparatevi al peggio».

«Il caricamento è completo» mi viene risposto poco dopo. Annuisco, stringendo i pugni.

Nessuno ci sta colpendo: le loro intenzioni sono chiare, ma in fondo è l'unico modo in cui possono risolvere la battaglia. Uno contro uno. Io contro l'Orlan.

Non ho affatto idea di mettere a rischio la vita di ognuno dei miei uomini, se ci fosse la possibilità di combattere solo contro l'Orlan, la coglierei subito.

«Stanno caricando le armi e ho una brutta sensazione, guarda là». Mi avvicino ad Axel, guardando fuori, nel punto da lui indicato con la mano. «Io quel colore l'ho visto solo quando attacchiamo noi. Lo riconoscerei fra mille, quel viola così strano» mormora lui, come se avesse paura di ciò che vediamo tutti – e ne deve avere.

Afferro il microfono, ho bisogno di avvertire tutte le navi. «Impostate tutti i comandi su manuale, alzate gli scudi e cercate di reggere il contraccolpo. Non c'è tempo per le spiegazioni, eseguite!»

«Noi possiamo averla?» Alcune reclute mi guardano spaesate, io sposto lo sguardo tra il ponte e ciò che sta accadendo là fuori: la nave dell'Alleanza si sta preparando a tirarci contro la nostra arma. Se l'idea non mi facesse andare fuori di testa, direi che ci sia Aesta dietro tutto – probabilmente è stata costretta a dimostrare la sua fedeltà: non voglio credere che l'abbia fatto volontariamente, non è possibile!

«Non fate gli idioti» urla Axel al posto mio. «Quelli vogliono distruggerci con le nostre stesse armi, non ci vuole un genio a capirlo che stanno caricando Minerva!»

Il colpo è violento e gli scudi vanno in frantumi, qualcuna delle navi alle nostre spalle esplode sotto la furia di quell'arma: non abbiamo la flotta adatta a ricevere un colpo da Minerva perché l'abbiamo sempre considerato come un sistema d'attacco, non abbiamo mai pensato che potesse essere usato contro di noi. Non sono in pochi quelli a finire in terra, me compresa, per il colpo ricevuto: mi rialzo lentamente, tenendo una mano sul braccio di Axel. Ormai mi è chiaro ciò che dobbiamo fare. 



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