13

È passato quasi un mese da quando siamo tornati: è stato un periodo impegnativo, ma siamo riusciti a scrivere un codice per Minerva che sembra funzionare. Non è quel che avevo in testa: abbiamo cercato di correggere errori che impedivano al precedente di compilare correttamente, ma sono decisa a riscriverlo da capo – solo, non posso privarmi dell'arma.

È stato un periodo di pace, di insolita tranquillità per noi: so che l'Alleanza non ha mai preso troppo di mira Lemuria, forse per la presenza di civili che con il conflitto hanno poco a che fare. Tuttavia, ripartiremo a breve: la guerra è tutt'altro che finita e, in questo frangente di tempo, l'Alleanza ha distrutto qualcuna delle nostre basi e ingaggiato battaglia con una parte della flotta – abbiamo perso qualche nave, ma le statistiche sono rimaste pressoché inviate dai ol precedenti al nostro schianto sull'At5.

Non possiamo rimanere con la Starfall su Lemuria per molto altro tempo, dobbiamo tornare in prima linea... e vincere. Concludere la guerra è sempre stato il nostro obbiettivo principale e ora che Aesta è nelle loro mani, non possiamo permetterci ritardi; inoltre, gli equilibri sono cambiati e la cosa mi spaventa: erano wakin che la situazione, per quanto difficile, era la stessa. Spero solo che non sia stata una stata una cattiva idea mettere al corrente Erix dei piani della Federazione: gli altri non sembrano fidarsi troppo di lui, ma come biasimarli, l'hanno conosciuto solo attraverso le voci e come comandante nemico e ora se lo ritrovano sulla Starfall.

Axel sembra fin troppo eccitato dall'idea di ripartire: spero che abbia capito cosa stiamo per fare, ma in fondo ai suoi ventotto wakin è rimasto un bambino di otto. Da quando l'ho nominato primo ufficiale, non fa altro che pavoneggiarsi in giro, ma per ora si è comportato egregiamente.

Non sarà facile, tuttavia, avere la meglio sull'Alleanza: la sparizione di Aesta ci ha messo nella condizione di cambiare in fretta ogni codice di riconoscimento e frequenza delle comunicazioni. È stato un duro colpo, soprattutto sulla Starfall, sapere che non sarà con noi nella prossima battaglia e sapere che potrebbe essere un tradimento mi fa stringere il cuore, non avrei mai detto che sarebbe stata lei a pugnalarci alle spalle.

«Quando partiamo, allora?» chiede Axel appoggiandosi sul tavolo del mio ufficio, facendolo tentennare un po'. Alzo lo sguardo dai fogli, se mi fa perdere il filo per la decima volta in poche ore lo butto fuori bordo appena posso.

«Te l'ho già detto. Stasera».

Chiede qualcos'altro, ma non capisco: ho altro da fare che rispondere alle sue domande.

«Chetati» gli dico alzando gli occhi per un momento per poi tornare a controllare l'elenco dell'equipaggio.

«Caffè?» chiede Brunnos versandosi una tazza e subito l'odore inconfondibile si spande ovunque: questa è una tortura. Ha preferito restare a farmi compagnia, ma se avessi saputo che si era portato dietro quel thermos, l'avrei lasciato fuori dalla porta e poi l'avrei chiusa a chiave.

«Te lo tiro in faccia se mi disturbate un'altra volta» sibilo.

«Volentieri, grazie» cinguetta Axel.

Rumore di sedie che sono spostate, non è un buon segno.

«Volete anche un po' di biscotti?» chiedo loro sentendoli chiacchierare tranquillamente, come se io non stessi lavorando. Mettere insieme Axel ed Erix è stato il primo passo verso una tortura giornaliera: hanno caratteri quasi all'opposto, ma da quando hanno imparato a convivere civilmente vanno abbastanza d'accordo e chi ne fa le spese sono io. Parlare delle varietà dei rispettivi pianeti di origine li ha uniti più di quanto la guerra li ha divisi finora.

«Perché no? Vado a prenderli». Axel si alza, sento i suoi passi allontanarsi velocemente, poi ritorna con un vassoio pieno. Appena lo appoggia sul tavolo, lo tiro verso di me, scatenando le reazioni deluse dei due.

«Ehi!» protesta Brunnos. «Erano per noi».

«Zitto, qui comando io» gli rispondo afferrando un biscotto. «E soprattutto, non mi sembra che voi due stiate facendo qualcosa di utile: sono ore che sto lavorando per la partenza!

E anche l'ultima pagina è controllata. Si sono aggiunti dei nomi tra i tecnici e basta, il nome e il codice di Aesta sono stati cancellati e sostituiti da quelli di Brunnos. Meno complicato del previsto, ma doloroso: è stato triste vedere il segno rosso sulla seconda riga della prima pagina, ma non posso farci niente. Lei ha fatto la sua scelta e io non ho nessun diritto di entrare nelle sue decisioni. Afferro un biscotto dopo l'altro, sono troppo buoni – forse la cosa più commestibile su Lemuria.

«Hai intenzione di finirli tutti?» sbotta Brunnos dopo un po'.

Guardo il vassoio, poi loro due. «Scusate». Lo spingo verso di loro, mentre scuotono la testa in segno di disapprovazione: senza volere ne ho mangiati troppi.

«Sempre meglio che le briciole e basta» borbotta Axel.

«Oh, non ti lamentare troppo. Tu sei pur sempre il primo ufficiale!»

«Già, rimango al mio posto solo per lo stipendio, poi ci sono troppe responsabilità, troppa burocrazia e troppa diplomazia... non fa per me».

«Sulle prime due concordo, ma la diplomazia quando mai l'ho usata, scusa? È molto più pratico far saltare in aria le navi o danneggiarle in modo tale da costringere gli avversari a scendere alle tue condizioni» dico loro alzando le spalle.

«Ah, quindi ci sei te dietro a tutti quei danni alla flotta e alle basi?»

Axel guarda Brunnos con fare ovvio. «E chi credevi ci fosse? Un gattino?»

«Mi ha distrutto una buona parte della flotta che era a difesa di una base! Io credevo che Minerva non potesse funzionare, non che... facesse esplodere qualsiasi cosa toccasse!».

«Lo so, è stato uno dei miei piani più riusciti, mi hanno pure dato una medaglia dopo la distruzione di Cuscorix».

«Be', ti sei perso la scena sulla Starfall: lei si sfregava le mani mentre guardava le navi dell'Andromeda esplodere una dopo l'altra». Brunnos sospira, Axel gli mette una mano sulla spalla. «Imparerai a convivere con lei, le sue minacce di esplosione e i suoi esplosivi. E con la sua mira scadente».

«Non sai quante penne mi abbia lanciato nei wakin, la conosco la sua mira. Una volta le ho detto che faceva meglio a non fare i calcoli come sparava e non mi ha parlato per tre ol».

«Che fai? Tralasci il finale? È la parte più divertente. Per me, ovviamente».

Sospira. «Il quarto ol ha pensato bene di lanciarmi contro la sua ultima creazione, quella bomba su ruote radiocomandata».

Sono ancora tra le armi più usate dalla Federazione, la stiva della Starfall è piena di quelle adorabili cosette tonde capaci di fare un sacco di danni.

«E non era nemmeno attivata. Fu esilarante vederlo correre ovunque gridando».

«Passerei ore a sentire i vostri racconti. Ce n'è uno migliore dell'altro» commenta Axel mordendo l'ultimo biscotto. «Anche se... sotto sotto mi sembrate solo due cretini».

«Perché non l'hai mai buttato fuori bordo per la sua insolenza?»

«Perché un pilota mi serve. E lui è uno dei migliori di questa generazione, non ho nemmeno idea se il pilota automatico funzioni ancora sulla Starfall». Guardo fuori dalla finestra, la nave riflette la luce, l'equipaggio sta finendo di portare a bordo il necessario.

«Quando partiamo?»

«Axel, per favore. Sei così impaziente di morire?» gli chiedo alzando gli occhi al soffitto.

«No, voglio saperlo per sistemare i comandi» sbotta. «È da prima che te lo sto chiedendo per questo».

«Cinque bakif e quarantacinque ked» gli rispondo guardando l'orologio. «Prenderemo una direzione diversa da quella della flotta, quindi probabilmente saremo da soli in caso di battaglia».

«Io vi lascio a pianificare. Fatemi sapere il piano quando ci vediamo a bordo».

«A dopo, Axel. Sii puntuale, mi raccomando».

«Sì, sì. Stai tranquilla». Fa un cenno con la mano, per poi chiudersi la porta alle spalle.

«La flotta dell'Alleanza, l'Andromeda?» mi chiede Brunnos.

«Sarà impegnata a evitare la flotta della Federazione. È probabile che si divideranno per avere più possibilità di vittoria: se la Starfall venisse tirata giù avrebbero modo di aver ragione sulla Federazione perché senza l'ammiraglia e senza Minerva non avremmo modo di vincere; tuttavia, non credo che ci verranno addosso in molti, anche catturarci potrebbe essere una cosa da non escludere. Potrebbero anche tentare di togliere di mezzo il supporto alle nostre spalle, ma noi non possiamo dividere la flotta: non abbiamo abbastanza navi o uomini».

«Esatto. Potrebbero anche cercare di catturarci. La Perseus ha a bordo tu sai chi, conosce sicuramente le vostre tecniche di combattimento». Lo guardo annuendo.

«È quello che mi preoccupa. Aesta la conosco da tanto, non mi è mai sembrata una persona capace di tradire in malo modo... ma si sa, le impressioni sbagliano quasi sempre».

Mi prende la mano, accarezzandone il dorso. «Non devi fartene una colpa. Riuscirai a vincere».

«Io... io ho paura. Non ho mai affrontato battaglia dall'esito più incerto. Vincere o perdere potrebbe comunque a una presa di posizione nei confronti di Aesta. Abbiamo passato wakin fianco a fianco, ne abbiamo superate di tutti i colori e saperla di là... non so se riuscirò a prendere le giuste decisioni».

Mi stringe la mano nelle sue. «Non chiederlo a me. Mi lascerei solo guidare dall'odio verso l'Orlan e indirettamente verso di lei dato che la sta aiutando».

Annuisco con un cenno del capo. Ho un brutto presentimento riguardo a tutto questo.

«Guardiamo di trovare un piano?»

«Sì, meglio che riflettere su questo».

Dopo ore di lavoro, abbiamo una bozza di un piano che, sperando che tutto vada come nelle nostre ipotesi, potrebbe funzionare.

«Si è fatto tardi, andiamo».

Ci avviamo all'esterno, mentre stringo al petto il tablet: ho tutto salvato lì sopra, tutto ciò che è Minerva, i progetti della Starfall e il nostro piano. La parte più rischiosa sarà quella in cui dovrò immettere il nuovo programma su Minerva, posso solo sperare che tutto vada liscio e che le modifiche non creino interferenze con quello che c'è adesso.

Mi riscuoto dai miei pensieri quando inciampo alla base della scala per salire. Sono già tutti ai loro posti.

«Operazioni di imbarco concluse» annuncia Zavis.

«Nave in assetto di decollo» urla Axel.

Mi avvicino alle sue spalle, tirandogli un colpo sulla testa. «Non urlare, non sono sorda». Guardo il datapad. «Tre ked alla partenza. Rimanete ai vostri posti».

«Linea di difesa esterna a nave 5930» gracchia il comunicatore. Premo il pulsante verde per rispondere.

«Nave 5390 in ascolto. Qui è il comandante Davith».

«La zona è libera, potete decollare».

«D'accordo». Chiudo la chiamata, guardando Axel e il copilota. «Procedete».

Di nuovo in volo, di nuovo fuori dalla linea di difesa. Guardo fuori da uno dei vetri, con le mani dietro la schiena: per ora non è che ci sia molto da fare. Dobbiamo allontanarci parecchio da Lemuria per non destabilizzare il campo magnetico del pianeta e rischiare di creare interferenze con i sistemi delle altre astronavi. Abbiamo individuato una zona in cui i radar non rilevano navi dell'Andromeda, dovremmo essere al sicuro per entrare su Minerva e poi tornare fuori per riunirci alla flotta e alla battaglia che, sicuramente, inizierà senza di noi: le nostre speranze di arginare le astronavi nemiche sono riposte nei soliti schemi di combattimento e, soprattutto, nel fuoco incrociato della Star Opal e della Star Fury.

«Comunque il pilota automatico funziona ancora».

Sobbalzo, poi sorrido appena, sentendo le parole di Axel all'interfono. Nessuno parla, il silenzio è rotto soltanto dai tasti premuti e dalle comunicazioni di rito con la base di Lemuria – rumori bianchi, ormai, per me.

Mi volto sentendo qualcuno che si sta avvicinando.

«Comandante».

«Che c'è, Brunnos? Qualche problema?» Scuote la testa. «Che ci fai qui allora?»

«È arrivato un messaggio dalla Federazione. Ci augurano buona fortuna».


L'angolino buio e misterioso

*sorride e annuisce*

Ditemi che ne pensate di come sta evolvendo la cosa, io sono curiosa -3- 

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