7. Pexit
Buio e silenzio.
Così era questo che c'era dopo la morte.
Credevo che ci fosse altro, che ci fosse la pace o almeno che sparissero i dolori fisici, non avendo più un corpo.
Invece no. Mi sentivo pesante, pieno di dolori alle gambe e alla schiena e...osservato.
"Ooooh che cosa strana... e ha persino i peli in testa... roseo come...Ah perdinci! PERDINCI, SI MUOVE!!"
Allontanai di scatto quella mano gelatinosa che mi stava tastando ovunque e mi misi a sedere.
Guardai la creatura davanti a me e non seppi dire chi dei due fosse più stranito o confuso.
Avevo davanti una specie di alieno, alto non più di 50 centimetri, tutto verde salvia e con una grande testa leggermente infossata al centro. Al posto del naso aveva una lunga proboscide arrotolata e due grandi occhi spuntavano sopra di essa. Le orecchie ipotizzai essere quelle enormi girandole ai lati della faccia e per quanto riguarda il resto del corpo, era completamente nascosto sotto una tunica blu elettrico che gli nascondeva i piedi (se li aveva), e da cui fuoriuscivano due manone verdi viscide e dall'aspetto appiccicoso.
"Che cosa sei tu?" Dissi di getto.
La creatura, che aveva arretrato di qualche passo, sembrava sporgersi nella mia direzione restando incollato a terra e mi osservava con vivida curiosità.
"Caspiterina...non avevo mai sentito la voce di un fenicottero" disse sorpreso.
Misi le mani dietro di me cercando di alzarmi e per poco non frantumai qualcosa che giaceva su quella arida terra. Era qualcosa di molto simile ai cristalli che avevo visto nel vulcano Strambo.
"Oh no! Ah okay...menomale che non l'hai rotto...saresti stato in bruuutti pasticci" disse la creatura.
La sua proboscide, che si srotolava e attorcigliava velocemente ad ogni parola, rimase tesa un po' più a lungo sulla vocale della parola 'brutti'.
Mi alzai in piedi e mi guardai attorno.
La creatura diede un gridolino che vagamente somigliava a una risata.
"Sto scherzando" disse "i cristalli sono indistruttibili. Noi li usiamo come appendini, affilacoltelli, e se te li ritrovi nel posto giusto possono essere ottimi punti di appoggio per le mensole... Beh che stai guardando?"
Da quel punto si poteva vedere tutto il paesaggio dispiegarsi fino all'orizzonte bluastro.
Non era certo il tipo di ambiente a cui ero abituato, non si vedeva un filo d'erba né un albero, eppure mi lasciò senza fiato. Al posto dei fiori, sul pavimento di terra asciutta si ergevano cristalli color sabbia di ogni grandezza, invece delle tende c'erano enormi grotte, case e palazzi di roccia che sembravano sorgere spontaneamente come montagne scolpite e intagliate. Al centro, maestoso ed imponente, si ergeva un immenso castello slanciato e appuntito in direzione del cielo, rivestito di piccoli e medi cristalli, come migliaia di comignoli, che emanavano una tiepida luce giallastra.
"Si, troppa terra, lo penso anche io" disse la creatura accanto a me, senza che io avessi detto nulla.
Dove mi trovavo? L'ultima cosa che ricordavo era...cavolo! Il vulcano Strambo!! Dov'erano finiti tutti, dov'era Lyvet? Non potevo essere l'unico ad essermi salvato, no, non poteva essere così. Anche perché c'era quell’enorme uovo bianco che ci stava venendo addosso, dritto sopra la mia testa. Forse ero finito sotto terra, sprofondato sotto il peso di quel masso incandescente, metri e metri più in basso, dove a quanto pare era nascosto un mondo sotterraneo. O era la mia mente a stare immaginando tutto questo? Un'invenzione irreale del subconscio dove finisce l'anima dopo la morte?
Il mio crampo alla schiena sembrava dire di no.
"Fenicottero con i vestiti...ehm...forse dovrei ridartelo...hai perso questo per terra" la bassa creatura allungò una mano viscida verso di me facendo vedere un sacchettino in pelle chiuso con un nodo.
"Non sono un fenicottero...ma grazie" feci per afferrarlo quando la creatura lo allontanò di scatto.
"Ehi ridammelo!" dissi
"Voglio solo...guardarlo, sapere cos'è. Sterco di fenicottero impacchettato?"
Mi chinai di nuovo a cercare di prenderlo, ma stavolta la creatura iniziò a correre via, come una gelatina traballante, gridando
"AaaaaaAaaaAAaaa"
Si fermò quando, in lontananza, vedemmo delle creature proprio come lui, con un cappotto lungo di un fucsia scintillante, venire verso di noi.
Il mio ladruncolo si girò e prese a correre nella mia direzione, continuando a gridare "aaAAAaaaAaaaaa".
Mi superò senza fermarsi nemmeno difronte alla scarpata che si apriva davanti a noi, che sfruttò come uno scivolo verso le abitazioni.
Guardai prima le altre creature in fucsia, che si erano fatte sorprendentemente vicine, poi la testa verde con quella specie di enormi paraorecchie a forma di girandola incarnati ai lati che scivolava sempre più giù alzando la polvere.
"Ehi aspetta!" urlai e mi sedetti per terra a scivolare.
Seguii la creatura con la tunica blu farsi strada tra i suoi simili sentendo gli occhi di chi passeggiava intorno puntati addosso.
"Ti ho preso" dissi quando finalmente lo raggiunsi e lo afferrai dal retro della tunica prima che svoltasse un'altra casa scomparendo dalla mia vista. "Ridammi il sacchetto!"
Dietro di me un altro omino verde, affacciato alla finestra, aveva lasciato cadere la tunica che stava appendendo ad asciugare e mi osservava con stupore.
Voltandomi, ritrovai gli inseguitori dalle vesti fucsia comparire a pochi metri da noi ed indicare nella nostra direzione, avvicinandosi a tutta velocità.
Il mio ladruncolo mi sfuggì dalla presa, svoltò l'angolo ed entrò da una porticina lasciata aperta, richiudendola subito dopo. Fortunatamente, facendomi piccolo piccolo, riuscii ad entrarvi anche io. Sentimmo le creature correre al di là della porta e allontanarsi.
"Perché ci inseguono? Perché ci inseguono?" mormorava il mio ladruncolo vistosamente agitato.
"Chi diavolo sono quelli e perché dovrebbero inseguirci?" dissi alterato, costretto a piegare metà della schiena sotto il tetto basso.
"Sono le sentinelle del Guardiano...non ho fatto niente di male, nessun reato...perché ci inseguono? Perché ci inseguono??" ripeté irrequieto. "Non sarà mica...il Guardiano ha occhi e orecchie ovunque...sono un peccatore" iniziò improvvisamente a piangere, cercando di recuperare il mio sacchetto dalla sua palandrana blu.
"Nessun peccatore può restare sotto questo tetto o sarò io stesso a consegnarvi al Guardiano in persona!" disse una voce dietro di noi.
Ci voltammo e solo allora feci caso allo strano posto in cui eravamo entrati. Sembrava una specie di laboratorio meccanico con ingranaggi e marchingegni cosparsi ovunque, costruzioni in ferro appese alle pareti, pezzi di rame sparsi per terra, scaglie appuntite di pietra levigata che pendevano come stalattiti.
Dietro ad un bancone, con in mano un martello, una creatura con la tunica verde cinabro sbottonata avanti ci stava squadrando con i suoi grandi e penetranti occhi.
"Vi voglio fuori di qui!" disse lasciando andare una martellata pesante sopra un piccolo oggetto sul bancone che, stranamente, rimase intatto. La minuscola montatura di occhiali che portava gli sobbalzò sull'incurvatura della proboscide e si risistemò da sola un istante dopo.
"S-si a-andiamo via s-subito...non lo dica...la prego...ehm ecco...n-niente" disse il mio ladruncolo piagnucolone, cercando di riaprire in fretta la porta di granito da cui eravamo entrati.
"E attenzione al sensore scoppiettante sopra la porta" disse, certamente non per salvaguardare noi ma il suo laboratorio, un secondo troppo tardi. Ormai la mia testa aveva già sfiorato la liscia lastra rettangolare di metallo attaccata al tetto prima dell'uscita.
Per poco una noce non mi finì nell'occhio, poi ne partì un'altra dritta in fronte, e un'altra ancora schizzava con una forza incredibile fuori da quel sottile rettangolo. Mi chinai sempre di più lanciandomi fuori dalla porta prima che fosse la mia faccia ad attutire quella valanga di proiettili che si schiantò ovunque nella stanza, facendo cadere un sacco di piccoli macchinari e rompendone anche qualcuno...
Ce ne corremmo via di corsa, udendo le minacce dell’omino fabbricatore che strillava di dover riassemblare migliaia di piccoli pezzi e ricostruire quello che avevamo distrutto, inveendo e assicurandoci che la mancanza di rispetto non poteva restare impunita, e se ci avesse preso...
"Perdinci! Che abbiamo fatto, perdinci! Se lo dice al Guardiano siamo spacciati! Ed è chiaro che lo dirà aaAaaaAaa che misfatto, che scellerati!"
"Ma non l'ho fatto apposta! Fermati, aspetta...Ahi! Ci possiamo fermare? Mi è entrata una scheggia nella scarpa" dissi poiché avevo appena calpestato qualcosa di poco confortevole.
Ci fermammo ed entrambi notammo i frantumi marroncini ammucchiati appena dietro di me, da cui fuoriuscivano nuvolette di fumo rosse. Tolsi il pezzo di cristallo da sotto il mio piede. "Ora possiamo andare" dissi prima di accorgermi della grande faccia dell’omino che da verde si tingeva di giallo.
"Hai rotto u-un c-cristallo..." disse e svenne.
O almeno credetti che fosse così perché, seppur non era caduto all'indietro e il suo corpo gelatinoso era ancora aderito al suolo, aveva d'un tratto chiuso gli occhi e si era immobilizzato, come colpito da un'invisibile lama mortale.
Dopo un lungo minuto spiegò la proboscide inalando tantissima aria, come se stesse appena riemergendo da un'apnea.
"Stai bene?" Dissi sconcertato.
La creatura fissò il cristallo distrutto a terra e ricominciò a correre strillando a squarciagola
"AAAaaaaaaAaaAaaaAAAaaaaaaaAaAaaAAAAAaaaaaaAa il Guardiano ci dovrà punire AAAAaaaaaAaaaaaAAAA che disastro AAAaaaA!"
"Aspetta, stai calmo! Respira... non accadrà nulla." Per un momento parve sentirmi e rallentò la fuga disperata. "Voglio dire... è solo un cristallo, qui ce ne sono centinaia, anche di più"
"AAaaaaAAaaaaaaaaaaaaaaaA" disse in tutta risposta.
"Dai, smettila! Il Guardiano non ci punirà e nessuno gli dirà quel che abbiamo fatto"
"Il Guardiano sa. E se anche il grande Ephesto parlerà al Guardiano..."
"Ma il Guardiano non esiste! Voglio dire, scusami...non sono diffidente, ma ecco...non credo che (come hai detto?) Ephesto...potrà mai parlare direttamente con il Guardiano, erano solo minacce...Ehi, ti prego non svenire di nuovo!" dissi vedendo la sua faccia farsi ancora più gialla.
"Il fenicottero non capisce..."
"Eccolo!" urlò una guardia vestita di fucsia, richiamandone almeno altre quattro verso di noi.
"Ma da dove sono comparsi? Muoviti, dobbiamo andare." Dissi ma quando mi voltai ero già stato raggiunto.
"Voi venite con noi!" disse la guardia che, seppur più bassa della metà di me, sembrava volermi incutere paura. Dietro di lui stavano spuntando altri suoi colleghi.
"Fermi! Li dobbiamo prendere noi" disse la guardia che ci aveva visti per prima. Sembravano tutti uguali, con lo stesso abito fucsia, ma mentre litigavano su chi dovesse portarci via, notai che qualcosa nei loro abiti era diverso.
Le guardie che ci stavano inseguendo dall'inizio avevano una tunica lunga fucsia con i ricami bianchi, mentre le altre, sbucate come talpe dietro di noi, avevano i ricami azzurri. Non capivo questo cosa potesse significare, ma la situazione tra questi due gruppi stava degenerando.
"Hanno commesso un crimine, devono essere puniti" diceva una creatura con i ricami azzurri.
"L'ordine di prenderlo è arrivato prima a noi. Ci serve solo lo straniero " diceva quella con i ricami bianchi.
"Hanno appena rotto un cristallo, è compito nostro condurli a palazzo come tutti gli altri."
La creatura con la tunica decorata in bianco, la più audace, avanzò fino a sfiorare quasi il naso del rivale.
"Ascoltami bene, il Guardiano in persona ci ha espressamente detto di scortare questa strana creatura a palazzo" disse lanciando uno sguardo a me (quindi ero io la ‘strana creatura’?) "Credi che sarebbe contento di sapere che i Severi hanno impedito a noi Fidati, cioè suoi uomini di fiducia, di esaudire la sua richiesta? Io direi proprio di no, tu invece?"
I muscoli del Severo con i ricami azzurri si strinsero dalla rabbia quasi come il mio compagno di sventura dalla tunica blu si stava stringendo alla mia gamba.
"E va bene" disse un’altra creatura che capii appartenere all'ordine dei Severi come tutte quelle con i ghirigori azzurri.
"Ma noi verremo con voi e appena il Guardiano ci darà il permesso, li arresteremo e porteremo a scontare la pena che gli spetta"
La presa sulla mia gamba si fece più forte e il gridolino afflitto di Pexit catturò l'attenzione di tutti, ma fu ignorato ugualmente.
"Come volete" disse la creatura con fare autoritario, aprendo poi la marcia verso l'enorme castello centrale alle abitazioni.
Eravamo circondati di guardie ad ogni lato e man mano che avanzavamo sentivo crescere in me la paura. Non sapevo neanche dove mi trovassi e stavo già per finire in gabbia dentro una montagna plasmata in un palazzo.
"Mi dispiace" dissi al mio ladruncolo che camminava stretto alla mia gamba "è colpa mia, ho rotto io il cristallo ed ora vogliono prendere anche te. Anche se non è colpa mia se crescono cristalli per terra come foglie...e poi sei stato tu a rubarmi quel sacchetto, altrimenti magari le guardie dai ghirigori bianchi, i Fidati, non ci avrebbero inseguiti e io non ti avrei seguito nelle abitazioni, rompendo un cristallo e facendoci seguire anche da questi Severi. Che nome poi..."
"Silenzio!" urlò una guardia dietro di noi, probabilmente proprio un Severo.
"Scuse accettate, fenicottero" cercò di sussurrare l'altro prigioniero, come d’altronde ero anche io.
Lo guardai storto chiedendomi se avesse sentito bene quello che gli avevo detto. "Tanto adesso...solo il Guardiano sa... ci aspetta la tortura...la morte..."e cominciò a piangere disperatamente tirando su con la proboscide. "Ma voglio che tu sappia...c-che sarà bello... morire con un compagno di sventura" disse singhiozzando.
Lo guardai esterrefatto e sicuro che non potevamo di certo morire per così poco... rompere un oggetto uguale ad altre centinaia ed avere l’eccessiva curiosità di prendere un sacchetto a uno sconosciuto erano reati talmente gravi? Ma in che razza di mondo ero finito! Vidi la guardia davanti a me scuotere quasi impercettibilmente la testa.
A proposito...
"Mi ridai il sacchetto? Me lo aveva dato una mia amica..." dissi impaziente al mio 'compagno di sventura'.
"N-no. Almeno...f-forse... se c'è dentro un elisir di espiazione dai peccati...a-allora magari risparmieranno me" rispose e tirò di nuovo su con la proboscide.
"Ma tante grazie!" dissi.
Le guardie si fermarono davanti all'ingresso di quell'enorme castello di cui, così vicini, non si riusciva a scorgere la vetta ed una di loro strofinò il cristallo che fungeva da maniglia.
"Che aspettiamo?" Urlò una guardia in fondo.
"Devono togliere le misure di sicurezza!" urlò in risposta la guardia davanti.
Dopo qualche secondo il cristallo si fece verde, e aperta la porta, entrammo nel castello.
Davanti a noi si apriva un corridoio illuminato, come tutto l'interno del castello, da una luce che sembrava emergere direttamente dalle pareti di roccia. Ci trovavamo in una lunga caverna silenziosa: la prima tappa da superare per accedere al resto del castello. La guardia dal ghirigoro bianco si fermò ed esaminò un punto tra le rocce che, con mia grande sorpresa, si rivelò essere una porta che conduceva ad una piccola grotta secondaria.
"Aspetterete qui" disse, oltre che a noi, ai Severi che sembravano impazienti di portarci con sè chissà dove a scontare i nostri grandi crimini
"Poi il Guardiano deciderà cosa fare" aggiunse e, dopo averci fatti entrare ed aver richiuso la porta, sentimmo alcune guardie allontanarsi, ma non tutte...non i Severi.
Il colpevole di furto si mise in castigo a fissare una parete, asciugandosi la faccia con una manica della tunica blu. "AaaaaaaaaaaAaaa" mormorava fra sé.
"Compagno di sventura, eh?" dissi con l'amaro in bocca "e se in quel sacchetto ci fosse davvero un elisir, ti salveresti la pelle e mi lasceresti a morire, è così?"
La creatura si girò e ci pensò. "Magari ce ne sono due dosi" disse recuperando un po' di speranza.
Sospirai.
"Lì non c'è sicuramente nessun elisir di espiazione. Se nella mia tribù qualcuno li avesse saputi fare lo avrei saputo... almeno credo...insomma, Lyvet lo avrebbe saputo e me lo avrebbe detto." dissi
"Lyvet? È una tribù?" mi chiese curioso.
"No, è una mia...la mia migliore amica" mi corressi "Se è rimasta da sola alle tende...ed io sono qui..." pensai sconsolato a quello che poteva star facendo lei, a soccorrere i corpi in fiamme di tutte le persone a cui voleva bene, a soccorrere quindi tutti, in una foresta incendiata e con le tende ormai di cenere.
Fui sorpreso di vedere l’omino verde spostarsi di fronte a me e guardarmi inclinando il testone. Poi realizzai...
"No, non ti racconterò la mia vita perché tu sei curioso! Guarda dove ti ha portato la curiosità: in prigione con me!" dissi
La creatura abbassò gli occhi e se ne tornò molleggiando a fissare la parete. Lo sentii sussurrare un debole e ferito "aaAaaa".
Lo guardai qualche secondo, così piccolo e triste.
"E va bene" sospirai "qual è il tuo nome?" gli chiesi ma lui restò in silenzio. "Siamo compagni di sventura, no? Voglio almeno sapere il tuo nome" continuai.
Lui si girò, spiegò ed arricciò la proboscide come si increspano un pochino le guance quando sorridiamo. "Il fenicottero ed io allora siamo compagni? AaaaAAaa! Pexit, mi chiamo Pexit" mi disse tutto contento.
"Io mi chiamo... fenicottero Okiro, molto piacere" dissi pensando che ormai quell'appellativo non mi dispiacesse così tanto.
"Senti, Pexit, aiutami a capire...qui a palazzo vivono delle guardie e tutte le guardie si vestono di fucsia, dico bene?"
"Si, è così. Ognuno di noi indossa un colore diverso. Vedi, il blu non l'ho scelto io...il mio colore preferito è il rosa a dire il vero: da un tocco di eleganza e nobiltà...aaAa si, mi darebbe proprio un'aria importante" disse tutto impettito "ma devo indossare il blu purtroppo. Per carità, anche questo è un bel colore ma indossarlo tutti i giorni... è stancante. Tutti noi cittadini comuni ci vestiamo così. Tutti le guardie, sia i Severi che i Fidati, indossano il fucsia...molto bello, devo ammettere. Si distinguono perché i Fidati del Guardiano hanno i ricami bianchi mentre i Severi-"
"azzurri, lo avevo notato. Non prendermi per stupido ma...che differenza c'è tra i Fidati e i Severi?"
"Oh beh, i Severi sono riservati alla gestione di chi commette reati e si assicurano che vengano eseguite le punizioni. Ho sentito dire che qualcuno che è stato incriminato dai Severi non sia più tornato a casa. Se vedi uno di loro, in pratica, è meglio cercare di non farsi prendere...ma è impossibile, si spostano così velocemente!"
"E i Fidati? Immagino siano-"
"Le guardie fidate del Guardiano. Non sono così spietate, se sono di buon umore ci puoi perfino parlare!"
"Ma il Guardiano è..."
Uno spettro? In un sepolcro? Hanno forse conservato le spoglie del Guardiano?
"Uhh chissà di che colore è il vestito del Guardiano!" disse Pexit emozionato da quell'improvviso pensiero.
Sentimmo la porta aprirsi leggermente e le guardie tirare per spalancarla.
"Eccolo" disse uno dei Fidati, facendo cenno di entrare.
Sulla soglia apparve una creatura, verde e bassa come Pexit e tutti gli altri cittadini di quello strano mondo, che indossava una raffinata tunica nera.
*****Angolo autrice*****
Ciao miei cari lettori,
scusate il ritardo per la pubblicazione del capitolo, il mio martedì è così pieno che non riesco mai a caricare il capitolo in tempo quindi penso di dover proprio cambiare giorno😂.
Da questo momento fino a nuovi aggiornamento mi impegno a pubblicare il mercoledì.
Ad ogni modo, cosa ne pensate di questo capitolo? Vi sta piacendo il proseguimento della storia?
Fatemi sapere i vostri pareri, tengo molto ad ognuno di voi❤️
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