11. Funzionerà?
Fu come avere una visione.
"STIVEN?!" dissi incredulo.
Pelle non verde, capelli in testa, statura gigante. Si, era proprio lo Stiven del mio tempo.
"Okiro, non ho ancora usato la mia cura ma ne ho solo una" disse
Attilius alzò il volto speranzoso "puoi salvarli?"
"La cura è una, a chi dei due devo darla?"
Quella frase rimase sospesa nell'aria.
Chi dei due sarebbe vissuto senza l'altro, lo sapevo, avrebbe voluto morire per essere stato scelto al suo posto.
"Entrambi" disse Attilius.
Stiven ed io lo fissammo.
"Loro non...non-n potrebbero..."Sospirò impaziente "Invece di dargliene una intera ed uccidere l'altro, danne metà ad entrambi"
"Ma così non si salverebbe nessuno" dissi io
"Può darsi di si invece. È-è una speranza- disse Pexit tirando su con la proboscide.
Stiven mi guardò "Beh non ho mai visto nessuno provare ad usarne la metà, ma qualunque cosa facciamo, se non agiamo adesso non servirà a niente per nessuno dei due."
"Non voglio abbandonare nessuno, non posso...dalla ad entrambi" disse Attilius.
-È una decisione affrettata che può farne morire non uno, ma entrambi- stavo per dire ma Stiven un attimo prima aveva la boccettina in mano e l'attimo dopo era chino a far scorrere il composto giallo su ciò che rimaneva dei due corpi.
Questi, dopo qualche momento, cominciavano a rigenerarsi sotto le tuniche fucsia, a ricomporsi tessuto per tessuto ridando volume agli scheletri.
Quando si alzarono e si guardarono tra loro non riconobbero che metà di loro stessi; la vita e la morte si completavano l'uno nell'altro.
"Non iah ùpi l'orecchio!"disse la voce di Betalugeuse.
"Orecchio?" ripetè Pexit
"Oiams... oiams iortm! E iop..." disse Rigel tremolante
"Betalugeuse, Rigel voi...come vi sentite? Siete vivi!" Disse Attilius combattuto su quale emozione fosse giusto provare. Gioia perché potevano parlare o tristezza per come li aveva fatti diventare o ancora senso di colpa, gratitudine, tormento.
"Siamo vivi?? Beta, io come sono? Perché tu non sembri tanto vivo" disse Rigel
"Orecchio!" Disse Pexit capendo il significato della parola che aveva sentito prima.
"Ah l'orecchio! Non ho più l'orecchio e metà della testa, non li sento più!" Gridò Rigel iniziando a muoversi agitatamente.
"Che cosa ci è successo! Siamo degli zombie e...OH GUARDIANO non respiro bene, non respiro bene! Rigel divenne viola e si sarebbe accasciato al suolo se non fosse intervenuto Betalugeuse bloccandolo per la tunica.
"Rigel! ion oiams iidatF e oiams iortf!" disse in tono autoritario, poi divenne più dolce "Noi...siamo forti. Ricordi l'addestramento? Dovevamo essere l'uno contro l'altro, poi quei luridi e spregevoli Minerelli hanno invaso il campo e cominciato a lanciare meteore. Tu mi hai salvato...a un metro dalla morte mi hai salvato. Siamo sopravvissuti insieme al tempo, Rigel, e lo faremo ancora. Anche se tu non hai più metà della proboscide ed io non ho più il busto" -sorrise- "initu"
Rigel si strofinò l'unico occhio che riusciva a tradire emozioni.
"Initu"
Ripeté riprendendo colore.
"AAAaaaaa" parlò una voce sognante.
"Stss Pexit!" gli sussurrai
Non so con quale animo riuscimmo a riprendere il cammino, con la consapevolezza degli scherzi che si divertivano a fare, giocando con il destino, la vita e la morte. Eppure continuammo.
Dopo l'inverno ci fu primavera: la neve lasciava magicamente spazio ad una folta foresta, con alberi kilometrici ed erbetta appuntita che raggiungeva il mio ginocchio (e nascondeva quasi completamente tutti gli abitanti dell'Origine in viaggio con me).
Mi veniva voglia di sdraiarmi con la schiena per terra e fare un angelo d'erba cercando di intravedere in quelle chiome lo stesso cielo che vedevo con al fianco Lyvet. Mi veniva voglia di lasciarmi andare alla vita resa ostaggio dalla morte.
Chiusi gli occhi un istante e respirai per davvero.
Il suono delle cicale, più ottuso, quasi come un tamburo sonoro, e quel movimento tra i rami erano ciò che riconoscevo familiari, e mi rendevo conto di quanto per me fossero naturali guardando Pexit che borbottava di qua e di là "aaAA cos'è questo suono! E questa...una foglia?? Woow" e faceva infinite domande, curioso e spaventato da quel mondo "nuovo".
Parlai con Stiven, gli chiesi come fosse arrivato lì e mi rispose "Non ne ho idea, mi sono ritrovato qui e non capivo perché. Tu invece?"
Gli raccontai la mia assurda vicenda, dalla caduta in quella strana terra fino alla conoscenza del mondo dell'Origine. Trovarmi vicino qualcuno come me era come trovare un amico che non sapevo nemmeno di avere.
"E Lyvet? Sai niente, l'hai vista?" chiesi
"Okiro...ho visto Ernest durante l'incendio. Aveva qualcosa in mano e andava verso Lyvet frettolosamente. Io non vorrei pensare che...non vorrei pensare che le abbia fatto qualcosa"
"Cosa?" Sussurrai a mezzavoce. "Ma Ernest non è cattivo, lui...non ricordava più niente di quello che ha provato a fare nel bosco. Lyvet mi ha detto che non era cattivo."
"Si...Lyvet. Sappiamo entrambi com'è fatta" disse Stiven.
Pensai e ripensai alla comparsa di Lyvet nel mio sogno, ai ricordi di lei seduta accanto a me a guardare la luna.
"Ce ne sono due"
"Ma l'altro non è il Mangiatempo!"
Mi tornava alla mente.
Mangiatempo.
"E se Ernest fosse il Mangiatempo?" Dissi ad alta voce
"Il Mangiatempo? Ernest?!" Fece Stiven
"Perchè credi che ci sia il Mangiatempo ai nostri giorni?"
"Lyvet me lo ha detto...più o meno, e ha anche detto che voleva che avessi qualcosa, la cura che ho usato per Pexit scommetto. Sì, deve essere così. È stata lei a darmela, la cura, me l'ha stretta nella mano prima che mi ritrovassi indietro di miliardi di anni nel tempo. È incredibile questo suo dono..."
"Come te lo ha detto Lyvet?" disse Stiven calpestando per errore una margherita.
"In sogno" risposi "me lo ha detto in sogno. Ma con lei c'era un'altra creatura che sapeva che la cura non sarebbe servita a me."
"Un'altra creatura? Chi?"
"Okey te lo dico, ma non prendermi per pazzo. Lyvet era con il Guardiano" dissi
"OKIRO" tuonò una voce appena dietro di me ed un brivido di spavento percorse velocemente la mia spina dorsale.
Era Attilius che fece un grande sforzo per guadagnare terreno e pararsi davanti a me.
"Restate immobili!" Disse
Restammo in silenzio per qualche momento, e solo allora mi resi conto di un movimento innaturale nell'aria. Una folata di vento, un battito d'ali tagliente.
L'animale comparve in volo a pochi metri da noi, la sua ombra era così grande da nasconderci tutti sparpagliati come eravamo in quel pezzo di boschetto verdeggiante.
"aaAAAAAAaaaaaAaaAaaa" cominciò Pexit
"NON MUOVETEVI" diceva Attilius "Non attacca se non trova nemici"
"E chi sono i suoi nemici?" disse Stiven nel panico
"Chi è contro il Guardiano. Noi siamo in missione per lui, quindi non ci farà niente."
L'animale era abbastanza vicino da poterne osservare il dorso bianco maculato del colore del deserto, gli artigli sporgenti dalle enormi zampe che si tendevano per agguantare uno di noi, e le ali, che catturavano tutta la mia attenzione, erano appaiate, due di un bianco contaminato dal nero e due ancor più grandi di un nero che si infuocava di vivido rosso.
Le sue zampe ingiallite si facevano sempre più vicine, restammo immobili.
Pexit piangeva e vibrava.
Quasi i suoi artigli toccavano la testa mia e di Stiven.
Immaginavo già la stretta fatale, il sangue caldo sul suo artiglio.
"STIVEN" urlai.
Aveva iniziato a correre.
Lo seguii di impulso, come una molla tesa che aspettava di essere scoccata.
Sapevo che ci stava seguendo, lo sentivo proprio dietro di me. Correvo alla velocità che in quel momento la paura mi dettava e non feci nemmeno caso di quanto avessi corso, con la sua ombra a occultare il mio passo, quando mi sentii raggiungere; il battito d'ali scese in picchiata...sempre più vicino...strinsi gli occhi all'idea che sarebbero stati il suo pasto preferito del mio banchetto. Inciampai poco dopo e finì con il viso al suolo. La figura mi sfiorò il capo...e mi superò.
Il mio cuore sospirò.
Mi alzai da terra con ancora tutta l'adrenalina in circolo e per solo un istante lo guardai proseguire dritto davanti a sé.
Poi presi di fretta la strada opposta temendo che potesse tornare indietro a riscuotere le mie carni.
Mi mossi tra gli alberi evitando con abilità le trappole del bosco che già conoscevo e che non avevano l'aspetto di enormi animali con quattro ali.
Ma quel bosco non era il mio, e quando mi sembrò di perdermi sentii un "aaAAAAaaA" che mi fece ritrovare la strada.
"Pexit!" Lo abbracciai di getto "in questo momento sei stato la mia stella polare, lo sai?"
"Ah solo perchè lui è tutto vivo ed io mezzo morto non sono la tua stella?" disse Rigel prima che Pexit potesse chiedermi cosa fosse la stella polare.
"Ut ies al aim atells" disse Betalugeuse e ciascuno dei due fece incontrare l'unico occhio buono con quello dell'altro. Ora che il viso era visibile per metà, capire le loro espressioni facciali era complicato, ma sembrava che loro continuassero a capirsi al volo.
Sperai che Betalugeuse non mi avesse detto che ero uno stronzo. Gli stronzi sono persone come Ernest (Lyvet mi avrebbe guardato male) ed io non volevo essere considerato un "Ernest".
"Ehm scusa...vuoi anche tu un abbraccio?"
Rigel mi guardò strano, Betalugeuse ancora di più, poi, sorprendentemente almeno per me, quest’ ultimo tese le braccia.
Scioccato mi avvicinai e lo abbracciai non riuscendo però a reprimere un triste timore: che avessi potuto ridurre in frantumi la sua metà con lo scheletro visibile se lo avessi stretto troppo forte?
Diedi il peggiore degli abbracci che avessi mai dato.
"AAaaaa" si avvicinò Pexit sorridendo e aggiungendosi allo strano abbraccio.
Attilius ci venne a chiamare e ci disse di seguirlo. Domandò dove fosse l'altro "uomo del futuro" e gli dissi di aver perso ogni traccia di Stiven.
"Se era davanti a te, allora si accorgerà di noi più avanti e ci raggiungerà."
Riprendemmo il cammino seguendo il fratello del Guardiano.
"Posso...niente" sbiascicò Pexit.
I due amici interloquivano nella loro lingua e facevano compagnia al sottofondo della natura.
"Che è successo...no" disse ancora Pexit. Il modo in cui indugiava sul dire i suoi pensieri mi fece tenerezza e come Lyvet aveva fatto tante volte con me, mi feci più vicino.
"Che c'è Pexit? puoi parlare" gli dissi abbassandomi un poco verso il suo grande orecchio.
Si fece coraggio e parlando con me disse
"Io volevo solo...ero curioso di sapere...ma Spica? Che stanno facendo Spica e gli altri?"
Avevo capito che Attilius avesse un udito sopraffino per cui mi sorprese che non avesse sentito.
"Attilius, Spica e gli altri aspettano oltre la neve il nostro ritorno?" chiesi ad alta voce.
Arrilius sospirò "Non è una storia di cui voglio parlare. Piuttosto, Okiro, raggiungimi qui vicino."
Gli fui accanto in un passo
"Restate a dieci passi da noi" ordinò agli altri
"Vuole...vuole che la prenda in braccio e cammini un po' più avanti?" dissi
"Ti sembro uno che si fa prendere in braccio come un giocattolo?"
"No, mi dispiace, mi scusi"
Guardò davanti a sé continuando a camminare con il suo fare nobile
"Sei impacciato, talvolta sciocco, all'occorrenza riflessivo e dici cose gravi. Non dovresti nominare il Guardiano senza un valido motivo. Il fatto che tu lo abbia visto in un momento di debolezza non significa che non sia potente. Lui possiede il Sole, sarà sempre più potente di ognuno di noi."
"Io..."
Non avevo neanche pensato che il Guardiano fosse debole in quel momento.
"Troveremo la fonte, risolveremo il problema dei cristalli e tutto tornerà come prima. Quindi perché il Guardiano dovrebbe voler essere al tuo tempo?"
"Ehm...la leggenda narra di un...un Mangiatempo. Ma ci deve essere un altro motivo, magari c'è"
"La leggenda? Quale leggenda? Racconta"
"Ecco...si narra che al Potente Guardiano siano stati rubati i poteri dal Mangiatempo."
"Ah! Rubati i poteri? Voi del futuro vi inventate di tutto."
"Vorrei fosse così, e adesso non dovrei categorizzarmi in credente o diffidente."
"Cosa intendi?"
"Al mio tempo alcuni credono che il Mangiatempo potrebbe aver cambiato il modo di usare il Sole, o magari sta ancora aspettando di farlo"
"Non basta avere il Sole per poterlo cambiare" mi disse, eppure seppi che in fondo, almeno per un piccolo istante, aveva posto a sé stesso la sua esclamazione come una domanda. "Perché questo folle, in questa altrettanto folle leggenda, avrebbe pensato di voler cambiare il Sole? Per brama di potere? Voglia di farsi conoscere?"
"Nessuna leggenda risponde a questo"
"Quindi per voi creature del futuro sono avarizia e dicerie a far crescere le menti" disse Attilius deluso
"No Signore, ognuno cresce credendo a ciò che vuole. Non tutti sono per forza come per i genitori dovrebbero essere. Se venisse nel futuro si accorgerebbe che io non sono il prototipo degli uomini del mio tempo, non posso parlare a nome di tutti poiché siamo tutti un po' diversi. Prenda Lyvet"
Attilius corrugò l'ampia fronte verde
"Lyvet è un'altra creatura del mio tempo, abbraccia tutti, vede il bello in tutti, sorride sempre e trova il lato positivo in ogni situazione. Non è di certo la persona avara che crede alle dicerie come stava dicendo della mia generazione, Signore."
Fece un lieve sorriso di speranza.
"E il tuo amico che ha salvato i migliori Fidati del Guardiano?"
"Stiven...che ha salvato i suoi amici?"
"Amici...si"
"Beh lui è...agli occhi di Lyvet è una bella persona, per me è misterioso e...non so...prima non tanto mi fidavo, forse ora..."
"Parli dei Severi e spunta la divisa"
"Eh?"
"Eccovi!" Disse Stiven comparendo da un lato del bosco. "Che mi sono perso? Avete trovato la Fonte?"
"Stiven! Ma dove eri finito?" dissi
"Quell’animale sembrava mi stesse inseguendo...ma mi sbagliavo, ora tutto risolto" rispose con il fiatone.
"Avete esaurito gli inciuci lì avanti?" Disse Betalugeuse.
"Beta!" fece Rigel un po' ridendo un po' sul serio.
"Ic oiams ianciatl aelln eevn rep iul, eentrm Spica aestavr a euardarg. E iop non oensp ehc igl aispiaccd aun aattutb igno oantt."
"Òup essere" disse Pexit.
Mi girai indietro; ormai il gruppo si era riunito e i due Fidati Maggiori si adocchiavano fingendo di non capire Pexit.
"La Fonte dovrebbe essere qui" dichiarò Attilius.
Il pacato e continuo scroscio dell'acqua evidenziava la presenza di un ruscello che si gettava in un ampio pozzo sotterraneo. Esso si trovava ai piedi di un albero di radici antiche che denotava il contrasto tra la grandezza dei rami che si estendevano in direzione del cielo e la profondità del pozzo che si protendeva sottoterra.
"Che cosa c'è qui dentro?" domandò Pexit con la sua solita curiosità.
"Non ditemi che dovremmo lanciarci dentro e vedere dove porta...in tal caso Beta oi oadv rep orimp, oappils." fece Rigel
"E im iuov eogliert ouesq enoro Rigel!"
"Essolutamenta is"
"Io non mi ci lancio dentro" s'intromise Stiven.
Attilius si affacciò al limitare del gigantesco pozzo e tra sé disse "Andiamo Nessi, dove sei?"
"Aaa ma che bel posto" disse Pexit con aria sognante "questo battibecco tra gli uccelli, mi sembra quasi di sentirli fare pace. E tutte queste foglie...non ho mai visto così tanto colore verde in tutta la mia vita, sapete? Noi viviamo in un deserto di cristalli, quindi di verde ce n'è ben poco se non quello sulla nostra pelle. Ma sono l'unico che non aveva mai visto tutt-"
Lo scroscio dell'acqua ritornò in primo piano.
"Beh..."
"Deve essere stato strangolato da un ramo"
"Noi ci viviamo nel bosco, quindi..."
"Già Pexit, non ascoltare questi due barzellettoni" dissi
"Barzellettoni a noi?" "Tu sei un barzellettone gigantone panettone puzzolone" disse Beta
"Hai ragione il bosco è bello da rimanere senza fiato" continuai.
Pexit non rispose. Pensai che ci stesse facendo uno scherzo, lo pensammo tutti.
E dove c'era uno scherzo avevo capito che dovevano, non poteva avvenire diversamente, essere coinvolti quei due Fidati.
Barrendo per nascondere l'imminente risposta allo scherzo, si parlarono a gesti e si prepararono a smascherare Pexit dietro l'albero in cui l'avevano visto sbirciare.
Alzarono la proboscide per tre..due...una volta e
"Bhoooooo!" risuonò dalle due direzioni.
Stiven si fece una risata che si affievolì man mano.
"Betalugeuse, Rigel?" li chiamai
"Basta con gli scherzi, qui la Fonte non c'è...se ne è andata davvero. Io...non lo avrei mai creduto possibile" camminò nervosamente Attilius scrutando in ogni direzione.
Portava il peso della delusione...per lui, per il Guardiano.
"Una spedizione, due perdite prima, poi dozzine di ritirati, sei superstiti e alla fine...nulla! Tutto inutile. Il presente che cade a pezzi, tradito e distrutto come i cristalli, e il futuro che si presenta qui senza possibilità di ritorno. Tutto-"
Inutile. Superfluo. Triste. In rovina.
"Com'è che dice di chiamarsi?" disse Stiven
"Attilius"
"E non è tipo da scherzi, vero?"
"Forse no"
"Quindi che fine ha fatto?"
"Dove sono finiti tutti?"
Facemmo un passo dopo l'altro, cautamente e guardandoci attorno. Avevo paura che qualcuno spuntasse dal nulla a rapirci e farci scomparire come tutti gli altri, o che li trovassimo a terra inermi dietro quell'albero. Un passo alla volta.
"Okey ci siamo" sussurrai prima di guardare dietro l'albero.
"Non c'è nien-... ma dove diavolo mi trovo?”
******Angolo autrice*****
E adesso cosa sta succedendo?? Sono curiosa di conoscere le vostre ipotesi, se vi va❤️
Scusate se non pubblico da un po', cercate di comprendermi, sto vivendo un periodo molto pieno anche a livello emozionale e mi sento delusa da me stessa quando non riesco a trovare il tempo per aggiornare la storia. Ci tengo molto a questo libro, coltivo il suo progetto e mi sprono da sola a non smettere di scrivere. Mi farebbe piacere il vostro supporto❤️🩹
Colgo l'occasione per augurare una serena Vigilia di Natale a tutti! Siete importanti, abbracciatevi e abbracciate chi ve lo ricorda.
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