𓆩XLI𓆪
☽CAPITOLO 5. IL DISPIACERE DELL'ATTESA☾
Si trovava disteso nella vasca da bagno, in piacere tra petali di lavanda e profumo di cocco. Remava in un vasto mare di pensieri, uno assalito dall'altro, si annodavano, si intrecciavano ma non si scioglievano. Colmava il petto di aria e poi la soffiava lentamente dalle narici, inebriandosi del delicato sentore primaverile. Il leggero e soddisfacente gorgoglio dell'acqua che si agitava a ogni suo leggero movimento compiaceva alle sue orecchie, che oltre all'acqua e il suo respiro non coglievano altri rumori e suoni. Era solo lui cullato dalla quiete e la tempesta di pensieri.
Mentre egli salpava sulle onde senza alcuna padronanza e rotta, l'amato suo entrò nel bagno.
Ebbe subito molto caldo, la stanza sembrava un campo annebbiato che a breve non vedeva nemmeno quel che gli stava di fronte.
Si avvicinò al compagno nella vasca, si calò dietro di lui e gli baciò la fronte per avvertirlo della sua presenza.
«Sei davvero sicuro che vuoi portare avanti la gravidanza?» gli domandò.
«Mentirei se dicessi di sì...» rispose Giglio, senza orma di esitazione e dubbio nella voce, quella risposta aveva origini dal suo cuore.
Ma poi aprì gli occhi, unendo lo sguardo a quello del vampiro.
«Ma non direi nemmeno di no. Non lo so, sento che se lo sto facendo per te, allora va bene pure a me»
Sebbene la risposta fosse ciò che già Walter si aspettava di udire, se la lasciò scorrere sulla schiena e giù per le gambe, sperando che il passare del tempo l'avrebbe resa cenere.
«Ti amo, non ti farò mancare nulla, ti solleverò da ogni peso, mi caricherò di ogni responsabilità. Poiché il dolore che patirai tu sarà grandemente maggiore confronto al lavoro che seguirà, perciò cerca di non pensarci troppo» dichiarò solennemente, coccolando di carezze e baci la testa e le spalle del compagno.
«La dottoressa mi ha detto di evitare salumi, in questo momento vorrei proprio dei gustosi girelli di salame con del formaggio e un calice di vino» disse.
«Vuoi che chiedo di farti preparare qualcosa dalla cucina?» domandò Walter.
«Hmm, non voglio stressare i camerieri»
«Non ti preoccupare, vengono pagati per questo, e mia madre li tratta con rispetto»
Allorché Giglio si sentì leggermente meno in colpa a dover dare a loro maggior compito da svolgere, il suo stomaco esigeva un piatto gustoso e appagante.
«Dopo potrei degli spaghetti con sugo e polpette? Ma polpette di manzo e che il sugo sia quello di pomodoro. Oh, e anche delle bruschette al lardo e un budino al cioccolato per dessert se ce l'avete»
«Che esigente» disse Walter «E che farai se uno dei gemellini ti chiedesse della trippa al sangue e succo di pompelmo?»
«Due sberle e vedrai come gli passerà la voglia di mangiare sozzerie crude e sanguinose» rispose Giglio, ergendo la mano al volto di Walter.
Glielo accarezzò e lo elogiò per la sua bellezza, poteva sentire l'alloro posato sul suo capo, beato di avere al fianco suo un uomo di così bell'aspetto sia fuori che dentro. Egli sì che era un miracolo.
«Sei davvero sexy con i capelli lunghi, ti donano molto» di confessò toccandoli, oramai giunti sulle spalle.
«Pensavo di tagliarmeli un po', stanno crescendo troppo» rispose Walter, soffiando via il sorriso dalle guance del compagno.
«Tu piuttosto, te li tagli non appena ti toccano il collo, lasciali crescere» gli disse.
«Non mi sono mai piaciuti i capelli lunghi, mi ha sempre dato tanto fastidio doverli pettinare» rispose, già scocciato al solo pensiero di doverli fare scorrere tra i rigidi denti del pettine.
«Te li pettinerò io» promise Walter, che lemme lemme calò la mano sul petto liscio dell'amato.
La fece scorrere appena un po' più giù, seguita dagli occhi di Giglio e i suoi, lo accarezzò fino a giungere al ventre, dopodiché, come se volesse attendere un cenno di consenso, la fece tramontare nella sua intimità.
«Ah...» gemette Giglio.
Le dita di Walter cominciarono gentilmente a disegnare cerchi e spirali, a scorrere da ambedue i lati e adulare.
Giglio gli strozzò il polso, come se volesse che cessasse, ma poi lo baciò, gli colse la lingua e la intrecciò nella propria.
Il fiato si accorciò e diventò quasi proibito, poiché anelarlo avrebbe portato alla fine di quell'intenso bacio.
La lingua di uno assaliva e molestava morbosamente quella dell'altro, sembrava che nelle loro bocche sguazzassero farfalle in volo, si addentavano le labbra e si lasciarono i menti e le guance unte.
«Spogliati» gli sussurrò a fiato spezzato.
Ordunque il vampiro si denudò, e si immerse nella vasca con l'amato per poter continuare a consumare il bacio.
Le loro mani scorrevano libere e nomade lungo la pelle, esplorando e calandosi laddove solo a loro era concesso e dato l'onore di lambire.
Giglio evocò il nome del vampiro, lo lasciò pendere dalle sue labbra e lo guardò come una pecorella afflitta dal calore del manto.
Walter, conoscendo gli occhi di Giglio come un libro letto e riletto, entrò in lui e cominciò sinuosamente a muovere i fianchi, a ogni spinta l'acqua si agitava e tra un flutto e l'altro il pavimento si profumò.
Le mani di Giglio erano sulla schiena di Walter, arava con le unghie man mano che si sentiva realizzato. Lo teneva stretto presso di sé, come se nutrisse il timore che qualcuno altro glielo portasse via, ponendo fine a quel piacevole momento sacro.
«Vorrei che tuo padre fosse qui, per vederci in questo stato e...» le parole gli vennero alterate dalla delizia, il suo respiro mancò e le forze lo abbandonarono. Ma poi si riprese, schiarì la voce e disse «E vedere quanto io ti ami, Walter. Voglio che ci veda scopare»
Walter sollevò la gamba del compagno, l'appoggiò sulla propria spalla, dopodiché si calò nuovamente in lui con maggior prestanza. Gli occhi scuri di Giglio sfiorarono le palpebre superiori, per un attimo sembrò che stesse per inalare l'ultimo respiro, l'acqua e il profumo di cocco rendevano la penetrazione dolce e piacevole, egli riusciva a sentire il vampiro nelle proprie radici, nel fulcro della sua intimità. Lo appagava, lo colmava e il suo calice presto traboccò copiosamente tra le acque.
Nonostante il suo fiore fosse già fiorito, Walter proseguì ancora insoddisfatto e cinto di vigore.
L'acqua nella vasca si agitò come un mare in tempesta, le onde erano alte e funeste e il loro intenso e acuto fruscio era accompagnato dai teneri gemiti dell'umano, ormai realizzato ed esausto come un fazzoletto bagnato.
«Walt... Walt, oh cazzo continua così! Continua ti prego» implorò svigorito, cercava di sostenersi ai margini della vasca ma ogni volta scivolava e tornava nella posa di prima.
Allorché il vampiro lo conciò ad assumere una posizione diversa, Giglio gli concesse tutto il suo corpo, non si oppose a nulla poiché curioso di vedere.
Lo fece accomodare ai margini della vasca, dopodiché lo invitò a divaricare le gambe, era chiaro quello che volesse fare.
Il cuore di Giglio sobbalzò in gola, strinse i bordi della vasca e attese con brio che la lingua del vampiro si mettesse all'opera per compiere portenti.
Ma l'attesa fu ciò che rese il momento più scottante, il vampiro restò a guardare sul volto del compagno l'angoscia e la pazienza sgocciolare sulle guance arrossate.
Ansimava, boccheggiava morbosamente fervendo tutto quanto.
Walter si avvicinò lentamente tra le gambe dell'amato, quest'ultimo accompagnò la sua testa con il palmo della mano e lo sguardo annebbiato.
Quando Giglio sentì la punta della lingua del suo amato presso di lui, la sua schiena si piegò afflitta di goduria, e mantenere le gambe divaricate diventò un'azione quasi impossibile, se non per Walter che ci si trovava in mezzo egli le avrebbe chiuse, mosse agitatamente come un condannato sotto tortura.
Sentiva la sua lingua farsi strada nelle sue delicate labbra, ormai terse e inebriate. Pulsava profusamente in un andamento frenetico e indomabile, tutto si lui sembrava andare a fuoco.
«Oh! Oh sì!» esclamò stringendo i capelli del compagno, la cui bocca sembrava voler divorare ogni margine di lui, consumare e raccogliere tutto ciò che stillava da lui sul proprio palato.
Gli schiocchi della sua lingua, il fruscio dell'acqua, i gemiti e i sussulti di Giglio.
Walter si fermò un istante per potersi concedere la visita del volto del compagno, come per conferma che egli stesse veramente godendo, ma prima che potesse ergere gli occhi, Giglio gli pregò di non cessare.
Si rimise all'opera, facendosi perdonare tormentandogli specificamente il clitoride, dopodiché condusse le dita in lui e le mosse convulsamente nell'orifizio, avanzò tra le sudice e delicate pareti femminili del compagno, raggiungendo il punto più sensibile e reagente. Quando Giglio lo sentì sprigionò un gemito così acuto da avvertire i familiari del vampiro nelle stanze accanto, inalò un profondo e largo respiro e le dita del compagno annegarono nel suo limpido flusso.
Il petto di Giglio sobbazalva, i suoi polmoni erano esili e privi di aria.
Walter lo condusse tra le acque, e fu lui questa volta a sedersi sul bordo della vasca, invitando il compagno a gratificarlo come ricambio.
Giglio non esitò, gattonò verso di lui e colse il suo membro nella mano. Iniziò subito a vezzeggiarlo con amabili movenze, un andamento che stordì Walter.
Dopo carezze e baci, Giglio limò con la lingua la pelle del compagno dalla radice all'asta, fino a incoronare con le sue succosi labbra rosse il glande.
Il vampiro gemette giulivo e fletté il collo all'indietro, appoggiò la propria mano sui morbidi capelli del compagno, accompagnandolo nel suo movimento logorroico.
Giglio ancora una volta sfoggiò le sue virtù, ospintando tutto quando il membro del vampiro nella sua cavità orale.
"Il suo cazzo è proprio perfetto per la mia bocca, si cala perfettamente, scivola giù come il miele" pensò, al contrario di quello di Vittorio, che quando lo aveva accolto in bocca sembrava volergli dilaniare la mandibola e incenerirgli la gola.
Walter iniziò a sentirsi spaesato, confuso come un uomo ubriaco smarrito per le vie del parcheggio.
Deglutì e ansimò, dopodiché calò gli occhi sul suo amato, in ginocchio e con la testa tra le sue gambe. Poteva vedere i suoi glutei emergere dall'acqua, tondi e succosi, le sue mani fervevano tentate.
Avrebbe voluto sculacciarli, strizzarli e morderli, ma non potendoli raggiungere si accontentò di guardarli.
Giglio lo colse distratto, ordunque per stuzzicarlo cominciò a ondeggiare lentamente i fianchi.
Walter sentì le ossa cedere, la sua guardia si azzerò completamente, tutto di lui cessò di funzionare normalmente.
«Oh Giglio...» sospirò.
Giglio mugugnò, poteva sentire il compagno che stava per raggiungere i propri limiti, a breve avrebbe ceduto ed egli avrebbe deglutito il suo seme, ma nel frattempo si godette l'antipasto.
"Se suo padre fosse stato presente in casa ci avrebbe sicuramente sentito, che goduria" pensò, immaginandolo dall'altra parte della porta a prendere l'aria a pugni e sberle.
"Il sesso con lui sarà stato pur delizioso, ma quello con Walter è..." Ma prima che potesse finire di pensare, ecco che senza preavviso la sua bocca si candí del seme del suo compagno.
Colto alla sprovvista, Giglio singhiozzò e per poco non lo addentò.
«"Amore, sto per venire"» lamentò «O anche un colpetto alla spalla sarebbe stato gradito»
Walter, desolato e appagato, accarezzò la testa dell'amato e si scusò.
«Perdonami, ma mi mancavano il fiato e le forze» disse.
Giglio si gratto la gola e si riprese dall'improvvisa ondata, Walter lo aiutò a pulirsi il viso con l'acqua e il sapone.
«Dici che abbiamo disturbato qualcuno?» domandò.
«No, secondo me non sono nemmeno in stanza» rispose Walter, ma la sua risposta andava in contrasto con il volto sconvolto e lo sguardo affranto del fratello adolescente che studiava nella cameretta accanto.
Aveva udito tutto, e impedito dalle immagini nella testa, egli chiuse il libro e si coricò.
«Sono molto stanco» confessò appoggiandosi sul corpo del compagno, che lo avvolse tra le proprie braccia e lo coccolò.
«Ora andiamo a dormire, chiamerò qualcuno a dare un'asciugata qui»
«Accidenti no, pulisco io, non disturbarli» ribatté Giglio, ma Walter lo tranquillizzò, dopotutto egli era abituato a tale servigio.
«Mi odieranno, non sono qui da nemmeno due giorni e già li faccio lavorare»
«Che pezzo di pane che sei» rispose Walter, dopodiché i due si scambiarono alcuni baci.
«Giusto, carp gli spaghetti li vuoi ancora?» chiese, e Giglio scosse il capo.
«Ho già mangiato, sono sazio» rispose.
E il bagno si concluse con baci e carezze, tuttavia la notte era ancora giovane, si sarebbero potuti distendere nel letto matrimoniale e proseguire con le coccole, per potersi svegliare il giorno dopo franchi e giulivi.
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