Capitolo 3
Era una bella e calda giornata di sole lì sull'Egitto.
Ajan stava ancora dormendo tranquillamente e...rumorosamente. Plagg, infastidito, andò verso il custode intento a svegliarlo.
«Ajan! È mattina! Sveglia!» gli urlò, tirandogli una ciocca di capelli vicino all'orecchio.
Il ragazzo fece un verso di disapprovo e scosse la mano verso il kwami, facendolo cadere via. Plagg si innervosì, ma poi gli venne un'idea in mente.
«Oh, guarda, c'è Medinet».
Il custode si alzò in fretta e fuoria, con i capelli spettinati e gli occhi sgranati «DOVE?».
«Da nessuna parte.» disse vittorioso il kwami.
«Che simpatico.» sbuffò Ajan, incrociando le braccia.
«Comunque, veloce o farai tardi a lavoro.» lo avvertì Plagg.
«Alla tortura.» lo corresse il ragazzo, sbadigliando.
«Fai in fretta. Non vorrai essere bastonato un'altra volta!» gli ricordò il kwami.
«Già. Non farmici pensare...» disse Ajan, toccando delicatamente le ferite sul braccio.
«Dai, non pensarci e andiamo. Ci aspetta una lunga giornata di lavoro.» disse Plagg sedendosi sulla sua spalla.
«MI aspetta.» lo corresse il custode.
«Ehi! Trasformare un ragazzo cocciuto come te in un supereroe non è semplice!» sbuffò il kwami, incrociando le braccia.
Ajan ridacchiò e Plagg non poté far altrimenti. La sua risata era davvero contagiosa.
«E ora andiamo!– annunciò il ragazzo dirigendosi verso la porta, con il suo solito sorriso stampato in faccia –Alla tortura!».
«Buon compleanno Medinet!» disse Tikki mentre si precipitava sulla sua custode, che si stava pettinando i capelli. La ragazza mise giù il pettine e prese la piccola kwami tra le mani.
«Grazie Tikki.» disse Medinet, strofinando la sua guancia contro la testa dell'esserino dalle sembianze di coccinella, facendola ridacchiare.
La kwami si staccò e iniziò a svolazzare di fronte la custode.
«Allora? Che vuoi fare oggi?» chiese non fermandosi.
La ragazza sospirò «Niente, sarà un giorno come gli altri».
«Ma è il tuo compleanno. Devi festeggiare!» disse l'esserino.
«Lo sai, Tikki, non mi piacciono le feste. Non ho voglia di sentire le domestiche dire di stare dritta ed essere gentile con persone che non fanno altro che parlare di cose noiosissime.» spiegò Medinet, riprendendo a pettinarsi i capelli.
La kwami si fermò.
Non le piaceva vedere la sua custode triste e rassegnata.
Era da sempre costretta a seguire le regole del padre e poche volte l'aveva vista uscire, ma era sempre accompagnata da una domestica e delle "guardie del corpo" oppure trasformata nella Dea Coccinella. Ma anche in forma di supereroina le era impossibile esplorare, visto che era troppo impegnata con le Akuma.
La ragazza non sa niente del mondo che la circonda.
«Allora c'è solo una cosa da fare...» iniziò Tikki.
«Cosa?».
«Sssh, Tikki, fai silenzio.» ordinò Medinet mentre scendeva con la corda fatta di vestiti legati insieme. Aveva un mantello marrone con cappuccio che il vestito. In questo modo poteva non farsi riconoscere.
«Sì, Medinet.» disse semplicemente la kwami.
La ragazza arrivò a toccare terra.
«Bene, ora vado sopra, rimetto apposto i vestiti e intrattengo le domestiche. Tu vai.» sussurrò l'esserino per poi svolazzare diretta alla stanza della sua custode.
«Grazie Tikki, grazie.» sussurrò Medinet, correndo via.
La kwami si limitò a sorridere e rientrò.
Che inizi l'avventura...
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top