10 - Da voi si usa far così?

Freya non era riuscita a decidere se seguire i genitori di Caesar era da impiccioni oppure no. Dopo tanto vagare per i corridoi, capì che forse era meglio tornare nella sua stanza. Pensare che ora il Demone stava male la faceva sentire in colpa: lei conosceva il suo piano. Se avesse mentito, se fosse corsa dall'Imperatrice a dire tutto, ora il ragazzo non avrebbe avuto un foro sanguinante all'altezza della spalla.

Quel dubbio la stava corrodendo: se avesse agito diversamente, Caesar ora sarebbe stato bene? Ma poi ad avere quella ferita sarebbe stato Wladimir. O forse l'Imperatore, essendo più esperto, sarebbe riuscito ad evitare tutto quello...

Non riusciva neppure a dormire, troppo presa da quelle forti emozioni. Se avesse detto di no a Caesar, che non si poteva fidare, lui avrebbe agito lo stesso, ma forse senza raggiungere il risultato sperato. E non si sarebbe davvero fidato più di lei, ed era questo che l'avrebbe distrutta.

Come poteva essere così legata ad un Demone? Come poteva, in soli pochi momenti passati insieme, considerarlo molto di più di Kare, con cui aveva una relazione da cinque mesi?

Paragonarli nella sua mente era facilissimo. L'Angelo non aveva mai fatto nulla di dolce per lei, forse perché non era così sensibile da capire quando lei aveva bisogno di qualcosa, ma che per orgoglio non chiedeva; il Principe invece sembrava comprenderla al volo, quasi telepaticamente. Quando avevano cenato insieme, il giorno prima, lui era stato divertente e quando era il discorso era caduto sui genitori e lei aveva fatto una piccola smorfia, Caesar aveva cambiato subito argomento, percependo che non era saggio continuare.

Sembrava lo conoscesse da una vita, come il ricordo passato di qualcosa di dolce. Delle nocche contro la porta la fecero sussultare. Si affrettò ad aprire, sperando che fosse un servo mandato da Caesar. In realtà, il Demone che si trovò davanti era l'ultimo che si aspettava di vedere.

«Dovremmo parlare», disse Wladimir, fissandola con occhi imperscrutabili. Il cuore di Freya cominciò a battere all'impazzata: l'Imperatore aveva capito tutto, sapeva che lei era una complice del nipote. Che avrebbe fatto? Per quanto egli fosse un amico del Re, Sigfrid il Giusto, ora lei era nel suo territorio e aveva appena cospirato contro di lui.

Annuì, come un topolino in balia di un serpente, senza riuscire a dire alcuna cosa. Gli occhi di Wladimir erano molto pressanti, sembrava capace di scavarle dentro e conoscere il suo passato e il suo futuro.

L'uomo non sembrava a disagio, solo un po' distante, come se la cosa non lo toccasse molto. «Dovresti tornare a casa subito».

Ancora una volta, Freya non parlò. Era questa la sua punizione, quindi, quella di allontanarsi dal Regno. Forse l'Imperatore – come tutta la famiglia di Caesar – pensava che fosse stata lei a spingerlo a fare una cosa simile.

«Quei due traditori avevano contatti con i Cacciatori, e la loro scomparsa potrebbe risollevare astio contro quel gruppo. Non conosciamo più le loro mosse, i loro punti deboli: è passato quasi un millennio da quando sono diventati invisibili. Io e Sigfrid ci metteremo d'accordo su come agire per contrastarli, ma vorrei avere la situazione sotto controllo», continuò lui, fissandola senza imbarazzo negli occhi. Le trasmettevano saggezza e anche furbizia, di un nero così profondo che rischiava di annegarci e non tornare più a galla. «Potrebbe scoppiare una guerra contro di loro... sarebbe più saggio che tu rimanessi in Scandinavia».

«V-va bene», balbettò lei, mordicchiandosi l'interno della guancia. «Posso almeno...», cominciò, ma venne interrotta subito.

«Forse è meglio che tu e Caesar vi allontaniate un po'».

«Solo salutarlo», insisté lei, stringendo i pugni. Voleva vederlo un ultima volta prima di partire, non ricordarselo accasciato contro una spada, ferito. Un ultimo suo sorriso le era dovuto.

«Non posso di certo considerarmi un esperto in amore, ma so come funziona. Cordelia è la mia prima e terza moglie, la seconda è mia nuora. Ho vissuto abbastanza esperienze...», si bloccò un attimo, pensando alla parola più giusta, «sconsigliate. Ma in un certo senso sono sempre state lecite, perché erano Demoni, tutte e due. Un sentimento più profondo della fratellanza fra due razze diverse è...».

«Sconsigliato», sbuffò lei, fissandolo truce.

Wladimir annuì, lieto che avesse compreso il ragionamento contorto. Avrebbe voluto dirle che sapeva che non era facile, che se non fosse stato un Principe, suo nipote avrebbe potuto mollare tutto e scappare da qualche parte con lei. Però il peso della consapevolezza era troppo persino per lui, non solo in quel caso; meglio lasciare la poca innocenza che ancora rimaneva nella ragazza. «La limousine è già pronta, questi sono i biglietti del volo».

Freya osservò quei due cartoncini, e con mano tremante li afferrò, sapendo che sotto sotto stava accettando qualcosa che non avrebbe dovuto. Si era dimenticata facilmente accanto al Principe di essere solo un'ospite, di non essere allo stesso livello di Caesar. Dopotutto, Wladimir stava solo facendo ciò che non aveva fatto lei: tornare con i piedi per terra.

«Arrivederci, Freya», disse, per rivolgerle un sorriso cortese e allontanarsi con passi eleganti lungo il corridoio. Guardò quei cartoncini per un po', due voli e uno scalo fino alla città degli Umani più vicina a casa.

«Da voi si usa far così?», chiese all'improvviso, puntando gli occhi sulla schiena di Wladimir, ormai lontana più di cinque metri. «Quando due opinioni si scontrano e non c'è via di mezzo, si fa un duello?».

L'Imperatore si voltò, trafiggendola con i pozzi scuri delle iridi. Sapeva già cosa volesse intendere, e cominciava a sentirsi più scocciato che sorpreso per l'inclinazione dei maschi della propria famiglia a affezionarsi di donne più forti di loro. Cordelia e Victoria erano testarde e molto più in alto di lui e del figlio, ma restavano pur sempre Demoni. Questa storia avrebbe solo portato problemi, e due cuori spezzati. «E con ciò?».

L'Angelo lo guardò per un minuto buono senza proferire parola. Era scissa tra due voleri: quello di andarsene e dimenticarsi tutto quel periodo bellissimo, o sfidare a duello Wladimir e conquistarsi un posto in quella corte. Ma poi? Caesar avrebbe dovuto sposare una Demone, e l'uomo aveva molti più anni di esperienza di lei, per quando si impegnasse a diventare una Ragazza Scudo. «Dovreste riconsiderare le vostre usanze», si limitò a dire.

Wladimir cercò di non sorridere in modo troppo insistente, prima di voltarsi e continuare a dirigersi verso la sala comune. Ora ne aveva ufficialmente la prova: i Bloodwood non erano attratti solo da donne più forti di loro, ma anche più intelligenti. All'ultimo minuto decise di cambiare direzione, e poco dopo si trovò davanti alla porta del nipote maggiore. Bussò e ad aprire fu Alexander.

«Come procede?», chiese l'Imperatore, sedendosi su una poltroncina.

«Non ha bisogno di trasfusioni, ma avere già una compagna di sangue non sarebbe stato male...», sbuffò Alexander, tornando al suo posto accanto al letto. «Certo, una soluzione ci sarebbe, ma implicherebbe un problema non da poco».

Il padre si trovò ad annuire: una delle poche volte in cui si trovavano d'accordo. «Sì, Freya potrebbe guarirlo con le emozioni, però il loro legame si farebbe ancora più profondo e...».

«... e meglio due mesi di convalescenza in più che un amore simile», finì il Principe per lui, annuendo. «Sarò anche cinico, ma ne deve passare di acqua sotto i ponti prima che Demoni e Angeli comincino finalmente a considerarsi alleati, è troppo presto per Romeo e Giulietta».

Wladimir non venne neppure toccato dall'ultime parole del figlio: non sarebbero arrivati a un suicido per amore, Caesar era troppo intelligente e con molta fortuna Freya sarebbe stata lontana dal Regno abbastanza affinché il ragazzo si sposasse e si affezionasse alla futura moglie. «Forse sarebbe meglio cominciare a presentargli una Darkriver».

«I Silentowl sono caduti troppo in rovina? È il loro turno», chiese Alexander, lanciando un'occhiata al figlio steso sul letto. Aveva un'espressione rilassata, come se dormisse.

«Facciamo così: potrà scegliere chiunque voglia, basta che sia una Demone», propose Wladimir, massaggiandosi le tempie. Un contentino che magari lo avrebbe distolto dall'intestardirsi con l'Angelo.

«Mamma e Victoria non saranno d'accordo, probabilmente», mormorò Alexander con fastidio.

«Quando si parla della stabilità del popolo, la morale non è ammessa», disse Wladimir con tono freddo, consapevole che in un'altra situazione anche lui non sarebbe stato favorevole ad un'azione così meschina.

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