30 ◌ My problems, my remedies

"Cara mamma, so che in città si è diffuso il panico per via della questione di Calum e Brooke, quindi voglio avvisarti per evitare di allarmarti. Sto partendo per due giorni con Michael Clifford, sì quel Michael, stiamo andando a Los Angeles per un concerto. Non aspettarmi sveglia, mi mancherai. Ti voglio bene."

Breve e conciso, pensò Luke una volta finito. Michael si limitò a sospirare, non avendo voglia di scrivere nulla alla propria famiglia. Non credeva ne valesse la pena, non si era preoccupata di quei giorni passati a casa di Luke e non si sarebbe preoccupata del resto.

«Tu, Michael, non scrivi nulla?» chiese a quel punto Louis, vedendo lo sguardo insistente del ragazzo sulla figura china di Luke che scriveva la lettera. Alzò la testa verso il greco e scosse il capo in segno di negazione. Harry era ancora lì ma non era ancora Harry: Apollo e Morfeo avevano preso il posto della sua anima per guidare i ragazzi e stavano aspettando solo di trasportarli sulla statua del Cristo Redentore di Rio de Janeiro.

«Non serve, tutto sotto controllo. Anzi, rimanete per un attimo qui, vado a prendere delle cose da casa.» Si alzò dalla sedia sulla quale era seduto e andò in soggiorno a raccogliere le sue cose. Luke inevitabilmente scattò in segno di allarme e guardò preoccupato i due antichi, prima di ordinare -sì, perché non accettava un no come risposta- a Louis di accompagnarlo. Quest'ultimo sbuffò e guardò male il biondo, poi baciò Harry come se fosse l'ultima volta e seguì Michael fuori di casa. Era ancora difficile abituarsi ai piedi sudati in delle sneakers, era più semplice quando aveva la libertà di sandali che lasciavano respirare anche lì sotto. Raggiunse Michael e lo affiancò, senza però aggiungere parole di alcun tipo, sentiva come se in quel momento non fosse necessario. Semplicemente camminò al suo fianco, muto, seguendo i suoi movimenti moderni e sciogliendo le spalle che portava sempre dritte e sull'attenti, mettendo le mani in tasca, a volte toccandosi i capelli come facevano lì tutti.

«Ti ha detto Luke di venire?»

«Assolutamente sì, ti sembro uno che decide di seguire qualcuno?» dichiarò solenne Louis, rialzando le spalle mentre camminava e facendo sbuffare Michael divertito. Tutta quella situazione lo confondeva, lo preoccupava, lo terrorizzava. Non avere più la sua migliore amica al fianco sembrava avesse sbiadito tutto il resto delle certezze che componevano il suo mondo. Lui aveva bisogno di Brooke, delle sue risate senza senso, del suo mutismo nei momenti più pensierosi della giornata, delle battute che riservava in mensa alla gente che li circondava facendo ridere Michael e incitandolo a fare lo stesso. Lei trasportava, era solare e raggiante. Ma aveva anche i suoi attimi bui, dove non aveva voglia di vedere neanche il suo riflesso nello specchio, dove rifiutava qualsiasi tipo di aiuto perché "problemi miei, soluzioni mie". Michael ricorda una volta che decise di farle una sorpresa prenotando il cinema per loro in una sua serata no e semplicemente Brooke gli urlò contro che non aveva il diritto di interrompere la sua tristezza. Era estremamente complessa, ma a Michael piaceva così, perché era un tassello dopo l'altro di curiosità e aneddoti e stava scoprendo tutto quello che la riguardava. Poteva dire di amarla, come amore platonico per intenderci, ma se fosse stato etero sarebbe sicuramente caduto nella trappola dell'amore di Brooke, che non sapeva di avere alle spalle.

Quando Michael arrivò nel vialetto di casa, notò una donna lì davanti, intenta a bussare con forza alla sua porta, e la riconobbe: era la mamma di Brooke.

«Signora Langdon» manifestò la sua presenza Michael alle spalle della signora, con Louis impassibile che guardava la scena. La signora si voltò e dagli occhi lucidi strariparono delle lacrime di frustrazione, tristezza ma anche gioia.

«Cavolo Michael pensavo che anche tu fossi sparito, non mi hai neanche chiamato, non mi hai avvisato» la voce della donna era ferma ma fragile, le lacrime scorrevano sul suo trucco abbozzato nonostante le importasse molto l'immagine, per via del suo lavoro. Si avvicinò come una furia a Michael e lo strinse in un abbraccio di speranza, di conforto per lei e per lui. Uno di quelli che non avresti da nessun altro se non da una mamma, uno di quelli che ti fanno piangere e non sai mai il perché. E Michael la strinse, perché in quel momento poco importava delle mamme biologiche, chiunque potesse interpretare quella figura in quel momento di perdizione, sarebbe stata considerata mamma. E la signora Langdon era lì preoccupata come se un secondo figlio fosse sparito, come se nel mondo no ci fossero più certezze. Entrambi avevano perso lo stesso punto saldo, e in quell'abbraccio cercavano di recuperare l'uno dall'altra quante più informazioni per ricostruire Brooke.

«Signora Langdon, io-»

«Non darmi spiegazioni, non le voglio. Dove sei stato?»

«A casa di Luke Hemmings. Beh, noi ci frequentiamo e...» tentennò sul suo improvviso coming out, poi si rese conto che la donna lo sapeva da un pezzo e continuò, «andremo ad un concerto a Los Angeles. Io e lui, sono venuto a recuperare delle cose da casa mia»

«Signora, Michael ha fatto l'impossibile in questi giorni per cercare sua figlia e anche questo... concerto?» tentennò sulla nuova parola, «Sì, anche questo concerto è finalizzato a trovarla» Louis si permise di parlare, aveva origliato i pensieri della donna (uno dei poteri da immortale che gli era stato conferito) e aveva risposto alle domande che la donna stava per riservare a Michael. Infatti, lei pensava che Michael, il suo migliore amico, anziché cercarla in lungo e in largo aveva colto l'occasione per fare altro.
La donna guardò di sbieco Louis, prima di sciogliere l'abbraccio senza però smettere di accarezzare le braccia di Michael in modo premuroso.

«Justin Timberlake?»

«Justin Timberlake!» ripeté convinto Michael, capendo che la madre aveva dedotto che il concerto mirato per cercare Brooke fosse quello del suo cantante preferito. Poi Michael sorrise con gli occhi lucidi e poggiò una mano sulla spalla della donna. «Gliela riporterò sana e salva, glielo prometto.»

«Ti ringrazio Michael. E grazie anche a te...»

«Io sono Louis, il grande guerr-»

«Louis!! Sì, è un nuovo amico di B! Ora mi scusi, devo entrare a prendere delle cose prima di partire»

«Certo. Mi ha fatto piacere sapere che almeno tu sia sano e salvo. Spero che lo sia anche Diana e Calum, non ce la faccio più a pensarci»

«Andrà tutto bene, lo prometto» e si chiusero la porta dell'abitazione alle spalle.

Una volta tornati a casa di Luke, trovò Harry in piedi in mezzo al soggiorno e Luke quasi appeso al suo braccio che cercava di tirarlo il più possibile verso il divano.

«Andiamo Harry, vieni sul divano»

«Mortale, non sono Harry ma Apollo, il grande Dio del sole e della poesia e del-»

«Cazzo? Pure del cazzo?» esordì Michael per annunciare la sua presenza. Luke abbandonò Harry e corse tra le braccia di Michael esausto, quella situazione stava stressando tutti. Lo abbracciò forte e gli accarezzò la nuca e i capelli alla base del collo, sembrava bisognoso di affetto e Michael non esitò neanche un secondo, pronto a soddisfarlo. Louis, dal canto suo, alzò gli occhi al cielo e si avvicinò ad Harry, prendendogli la mano.

«Harry, se sei lì per cortesia, puoi dire anche tu ai due ragazzini di muoversi?» fece dondolare le loro mani Louis in un gesto tenero, non amava molto quando succedeva che utilizzavano il corpo di un semidio -del suo semidio- per collegare il mondo divino a quello mortale. I due ragazzi, udendo le parole di Louis si unirono a cerchio, e Harry -Apollo- unì i suoi poteri per creare una nebbia verde attorno a loro, che inglobava uno ad uno i ragazzi fino a diventare un'unica grande nuvola verde. In un battito di ciglia, si ritrovarono in cima al Cristo Redentore, a Rio De Janeiro. Era buio, evidentemente il teletrasporto aveva portato pochi secondi per loro ma diverse ore di viaggio reali. Ma, il sogno di Louis parlava di quella missione avvenuta di notte, al buio, così da non avere complicazioni, ed erano lì proprio di notte fonda. Apollo abbandonò il corpo di Harry che ritornò in sé e tutti lo notarono per via dei suoi occhi tornati verdi, Louis non poteva essere più felice. Lo baciò con amore, ma decise di abbandonare le sue labbra per finire il loro compito.

«Finiamo tutto questo che voglio tornare a casa.»

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