20 ◌ No matter what

Passarono giorni, i quattro ragazzi non sapevano da cosa partire.

Luke aveva accettato di far restare i due immortali dagli Hemmings, considerato che la camera degli ospiti non veniva mai aperta e rimaneva chiusa a chiave tutto l'anno, e i suoi genitori erano troppo presi dal lavoro per poter prestare attenzione ai piccoli cambiamenti.

Infatti, Lucas Robert Hemmings quel mercoledì a scuola, aveva indossato la stessa camicia di martedì, per giunta non stirata. Aveva passato una notte in bianco, ore al buio strazianti mentre sentiva Harry e Louis nella stanza adiacente che amoreggiavano senza contegno.

Avrebbe cambiato le lenzuola.

E Michael non era per niente di aiuto. Ogni volta che si vedevano a scuola non avevano tempo per parlare perché si chiudevano nel bagno dei ragazzi e incominciavano le danze baciandosi fino al suono della campanella, e così per ogni cambio dell'ora fino alla ricreazione, dove si sedevano insieme sconvolgendo la massa che li circondava. Nessuno si sarebbe mai aspettato uno come Luke, con tutta quella popolarità, al tavolo con Michael Clifford, anche detto il tinto per via della sua passione per le tinture per capelli. Nessuno si sarebbe mai aspettato che tra i due fosse nata una vera relazione, o che ci fosse così tanta frustrazione sessuale condivisa.

«Whoa, Lukey. Che è successo, hai un aspetto orrendo» ecco, infatti. Grazie Michael.

Luke alzò lo sguardo verso il suo stancamente, sospirando prima di avvicinarsi e lasciargli un bacio a fior di labbra. Il contorno dei suoi occhi era livido e il colore delle iridi spento.

«Grazie, Michael» borbottò lui camminando verso il suo armadietto con la mano che manteneva lo zaino stranamente pesante sulla spalla. Il ragazzo dai capelli tinti questa volta di azzurro, non più di lilla, lo seguì silenziosamente per tutto il tragitto, aprendogli poi l'armadietto mentre il più stanco si poggiava al suo corpo.

«Cos'è successo?»

«Non li sopporto più, quei due greci» borbottò tagliando corto Luke riferendosi ad Harry e Louis, infilandosi con la testa nell'armadietto per sbadigliare e svuotare la sua cartella per poterla riempire con i libri della giornata. Michael guardò meglio il corpo del ragazzo, notando che era davvero stanco.

«Che hai adesso?»

«Matematica A, ma non voglio andarci. Non ci capisco niente senza Diana. E non voglio neanche andare agli allenamenti dopo, perché non c'è Calum e non serve allenarsi per una partita persa in partenza.» Il suo era un tono piatto, senza variazioni dettate dalle emozioni. Semplicemente parlava perché doveva spiegare, ma se avesse avuto scelta, sicuramente non sarebbe stato lì presente a scuola.

«Lucas Hemmings!!» una voce stridula venne dalle loro spalle, costringendo entrambi a voltare lo sguardo e cercare la fonte di quell'urlo strozzato.

Tonya Glynne, quella che doveva essere la fidanzata di Luke e di cui lui aveva totalmente rimosso ogni informazione dopo esser stato tirato in ballo nell'avventura greca con Michael. La ragazza in questione stava avanzando verso i due ragazzi con le lunghe trecce alla francese bionde che ondeggiavano sulle spalle. Stava indossando la sua amatissima divisa da cheerleader bordeaux, simbolo del Rowville Secondary College.

Luke guardò allarmato Michael, il quale non lo notò poiché impegnato a roteare gli occhi scocciato.

«Dove diavolo ti sei cacciato tutto questo tempo! Non sei neanche venuto a casa a trovarmi!»

«Avrei dovuto?» domandò lui con un sopracciglio inarcato.

«Sono stata male una settimana e tu non ti preoccupi della tua ragazza?»

«Ma non ho deciso io di averti come ragazza, Tonya...» sospirò lui arreso.

La ragazza non parlò, decise di aggiustarsi l'uniforme abbassando lo sguardo, cercando di far trapelare l'indifferenza dai suoi gesti anziché l'umiliazione. Un gruppetto di ragazzi si era riunito per osservare meglio la scena intorno a loro in corridoio, ma lei non sembrava particolarmente propensa a mettersi in mostra in quel momento.

«Cosa vuol dire?»

«Che ti lascio, o che per me non siamo mai stati nulla. Hai deciso tu di mettermi in questa situazione, Tonie. Non te l'ho mai chiesto, non è mai successo. Ci siamo baciati sì, ma un bacio non segna l'inizio di una relazione

Tonye Glynne batté il piede per terra prima di inveire in imprecazioni poco femminili verso Luke, lasciandolo lì in mezzo al corridoio con un Michael che aveva sentito la conversazione senza però intervenire in alcun modo, ma che era rimasto particolarmente colpito dall'ultima frase del ragazzo.

Un bacio non segna l'inizio di una relazione.

Sospirò, cercando di non pensarci, anche se era inevitabile. Forse era stato affrettato, forse avrebbe dovuto aspettare prima di riprendere un ritmo -e un'abitudine, aggiungerei- simile, dovevano definire più la loro relazione piuttosto che approfondirla.

Luke si strofinò una mano sul viso, prima di lasciare sulle sue labbra i rimasugli di un grugnito esasperato. Sbatté l'anta del suo armadietto e guardò Michael, ancora assorto tra i suoi pensieri.

«Saltiamo la prima ora? Ho bisogno di rilassarmi un po', e svegliarmi con del caffè.»

«Starbucks?»

Due caffè e tre muffin dopo, i due erano al tavolo di Starbucks che parlavano del più e del meno, sempre però sulla questione greca.

«Dobbiamo trovare un collegamento con il Paradiso» constatò Luke, masticando il suo ultimo boccone di muffin. Pensava che trovando una sorta di Paradiso Terrestre, potesse in qualche modo collegarsi al reale paradiso e portarli dritti a destinazione. Ma non c'era certo un posto solo definito paradiso terrestre, sulla faccia della Terra.

«Già, chissà. Forse dobbiamo farci una camminata lunga quanto quella di Dante Alighieri, che ne dici?» ipotizzò Michael, ridendo mentalmente al pensiero che Dante e Virgilio erano da sempre stati un qualcosa di più di semplice amicizia, secondo il modesto parere di Clifford. E che ora che la Beatrice (Tonya) di turno si è bellamente fatta da parte, allora erano pronti per inseguire qualcosa di più grande di una donna: il vero amore. Che non ha una figura distinta, bensì solo uno scopo: la felicità. E loro miravano a quella felicità.

«Certo, magari dobbiamo scalare anche un monte.»

«E se fosse l'Olimpo che dobbiamo scalare?» strabuzzò gli occhi Michael di colpo, sconcertato dal suo pensiero. Prese il telefono iniziando a smanettare su Google alla ricerca di informazioni di diverso genere come "altezza dell'Olimpo", "Tour sull'Olimpo", "Una giornata da Dio Greco" e così via.

Non trovò nulla.

«E se non fosse collegato alla Grecia?» Luke, dopo quel buon caffè e il muffin al cioccolato era più arzillo che mai. Era davvero stanco di avere intorno Harry e Louis, non perché non gli fossero simpatici, semplicemente perché era difficile stare alle prese di mille perché e mille "wow".

Michael non capì, inizialmente.

«Intendo dire, se ad esempio dovessimo andare in Italia? È lì che è nato e morto Dante. Ed è lui che ha sperimentato, anche se solo in maniera metafisica, la discesa negli inferi e l'ascesa fino al paradiso. Che ne sai, potremmo trovare qualcosa sulla tomba di Dante Alighieri!» Il ragionamento di Luke non aveva tutti i torti, ma non sapevano davvero se intraprendere un viaggio così lontano dall'Australia, così piccoli ed inesperti, potesse effettivamente fruttare qualcosa di buono. E se avessero fatto solo un buco nell'acqua? E se avessero sbagliato pista? Avrebbero buttato tempo prezioso e magari anche la possibilità di far tornare indietro i loro amici.

«Mi sembra assurdo...»

«Lo so, ci pensavo mentre lo dicevo» Luke si scusò, come se avesse deluso le aspettative di Michael che credeva che fosse la persona più intelligente del mondo. Alzò lo sguardo verso di lui mortificato, incontrando quegli occhi che sempre gli avevano trasmesso sicurezza.

«Luke, troveremo un modo. Non addossarti la colpa di tutto, non c'entriamo niente noi. Stiamo solo aiutando.»
«Non è colpa tua, non puoi pretendere che le risposte arrivino subito. Non siamo in un film» la mano di Michael slittò sul tavolo per raggiungere quella di Luke e stringergliela, cercando di dargli un minimo di conforto e rilassarlo.

Sarebbe stata un'ardua impresa, ma un modo c'era, e lo avrebbero trovato. A tutti i costi.

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