18 ◌ «Good job Eros!»
«Ci ha detto tutto, e non ci ha detto niente.» Se l'irascibilità dovesse avere un volto, sicuramente sarebbe quello di Michael Clifford. Aveva abbandonato quella che sembrava a tutti gli effetti una seduta spiritica e si alzò, spezzando quel cerchio che doveva attirare principalmente l'armonia e buone premonizioni ma che, secondo il suo modesto parere, non era servito a nulla.
«Mikey, non è vero. Ci ha dato una pista» l'ottimismo di Luke cercò di abbracciare quel mantello scorbutico di cui Michael era tanto geloso. I loro caratteri erano così opposti, le due personalità facevano a pugni tra loro, eppure i loro cuori battevano all'unisono. Serviva solo avere una certezza, per far si che battessero ancora.
«Sì, credo anche io che ci abbia fornito una... pizza?» Louis non era certo di quello che aveva sentito.
«No, pista» gongolò fiero Harry.
«Come se sapessi il significato, Harry» alzò un sopracciglio Louis, girandosi verso il suo amato.
«Non so il significato, ma almeno presto più attenzione di te.»
«Ci stiamo solo perdendo in chiacchiere!» sbottò ad un tratto Michael. Le mani nei capelli, gli occhi contornati da un rosso acceso in contrasto con il candore che lo contraddistingueva, la bocca schiusa. Sembrava un pazzo. Luke si girò a guardarlo e decise di alzarsi, portandoselo nella stanza adiacente alla cucina per parlargli in separata sede, senza dover dare spiegazioni sul loro modo di parlare o quant'altro.
«Michael, devi riprenderti, cazzo» sbraitò cercando sempre di rimanere composto Luke, fissando gli occhi chiari dell'altro con sicurezza. Quando si è insicuri, solitamente, si perde la capacità di guardare negli occhi una persona. Può sembrare una sciocchezza, eppure sostenere uno sguardo è una delle azioni più difficili che compongono una relazione tra due persone. Automaticamente fai cadere in basso lo sguardo, oppure verso le labbra della persona con cui stai parlando o, nei casi più imbarazzanti, slitti lo sguardo ovunque fuorché negli occhi di chi hai davanti. Un minuto prima sentivi di poter maneggiare il mondo con la tua sicurezza, un attimo dopo perdi questa capacità, lasciandola che si sgretoli in quella stessa mano determinata a tenere il mondo. E non puoi fare nulla, se non riprovare finché non acquisisci quella fiducia tale da impadronirti della scena.
Ma Luke no, lui in quel momento era certo del suo sguardo, sapeva che doveva essere rassicurante, fermo, così da far capire a Michael che per quanto potesse sembrare tutto un sogno, non lo era, non lo era affatto.
«Non ce la faccio più!» la voce era spezzata dall'esaurimento, sentiva piano cedergli le gambe e aveva anche l'impressione di essere lì pronto per un attacco di panico. Luke lo guardò, ora era uno sguardo diverso, come se si prendesse gioco del suo amico perché a differenza sua non era in difficoltà. Poi semplicemente i suoi occhi si addolcirono, e con essi anche i suoi gesti, portò una mano sulla guancia ruvida per via di una abbozzata barba chiara e l'accarezzò. Inizialmente, Michael si immobilizzò sul posto, come per paura che potesse rimanerci secco da un tocco troppo delicato come quello. I suoi sentimenti si sentirono presi in causa e vennero a galla tutti insieme, inondando il cuore di Michael di dubbi, incertezze, quelle stesse incertezze che ti costringono ad abbassare lo sguardo sulle labbra dell'interlocutore. Ma quelle incertezze erano anche spinte dall'irrefrenabile voglia di un bacio, quello che si dà nei film nel momento cruciale per non segnare un addio tra i due patetici innamorati, ma un "ci vediamo presto", uno di quei baci rassicuranti.
«Michael, siamo il fulcro di questa situazione. Siamo noi che dobbiamo guidare Harry e Louis in questa spedizione, noi con loro dobbiamo trovare una soluzione e riportare Brooke qui. Senza alcun tipo di dubbio, intesi?»
«Chiaro» la sua voce era ancora mossa dall'esitazione, ingoiò la saliva e sorrise titubante, prima di avanzare verso la figura alta e snella di Luke, che non aveva neanche accennato a spostare la mano dalla guancia del suo amico.
Si guardarono, per quelli che parvero anni ma furono solamente pochi secondi, secondi nei quali incredibilmente lo stesso pensiero attraversò la mente di entrambi. Si capirono, perché erano connessi, perché i loro cuori battevano al ritmo della stessa canzone di quella playlist che ti aiuta a dormire quando sei triste e non vuoi abbandonarti ai ricordi. Le loro labbra si unirono con così tanta delicatezza da far sembrare leggenda la loro unione, si erano fuse come due melodie dello stesso genere che rispecchiano la stessa emozione. Michael si rese contò solo quando le sue palpebre calarono istintivamente giù per godersi il momento che aveva l'onore di baciare il ragazzo di cui era innamorato da tutta la vita, quasi. E Luke, per quanto aveva represso i suoi sentimenti? Per quanto aveva fatto finta che Michael non fosse tutto ciò che cercava? Eros aspetta, è un dio paziente. Ma quando le due vittime d'amore si ostinano a non volersi incontrare, il bimbo alato si offende, mira meglio e scocca la freccia di felicità.
«Ben fatto Eros!» ululò di gioia Harry, che aveva trascinato con sé Louis per godersi tutta la scena in prima fila. Louis scosse la testa divertito prima di abbracciarlo. Se fossero stati del XXI secolo, si sarebbero battuti il cinque sicuramente.
I due ragazzi nascosti nella penombra della stanza nella quale si erano rintanati per un secondo si staccarono velocemente, lasciando uno sulle guance dell'altro quel rossore che solo l'amore poteva disegnare.
«Muoviamoci, idioti, e salviamo il mondo» batté le mani fra loro Michael, cercando di riprendersi da quella situazione imbarazzante che ormai si era creata a causa dei due immortali. Luke si limitò a toccarsi le labbra con un dito, scuotendo la testa alla leggerezza del suo amico. Un attimo, potevano ancora definirsi solo amici?
Ah, non c'era tempo. Dovevano trovare un modo per riportare Brooke Diana a casa -e Calum- così che Harry e Louis potessero tornare a casa loro.
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