Capitolo 24

La lingua può nascondere la verità, ma gli occhi – mai!
(Michail Bulgakov)

SHARON'S POV

Osservo la mia figura slanciata allo specchio e posso dire di sembrare davvero una persona seria per il mio primo giorno in azienda. Indosso un tailleur nero e dei tacchi leggermente alti.

Ho raccolto i capelli in uno chignon perfetto lasciando ricadere solo due ciocche ai lati del viso, quest'ultimo contornato da un leggero strato di trucco.

Quando sono tornata a casa con James per puro caso ho aperto il mio Mac e ho notato diverse e-mail, tra cui quella del signor Bowski, direttore dell'azienda per cui avevo avuto un breve colloquio. Sono stata assunta e a quanto pare non solo sarò retribuita come una vera e propria dipendente, ma varrà anche come tirocinio in management.

Scendo le scale silenziosamente per evitare di svegliare qualcuno e mi dirigo in cucina per preparami una sana tazzina di caffè. Se non ci fosse il caffè la mia vita non avrebbe alcun senso.

«Buongiorno» entra in cucina un Isaac in boxer, si siede sul tavolo e con tutta me stessa cerco di non guardare proprio lì, ma purtroppo i miei ormoni non la pensano come la sottoscritta. Anche lui è messo bene... mi chiedo se lui e i suoi amici si siano messi d'accordo per essere alti, belli e ben dotati.

«Quindi che ne pensi?» mentre ero impegnata a fissare spudoratamente il corpo di Isaac, non mi sono accorta che mi stava parlando «Ehm... sì, sono d'accordo con te. Ora potresti coprirti?» sorrido e le mie guance vanno leggermente a fuoco. Sgrana gli occhi e boccheggia «M-mi stai dicendo che la ragazza per cui mi sono preso un'infatuazione è lesbica? E che cazzo!»

Quella a non capire sono io «Di chi stai parlando?» «Di Joseline, di chi dovrei parlare?!» mi soffoco con il caffè e inizio a tossire forte. Isaac scende dal tavolo spaventato, mi afferra dai fianchi e mi mette seduta sul bancone della cucina dandomi dei colpetti, con la mano, dietro la schiena.

«Stai bene?» mi domanda ancora preoccupato, tossisco un ultima volta e annuisco con il capo «Non è lesbica, fidati» si insinua tra le mie gambe e mi stritola tra le sue braccia «Oh grazie al Signore. Quindi posso ancora provarci? Vero?» «Puoi sempre provarci, ma ora scollati perché mi sto soffocando nuovamente e non vorrei morire» ride ma continua ad abbracciarmi allentando la presa.

«Che cazzo fate?» quella voce brusca mi riporta con i piedi a terra, Isaac scioglie l'abbraccio e mi sussurra un grazie nell'orecchio per poi lasciarmi sola con l'uomo delle caverne.

«Buongiorno anche a te, tesoro» anche lui è in boxer, quindi se anch'io me ne andassi in intimo in casa di altre persone non ci sarebbe nulla di male.

Hanno scambiato questo appartamento per Mykonos? Qui non siamo su un'isola greca o in una di quelle spiagge per nudisti... ma poi non hanno freddo?

Oh ma stai zitta! E poi non sono nudi, hanno ancora i boxer...

Per mia sfortuna sì.

Odio dover dare conto a una stupida vocina.

«Cosa ci facevi con Isaac in quel modo così intimo?» si avvicina pericolosamente al mio viso «Perché dovrei darti una spiegazione? Non sei il mio fidanzato» scendo dal bancone  «Però ci scopi con me» sorride con strafottenza «Ripeto quello che ti ho detto ieri, come mi dai piacere tu potrebbe darmelo anche un altro ragazzo. Non sei l'unico James» sarà anche una gran cazzata ma voglio tenere io il coltello dalla parte del manico.

Stringe la mani in pugno, ma prima che possa dire qualcosa lo anticipo «E se ora permetti, ho cose più importanti a cui pensare» prendo la borsa e con tutta l'eleganza che possiedo lascio l'appartamento.

Thompson non ho dimenticato come mi hai trattato dopo aver fatto sesso in hotel. Ho una grande memoria e di certo non cambierò ciò che penso sul suo conto con qualche scopata. Se pensa questo si sbaglia di grosso. Potrò sembrare lunatica ma se devo impazzire lo farà con me, porterò entrambi sulla stessa barca.

Incoerente? Può darsi, ma gli darò filo da torcere finché ci saranno le occasioni giuste servite su piatti d'argento.

L'azienda è vicino casa per cui ci vado a piedi, dovrei impiegarci circa dieci minuti. Appena uscirò di lì mi recherò in un bar qui vicino per incontrare Aaron e parlare di noi due in modo tale da chiudere definitivamente tutto. Non lo voglio più con me, ora ho qualcun'altro su cui puntare e vale molto di più. Spero soltanto di non diventare legna che arde, non saprei come gestire la questione.

Arrivo davanti alla grande azienda e faccio un grande respiro. Andiamo Sharon hai già affrontato una situazione del genere. Libera la mente da ogni pensiero inutile.

***

«Mamma ti ricordo che io e Ethan partiamo solo per quattro giorni a Sharm el Sheikh e non per un anno intero! Inoltre siamo grandi e abbastanza maturi da sapercela cavare da soli» mezz'ora fa sono uscita dall'azienda e guarda caso ho incontrato Susan Benson che a quanto pare è la nipote del direttore. È una ragazza un tantino strana, sta sempre sulle sue, ma tutto sommato è socievole e di rado simpatica. Sarà solo la mia impressione dato che riserva questo comportamento con me.

«Ti ricordo che il 18 dicembre è il tuo ventitreesimo compleanno e lo vuoi passare senza la tua famiglia e i tuoi amici» «Ma gli egiziani sono miei amici! E non c'è nulla di male nel festeggiare il proprio compleanno fuori città» sbuffo e cerco di non mandare mia madre a quel paese «Ah no! Questa non la passi liscia. Sharon Anderson mi hai davvero stancato con questo tuo comportamento, sappi che sono ancora arrabbiata per Miami sia per non avermelo detto sia per non essere passata di qui a salutarci»

Sollevo gli occhi al cielo «Perché non venite voi? Ah giusto, troppo impegnati nel lavoro. Beh mamma come siete impegnati voi, lo sono anch'io. Ti prego chiudiamola qui perché non ho né la forza né la voglia di una litigata» nel frattempo che mia madre continua a parlare ne approfitto per ordinare una tazza di tè verde.

«Okay, calmiamoci entrambe. Tu e tuo fratello partirete il 17 dicembre e tornerete direttamente a Boston il 20. Festeggia con chi vuoi, l'importante è che tu ci sia per le feste natalizie» «Ci sarà anche nonna Adelaide?» «Sì, ci sarà anche lei» «Allora ci sarò» la sento borbottare dall'altro capo del telefono e non posso fare a meno di sorridere, un sorriso che subito dopo si spegne alla vista di Aaron Flores.

«Mamma, ora devo andare. Ti voglio bene e salutami papà» attacco velocemente la chiamata e presto tutta la mia attenzione a questi due occhi azzurri che un tempo mi avrebbero fatto impazzire se non avessi visto quelli di James.

«Ciao Sharon» lo saluto con un cenno del capo e osservo il mio tè che a quanto pare è molto più interessante di qualcun'altro. «Ascolta non volevo lasciarti, mi sono fatto prendere dal panico e-» lo interrompo subito «Ascoltami tu Aaron, non ti voglio più nella mia vita, ti vedo come un semplice amico se così puoi essere definito e poi mi sto frequentando con un'altra persona che purtroppo è diventata un pensiero fisso» dico sospirando e il bel biondo mi guarda stupito e sorridente, sollevo un sopracciglio e arriccio il naso «Perché sorridi?» «Nulla di che, sono felice per te e anch'io mi sto frequentando con una persona ma volevo capire se fosse quella giusta, perciò che ne dici di rimanere amici?» domanda porgendomi la mano.

Questo incontro si sta rivelando più strano del solito. Fino a un minuto fa mi voleva di nuovo al suo fianco e ora mi dice che si sta frequentando con un'altra. Sono curiosa di sapere se mi ha mai tradita, ma non vorrei creare discussioni su discussioni perciò preferisco tacere.

Sollevo le spalle e afferro saldamente la sua mano «Amici» mi alzo dal tavolo e lo saluto con un cenno di mano. Pago il mio tè e lascio questo bar.

Mi avvio verso la strada di casa a passo svelto, sono davvero stanca. Mentre cammino sento lo squillo del mio cellulare così lo afferro dalla borsa e rispondo a una chiamata da parte di Victoria «Pronto?» «Sharon, stasera ceniamo tutti insieme a casa dei gemelli Wars, per le 20:30 dobbiamo essere lì, va bene?» non vedo l'ora di partire «Okay, ma perché me lo dici al telefono, quando sono fuori casa?» chiedo aggrottando la fronte.

«Semplicemente perché io non sono a casa» dice in tono ovvio «E dove saresti?» «Non ha importanza dirti dove sono, al massimo posso dirti di essere in compagnia di un bel maschione, ora devo andare. Ci vediamo stasera e vestiti decentemente»

Entro in casa silenziosamente e a passo spedito, evitando gli sguardi di tutti, salgo in camera. Appena entro in stanza respiro profondamente il forte profumo che emanano le rose regalatemi da Hailey, fortunatamente non si sono ancora seccate. Mi avvicino al piccolo vaso e accarezzo con delicatezza i petali di queste rose color lavanda come gli occhi di quella donna ritratta in foto. Non ho dimenticato lo sguardo sofferente di quella ragazza e di suo padre, non ne conosco il motivo ma con tutto il cuore spero che al più presto venga a trovarmi.

Senza pensarci due volte, afferro il cellulare e la chiamo, al terzo squillo risponde «Sharon?» la sua voce è stanca, ma sentirla mi rallegra ulteriormente «Disturbo?» «No, tranquilla. Come mai mi hai chiamato?» «Avevo voglia di sentire la voce della mia amica, problemi?» domando sorridendo «E così sono tua amica eh? Dillo che non puoi fare a meno di me» «Beccata. Come stai?» prima che possa rispondere sento il suono di una macchinetta e lei che tossisce vistosamente «Alla grande, ma tu raccontami di quel ragazzo» dice con voce rauca.

Così le inizio a parlare dell'arrivo di James e i suoi amici qui, a casa mia. Le racconto tutto nei minimi dettagli e lei sembra apprezzare, riesco a non annoiarla e su sua richiesta le descrivo il carattere dei miei amici. Ad alcune mie domande risponde a monosillabi altre con voce bassa, le ho chiesto più volte se stesse bene o avesse il raffreddore o la febbre, ma nulla di tutto ciò.

«Ascolta, ti andrebbe di venire quattro giorni con me e mio fratello a Sharm?» a dire il vero questa domanda mi balenava da un po' tra la mente «Mi piacerebbe ma non mi piacciono gli egiziani e tanto meno i cammelli, perciò passo» «Sei seria?» «Serissima e poi detesto il caldo e lì fa sempre caldo, perciò rifiuto l'offerta» «Ti ricordo che abiti a Miami e come città è abbastanza soleggiata, dai vieni con me!» la sento borbottare, ma non mi arrenderò facilmente e tra l'altro mi sta rifilando un mucchio di cazzate.

«Non vorresti festeggiare il tuo compleanno con la tua famiglia e i tuoi amici?» «Mio fratello è un componente della mia famiglia e tu sei una mia amica, il 17 dicembre ci vediamo direttamente lì» «Ma è la settimana prossima! Devo prepararmi psicologicamente all'incontro con tuo fratello che sicuramente sarà un altro fuori di testa» non ci avevo fatto caso, siamo già a dicembre e la prossima settimana sarà il mio compleanno. Il freddo tra le strade lo sento ma è come se questo mese non mi appartenesse e non mi dicesse nulla... eppure compierò gli anni, festeggerò il Natale e sarò nella mia Boston.

«Allora siamo d'accordo, a presto Hailey» «Aspetta un attimo!» strilla per la prima volta «Se verrò mi prometti che non mi costringerai a fare nulla che io non voglia?» «Certamente, la vita è tua e sei libera di fare le scelte che vuoi» «Allora non parto, sono libera di fare ciò che voglio, lo hai detto tu stessa» dice ridendo «Ci vediamo il 17» mi saluta dicendo che forse sarà disponibile per quel giorno solo per non darmela vinta.

Decido di andarmi a fare una doccia e iniziare a prepararmi per la magnifica serata che mi attenderà stasera.

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