Capitolo 19
Una trappola è solo una trappola se non la conosci. Ma se la conosci, è una sfida.
(China Miéville)
SHARON'S POV
«Grazie Sharon, tu non sai ma hai fatto quello che io non sono riuscito a fare in tutti questi anni, quando vuoi passa da Miami, sei nostra ospite» ringrazio quest'uomo così gentile e lo saluto abbracciandolo forte «Oliver, tua figlia è forte»
«Ci vuole ancora molto? Il tuo volo sta per partire e tu hai rotto abbastanza le palle qui» mette le mani sui fianchi e trattiene le labbra tra i denti per non sfoderare un sorriso «Sei assurda» abbraccio anche lei «Ti aspetto a Washington, ti ho scritto l'indirizzo di casa sul cellulare» «Verrò» ci fissiamo un'ultima volta dopodiché afferro la mia valigia e mi avvio verso il mio gate.
***
Avrei dovuto mettermi qualcosa di più pesante, purtroppo ho scordato che negli Stati Uniti ogni città ha un suo clima. La gente mi fissa come se fossi un alieno «Mamma perché quella ragazza ha i pantaloncini? Non ha freddo?» un bambino mi fissa puntandomi il dito contro, la madre mi guarda male e porta via il bambino. Oh andiamo, ho soltanto un pantaloncino e una maglia corta che sarà mai!
Forse si avvicina il periodo natalizio e non siamo alle Maldive
Ignoro la mia vocina interna e mi guardo intorno ma non vedo nessuno. Ho avvisato Isaac che sarei tornata a quest'ora «Andiamo?» «La ringrazio Ian ma sto aspettando i miei amici» mi ero completamente dimenticata della sua presenza sul volo «Aspetterò comunque con te, prendi la mia giacca» la posa sulle mie spalle e sposto lo sguardo altrove finché non vengo attirata da un ragazzo... alto, tatuato, spalle larghe, occhi mozza fiato, James.
«Scusa il ritardo ma gli altri sono rimasti a dormire» continua a parlare ma io fisso solo le sue labbra che vorrei tanto ma tanto assaporare, Ian tossisce e interrompe questo breve momento «E tu saresti?» «Chi cazzo sei tu piuttosto?» indurisce la mascella e stringe una mano in pugno «Il suo professore» dice con fare altezzoso Ian «Il suo fidanzato e ora se non le dispiace io e la mia ragazza dobbiamo tornare a casa, sa dobbiamo riscaldare il letto e recuperare le due settimane» senza darmi il tempo di rispondere, James afferra la giacca dalle mie spalle e la spinge con forza sul petto di Ian facendolo arretrare di qualche passo. Mi prende per mano e mi porta in auto.
«Ciao anche a te!» dico ironicamente «Possibile che devo salvarti da queste situazioni imbarazzanti? Dimmi per Miami te ne andavi in giro nuda? E poi che cazzo, non ci hai pensato al meteo?» dice bruscamente partendo sgommando.
«Ho avuto altro a cui pensare» ed io che volevo baciarlo! Devo pensare ad altro anzi stasera uscirò con qualcuno, forse con Peter... ho bisogno di qualche distrazione.
«Ah potevi anche evitare di dire a Ian che sono la tua ragazza» dico con un pizzico di acidità. Frena bruscamente e scende dall'auto sbattendo forte la portiera «Va al diavolo Thompson» sussurro a denti stretti.
Successivamente scendo anch'io dall'auto ed entro in casa «Eccola la nostra stella!» Caleb mi solleva e mi fa girare intorno, rido senza riuscire a contenermi «Mettimi giù» vengo assalita dalle mie amiche che mi stritolano forte tra le loro braccia. Quanto le amo.
Ho impiegato tre ore per riassumere queste due settimane trascorse Miami, ho parlato di Trisha, dei colleghi, dell'azienda, di Ian, dell'hotel, dell'ospitalità di Oliver e di Hailey, omettendo le nostre brevi conversazioni.
«Stasera che si fa?» domanda Victoria, mentre Caleb le cinge la vita, quanto sono carini. I due si sentivano già da tempo tramite messaggi e ora, finalmente, hanno avuto la possibilità di incontrarsi.
«Bowling?» «Biliardo?» «Cinema?» «Discoteca?» «Pizza in casa e film?» continuano a domandare Derek e Brianna, che dopo interminabili minuti hanno smesso di mangiarsi la faccia a vicenda.
«Potremmo ordinare sushi» dice Joseline ma a quanto pare Isaac non la pensa allo stesso modo «Il cinese è più buono» tra i due c'è un'aria carica di sfida. Starebbero bene insieme.
Passa letteralmente un quarto d'ora e la coppia che scoppia continua a discutere su cosa sia meglio, tra il sushi e il cinese.
«Ragazzi possiamo ordinare entrambi» dico lentamente, i due si voltano alla velocità della luce nella mia direzione «Tu stanne fuori!» «Mi dispiace contraddirti mia Dea ma la psicopatica qui al mio fianco ha ragione»
«Per le 20:00 vi voglio tutti qui sotto, andremo a mangiare sushi in un buon ristorante giapponese perciò vestitevi bene» dice Aubrey con fermezza, fino ad ora non aveva spiccato parola. Sono sicura che qualcosa la stia turbando, domani glielo chiederò ora sono troppo stanca.
Salgo in camera e prendo l'occorrente per andare in bagno a fare una doccia calda, tra cui anche i vestiti da indossare. Entro in bagno, mi spoglio e mi insinuo nella vasca da bagno.
L'acqua calda accoglie con morbidezza il mio corpo, chiudo gli occhi e con dello shampoo al cocco inizio a insaponare i miei folti capelli scuri. In seguito passo a insaponare il mio corpo utilizzando il bagnoschiuma alla vaniglia.
Rilascio un sospiro e mi beo di questo silenzio. Allungo un braccio fuori dalla vasca e afferro il cellulare.
Al primo squillo risponde «Sei arrivata? Aspetta non me lo dire, sei nella tua vasca da bagno giusto?» «Mi sembra più che ovvio fratellone» «Possibile che tu debba chiamami solo quando ti lavi? Non so, per caso ti faccio pensare alla sporcizia e pensi che io puzzi?» istintivamente sorrido «Volevo chiederti di avvisare la mamma e dirle che torno direttamente per le vacanze natalizie» «Ti vorrei strozzare con le mie stesse mani! Lo sai che alla mamma manchi tanto e la fai disperare Shar» sussurra le ultime parole con dolcezza.
Dovrei sentirmi triste ma non lo sono... okay forse sono un po' amareggiata ma questa è la mia vita «Ethan manca un mese e sarò da voi e poi tra otto mesi sarò definitivamente lì» lo sento sospirare «Lo so, ma vedi mi manca la mia sorellina»
«Pensa soltanto che passeremo una settimana solo tra fratelli, tra quel mare blu e il caldo, tra l'alcol e gli egiziani» cerco di farlo ridere e ci riesco «Amore non vendo l'ora, mi piace come idea però toglierei la parola "egiziani" e metterei "egiziane" per il sottoscritto»
«Ora devo andare, altrimenti mi lasciano a casa. Ti voglio bene Ethan» dico mentre mi attorciglio una ciocca di capelli intorno al dito «Io di più»
Esco dalla vasca, asciugo il mio corpo con un asciugano blu di seta e i miei capelli con il phon. Indosso una maglia color senape con uno scollo a cuore, una gonna corta nera, e degli stivali abbastanza alti che arrivando all'altezza delle ginocchia.
Metto un po' di fondotinta, un ombretto nero, non troppo scuro, e verso la fine della palpebra applico un po' di ombretto argentato, in seguito passo del mascara sulle mie folte e lunghe ciglia e un rossetto color nude sulle labbra.
Spruzzo un po' di profumo e prima di uscire dal bagno spazzolo un'ultima volta i miei capelli, donandogli un effetto voluminoso.
Torno nuovamente in camera per prendere una piccola borsa nera e dopodiché posso ritenermi pronta.
«I due Thompson ci sono, Ward, Sanders, Myers, Miller, Morgan, io ci sono, dov'è Anderson?» strilla Caleb «Eccomi possiamo andare» e così dicendo ci avviamo tutti fuori.
«Ognuno vada con le proprie auto perché io e Brianna abbiamo un lavoretto da finire» dice Derek ammiccando verso la sua preda, Joseline finge di avere un conato di vomito.
«Caleb viene con me perciò accompagnerai tu i due Thompson» afferma Victoria sistemandosi la borsa sulla spalla.
Joseline punta un dito contro Victoria «Anch'io vado con Sharon» «Oh no tesoro, tu andrai con Isaac, hai bisogno di una bella e sana scopata» Jos diventa rossa dalla rabbia «Dovresti accontentarmi dato che l'altra volta hai distrutto il mio abito per quel colloquio di lavoro» Jos assottiglia lo sguardo e incrocia le braccia. Victoria impallidisce di colpo «Mi farò perdonare in un'altra maniera tranquilla, ora filate tutti nelle macchine»
Prima di avviarmi verso la mia macchina sento Victoria urlare un "Mi ringrazierai" nella direzione di Joseline.
Salgo in auto con i due fratelli, Aubrey accanto al posto guida, James dietro. Aggiusto lo specchietto retrovisore e noto che James mi sta fissando sbuffando ogni tre secondi. Evito di farglielo notare.
«Quindi come si chiama questo ristorante giapponese? E dove si trova?» dico per smorzare la tensione che c'è in questo piccolo abitacolo «Sushi Taro, sulla 17th Street NW» sussurra Aubrey.
È strana da quando sono tornata. Non parla spesso come fa di solito e fissa il vuoto. È assorta nei suoi pensieri «Sharon dovresti girare a destra! E menomale che abiti qui da tanto» borbotta James.
Alzo lo sguardo e lo fisso in mal modo. Parcheggio l'auto e andiamo verso gli altri. Tutti entrano nel ristorante e quando io e Aubrey siamo sole così ne approfitto per tirarla dal braccio «Che ti prende?» sussulta alla mia domanda e svia il mio sguardo «Cosa dovrebbe prendermi? Tranquilla sto bene» si libera dalla mia presa e cammina in avanti «C'entra quel Kyle vero?» dico alzando la voce per farmi sentire.
Alle mie parole la vedo irrigidirsi e finalmente incrocia il mio sguardo «Non sapevo fosse lui! Non l'ho mai visto da quando conosco gli amici di mio fratello e lui è sempre rimasto un volto sconosciuto ai miei occhi» inizia a gesticolare e i suoi occhi sono più lucidi
«Aubrey mi stai dicendo che quel Kyle è colui che-» vengo interrotta dalla porta del ristorante che sbatte «Ragazze che ci fate ancora qui fuori? Muovetevi ad entrare anche per qui fuori inizia a fare un tantino freddo» dice Caleb strofinandosi le mani.
Entrambe annuiamo ed entriamo all'interno del ristorante giapponese. I ragazzi si sono già seduti, Aubrey va a sedersi accanto a Joseline ed io mi posiziono tra Brianna e Isaac, avendo di fronte James.
«Buonasera, posso iniziare con le ordinazioni?» domanda una cameriera giapponese che stranamente ha una perfetta pronuncia inglese «Certo» parla Victoria e mentre gli altri continuano con le ordinazioni, io fisso James. Sembra accorgersene così giro immediatamente la testa e lo sento sghignazzare.
«Signorina lei cosa prende?» mi chiede gentilmente la cameriera «Lo stesso ordine delle ragazze» abbiamo gli stessi gusti quindi so al cento per cento che mi verranno servite due porzioni di uramaki California e di nuvole di drago.
«Sinceramente potrei sbattermi la figlia dell'asiatica» dice sornione Isaac «Ma ho un debole per le americane, in particolare quelle che vengono da San Francisco» continua aspettando una qualunque reazione che non arriva da parte di Joseline.
«Cosa ne pensi tu James?» chiede Derek ammiccando nella direzione di una ragazza di statura media con delle curve molto generose
«Cosa?» «Te la faresti la figlia dell'asiatica?» «Perché no? Anche se non vado matto per i tratti asiatici, sai sono abituato ad altre tipo di donne» dice fissandomi con uno strano luccichio negli occhi
«Aspetta... tu mi stai dicendo che te la fai con donne? Avrei utilizzato un altro termine, ma se per te essere donna vuol dire avere una vagina e donarla a qualunque persona di sesso maschile non so proprio cosa dirti» lo sfido con lo sguardo e lui mi sorride stringendo tra le mani le bacchette che al momento potrebbero spezzarsi.
«E allora dimostrami chi è una vera donna, dimostrami che per essere donna non c'è bisogno solo di una vagina, dimostramelo Sharon» sussurra appoggiando il suo mento sulla mano destra chiusa a pugno «È per caso una sfida Thompson?»
Alza gli occhi al cielo e sbuffa «Prendila come vuoi» annuisco e aspetto che arrivi il sushi. Ti dimostrerò cosa vuol dire donna e credo proprio che non riuscirò ancora per molto a restare vestita con lui.
Ehm... quindi stasera ti scopi il grande Thompson?
Forse sì, forse no. Chi lo sa?
Tutto sta nel dubbio di chi non dubita in niente.
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