Capitolo 1

Porsi un obiettivo è la più forte
forza umana di auto motivazione.
(Paul J. Meyer)

SHARON'S POV

«Bene vediamo un po' chi abbiamo qui. Sharon Anderson, 22 anni, studi economia-statistica presso la Washington Central University, nonostante la tua giovane età sei riuscita ad ottenere un master nel campo del marketing, a breve ti laureerai e hai una media dei voti abbastanza alta. La ringrazio Sharon per questo breve colloquio, al più presto le faremo sapere.» mi alzo dalla poltrona sistemandomi il vestito e saluto cordialmente con una stretta di mano il Signor Bowski, nonché direttore della miglior azienda di prodotti tecnologici di Washington.

Se dovessi essere assunta come stagista mi dovrò occupare dei bilanci e dei grafici riguardo l'andamento della produzione.

Ho studiato molto duramente in questi tre anni e non posso ancora crederci che se tutto va bene tra otto mesi avrò in tasca la mia laurea con il massimo dei voti.

«Pronto?» rispondo al cellulare senza leggere il nome del contatto «Tesoro allora? Com'è andata? Ti hanno presa? È stato stronzo il direttore? Guarda non perdo tempo a prendere il primo volo e-» Lilian Collins, 42 anni, capelli castano scuro, occhi castani tendenti a sfumature verdi, avvocatessa a capo di uno dei migliori studi legali di Boston, donna elegante con un fisico niente male per la sua età.

Una madre perfetta.

«Mamma tranquilla, ho fatto il colloquio e credo che sia andato abbastanza bene e no, non mi hanno ancora assunta ma stai calma perché a breve avrò una risposta.» la sento sospirare dall'altro lato del cellulare «Lo sai che non ho nulla contro le tue scelte ma se tu avessi scelto giurisprudenza ora avresti un bel ufficio accanto al mio. Non uno ma due figli testardi! Mi manchi tesoro!» nonostante io viva qui da quasi tre anni non mi sono ancora abituata a stare lontana dalla mia famiglia, anche se ci vediamo durante le vacanze o a volte nei weekend.

«Mamma anche voi mi mancate, appena mi laureerò, tornerò a Boston e affiancherò papà. Ora devo chiamare proprio lui altrimenti si arrabbierà. Ti voglio bene!» «Io di più!» riattacco e chiamo mio padre.

«Papà disturbo?» «Mi auguro che tu stia scherzando, lo sai che non disturbi mai. Allora com'è andata?» John Anderson, 45 anni, capelli castani brizzolati, occhi azzurri tendenti al verde acqua, fisico slanciato e muscoloso.

Insomma non per vantarmi ma i mei genitori non sono niente male.

È a capo di una grande azienda, la migliore di tutta Boston ed è diventata persino internazionale per questo appena avrò la mia laurea andrò a lavorare con lui e finalmente tornerò a Boston.

È vero ho già il posto assicurato ma sto lavorando duramente qui per rendere fieri di me i miei e ho voluto non utilizzare il mio cognome come vantaggio. Devo sudare se voglio essere orgogliosa del mio successo e non contare sempre sulle spalle dei miei.

«Certo papà a breve mi faranno sapere. Piuttosto tu come stai?» «Bambina mia come vuoi che stia... ci manchi tanto ma nonostante questo noi crediamo in te e sappiamo che ci renderai felici e poi manca poco, otto mesi e ti avrò affianco, sarai la stella dell'azienda che accompagnerà tuo fratello e tua madre smetterà finalmente di piangere» entrambi scoppiamo a ridere «Papà vi voglio bene e tranquilli che non vi deluderò, ora devo andare, ciao!» «A dopo amore»

E anche questa mattinata si è conclusa in bellezza. Torno a casa con un taxi e appena entro nell'appartamento sento le mie coinquiline, nonché migliori amiche, urlare come pazze.

«Quante volte ti ho detto di lasciar fare a me la lavatrice? Cento ecco quante e questo è il risultato! L'ennesimo pantalone rosa!» urla come una forsennata Joseline «Suvvia, infondo un po' di rosa non guasta e poi non l'ho fatto apposta e si dia il caso che è colpa vostra se accade ciò visto che non vi decidete ad insegnarmi come cavolo funziona questo  aggeggio» afferma, in modo abbastanza convinto, Victoria.

«Ciao Sharon sono contenta anch'io di averti vista, come stai? Com'è andato il colloquio in azienda?» dico sbuffando e lanciandomi a peso morto sul divano «Okay hai ragione. Ricominciamo. Allora com'è andata? Hai incontrato Aaron?» dicono all'unisono facendo un sorrisetto pervertito e poi adesso cosa diamine centra Aaron?

«Beh è andata abbastanza bene, credo che mi assumeranno e-» «-eee?» odio quando parlano insieme, sono abbastanza inquietanti e quando alzano quelle sopracciglia in modo da renderle divertenti in base alla situazione mi fanno letteralmente crepare «-e non ho ancora sentito Aaron ma sicuramente stasera ci sarà al pub perciò ne approfitterò per dirgli quello che sto per dire a voi» Victoria rilascia un sospiro  «Sei a conoscenza che il tuo non è amore nei suoi confronti vero?» «Concordo» dice Brianna con la bocca piena di biscotti «Arriva al punto Sharon» dice Joseline.

«Domani ho tre esami e se riesco a prendere a tutti e tre il massimo dei voti partirò per due settimane a Miami per accompagnare il mio prof a un convegno aziendale» Aubrey inizia a saltellare di felicità, Brianna mette in bocca più biscotti possibili, Victoria sventola in aria i pantaloni rosa di Joseline mentre quest'ultima zittisce tutte con un fischio e mi rivolge un'occhiata ambigua «Mi sembra più che ovvio che prenderai il massimo dei voti perché se ti azzardi a tornare qui con uno stupido 29 sappi che non ti faccio più entrare in casa!» esclama Joseline abbracciandomi forte.

Le adoro.

«Aaron?» mi chiede Victoria e mi ritrovo tutti i loro sguardi addosso «Beh capirà e poi non sono tante due settimane» «Non hai paura che faccia qualche cazzata delle sue?» «Stiamo insieme da otto mesi, mi fido di lui come lui si fida di me e poi sapete che quello geloso è lui, ma nonostante questo suo lato lo accetto. E poi ciò che è successo tempo fa è successo ed è passato» affermo con sicurezza.

Ci siamo conosciuti ad una festa, io ero in pista a ballare e quando stavo per andare a recuperare una Victoria ubriaca, un ragazzo mi venne addosso rovesciandomi tutto il suo drink addosso e in quel momento mi sono davvero persa nei suoi occhi azzurri come il cielo e quei capelli biondi scompigliati.

Da quel giorno non ci siamo più visti. A distanze di un mese, ad un'altra festa, il destino volle farci rincontrare, e questa volta fui io a rovesciargli il bicchiere addosso così da quel momento iniziammo a conoscerci meglio facendoci delle domande banali, ma non troppo espansive, sulla nostra vita personale.

Aaron ha 25 anni e lavora in un pub come barista, proprio per questo non è libero tutti i sabati sera ma riusciamo comunque a vederci quasi ogni giorno.

Mesi fa eravamo sul punto di rottura per il semplice fatto che mi aveva messo le mani addosso solo perché avevo salutato un suo amico con un bacio sulla guancia. Nessuno si era mai permesso di farmi una cosa del genere, neanche i miei genitori. In 22 anni ho ricevuto il mio primo schiaffo dal mio attuale ragazzo.

Avrei potuto trovare un altro ragazzo con cui passare le nottate, però sarebbe stato troppo complicato. Infondo è solo una distrazione che cerco.

Di questa cosa ne sono a conoscenza soltanto le mie amiche, se lo avessi detto ai miei mio padre e mio fratello lo avrebbero riempito di pugni e mia madre tramite le sue conoscenze avrebbe fatto di tutto per trattenerlo in cella.

Mio padre già non lo sopporta per i suoi modi di fare, mentre mia madre cerca di essere sempre gentile e cordiale nei suoi confronti.

Mio fratello Ethan, invece, lo odia. Non sopporta la sua presenza, "Il bambolotto mi irrita" sue testuali parole, una volta ho persino dovuto separare entrambi per una stupida lite. La causa? Un hot-dog... tralascio i dettagli.

Brianna schiocca le dita e non posso fare a meno di sospirare, già esausta dalla situazione «Bene allora stasera glielo dirai. Ne hai già parlato con i tuoi?» «Ecco a dire il vero ho intenzione di dirglielo soltanto se riesco nel mio intento» «Ci riuscirai, infondo tu sei Sharon Anderson» dice Aubrey facendomi un occhiolino.

***

Indosso un vestito corto di pizzo rosso e dei tacchi a spillo color argento. Non è uno dei miei vestiti preferiti, ma per questa sera me lo farò piacere. Metto mascara, eye-liner, ombretto e un rossetto che vada sulla tonalità della mia pelle. Afferro la pochette con all'interno il cellulare, le chiavi di casa, i soldi e scendo giù aspettando le altre.

«Una sola parola: magnifiche!» «Va bene, lo sappiamo già ma ora potremmo andare? Sapete ci aspetta una serata da urlo e a Sharon una bella scopata perciò muoversi!» urla Joseline mentre io divento bordeaux, nonostante sia abituata all'essere così sfacciato di Jos, le mie gote non smetteranno mai di colorarsi. Tutte sorridenti usciamo di casa, saliamo su un unico taxi stringendoci, sembriamo delle polpette. Dopo circa venti minuti arriviamo a destinazione.

Ho bevuto tre bicchieri di vodka ma non sono ancora del tutto brilla. Ho perso di vista le mie amiche, ma non sono sola, sto ballando in pista con Aaron, che dovrebbe essere dietro al bancone a preparare drink. Più che ballare ci strusciamo addosso, lui mi osserva con quei due occhi azzurri e io non posso fare a meno di mordermi il labbro, con la mano destra gli accarezzo il petto, facendola scendere sul suo pacco «Ora basta!» esclama ridendo. Mi afferra per il polso e mi trascina nei bagni.

Andiamo in quello degli uomini ed entriamo in una cabina a caso. Mi sbatte al muro e inizia a lasciarmi umidi baci sul collo, succhia e morde. Si abbassa i pantaloni, mi tiene su per le cosce in modo tale che io gli circondi la vita con le gambe. Continuiamo a baciarci e le sue mani toccano il mio seno, la sua bocca si sposta proprio sui miei capezzoli «A-Aaron» gemo di piacere «Che c'è piccola?» avvicino le mie labbra al suo orecchio mordendolo e leccandolo e in quel preciso momento mi alza il vestito e in un colpo secco entra dentro di me.

Continua a sbattermi vicino a questo muro, in questo squallido bagno, «St-sto per venire» mi dice ed esce velocemente da me. Ci diamo un ultimo bacio e ci rivestiamo «Sistemati con calma tanto qui non entra mai nessuno dato che questo bagno è fuori uso» mi lascia un ultimo bacio e torna di sotto a preparare drink.

Una sveltina ecco cosa è stato.

Un senso di delusione nasce in me, ma l'ho voluto anch'io perciò è inutile piangersi addosso.

Esco dalla cabina e mi sistemo meglio il vestito, ripasso il trucco e ripenso a ciò che è successo poco fa.

Il sesso con Aaron è fantastico e non è assolutamente importante dove o quando lo facciamo. A volte lui crede che io sia alla sua mercé quando in realtà è il contrario.

Per carità non sono una ninfomane, ma mi piace semplicemente sfogare le mie voglie. Infondo sono una giovane ragazza, in quanto essere umano ho degli ormoni.

Non cerco una storia seria ma quando arriverà e se ci sarà vorrò al mio fianco un fulmine pronto a scagliarsi su di me, una di quelle storie da spezzarti nel profondo dell'anima per poi risollevarti.

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