Chiusura del cerchio
Il Generale Sheppard scrutò con severità i due ragazzi precipitati dal nulla. Mentre la confusione andava scemando, i cadetti si rialzarono da terra imprecando. Alcuni, i più illesi, si affrettarono a raggiunge il punto di raccolta indicato dagli shiney più esperti. Gli altri, che erano stati centrati in pieno, furono condotti in infermeria senza troppe complicazioni. Caley e Clint, indenni, osservavano la scena appoggiati a una parete dell'auditorium: i due caduti dal portale erano stati raggiunti sul posto da un medico. La ragazza sembrava disorientata, come se non riconoscesse il luogo in cui era stata condotta. Al contrario, quello che il Generale aveva chiamato Friedrich, sembrava conversare tranquillamente con il suo superiore. Non riuscivano a distinguere nemmeno una parola di quel colloquio: l'arena era troppo grande perché il suono arrivasse anche a loro.
Clint si accigliò, due estranei avevano rischiato di colpirlo e lui non stava ricevendo spiegazioni. Non gli piaceva essere tenuto allo scuro, sopratutto se la situazione lo riguardava. Caley si rinchiuse nel silenzio sicura che qualcosa le stesse sfuggendo. Era poco più che un'impressione, nulla di tangibile, solo un'idea che le balenava per la mente mentre seguiva ogni gesto dei nuovi arrivati. Poi ricostruì il puzzle che le avevano fornito, bastò semplicemente che Quentin le passasse di fianco correndo verso la ragazza spaesata. Tutti i pezzi si incastrarono perfettamente e non potè fare a meno di condividere con Clint la sua rivelazione:
"Clint" sussurrò cautamente "So chi è il ragazzo piovuto dal cielo" ammise
L'espressione di Clint mutò radicalmente, adesso Caley sapeva che aveva ottenuto la sua attenzione.
"Ricordi quando ci hanno trasportato in quel parcheggio nel 1984?"
Clint annui invitandola a proseguire.
"Stavano aspettando qualcuno. Qualcuno che non è mai arrivato"
"Ma certo!" esclamò il ragazzo ricordando improvvisamente "L'hanno chiamato Friedrich"
"E lui non si è presentato al portale, ma è piombato nell'auditorium qualche ora più tardi" concluse Caley
"Beh magari aveva deciso di spassarsela un po'" commentò il ragazzo con un sorrisetto inequivocabile. Indicò la ragazza del portale che adesso, più calma, stava completando le visite mediche.
Caley lo fulminò con lo sguardo:
"Non fare il deficiente, Quentin e Kara descrivevano la sua sparizione come un avvenimento insolito"
"E quindi che vuoi fare? Giocare a Sherlock Holmes?" la rimproverò
"No..."
"Allora non immischiarti, a me interessa semplicemente sapere chi sono quei cretini che mi hanno quasi colpito. Ciò che fanno nel loro tempo libero non sono affari miei e non dovrebbero essere nemmeno tuoi"
Caley percepiva, senza bisogno di guardarsi allo specchio, la propria espressione spiazzata. Clint era il classico esempio di stronzo da manuale. Forse, e solo forse, poteva aver ragione sul restare fuori da quella faccenda, ma il modo in cui aveva espresso la propria opinione lasciava quella voglia insoddisfatta di tirargli un pugno sul setto nasale.
Distante dai due shiney, Friedrich proseguiva senza sosta la propria discussione con il generale Sheppard. Ogni tanto la ragazza precipitata con lui catturava qualche parola sconnessa. Non osava avvicinarsi ai due, era scossa, stanca e avvilita. Il medico aveva terminato i propri controlli fisici e avviò quelli psicologici come da procedura.
"Chamberly come si sente in questo momento?"
La ragazza inarcò le sopracciglia assumendo un'espressione incredula.
“Bene considerando che sono stata rapita da uno sconosciuto durante la mia festa di compleanno. Ho passato due giorni in mezzo a un bosco per nascondermi da esseri, altrettanto sconosciuti, che volevano ucciderci. Ma la ciliegina sulla torta, l'esperienza da ripetere sicuramente, è stata piovere dal cielo travolgendo dei cadetti “
Non disse nulla di tutto ciò, si limitò a pensarlo, riflettendo al contempo sulle parole da proferire al dottore. Lui, che dimostrava qualche anno in più rispetto a lei, non le metteva fretta. Aspettava con pazienza che rispondesse e controllava ogni suo gesto senza distogliere lo sguardo anche solo per un istante.
"Sto bene, sono solo molto stanca" mentì
Il medico appuntò nella sua cartella clinica la risposta.
"Le hanno spiegato chi è e dove si trova?"
Ancora una volta Chamberly tentennò pesando bene le proprie frasi:
"Si, Friedrich è stato costretto a dirmi tutto. Non è facile trattenermi contro la mia volontà" sorrise, ma il dottore sembrò non scomporsi, incurante del tentativo di familiarizzare della ragazza.
Chamberly gettò la spugna: lì dentro tutti sembravano degli autentici militari ligi alla disciplina, nonostante Friedrich le avesse assicurato il contrario. Terminò le domande previste rispondendo con decisione, chiarezza e mai completamente. Quei giorni passati a nascondersi come un animale braccato le avevano insegnato, senza troppe ripetizioni, a non fidarsi di nessuno. Non conosceva nulla della Reese Time Academy ne qualcuno a cui appoggiarsi. Nutriva la fede più totale solo per Friedrich che, l'aveva sì rapita durante il suo compleanno, tuttavia le aveva anche fatto toccare con mano e in prima persona le sue potenzialità di shiney.
Fedele all'idea di innalzare il più inattaccabile dei muri tra lei e quella gente con cui non si riconosceva, fece attenzione a celare fino in fondo i propri segreti.
Ora che veniva scortata verso la mensa per consumare la propria cena, scoprì leggermente il polso sinistro in modo che fosse a lei visibile, ma non allo shiney esperto che la precedeva. Intravise il tatuaggio che, fatto da poco tempo, le pulsava sotto la manica della sua maglietta. Una grossa macchia rossa circondava quelle linee nere sottili tracciate da una mano esperta. Seguì quei tratti con l'indice destro assicurandosi di non premere troppo. Assomigliava a una "M" con una linea orizzontale che la tagliava a metà e non sforava dai bordi verticali.
"Adesso siamo collegati: io sento te e tu me" le disse Friedrich dopo avere inciso quel simbolo nella pelle di entrambi.
Era stata molto abile nel porgere l'altro braccio al medico per tutti i controlli di routine.
La mensa, se così si poteva definire, non era altro che un'enorme stanza in comune con dei tavoli di acciaio scadente. Ognuno di essi avrebbe potuto ospitare almeno una decina di persone e senza esitare troppo, dopo aver preso il proprio vassoio, ne scelse uno completamente vuoto.
Dall'altra parte della sala Caley richiuse il regolamento, che stava leggendo con molto interesse, non appena si accorse dell'entrata della ragazza precipitata. Aveva scoperto molte cose degne di nota da quelle poche pagine che erano state fornite a tutti i nuovi arrivati: la Reese Time Academy fu fondata nel 1864 da Reese James Coldwater, il primo shiney che decise di combattere gli okibul unendo le forze. Il generale Sheppard era la sedicesima "rettrice". Il complesso si snodava in totale per duecentocinquantadue stanze divise in quattro sezioni:
Area A: destinata agli alloggi e agli uffici degli shiney di alto rango
Area B: destinata agli shiney esperti
Area C: a sua volta divisa in due sezioni. La prima parte era dedicata alle camere dei cadetti maschi, la seconda ai cadetti di sesso femminile. Erroriamenre si poteva pensare che le due parti, facendo parte della stessa area, fossero confinanti. C1 e C2 erano situate a poli opposti del complesso.
Separate dall'area D che ospitava le aule per le lezioni teoriche, le stanze in comune, le zone di allenamento e la biblioteca.
Ai cadetti era preclusa l'area A, protetta da pass, e ovviamente il settore C del sesso opposto.
Caley, avida di conoscere e non avendo abbandonato il suo intento, lasciò il proprio posto per avvicinarsi a quella che ora aveva la certezza fosse un cadetto come lei. Percepiva gli occhi di Clint su di sé. Aveva ben chiaro il fatto che quel ragazzo non approvasse il suo comportamento, ma non doveva di certo dar conto a lui delle sue scelte.
Quando fu esattamente di fronte alla ragazza chiese: "Posso sedermi?"
Non ottenne risposta e così si sedette ugualmente.
"Io sono Caley, tu?"
"Chamberly"
"Allora Chamberly, come stai?"
La ragazza esaminò attentamente l'ex ballerina, non sembrava avere cattive intenzioni.
"Non sono alla ricerca di amicizie" confessò Chamberly
"Sbagli. Io non so esattamente come hanno agito con te, ma io sono stata condotta qui allo scuro di ciò che avrei trovato. Ora mi ritrovo in questa gabbia di invasati e penso che le amicizie siano fondamentali"
"Puoi andartene se vuoi"
Caley sorrise amaramente "Certo, ma a quale prezzo? Scopri di essere speciale, ma non puoi esserlo fino in fondo. Se non segui le regole sei fuori, si prendono il tuo dono e tu torni felice e contento alla tua vita da non dotato" fece una pausa "Potresti cambiare il mondo, ma sei intrappolato in leggi che altri hanno scelto per te: è una bella sintesi della vita qui"
Chamberly annuì tristemente "Fidati, fuori c'è di peggio"
"Essere prosciugati da un okibul?"
"Loro non ci prosciugano"
Caley ascoltava ogni singola parola senza distrarsi.
Chamberly la vide farsi più avanti in attesa che lei continuasse. Non sapeva che pensare di quella ragazza, ma prima o poi avrebbe dovuto parlare con qualcuno. Era stata condotta allo scuro di tutto proprio come lei, forse fu questo a incoraggiarla nel proseguire la sua spiegazione.
"Loro" concluse la ragazza piovuta dal portale "Ci allevano come bestie da macello"
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