Sogni di Ghiaccio (Seiya pt2)

Giunti a casa di Usagi mi tolsi la giacca e la aiutai a togliersi il paltò bagnato e freddo, lasciandolo cadere ai suoi piedi. La portai nel salotto, per farla accomodare sul divano, mentre le preparavo la vasca con l'acqua calda e un po' di schiuma.

Dalla sua bocca non uscì alcun suono da quando i suoi singhiozzi si furono arrestati; ci eravamo diretti verso la sua abitazione in religioso silenzio, camminando abbracciati per le strade di Tokyo, sotto una fitta pioggia di neve. Avevo visto la mia ragazza in quello stato solo una volta; quando Galaxia sfoggiò il seme di stella di Mamoru, facendole capire che lui era morto. Solo in quell'occasione i suoi occhi si erano spenti, privati della gioia che da sempre la caratterizzava, mostrandoci il suo cuore mentre si sgretolava in mille pezzi. Ero stato male per lei anche io, quando l'avevo vista spazzarsi in quel modo, realizzando quando potesse essere piccola e fragile quella combattente testarda e valorosa.

Perché aveva avuto quella strana reazione così forte per della semplice neve? Che cosa la terrorizzava a tal punto da non riuscire a farne parola con me?
Non avrei mai potuto restare inerme davanti al suo dolore; avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarla, anche se me lo avesse impedito.

Scesi velocemente le scale per raggiungerla, trovandola nello stesso modo in cui l'avevo lasciata, come se il tempo per lei si fosse fermato. Teneva il viso puntato verso il pavimento, le mani strette sulle cosce e la bocca serrata in una linea dritta. Sembrava un guscio vuoto; un lontano ricordo della ragazza vivace e solare che era Usagi.

"Piccola, la vasca è pronta. Ti accompagno a fare il bagno, ok?"
Aspettai un gesto d'assenso; anche un sussurro mi sarebbe bastato. Non emise alcun suono e nessun movimento... non ero certo nemmeno che mi avesse sentito.
Mi inginocchiai davanti a lei, appoggiandomi con un braccio alle sue gambe e con una mano le accarezzai la guancia ancora fredda e liscia; la stessa consistenza della porcellana.
Quel gesto sembrò ridestarla, perché puntò le sue iridi spente su di me, inarcando lievemente la testa, inquietandomi per quanto i suoi gesti sembrassero meccanici.

La presi tra le braccia, facendole allacciare le sue mani intorno al mio collo e la portai al piano superiore.
Entrato nel bagno la posai coi piedi a terra e dopo essermi assicurato che riuscisse a reggersi da sola iniziai a spogliarla della divisa scolastica, deglutendo diverse volte davanti allo spettacolo del suo corpo perfetto nudo davanti a me. Cercai di non soffermarmi troppo sui suoi capezzoli che tante volte avevo succhiato e sulla sua intimità che sembrava richiamarmi a gran voce; l'accompagnai dentro la vasca e la aiutai a sedersi al suo interno, lasciando che la schiuma avvolgesse la sua pelle diafana in un abbraccio.

Quando mi alzai per uscire dalla stanza, cercando di porre fine al mio supplizio, le sue dita bagnate mi strinsero, bloccando ogni mio movimento.
"Non lasciarmi, Seiya. Ti prego, non andartene."
Udire la sua voce spezzata mi fece voltare di scatto, vedendo i suoi occhi finalmente vivi, riempirsi di lacrime. Mi avvicinai alla vasca, inginocchiandomi e sfiorandole il viso per rubarle quella goccia salata.

"Non ti lascerò mai, amore mio. Sarò sempre al tuo fianco, non ti libererai facilmente di me!"
Provai a rassicurarla, felice che le mie parole l'avessero fatta sorridere, anche se poi iniziò a singhiozzare ancora più forte di prima, tenendo sempre la sua mano stretta alla mia.
Si alzò e si buttò addosso a me, facendo cadere entrambi sul pavimento freddo.

Le sue labbra si posarono sulle mie, bisognose di sentire le nostre lingue unirsi, dando inizio a un bacio disperato. Le sue dita tastavano il mio corpo in ogni parte, passando dal viso al petto, scendendo sui fianchi e poi verso le cosce, come se volesse assicurarsi che io fossi ancora lì. Necessitava toccarmi e tenermi stretto a sé, mentre la divisa, ormai bagnata, si era attaccata alla pelle, facendomi rabbrividire.

Dandomi forza riuscii a mettermi seduto, posizionando le gambe di Usagi attorno alla mia vita e facendo aderire i nostri petti. Il bacio si intensificò, lasciando il posto alla bramosia e al bisogno primordiale di amarci. Per quanto mi sforzassi non riuscii a trattenere il risveglio di quella parte a sud dell'ombelico, che si erse appena sentì l'intimità di lei appoggiarcisi contro, nonostante il tessuto dei pantaloni e dei boxer a fare da barriera. Emise un gemito quando se ne accorse, amplificando ancora di più il mio desiderio.

Con le mani strette sulle sue natiche mi alzai, tenendola a cavalcioni, e la spinsi fino alla sua camera, venendo travolti dal freddo dovuto allo sbalzo termico tra il bagno e il corridoio.
Una volta entrato, richiusi al volo la porta dietro di me e la poggiai sul letto, distendendola sotto di me.

Le nostre bocche non persero mai il contatto, sentivo il bisogno di Usagi di non lasciarmi allontanare, così cercai di sbottonarmi la divisa senza dover interrompere quella unione.
Lasciai cadere gli indumenti bagnati a terra, restando con i soli boxer a separarci.
Sentii finalmente il suo corpo febbricitante sul mio, leggermente umido e iniziai a giocare con i suoi capezzoli turgidi facendola gemere di piacere.

Mordicchiai il suo labbro, tirandolo appena, facendola impazzire. Inarcò la schiena e iniziò a strusciare la sua intimità contro la mia erezione, mentre con le dita sciolse la mia coda, liberandomi i capelli e aggrappandosi a essi.
"Seiya, ti prego..." Sapevo cosa voleva chiedermi con quella supplica, ma io non ero ancora pronto ad accontentarla; volevo portarla a dimenticare ogni pensiero negativo e lasciare che il godimento la travolgesse.

Con una mano scesi sul suo clitoride e iniziai a giocarci, premendolo e strofinando le dita facendola ansimare. Iniziai pigramente, facendo movimenti lenti e circolari, andando pian piano a velocizzarli, seguendo i sussulti involontari del suo corpo. Conoscevo quel tempio alla perfezione ormai ed ero in grado di intuire i segnali che mi lanciava, accorgendomi quando dovevo intensificare i miei gesti e quando dilettare le mie attenzioni su altri punti focali del piacere.

La sua stretta si potenziò, strattonandomi alcune ciocche, mentre il respiro aumentò di intensità facendomi capire che aveva raggiunto il picco dell'orgasmo. Le lasciai alcuni minuti per riprendersi, restando sempre incollato alle sue labbra, ma accarezzando il suo corpo su entrambi i lati con la punta delle dita.

Quando sentii la sua lingua vorticare intorno alla mia, capii che era pronta a unirsi a me. Mi levai i boxer velocemente, non potendo più resistere al bisogno di sentire il suo calore umido avvolgermi.

Penetrandola mi sentii finalmente in Paradiso, fluttuando leggero nel cielo e sopra a una nuvola.
In ogni spinta lasciai andare un po' delle mie insicurezze, promettendole di non lasciarla mai e chiedendole di fare lo stesso. Facemmo l'amore bisognosi l'uno dell'altro, beandoci di quell'unione, ma con la disperazione dovuta alla consapevolezza che prima o poi tutto questo sarebbe finito.

*Spazio Autrice*

Siamo arrivate all'ultimo pov di questo capitolo piuttosto duro; la prima parte della profezia è iniziata e Usagi ne è rimasta sconvolta, poverina :(
Il prossimo capitolo darà luce a un altro pezzo della profezia, quindi preparatevi!
Dovrei riuscire a pubblicarlo martedì prossimo, ma non ve lo posso assicurare con certezza perché sono ancora in fase di stesura... farò comunque il possibile!

Buon weekend
Baci, Sara

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