Rivelazioni (Seiya)

Yaten guardava il cellulare, Taiki e Ami chiacchieravano tra di loro, parlando di scienza e Makoto faceva zapping alla tv, assorta nella noia. Erano tutti seduti sul divano.
Sentii dei passi sulle scale e con la coda dell'occhio vidi Rei scendere da sola ed entrare nella stanza.

"Usa finisce di sistemare i letti e scende. Ha detto d'iniziare pure a guardare il film. Sappiamo tutte quante volte l'ha visto sbavando su Johnny Depp" disse creando una risata generale.
Mise il dvd nel lettore, spense le luci e si sedette sulla poltrona.

Mi misi a terra, appoggiato al bracciolo del divano. I miei occhi erano rivolti allo schermo, ma la mia mente continuava a riportarmi nella sua camera, alla vicinanza che si era creata tra noi.
Sentii un rumore sulle scale che mi portò alla realtà.
Non ebbi il coraggio di girarmi a guardarla, quindi mi limitai a sbirciarla con la coda dell'occhio e vidi che si sedette appoggiata al bracciolo dall'altra parte del divano, ben distante da me.
Tornai a guardare il televisore, cercando di concentrarmi sul film, ma non ci riuscii.

Immaginavo mentre la baciavo sulle sue calde labbra e con la lingua cercavo un varco nella sua bocca, inizialmente sigillata, ma che poco alla volta sentivo meno resistente. Slacciavo le nostre mani per accarezzarle la testa, portando il suo corpo ancora più vicino al mio.
Si staccava dal mio bacio per sedersi a cavalcioni su di me, mordicchiarmi il lobo, provocandomi brividi su braccia e dorso, mentre le sue dita scavavano sotto la maglietta per toccarmi la schiena.
Io stringevo le sue cosce mentre le assaggiavo il collo, desideroso di scendere verso i suoi seni morbidi.

La voce di Yaten mi svegliò da quel sogno a occhi aperti. Notai che c'erano i titoli di coda in tv, segno che il film era appena terminato. Mi alzai per guardare i miei fratelli.
Ami e Taiki dormivano appoggiati l'uno all'altra, come avevamo fatto la sera prima io e Usagi e il pensiero mi fece sorridere. Notai che anche Rei dormiva profondamente sulla poltrona, gli unici svegli eravamo io, Yaten, Makoto e Usagi.
Suggerii di dormire di sopra con Makoto e Usagi visto che c'erano due materassi. Mi girai verso la mia testolina buffa che non avevo ancora guardata dopo essere uscito dalla sua stanza; l'avevo solo immaginata sopra di me.

Rimase in silenzio, dubbiosa. Fu Makoto ad acconsentire, scappando poi al piano di sopra con Usagi. Dopo aver sentito la porta chiudersi, Yaten si alzò e con un sorriso malizioso mi disse:
"Ogni situazione riesci a rivoltarla a tuo favore; ma come fai?".
Scoppiai a ridere.
Spensi il televisore e, insieme a mio fratello, uscimmo dalla stanza.

☾ ✰

Eravamo tutti a letto da più di un'ora, ma non riuscivo ad addormentarmi.
Lei dormiva nel letto di fianco, insieme alla sua amica. Avrei voluto essere al posto di Makoto per poter stringere la mia Usagi.

Sentivo che continuava a girarsi; era nervosa per qualcosa e forse la colpa era la mia.
"Puoi smetterla di muoverti? Sto cercando di dormire!" Dissi prima di sedermi, per avvertirla che ero sveglio. Mi voltai verso di lei e le chiesi cosa non andasse.
Era sdraiata in posizione fetale e stringeva il cuscino. Era tenera, ma allo stesso tempo sexy da morire.
Il suo sguardo crucciato e il suo modo di guardarmi fisso negli occhi, mi fece capire che stava pensando al nostro quasi bacio. Mi alzai e le allungai la mano.
"Vieni con me" e la portai sul balcone per farla respirare meglio.

Appoggiandomi alla ringhiera le chiesi cosa l'affliggeva. La sua risposta fu un'altra domanda, per me motivo di tensione; sapevo a cos'avrebbe portato quel discorso.
Era seria e sicura di sé. Ci stavamo spingendo in una conversazione che avrebbe potuto cambiare il nostro rapporto definitivamente.
Se le avessi detto la verità, forse non mi avrebbe mai più voluto vedere, se invece avessi omesso delle cose saremmo rimasti allo stesso punto di adesso. Ero disposto a rischiare?
Le risposi, cercando di acquistare la sua stessa sicurezza, chiedendole se volesse che fossi sincero o preferisse sentire qualcosa che la rassicurasse. Scelse la verità.

Non potevo più tirarmi indietro. Sospirai e abbassai lo sguardo per pensare a come iniziare quel discorso.
Le dissi quello che provavo il più sinceramente possibile. Alzai lo sguardo, per cercare la forza di parlare nei suoi occhi; avevo bisogno di stringerle la mano per continuare. Sapevo di non essere ricambiato, ma mi bastava averla vicino anche solo come amica.
Cercai di convincere anche me stesso delle ultime parole.

Vidi il volto di Usagi rigarsi di lacrime e istintivamente l'abbracciai. Tenerla stretta provocò al mio cuore la solita reazione. La pregai di non piangere, mentre affondavo con la testa nei suoi capelli e venivo inondato dal suo profumo. Sarei rimasto ore intere a bearmi di quel contatto così ravvicinato; sapevo che non avrei potuto pretendere di più, nonostante ci sperassi.

Ero talmente emozionato che le parole uscirono dalla mia bocca spontaneamente, senza la mia volontà.
"Ti amo, Usagi". L'avevo detto senza programmarlo, senza accorgermene; il mio cuore aveva parlato al mio posto.

Mi sentivo più sollevato per averle detto finalmente, con la più assoluta sincerità, quello che provavo per lei, ma allo stesso tempo ero preoccupato per la sua reazione. Più volte mi aveva messo al mio posto, quando cercavo di andare oltre all'amicizia e questa volta mi ero spinto fuori da ogni confine.
La sentii tremare tra le mie braccia. La staccai malvolentieri, cercando però la sua mano e la riportai nella stanza.

Vidi mio fratello occupare tutto il materasso, dormendo in orizzontale come era solito fare, mentre Makoto si era posizionata al centro del letto che divideva con Usagi, abbracciando il suo cuscino. Non riuscimmo a non riderne, scacciando così ogni tensione. Dissi che avrei dormito per terra e cercai di slegare la mia mano dalla sua, ma lei la strinse per non lasciarmi andare.

"C'è la camera dei miei genitori!" Quell'affermazione mi lasciò completamente sconcertato. Le avevo detto di amarla e invece di scappare mi voleva più vicino. Il mio cervello era in stand-by, troppo incredulo per capire quello che stava succedendo.

Mi portò nell'altra stanza e mi fece sdraiare sul letto, rifugiandosi poi tra le mie braccia, intrecciando le sue gambe alle mie.
La sentii assopirsi poco dopo. Nelle mie orecchie solo il suono del mio cuore che martellava pesantemente. Le accarezzai la testa, massaggiandole i capelli sciolti.
"Ti amo, piccola" e mi addormentai, stringendola.

☾ ✰

Mi svegliai sentendo delle leggere scosse al fianco destro. Aprii lentamente gli occhi per cercare di focalizzare la stanza che non conoscevo. Mi ci volle qualche secondo per ricordarmi che era la camera dei genitori di Usagi. Anche se non la vedevo, perché era alle mie spalle, sentivo le sue dita seguire la linea del tatuaggio, ripetendo l'azione più volte.
"Non cambierà al prossimo tocco, sai?" Le dissi senza voltarmi. Si bloccò di colpo.

"Non volevo svegliarti, scusami". Restammo in silenzio entrambi per qualche minuto.
Non sapevo se la dichiarazione che le avevo fatto, ora che era a mente lucida, avesse potuto cambiare il suo pensiero. Avevo paura che mi chiedesse di andarmene e di non farmi più rivedere.

"Gli altri se ne sono andati, anche i tuoi fratelli. Sono le due passate".
Mi misi seduto di scatto a quella notizia. Avevo dormito così serenamente, come non facevo da molto, per più di dieci ore.
Mi girai per guardarla e notai che lo stesso non valeva per lei. Aveva delle profonde occhiaie e gli occhi gonfi, come se avesse pianto. Sapevo che stava così a causa mia e mi sentii profondamente in colpa.

"Perché ti sei tatuato 105?" Chiese sedendosi vicino a me, sorridendomi dolcemente.
"Ha un significato importante. L'ho sentito in una canzone alla radio e sembrava facesse riferimento alla mia vita, così ho deciso di renderlo indelebile sulla mia pelle". "Che canzone?".
Non avrei mai potuto dirglielo; era una cosa troppo profonda. Miracolosamente non era scappata dopo averle detto che l'amavo, non avrei tentato la fortuna dicendole anche questo.

"La curiosità uccide il gatto, cara Usagi" incrociai le braccia al petto, provocandole nervosismo. "Sei il solito antipatico". Le si gonfiarono le sue belle guance come era solito quando si arrabbiava.
"E tu la solita ficcanaso" mi avvicinai a lei, facendole una linguaccia.
"Ripetilo se hai il coraggio" disse avvicinandosi a me, ma sbilanciandosi troppo in avanti, facendoci così cadere sul letto, uno sopra l'altro.

Aveva le mani sul mio petto e io sulle sue spalle nude. Ci guardammo profondamente negli occhi, imbarazzati dalla situazione, ma senza muoverci di un millimetro. Iniziai ad accarezzarle le braccia con la punta delle dita. La vidi deglutire, fissandomi le labbra. Sentivo i brividi che il mio passaggio le provocava sulla pelle.

"Seiya, smettila per favore" mi chiese con la gola secca, restando però immobile in quella posizione. Le sue parole dicevano una cosa, ma la sua voce sembrava chiedesse altro. Decisi di osare e iniziai ad accarezzarle la schiena, sopra al suo vestito rosa, e lei tornò con la mano sul mio fianco, a cercare il tatuaggio.
Quel suo sfiorarmi così delicato mi mandò in escandescenza. La desideravo talmente tanto da farmi male.

Appoggiai anche l'altra mano sulla sua schiena e la spinsi verso di me, baciandola.

Non m'importava se si sarebbe staccata subito maledicendomi; non resistevo più alla curiosità di assaggiare la sua bellissima bocca che tanto avevo bramato e sognato.
Finalmente non dovevo accontentarmi d'immaginare il contatto delle nostre labbra; finalmente potevo sentirle sulle mie. Erano morbide,carnose e sapevano di fragola.
Era un bacio a stampo, dolce e lungo per assaporarla. Quando le mordicchiai leggermente il labbro inferiore le provocai un sussulto.
Non si era staccata scappando o dandomi una sberla. Era tra le mie braccia e mi stava ricambiando.

Mi mise le mani intorno al collo e finalmente mi diede il suo tacito consenso, nel quale le nostre bocche si aprirono per dar sfogo a un bacio pieno di passione e desiderio.
Sentii la sua lingua farsi strada per giocare con la mia. La strinsi ancora più forte, continuando ad accarezzarle tutta la schiena, mentre lei si divertiva a infilare le dita tra i miei capelli.

Sentivo i morbidi seni della mia bionda premersi sul mio petto e gonfiarsi ad ogni suo respiro.
Mi stavo eccitando e anche lei se ne accorse, perché la vidi adagiarsi sulla mia erezione. Neanche nei miei pensieri più reconditi avrei immaginato questo suo aspetto così sfrontato e così sicuro.

Abbassai le mani sui suoi glutei sodi per stringerli, attraverso la stoffa, e la sentii ansimarmi in bocca. Le sue dita, strette alle mie spalle con forza tanto da graffiarmi. Questo mi fece fomentare ancora di più. Si staccò da me per togliermi la maglietta, e tornò a baciarmi, giocando con le dita sul mio petto, mentre io infilai le mie mani sotto il vestito per toccare la pelle della schiena.

Sembrava bruciasse da quanto era calda. Le sue carezze sul mio petto scesero all'addome in modo lento e provocatorio, accelerando i battiti del mio cuore. Poi, le sue mani arrivarono sui bottoni dei miei jeans che slacciò lentamente, ma con facilità, come se stesse giocando per farmi impazzire. Iniziò a tirarli giù, la aiutai sollevandomi e lei fece il resto, spingendoli con le gambe.
Ero rimasto solo con i boxer con la mia erezione puntata su di lei.

Smisi di baciarla per prenderla e portarla sotto di me, iniziando a mordergli il lobo destro, slacciandole i bottoni del vestito con una mano, mentre con l'altra le tenevo i polsi sopra la testa. Aveva scelto un abito che si snodava davanti, per mia fortuna, così aprirlo fu semplicissimo. Mi fermai a contemplarla.
Portava un reggiseno a balconcino rosa antico con del pizzo bianco semi trasparente. S'intravedevano i suoi capezzoli turgidi che aspettavano solo di essere leccati.

Posai delicati baci sul suo collo e iniziai a giocare col suo seno. Col pollice e l'indice gli presi un capezzolo e glielo strinsi, facendola ansimare.
Con le dita dell'altra mano iniziai a disegnare un percorso che scendeva fino alle sue mutandine, non varcandole momentaneamente, accorgendomi così di quanto fosse bagnata.
Con la bocca iniziai a scendere sulla scollatura del suo seno. Stava fremendo.

Improvvisamente sentimmo la porta di casa aprirsi e ci bloccammo.
"Usagi, sei in casa?" Era la voce di una donna, probabilmente sua madre.
"Merda!" Fu l'unica cosa che disse.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top