Ritorno dalla Tournée (Seiya pt2)

"Salutatemi le ragazze" fu l'ultima cosa che disse Usagi ai miei fratelli, dopo esser scesa dalla macchina e avermi raggiunto davanti al portone d'ingresso.
Li salutai con un cenno della mano, guardandoli partire verso il tempio, lasciando me e la mia testolina buffa finalmente soli.
Ci dirigemmo verso l'ascensore, tenendoci per mano, godendo della nostra vicinanza in completo silenzio.
Una volta entrati nella scatola meccanica e selezionato il piano, l'abbracciai, dandole un leggero bacio sulla fronte.
"Ti ho già detto che mi sei mancata?"

"Almeno un milione di volte, ma mi piace sentirtelo dire". Si accoccolò ancora più stretta a me, stringendomi con le sue esili braccia.
"Mi sei mancato anche tu!"
Lo stridio dell'ascensore, seguito dal suo arresto, ci destò dal nostro momento; le porte si schiusero, permettendoci di uscire, giungendo così sul pianerottolo.

Infilai la chiave nella serratura, aprii la porta ed entrammo nel mio appartamento, illuminato da una sottile luce che faceva capolino dagli spiragli della persiana.
Lasciai il mio trolley vicino all'ingresso e mi diressi verso la finestra, tirando su la tapparella e facendo entrare un'aria nuova.

"Vuoi qualcosa da bere?" le chiesi avvicinandomi al frigorifero in cucina. Usagi si era seduta sul divano in soggiorno e si stava stiracchiando.
"Un bel bicchiere di acqua ghiacciata, grazie".
Presi la bottiglia e due bicchieri, andai a sedermi vicino a lei e versai quel liquido freddo e trasparente.

La guardai berla tutto d'un sorso, per rifocillarsi da quella calda giornata di fine luglio, non potendo nascondere un sorriso.
"Perché ridi?"

"Sorrido, perché finalmente sono di nuovo a casa". La guardai dritto negli occhi, in quel cielo così profondo in cui ero solito perdermi.

"Sono contenta che consideri Tokyo la tua casa; nonostante tu provenga da un altro pianeta ora sei affezionato a questa città e alla terra." Sorrise alle sue parole, posando il bicchiere sul tavolino.

"Tokyo, New York, Londra... Potrei essere in qualsiasi città del mondo che non m'importerebbe. Potrei vivere anche su Marte, su Giove o sulla luna. Non m'interessa un posto in cui stare, quello che conta per me è averti al mio fianco, perché vedi... Tu sei la mia casa".

Appoggiai la mia mano sulla sua guancia per accarezzare la morbidezza della sua pelle, continuando a guardare il suo viso perfetto e quegli occhi pieni d'amore.
Mi si buttò al collo, appoggiando le sue labbra sulle mie, dando così inizio ad un bacio pieno d'amore.

Portai le mani sulla sua schiena, su quella parte di pelle non coperta dalla maglietta scozzese che la copriva appena pochi centimetri sotto il seno.
Sentii i brividi provocati dal mio tocco, come succedeva ogni volta che entravano in contatto.
Mi mordicchiò il labbro inferiore, provocandomi a sua volta delle lievi scosse che percossero tutto il mio corpo.

La feci sedere sopra di me, eliminando lo scarso spazio che ci separava, rendendo quel bacio più caldo e più passionale.
Le sue mani scesero sulle mie spalle, aggrappandosi a esse con forza, per poi iniziare a percorrere con le sue esili dita un lento percorso sul mio petto. Sentivo il loro calore nonostante la mia t-shirt creasse una sottile barriera.

Infilai la mano sotto la sua maglietta, continuando quel gioco di carezze, salendo sul suo dorso, spostandomi da destra a sinistra, lasciando una scia di brividi ad ogni mio passaggio.
Mi staccai dalle sue labbra e abbassandomi, iniziai a baciarle la pancia, assaporando con la lingua la sua pelle di pesca; la vidi tremare ad ogni mio bacio. La sua presa tornò a essere salda sulle mie spalle, conficcando le unghie nella carne, sempre protetta dalla maglietta, provocandomi un eccitamento ancora maggiore.

Portai il viso di fronte al suo, guardando i suoi occhi lussuriosi, le diedi un bacio sul naso e mi alzai, mettendo le mani sotto ai suoi glutei per tenerla ancora a cavalcioni sopra di me.
La trasportai nella mia camera buia, richiusi la porta dietro di me e senza accendere la luce l'accompagnai sul mio letto, facendola stendere sotto di me.

Mi levai le scarpe con la punta dei piedi e tornai a impossessarmi delle sue labbra e della sua lingua.
La mano sul suo fianco salì, entrando dentro la sua maglietta e scavando sotto il reggiseno, accarezzando i capezzoli già turgidi, provocandole un gemito.

Usagi sollevò la mia maglia, portandomela al collo, finché non mi staccai dalle sue labbra per farmela togliere, permettendole così di soffermarsi a fissare il mio petto.
Seguii il suo esempio, levandole così la maglietta, lasciandola in reggiseno e pantaloncini.
Percorsi con la lingua la strada che dal collo giungeva al suo seno, soffermandomi su quei bottoncini, torturandoli, un po' succhiandoli e un po' sfregandoli tra il pollice e l'indice. Usagi ansimava di piacere, mentre stringeva il cuscino sotto la sua testa e si mordeva il labbro inferiore.

Scesi a baciarle la pancia, accarezzando le sue cosce morbide, mentre con la lingua giravo intorno al suo ombelico, creandole nuovi brividi.
"Seiya, ti prego!" Desiderava unirsi a me quanto lo desideravo io, ma prima volevo assaporare la sua pelle, gustandomi il sapore dolce di quel corpo che tanto mi era mancato.
Le sbottonai i pantaloncini, facendoli scorrere lentamente giù per le sue lunghe gambe, ma fermandomi alle caviglie.

Le slacciai le converse, pensando a quanto si sarebbe infuriato Yaten se l'avesse vista sdraiarsi sul letto con le scarpe, sogghignando leggermente, per poi tornare a spogliarla di quei indumenti superflui.
Tornai a sdraiarmi sopra il corpo, ormai bollente, di lei, accarezzando la sua intimità, portando la mano dentro i suoi slip. A quel movimento, le unghie di Usagi si conficcarono nuovamente nella mia pelle, aggrappandosi alle mie spalle, sollevando il bacino verso di me.

Allungò il viso per tuffarsi sulle mie labbra, muovendo avidamente la sua lingua dentro la mia bocca, pregandomi in silenzio di continuare a inebriarla di quel piacere.
Con le dita iniziai a giocare con il suo clitoride, facendo dei movimenti circolari dapprima lenti e poi sempre più veloci, godendo di ogni suo sussulto sotto il mio controllo.
La stretta di Usagi si fece più salda, il suo respiro sempre più irregolare e portando la testa all'indietro, si lascio travolgere dal piacere che esplose, come una bomba, dentro di sé.

Aspettai che gli spasmi del suo corpo si fermassero per tornare a baciarla, poggiando le mie labbra prima sulla guancia destra, poi su quella sinistra, salendo sulla tempia sinistra e spostandomi poi a quella di destra. Bloccò il mio viso con le sue mani, costringendomi a guardarla dritta negli occhi, mentre mi sorrise.

"Ti amo" disse prima di spingermi sulla sua bocca, dando inizio così a un nuovo bacio ricco d'amore.
La sua lingua segui ripetutamente il percorso delle mie labbra come a voler disegnarle, mentre con le mani scese sui miei jeans, sbottonandomeli e spingendoli giù, aiutandosi con i piedi a togliermeli.
Fece lo stesso con i miei boxer, lasciandomi completamente nudo sopra di lei.
Accavallò le gambe alla mia schiena, premendomi contro il suo corpo, chiedendomi tacitamente quell'unione.

Scostai i suoi slip ed entrai dentro di lei, provocandomi una fitta al cuore per l'emozione. La prima volta era stata stupenda, la seconda magnifica, la terza e le altre erano state fantastiche, ma questa... questa fu veramente straordinaria.
Ogni volta che facevo l'amore con lei mi sembrava di volare, mi ubriacava di quelle emozioni così uniche e rare e mi perdevo in quelle sensazioni che solo Usagi era in grado di regalarmi.

Mi mossi lentamente avanti e indietro, ansimando ad ogni colpo, lasciandomi trasportare dal piacere caldo e forte che iniziò a diffondersi nel mio corpo.
Le spinte divennero più veloci e più forti, la sua stretta tornò a essere salda sulle mie spalle e i suoi respiri si fecero più rumorosi. Sentii il calore pronto ad esplodere e riuscii ad uscire giusto in tempo, riversando il mio appagamento a terra.

Per la troppa eccitazione dimenticai di infilarmi il preservativo e se non fossi stato attento avremmo fatto un bel casino.
Guardai Usagi che, con gli occhi chiusi, cercava di riprendere a respirare normalmente; il suo viso stanco, ma felice era la cosa più bella del mondo.

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