Luna e Stelle (Usagi pt2)
Ero di fronte al citofono da ormai cinque minuti, titubante sul suonare. Ero veramente agitata. "Forza, Usagi, altrimenti i caffè si fredderanno", e pigiai con forza sul cognome Kou. Attesi, ma nessuna risposta, così schiacciai nuovamente il pulsante con più forza.
Nulla.
"Andiamo, rispondete. Possibile che siano usciti a far colazione?" E con rabbia iniziai a spingere di nuovo il campanello senza staccare il dito.
Improvvisamente, sentii una voce "Che modi sono? Sto aprendo!" e il rumore di sbloccaggio del portone.
Forse li avevo svegliati? Non ne combinavo mai una giusta. Ormai era fatta, quindi tanto valeva chiamare l'ascensore ed entrare in casa.
La porta era socchiusa, così l'aprii piano piano e titubante entrai. "Ragazzi, è permesso? Scusatemi non volevo svegliarvi. Sono io, Usagi". Dissi guardandomi intorno; l'appartamento era vuoto.
"Si può sapere chi è che suonava in questa maniera?". La voce di Seiya lo precedette ma poi uscì dalla sua stanza, bloccandosi quando mi vide.
Indossava solo dei pantaloncini sportivi di cotone bianco, ed era senza maglietta. Arrossii vedendolo.
"Testolina buffa, cosa ci fai qui?" Mi domandò restando impalato.
"Ho pensato di portarvi la colazione per darvi il bentornato. I tuoi fratelli stanno ancora dormendo?" Chiesi nervosa.
"Non ci sono. Mi sono svegliato con il suono assordante del campanello, e quando mi sono alzato ho notato che le loro stanze erano vuote. Devono essersi svegliati presto. Comunque accomodati pure. Mi vesto e facciamo colazione visto che sei venuta apposta". E scomparve nella sua stanza.
Saremmo stati da soli in casa.
A quel pensiero il cuore iniziò a battermi forte. La mia testa doveva essersi momentaneamente scollegata, perché il mio corpo agiva da solo. Anche la sera prima le mie gambe avevano iniziato a muoversi verso Seiya e, senza che me ne fossi accorta, ero finita tra le sue braccia. Scacciai quel ricordo e iniziai a preparare il tavolino con le cose che avevo portato.
"Che hai comprato di buono, testolina buffa?" Mi spaventai; non mi ero accorta che fosse uscito dalla sua camera. Si sedette sul divano.
Raramente lo vedevo in jeans ed era un peccato perché gli stavano proprio bene. Ma che diavolo stavo pensando?
"Caffè e brioches. Li ho presi alla pasticceria all'angolo. Fa dei dolci veramente squisiti". Lo stomaco iniziò a brontolare per la fame, scaturendo una risata da parte sua. "
Avanti serviti, ma non abbuffarti come al tuo solito. Lascia qualcosa anche per me".
Mi sedetti anche io al suo fianco.
"Mi stai dando della cicciona, per caso?" Chiesi innervosita da quella sua frase.
"Se continui a mangiare dolci lo diventerai sicuramente" e mi tolse dalle mani la brioche alla marmellata di fragola. La mia preferita.
"Giù le mani, rockettaro! Quella l'ho presa prima io" e misi le mani nuovamente sulla brioche. Non ero intenzionata a cedergliela così facilmente. Iniziammo a tirarcela finché non si ruppe a metà.
"Oh no, hai visto cos'hai fatto, Seiya?". Ero rossa dalla rabbia.
Lui mi fissò in silenzio, poi scoppiò a ridermi in faccia.
"Usagi, sei così buffa quando ti arrabbi".
Mi stava prendendo in giro? Si allungò e prese un'altra brioche con la mano libera.
"Coraggio, mangiala tu" e avvicinò il pezzo ripieno di marmellata alla mia bocca.
Le nostre mani si sfiorarono mentre feci per prendere la brioche e improvvisamente il tempo parve fermarsi. Delle piacevoli scariche mi attraversavano il corpo. Non capivo di cosa si trattasse ma era una sensazione piacevole. Le nostre mani sospese nel vuoto l'una accanto all'altra.
Entrambi le abbassammo sulle gambe, imbarazzati da quel gesto così semplice e spontaneo. Facemmo colazione in completo silenzio, finché Seiya non lo spezzò con una domanda:
"Hai programmi per oggi?".
"No, pensavo di leggere i miei fumetti e poi andare a mangiare un gelato, perché?"
"Ti andrebbe di accompagnarmi a fare un po' di shopping per la casa? Dei consigli femminili per arredarla mi servirebbero, anche se non so quanto buon gusto tu possa avere".
Che sfrontato. Prima mi chiedeva aiuto poi mi criticava.
"Allora vacci da solo! Ti saluto" e mi alzai, offesa, in direzione della porta.
Mi prese la mano e mi fermò "Usagi, ma possibile che non capisci mai quando scherzo? Sai che mi piace prenderti in giro. Allora, ti va di aiutarmi? Per ringraziarti ti offrirò il pranzo e il gelato, ovunque vorrai". E mi sorrise.
"Dici sul serio? Che bello. So che ha aperto un nuovo ristorante in centro. Dicono tutti che si mangia benissimo, ma i prezzi sono un po' troppo elevati per me. Visto che ti sei offerto di pagare tu... Forza, andiamo".
Lo tirai verso la porta sempre tenendolo per mano; non mi accorsi di quanto quel piccolo gesto così spontaneo, potesse significare molto di più. Uscimmo dall'appartamento ridendo.
☾ ✰
Girammo tantissimi negozi di arredamento. Ognuno aveva cose fantastiche. Avrei comprato tutto, ma il mio amico Seiya non era della stessa opinione.
"Usagi, non posso comprare ogni cosa. Dove le metto poi?". "Ma è tutto così bello. Starei ore ad ammirarle. Guarda quel divano! Oh, senti come è morbida questa coperta".
Io adoro lo shopping. Insieme al mangiare e al dormire sono le cose che amo fare di più al mondo.
"Il divano già lo abbiamo, però la coperta posso regalartela se ti piace. Il colore rosa non rientra propriamente nei miei gusti. Nella tua cameretta invece ci starebbe bene". Mi sorrise.
"Davvero me la regaleresti? Grazie, Seiya!" Mi allungai per schioccargli un bacio sulla guancia, facendolo arrossire. Gli sorrisi per ringraziarlo e mi incamminai verso un altro reparto del negozio. Eravamo venuti per cercare qualcosa per il suo appartamento e invece stavo guardando solo cose di mio gusto.
Improvvisamente, vidi un quadro che mi colpì e che sicuramente gli sarebbe piaciuto.
Mi dovevo sdebitare per il suo regalo quindi lo presi e mi avviai furtivamente alla cassa.
"Potrebbe incartarmelo gentilmente? Sa, è un regalo."
☾ ✰
"Si può sapere che cos'hai comprato, testolina buffa? Non so se ci faranno entrare al ristorante con quel coso enorme che ti porti appresso". "Ti ho già detto che non ti riguarda, quindi non ti dico che cos'è. Ora non cercare scuse e andiamo a mangiare che ho fame" e lo trascinai verso il rinomato ristorante.
"Un tavolo per due, ragazzi?" ci chiese il cameriere sorridendoci.
"Sì, grazie!" rispose Seiya glacialmente, ma con educazione. Questo ragazzo aveva dei cambi repentini d'umore.
"Prego, da questa parte" e ci fece strada verso una zona del ristorante molto isolata e tranquilla. Sembrava quasi un privè.
"Ecco i menù, ragazzi. Quando siete pronti a ordinare chiamatemi pure". Si allontanò lasciandoci soli.
La stanza era nella penombra, illuminata da candele che circondavano il muro ed erano posizionate su ogni tavolo. L'atmosfera era molto romantica, cosa che mi agitò non poco.
"Probabilmente ci ha scambiato per una coppia" rise Seiya.
"Ti piacerebbe, eh" ribeccai io. Dovevo sempre avere l'ultima.
"Si, proprio. Con tutte le ragazze bellissime che mi si buttano ai piedi ogni giorno. Potrebbe mai allettarmi l'idea che pensino tu possa essere la mia fidanzata?"
Restai sorpresa da quella risposta e dalla tristezza che mi aveva causato. Perché ero così delusa?
"Se è questo quello che pensi allora potevi chiedere a una di loro di accompagnarti. Sono sicura che troverai qualcuna qua fuori desiderosa di pranzare con te. Buona giornata".
Stavo per mettermi a piangere, ma non volevo dargli questa soddisfazione. Mi alzai in direzione dell'uscita, ma anche questa volta riuscì a fermarmi, trattenendomi per il braccio.
"Usagi, ti prego non andartene. Non m'importa di nessun'altra se non di te. Non vorrei trovarmi da nessun'altra parte se non qui, in questo momento".
Lo disse con tanta semplicità e dolcezza da farmi sciogliere.
Le sue parole erano qualcosa di più di quello che avrebbe detto un amico.
Lo guardai negli occhi; bellissimi occhi blu che brillavano sempre quando si riflettevano nei miei. Gli sorrisi e tornai a sedermi, e anche lui mi imitò.
"Oh cavolo! Devo chiamare la mamma e avvisarla che non torno per pranzo. Sono la solita sbadata!" e tirai fuori dalla borsetta il mio nuovo telefono, per poi comporre il numero di casa.
"Questo cosa sarebbe? Un'invenzione terrestre?" Seiya analizzò il cellulare, come se fosse un oggetto sconosciuto. Che buffo.
Gli feci segno di attendere un secondo, mentre aspettai che mia madre rispondesse.
"Qui casa Tsukino. Chi parla?" La voce armoniosa della mamma mi risuonò nelle orecchie. "Sono io, Usagi. Scusa se ti avviso solo ora ma non torno per pranzo. Ho avuto un contrattempo". Speriamo non si arrabbi.
"Tranquilla, tesoro, vorrà dire che per cena ti scalderai l'arrosto che avevo preparato. Ricordi che io e tuo padre partiremo per il nostro anniversario? Ritornerai almeno per salutarci?"
Mi ero completamente dimenticata che quel weekend i miei genitori sarebbero stati fuori città per festeggiare.
"Certo, mamma, sta' tranquilla, arriverò prima che tu e papà partiate. A più tardi" e riattaccai.
"Dove se ne vanno i tuoi?" mi domandò incuriosito Seiya.
"Domani è il loro ventesimo anniversario di matrimonio e hanno organizzato un weekend romantico in montagna".
I miei genitori erano una coppia bellissima. Innamorati l'una dell'altro come il primo giorno, e sempre così felici. Chissà se anche io avrò la loro stessa fortuna.
Ma cosa mi saltava in testa? Fra qualche anno avrei sposato il mio Mamoru e avremmo avuto la nostra piccola Chibiusa. Anche io avrei avuto il mio lieto fine. Al pensiero però, non mi venne da sorridere.
"Vuoi che ti faccia compagnia in questi giorni? So che stare a casa da sola ti terrorizza" disse prendendosi gioco di me, alludendo a quella serata.
"Non preoccuparti si è già offerto Mamoru" risposi spontaneamente, sentendomi leggermente offesa dalla sua allusione.
Alle mie parole s'impietrì e un alone di tristezza fece capolinea sul suo viso per qualche secondo, per poi tornare a ricomporsi.
"Ma certo, il principe non lascerebbe mai da sola la sua principessa. Mi puoi spiegare ora che cos'è quell'aggeggio con cui puoi telefonare?" Glissò letteralmente l'argomento.
Ordinammo dal menù e passammo il pranzo a parlare delle funzioni del cellulare e a quanto fosse utile.
☾ ✰
Tornati nell'appartamento di Seiya lo trovammo ancora vuoto. Chissà dove si erano cacciati i suoi fratelli.
"Usagi, scrivimi il tuo numero, così appena il telefono sarà carico ti manderò un messaggio e potrai salvarmi in rubrica. Mi raccomando però, non dare il mio numero alle fan." Mi fece l'occhiolino, mettendosi poi a ridere.
Cercai nella borsa un foglio e una penna per scrivergli il numero e glielo posai sul tavolino.
"Prima di andare volevo darti questo" e gli allungai il quadro preso nel pomeriggio.
"Cosa? È per me? Usagi, ma non dovevi". Mi ringraziò e si allungò per prendere il pacco.
Una volta scartato rimase esterrefatto nel vedere di cosa si trattasse.
L'immagine raffigurava un cielo stellato con una luna piena al centro, e sotto di esso la città illuminata.
"Mi ha fatto pensare al panorama che abbiamo visto ieri dal tempio di Rei e ho pensato ti sarebbe piaciuto".
Era senza parole. Lui, che solitamente non perdeva occasione per fare il buffone o per dire qualcosa di scortese nei miei confronti, rimase in silenzio, fisso a contemplare il quadro.
"Usagi, è bellissimo. Vieni voglio subito appenderlo in camera" e prendendomi per mano mi fece strada verso la sua stanza.
Il letto era disfatto e sul tappeto c'erano fumetti messi a caso. Mi ricordava un po' la mia cameretta e la cosa mi fece ridere. Eravamo molto simili.
Non mi sorprese che sia il muro che il soffitto fossero dipinti di un bellissimo blu notte, e il resto dell'arredamento fosse bianco.
La scrivania e l'armadio erano laccati di un bianco lucido mentre il letto era di legno sbiancato. Appesa sopra il letto c'era un'applique a forma di mezza luna. Sorrisi.
"Che ne dici se lo appendo qui?". A fianco alla finestra e sopra la scrivania, posizionò il quadro. Il colore della notte usato sulla tela era lo stesso del muro. Neanche a farlo apposta.
"Direi che lì è perfetto". Prese chiodi e martello e dopo aver battuto sul muro ci posizionò sopra il quadro.
Si mise al mio fianco per ammirarlo ed entrambi rimanemmo incantati dalla bellezza di quel disegno.
Seiya distolse lo sguardo e si girò verso di me.
"Grazie, testolina buffa. Il tuo regalo è stupendo". Mi girai per guardarlo sorridendogli e il tempo sembrò nuovamente fermarsi, proprio come quella mattina.
Mi sentivo così leggera e la stanza parve sparire. Eravamo solo io e lui, l'una di fronte all'altro. Circondati dal nulla, persi nei nostri sguardi.
"Ma guarda chi è venuta a trovarci. Ciao, Usagi!" La voce di Taiki ci riportò alla realtà.
Sentii le guance arrossarsi per l'imbarazzo di essere stati beccati in quel momento così intimo.
"Ehi piccioncini, vi abbiamo forse interrotto?" Canzonò Yaten.
"Ma cosa dici! Dove siete stati piuttosto? Stamane ero passata a portarvi la colazione, ma eravate già usciti". Gli domandai cercando di cambiare argomento.
"Vuol dire che siete stati qui da soli da stamattina?" Mi guardò maliziosamente Yaten.
"Ma che stai dicendo? Siamo andati in centro a cercare qualcosa per arredare l'appartamento. È così impersonale. Siamo appena tornati anche noi" rispose prontamente Seiya, anche lui leggermente rosso in viso.
"Siamo andati dal nostro ex manager a chiedergli se era intenzionato a seguirci ancora, perché eravamo tornati dal nostro viaggio. Così abbiamo firmato le solite scartoffie. Devi andare nel suo studio anche tu, Seiya, perché per tornare a essere i Three Lights serve anche la tua firma". Spiegò Taiki con i suoi modi sempre così pacati.
"Ragazzi, si è fatto tardi e devo proprio tornare a casa altrimenti rischio di non riuscire a salutare i miei genitori prima che partano. Mi ha fatto piacere rivedervi, anche se per pochi minuti. Fatevi sentire, mi raccomando" e salutandoli mi avviai verso la porta.
Dovevano discutere di questioni importanti, e dopo quello che era appena successo in quella stanza dovevo allontanarmi da lui.
"Testolina buffa, aspetta" mi seguì Seiya.
"Grazie per oggi, e per il tuo regalo!" Mi diede un rapido bacio sulla guancia. Entrambi arrossimmo.
"Grazie a te per il pranzo. Ora ti saluto" e mi chiusi velocemente la porta alle spalle per poi appoggiarmi a essa. Il cuore batteva a mille e sentivo le gambe molli.
Perché mi sentivo così a stargli vicino?
Presi un profondo respiro e chiamai l'ascensore per dirigermi verso casa.
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