Lo scontro (Seiya pt2)

Quei tre giorni passarono molto velocemente, per mia fortuna. Provammo la scaletta delle canzoni ogni giorno, accompagnando quelle note ad alcuni passi di danza che avrebbero mandato le fan in visibilio.

I posati erano la parte peggiore del nostro lavoro; dovevamo stare ore fermi a farci scattare foto come volevano i fotografi, molte volte in posizioni innaturali e scomode. Le interviste poi erano incentrate maggiormente su di me e la bionda del mistero; a quelle domande rispondevo sempre con un "No Comment".
Non volevo che la mia Usagi venisse assediata da giornalisti senza scrupoli che avrebbero fatto di tutto per accaparrarsi un'esclusiva e poi dovevo anche capire cosa volesse far sapere lei al riguardo.
Sarebbe stata pronta a ufficializzare la nostra storia, finendo sulle copertine di moltissimi giornali del paese?

Ogni notte passavo da lei, che mi aspettava sveglia per sentire i racconti della mia giornata e io della sua.
Passava tutti i pomeriggi al santuario con le sue amiche a fare i compiti e a chiacchierare, aveva riscoperto le serate in famiglia e non vedeva l'ora che fossi libero anche io per invitarmi a giocare a Monopoli dove, a detta sua, era una campionessa. Come mio solito la presi in giro, lei si arrabbiò, ma poi facemmo pace, l'uno tra le braccia dell'altra. 

Il venerdì mattina riuscii finalmente a parlare con sua madre, senza farmi sentire dalla mia curiosona.
Finsi di arrivare dalla strada e bussai alla porta d'ingresso, sapendo di trovarla sveglia, intenta a preparare la colazione. Quando mi vide mi accolse con il suo solito sorriso caldo, simile a quello di Usagi.
"Buongiorno Ikuko, sono passato a salutare Usagi prima di cominciare le prove. Sta ancora dormendo?"
"Ciao Seiya, sì quella dormigliona è ancora a letto come suo solito. Accomodati che vado a chiamarla".
"Posso parlarti un minuto da solo?"

La vidi rimanere stupita a quella mia domanda, ma acconsentì, accompagnandomi in cucina. Mi sedetti a tavola, mentre mi versò una tazza di caffè, aspettando che si accomodasse anche lei per poi iniziare il mio discorso.
"Usagi ti ha già detto che questo week end volevo portarla fuori prima della mia partenza per la tournée... So che hai già acconsentito, ma ci tenevo a chiederti personalmente il permesso". Ero abbastanza teso, nonostante avesse già dato un responso positivo, ma il suo dolce sorriso cancellò ogni mia preoccupazione.

"Sei veramente un ragazzo ben educato Seiya. Sì, hai il mio permesso per portare Usagi fuori il fine settimana".
"Ti ringrazio Ikuko. Ho bisogno del tuo aiuto per l'organizzazione delle sue cose: Non voglio che sappia dove la porto, perché voglio che sia una sorpresa, ma a te lo dirò. Promettimi però che non le dirai nulla".
"Puoi contare su di me! Sarò muta come un pesce".
"Perfetto. Allora ho bisogno che gli prepari un borsone con costumi, vestiti leggeri e cose da spiaggia; la porto a Shirahama Beach. Passerò questa sera a prendere le sue cose e le porterò a casa mia, così non saprà niente fino al nostro arrivo".

Posò la sua mano sulla mia e, con occhi pieni d'amore materno, mi fece un cenno d'assenso con la testa.
"Sono contenta che Usagi abbia trovato un ragazzo come te. Grazie Seiya". Rimasi interdetto per qualche secondo. Non capii perché mi stesse ringraziando, quando dovevo essere io quello grato di avere quell'angelo al mio fianco.
"Resta qui che ora vado a svegliarla" e con quelle parole si dileguò al piano superiore.

☾ ✰

Approfittai del fatto che Usagi fosse a cena con le altre ragazze per presentarmi a casa sua e prendere le cose che le sarebbero servite per il viaggio. Sua madre mi fece accomodare, chiedendomi di aspettare qualche minuto perché stava mettendo le ultime cose nella valigia.
In quel momento sentimmo il campanello suonare.
"Seiya, potresti aprire tu per favore?" Mi chiese Ikuko. "Sì!"

Non mi sarei mai immaginato di trovarmelo davanti, e dalla sua faccia sbalordita, credo che anche lui pensasse lo stesso.
"E tu che ci fai qui?" Chiedemmo all'unisono. Sentii crescere dentro di me una forte rabbia.

"Io sono il suo ragazzo e sono stato invitato!" Lo vidi arretrare di un passo quando pronunciai quella parola.
Teneva in mano una piccola scatola e iniziò a stringerla con più forza. Restai in silenzio per qualche secondo, aspettando che rispondesse alla mia domanda.

"Sono solo passato a portarle delle cose che aveva lasciato a casa mia. Averle lì sotto gli occhi ogni giorno era straziante". Abbassò lo sguardo e notai i suoi occhi spenti; aveva dei cerchi scuri sotto di essi e il suo viso era più asciutto rispetto all'ultima volta che l'avevo visto. La collera passò, lasciando spazio al dispiacere, quando capii quanto stesse soffrendo.

Fummo interrotti da Ikuko, scesa con il bagaglio della figlia. Quando vide Mamoru e capì la situazione rimase a bocca aperta, completamente a disagio.
"Ciao Mamoru, mi fa piacere rivederti" si disegnò un finto sorriso per mascherare quel momento di completo imbarazzo.
L'ex fidanzato e il ragazzo attuale della figlia in casa sua, entrambi con uno sguardo malinconico.

"Buona sera signora Tsukino. In questa scatola ci sono alcune cose di Usagi. Potrebbe farmi la cortesia di consegnargliele?" Mascherò anche lui il suo malessere con una finta allegria e consegnò nelle mani di Ikuko il pacco, salutandola e girandosi, uscendo di casa.
"Torno subito" Seguii Mamoru fuori dal cancello, deciso a parlargli.

"Puoi fermarti un attimo". Arrestò la sua marcia, ma non si girò per guardarmi. Mi avvicinai a lui e parlai alla sua schiena.
"Mi dispiace per quello che stai vivendo. Ci sono passato anche io in questi mesi quando mi respingeva perché ti amava... So che questo non può consolarti, ma ci tenevo che lo sapessi".

Lo sentii ridere, ma non di divertimento; quella risata esprimeva sconforto e rassegnazione.
"Tu non puoi neanche lontanamente immaginare quello che sto provando in questo momento ragazzino. Non sai cosa vuol dire essere amato da lei e poi improvvisamente restarne senza. Morire per lei in più vite, ma aver la fortuna di rinascere e tornare tra le sue braccia. Il nostro amore era epico, destinato a ritrovarsi e a durare per l'eternità."

Finalmente si girò, guardandomi con sguardo truce.
"Poi sei arrivato tu e non so cosa le hai fatto per farle mandare tutto all'aria. Mi hai privato della donna che amo e di mia figlia, quindi non permetterti mai più di dirmi che capisci come mi sento, perché non è vero!"

Mi si gelò il sangue a quelle parole. Aveva ragione, io non potevo capire quella sofferenza perché non avevo perso tutto come lui.
"Ti chiedo scusa. Non posso comprendere il tuo dolore, ma posso prometterti una cosa: finché me ne darà la possibilità non le farò mai del male. La amo e sono disposto a dare la mia vita per lei. Nonostante non sia morto, l'ho protetta tutte le volte che ne ha avuto bisogno."

"Se pensi che io mi arrenda ti sbagli di grosso. Le lascerò il suo spazio perché credo fortemente nel nostro destino e legarla a me, in questo momento, le farebbe solo del male. Finché vedrò Chibiusa nelle nostre foto significa che c'è speranza per noi, ma se le cose dovessero cambiare farò di tutto per riprendermela"

Strinsi le mani a pugno per trattenere la rabbia che mi stava ribollendo dentro. Il suo volto cambiò nuovamente mostrandomi sicurezza e un fare provocatorio. Avrei voluto spaccargli la faccia per cancellare quel sorriso competitivo.
Decisi di giocare al suo stesso gioco; ero troppo orgoglioso per dimostrargli che le sue parole avevano gettato forti insicurezze sul mio futuro con Usagi.

"Io non so se starò con lei solo un altro giorno, una settimana o la vita intera, ma fidati che non potrei mai darla per scontata come hai fatto tu. Anche adesso lo fai; basandoti sull'immagine di vostra figlia ancora nitida nelle stampe, pensi che lei tornerà da te. Il destino è da perdenti, è solo una misera scusa per far sì che le cose accadano senza sforzarsi di farle accadere. Lei, a differenza tua, la forza ce l'ha e ha scelto diversamente".

Vidi una smorfia d'irritazione sul suo volto, ma non ribeccò, dandomi così una vittoria morale. Gli diedi le spalle e tornai verso casa di Usagi.
"Goditela finché puoi" volle beffeggiarmi un'ultima volta.

"Puoi contarci!" Gli feci un cenno di saluto con la mano, senza guardarlo, ed entrai nell'abitazione.

Ikuko era seduta sulle scale ad aspettarmi con fare preoccupato.
"Tutto bene Seiya?" La sua domanda mi fece sorridere.
"Sì. Prima o poi avremmo dovuto confrontarci. Mi sono tolto un peso dallo stomaco".
Vidi il suo volto rilassarsi.
"Tieni caro, ho messo tutte le cose che potrebbero servirle in valigia e vi ho preparato uno spuntino per il viaggio; così, se in caso vi venisse fame, non resterete a stomaco vuoto".
La ringraziai con un leggero inchino, presi le cose di Usagi e mi diressi verso casa.

Ero così assorto nei miei pensieri riguardanti la discussione avvenuta con Mamoru che non mi accorsi che, in un angolo della strada non illuminato dal lampione, una ragazza sedeva a terra, stringendosi le ginocchia al petto e nascondendo la testa per coprire quella sofferenza, dovuta a forti sensi di colpa.

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