Il Weekend (Seiya pt1)
Ascoltai quelle parole che ormai conoscevo a memoria. Da quando le sentii per la prima volta alla radio, capii che quella sarebbe stata la nostra canzone. Sperai di aver reso quella serata speciale e di averle fatto capire, almeno in parte, quanto fossero profondi e sinceri i miei sentimenti per lei.
Dopo che la scritta TI AMO si completò, Usagi si girò verso di me con il viso rigato da alcune lacrime, ma con gli occhi colmi di amore. Non l'avevo mai vista guardarmi in quel modo così profondo e devoto e la cosa mi provocò forti brividi lungo la schiena.
"Ti amo anch'io" disse prima di baciarmi con dolcezza, ma cercando con esigenza la mia lingua per farla danzare con la sua. La strinsi ancora più forte a me, mentre le sue mani s'intrecciarono al mio collo, come era solita fare.
"Grazie per questa serata, anzi grazie per questa giornata. Forse però, dovrei ringraziarti per aver reso magico ogni giorno da quando sei entrato nella mia vita. Grazie Seiya." Disse staccandosi dalle mie labbra, alzandosi in punta di piedi e appoggiando la sua fronte contro la mia, guardandomi negli occhi.
"Grazie a te per avermi dato la possibilità di dimostrarti ogni giorno il mio amore e di donarmi il tuo. Mi hai reso l'uomo più felice di questa galassia. Ti amo, mia dolce testolina buffa". Le diedi piccoli baci sul suo bellissimo viso, partendo dalla bocca e salendo sulle guance, passando al suo piccolo e perfetto naso, salendo poi sulle palpebre e sulla fronte, facendola ridere. Quel suono per me era come un canto ipnotizzante; avrei ascoltato per sempre quella risata cristallina.
"Sei pronta per il dolce? Ho fatto preparare la chees-cake alla fragola" le dissi con un gran sorriso, sapendo quanto la mia golosona amasse le torte e le fragole. Fece un cenno positivo con la testa e iniziò a saltellare, prendendomi poi per mano e trascinandomi verso la veranda. Fece tutte le scale di corsa, permettendomi di ascoltare di nuovo quel suono melodioso, uscire dalla sua bocca.
Si avvicinò alla tavola in veranda, con il fiato corto per la fatica di aver fatto quella salita correndo, si appoggiò le mani alle ginocchia e cercò di recuperare il respiro.
"Dov'è la torta?" Mi chiese con affanno, provocandomi un risolino.
"È nel frigo. Andiamo in cucina a mangiarla e poi sparecchiamo, ok?" Di risposta tornò a saltellare, battendo le mani. Avevo fatto bene a farle togliere i tacchi, altrimenti a quest'ora si sarebbe spezzata sicuramente una caviglia con la sua goffaggine.
Entrò in casa, sempre saltellando e si diresse al frigo, estraendo la teglia che conteneva la torta e posandola sul bancone di fronte a me. Cercò nei cassetti le posate e una volta trovate fece il giro, venendosi a sedere sullo sgabello al mio fianco. Mi diede la forchetta da dolce e posò la sua nel tegame, rubando subito una fragola posta in cima. Guardai quella scena completamente rapito e allo stesso tempo divertito. Si accorse che la guardavo sogghignando, così, sempre masticando, mi chiese cosa avessi da fissarla. Era così buffa che non riuscii a trattenere la risata che cercavo di nasconderle.
"Ti sei accorta che non hai preso né dei piattini né un coltello per tagliare il dolce? Vuoi mangiare direttamente dalla teglia?" Alla mia domanda iniziò ad arrossire, abbassò lo sguardo sulla chees-cake e poi mi guardò, con la coda dell'occhio e le labbra corrucciate. In quel momento sembrò una bimba piccola.
Mi fece una gran tenerezza, così mi allungai verso di lei, per stringerla in un abbraccio.
Tornai a baciarle il viso, come feci in spiaggia, stavolta partendo dalla fronte, scendendo sugli occhi e passando per le guance. Sentii il suo risolino e di rimando sorrisi anche io.
"Mi piace sentirti ridere" le dissi, appoggiando il volto al suo collo per aspirare il suo profumo.
"È merito tuo se sono felice. Non so cosa tu mi stia facendo Seiya, ma mi sento viva e completamente me stessa quando sono al tuo fianco. Non Sailor Moon e né tanto meno Serenity; soltanto Usagi. Una ragazza di diciassette anni che ha come unico problema la scuola e lo studio, invece che la responsabilità di salvare la terra."
Alzai il mio viso, mettendomi frontale davanti a lei e guardandola negli occhi le dissi:
"Io ti ho sempre vista solo come Usagi. Eri una guerriera e una principessa sì, ma in primis eri la mia dolce testolina buffa che arrivava sempre tardi a scuola, prendeva brutti voti, si abbuffava di dolci, mi rispondeva a tono ed era sempre maldestra. Mi sono innamorato di te per tutte queste cose, ma soprattutto perché, anche tu, hai visto il vero me. Per te non ero il leader dei Three Lights o una guerriera Sailor, ma semplicemente Seiya, il tuo compagno di classe, il tuo confidente e il tuo migliore amico."
I suoi occhi si fecero nuovamente lucidi, ma cacciò via le lacrime, disegnandosi un sorriso.
"Così io sarei una che si abbuffa di dolci eh?" Mi chiese, prendendo la forchetta in mano e tagliando un quarto della torta. Feci cenno di sì con la testa, lei si mise il pezzo di dolce sulla mano e me lo spalmò sulla bocca, sporcandomi così anche il naso e metà della faccia. Rimasi completamente stupito.
"Ora, chi dei due si rimpinza di dolci?" La domanda fu seguita dalla sua risata.
"Vieni qui!" Mi alzai, prendendola per la vita e la strinsi a me, poggiando la mia faccia contro la sua guancia, impiastricciandola tutta di marmellata e formaggio. L'ilarità aumento a quel gesto, nonostante stesse cercando di liberarsi dalla mia stretta.
"Ti prego Seiya... SMETTILA!" Urlò sogghignando; mi fermai per baciarla.
Quelle labbra sapevano di fragola e di lei, così iniziai a leccargliele, provocandole dei tremori.
Con la punta dell'indice rubai dalla sua guancia un pezzo di marmellata per farglielo assaggiare; portai il dito alla sua bocca e lei lo assaggiò, suscitandomi forti scariche in tutto il corpo.
Come se avesse percepito le mie stesse scosse, mi fissò profondamente negli occhi, con le pupille completamente dilatate; il desiderio si stava facendo strada nei nostri corpi. Eravamo passati dal giocare a bramarci, senza accorgercene.
Presi un pezzo di carta per pulirla, senza mai distogliere lo sguardo dal suo, senza interrompere l'incontro di cielo e mare. Lei copiò ogni mia azione, mordendosi il labbro una volta terminato, gesto che mi fece completamente ammattire.
Mi scagliai sulla sua bocca ardente e mi posizionai tra le sue gambe, unendo i nostri corpi. Usagi intrecciò le gambe al mio dorso e portando le dita sulla mia nuca, iniziò a stringere alcune ciocche.
Le mie mani si posarono sulle sue calde cosce nude, accarezzandole ogni centimetro di pelle, mentre le nostre lingue danzarono insieme. Restammo a baciarci e ad accarezzarci in quel modo per diversi minuti, facendo aumentare sempre più il desiderio di unirci, diventando così una cosa sola.
"Portami in camera" mi ordinò col fiato corto. Mi scostai da lei per farla scendere dallo sgabello e la presi in braccio come se fosse la mia sposa, salendo le scale che ci avrebbero condotto nella nostra stanza.
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