Il ritorno di Minako (Usagi pt2)
La festa per il ritorno del mio fratellino Shingo era ultimata. Lo striscione di bentornato era stato appeso nel salone d'ingresso da Taiki e Seiya. Quest'ultimo per poco non cadde dalla scala, portandosi il cartello con sé. Si era allungato troppo verso il soffitto, facendo dondolare la scala. Fortunatamente arrivò Yaten a tenerla ferma, evitando l'ospedale al fratello.
"Sarebbe stato divertente vederti cadere". Disse l'argenteo sogghignando guardando il moro.
"Spiritoso. Sono dovuto salire sulla scala perché, oltre a Taiki, ero l'unico ragazzo" e sottolineò la parola ragazzo "che arrivava ad appendere lo striscione". Seiya incrociò le braccia al petto, alzando il viso fiero.
"La vuoi finire di prendermi in giro sull'altezza?" Yaten lo prese per la maglia e lo tirò leggermente a sé.
"Vorrai dire bassezza, nano da giardino!" Seiya posò una mano sulla testa del fratello ridendo.
Quei due erano peggio di me e Rei quando si mettevano d'impegno.
Sospirai.
"Ora basta, sembrate due bambini. Yaten non ascoltare tuo fratello, sai che ha un senso dell'umorismo particolare. Si reputa simpatico quando non lo è per nulla". Arrivai a dividerli, piazzandomi in mezzo ai due.
Yaten sogghignò all'ultima affermazione, allontanandosi poi verso la sala da pranzo.
Seiya, che era dietro di me, mi lego a sé, abbracciandomi da dietro e appoggiando le mani leggermente sotto il seno. Si avvicinò al mio orecchio e sentii il suo fiato caldo solleticarmi il collo.
"Quindi non mi trovi simpatico?" Bisbigliò in tono gutturale, dandomi poi dei leggeri baci sul collo.
"Qualche volta..." Dissi una piccola bugia sorridendo, sapendo già la sua reazione.
"Ah sì? Se andassimo di sopra un secondo, sono sicuro che ti farei cambiare idea". Mi mordicchiò il lobo, provocandomi brividi per tutto il corpo.
"Ehmmm... Vi ricordo che ci siamo anche noi!" La voce divertita di Rei interruppe Seiya dal continuare quella piacevole tortura. Mi diede un rapido bacio sul collo prima di staccarsi, ridendo anche lui insieme a me.
"La tua amica dice che non sono simpatico".
"Beh, non posso darle tutti i torti". La risposta di Rei aumentò le mie risa, seguite dalle sue.
Seiya invece abbassò le spalle e il viso con aria sconfitta e rassegnata.
"Siete due vipere!" Ridemmo ancora di più.
"Ragazzi tutti in posizione. Kenji ha appena parcheggiato". Ci accalcammo tutti sotto lo striscione, io e mia madre un passo avanti agli altri.
Quando la porta si aprì e gridammo "Sorpresa" potei vedere il volto felicemente stupito di Shingo. Si guardò intorno, poi corse ad abbracciare nostra madre.
"Mi sei mancata così tanto!"
"Anche tu piccolo mio. Anche se non sei più così piccolo ora. Che ti davano da mangiare in Inghilterra?"
Tutti ridemmo alla domanda di Ikuko. Il mio fratellino era veramente cresciuto in quest'ultimo anno e non di poco. Avevamo tre anni di differenza eppure era poco più basso di me. Quando partì mi arrivava alle spalle, mentre ora alla fronte.
"Cavoli, sei diventato un gigante. Fatti abbracciare!" Lo presi con forza dopo che mia madre lo slegò dalla sua stretta.
"E tu sei riuscita a non diventare una balena. Ti sei data una calmata con i dolci?" Disse ridendo, stringendomi però forte a sé. Gli diedi un pugno sulla testa.
"Sei il solito antipatico, dovresti portare rispetto a tua sorella maggiore!" Gli feci una linguaccia, staccandomi dalle sue braccia.
"Tu sei la solita violenta invece! Povero Mamoru, come faccia a sopportarti è un mistero". Il clima nella stanza si gelò improvvisamente. Tutti, escluso l'ignaro Shingo, deglutimmo a fatica.
Il mio fratellino si guardò in giro, scrutando i volti rabbuiati dei presenti.
"Scusate, ma cosa ho detto di sbagliato? Perché avete tutti quella faccia?"
"Ecco piccolo mio..." La mamma cercò di spiegare a Shingo il motivo del nostro cambio d'umore, ma il suo grido la bloccò, impedendole di continuare la frase.
"MA VOI SIETE I THREE LIGHTS!" Disse stupito, indicando i tre ragazzi con l'indice.
"Non ci credo, non è possibile. I three lights a casa mia! Se lo sapessero le mie amiche..." Shingo mi spostò, avvicinandosi ai fratelli Kou. Tutti ridemmo per quella scena, dimenticando la precedente tensione.
Seiya fu il primo a tendere la mano verso il mio fratellino.
"Finalmente riesco a incontrare il famoso Shingo! È un piacere per me conoscerti; io sono Seiya, il nuovo fidanzato di Usagi!"
Shingo gliela strinse un po' titubante, sorpreso da quella notizia. Non potei vedere il suo volto perché era di spalle, ma poco dopo sentii la sua voce divertita.
"Furba la mia sorellona! Finalmente potrai tornarmi utile." Si girò ammiccando e sollevando le sopracciglia ripetutamente, facendo nascere una nuova risata generale.
"Siete sotto lo stesso tetto da meno di dieci minuti e state già bisticciando... siete incorreggibili! Forza, spostiamoci in cucina a festeggiare".
Mia madre spinse Shingo nell'altra stanza e tutti li seguimmo in fila, io e Seiya per ultimi.
Ci guardammo con sguardo d'intesa e ci prendemmo per mano.
☾ ✰
Il mese di agosto passò velocemente. I pomeriggi di studio al tempio di Rei erano diventati più movimentati da quando i fratelli Kou ne facevano parte.
Taiki e Ami cercarono di spronarci a istruirci in vista dell'imminente rientro a scuola, ma con scarsi risultati da parte mia e di Yaten.
A Seiya non serviva applicarsi molto per riuscire a memorizzare le formule matematiche o la lingua inglese, così riusciva a concludere gli esercizi sempre insieme alle mie amiche. Io e l'argenteo eravamo ogni volta gli ultimi a terminarli, sbagliando parecchi passaggi o confondendo il significato delle parole straniere.
"Yaten no, hair è sempre singolare! Hairs non è il plurale di capelli, la tua frase 'Your hairs are beautiful' è sbagliata, a meno che tu non voglia complimentarti con qualcuno dicendo che ha dei bellissimi peli. Peli Yaten, non capelli... Peli!"
Tutti scoppiammo a ridere, mentre il povero Yaten sbuffò verso Taiki, portandosi la mano a pugno a sostenergli il volto.
"Che pizza, cosa ne posso sapere io che capelli loro lo tengono al singolare. Io di certo non dico 'oh, guarda che bel capello', sembrerei un cretino!"
Un'altra risata riempì la stanza. Mi ricordava molto Minako quando faceva queste uscite. Quei due erano così simili... chissà se sarebbero riusciti a mettere da parte l'orgoglio e a parlarsi a cuore aperto.
"Usa, non ridere tanto. Guarda questa frase che hai scritto e cerca di capire dove hai sbagliato".
Ami indicò con l'indice la frase a metà pagina che avevo scritto pochi minuti prima.
"I need to do a shower! ... cosa c'è di sbagliato nel dire che ho bisogno di farmi la doccia?" Tutti, escluso Yaten iniziarono a ridere; probabilmente anche lui si era posto la mia stessa domanda.
"Gli inglesi non si fanno la doccia, ma..."
"Come non si fanno la doccia? Ma che schifosi!"
Questa volta la risata fu più forte e più lunga. Seiya aveva addirittura iniziato a piangere, tenendosi la pancia con le mani. Taiki cercò di restare composto, ma si vedeva chiaramente che era divertito dalla mia frase e che cercava di trattenersi. Le sue guance si erano gonfiate e la sua bocca era serrata.
Ami, con la mano poggiata sulla fronte, mosse la testa lentamente, probabilmente incredula della mia incompetenza.
"Volevo dire che gli inglesi non usano dire 'mi faccio una doccia', ma piuttosto 'mi prendo una doccia'. La traduzione letterale della tua frase sarebbe..." Ami arrossì, non riuscendo a terminare la frase.
"Sarebbe?" Domandai, spronandola a rispondermi, facendola diventare ancora più rossa.
"Sarebbe 'Ho bisogno di fottermi una doccia'" Fu Seiya a terminare la frase per la mia amica, tornando poi a ridere.
"Oh!" Sentii le guance accaldarsi.
Ami tornò a sedersi vicino a Taiki, parlando di radici quadrate e di altre cose noiose. Yaten sbuffò, dopodiché si stiracchiò allungando braccia e gambe.
Makoto e Rei iniziarono a preparare la merenda e Seiya mi rubò il quaderno, iniziando a scrivere qualcosa con la matita nell'ultima pagina; me lo restituì sghignazzando.
Andai verso il fondo, sbarrando gli occhi per lo stupore nel leggere quella frase.
"Seiya, sei un vero idiota!" Chiusi di scatto il quaderno, prima che qualcuno potesse leggerlo.
Mi tirò a sé, schioccandomi un bacio sulla guancia.
"Lo so, ma che ci posso fare se tu me le servi su un piatto d'argento?"
Nella mia testa, l'immagine indelebile di quelle parole scritte in corsivo.
«I need to do You!»
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