Afterlife

Buio. Non so più dove sono. Non vedo più nulla davanti a me. Non il monumento di Achille, non Teti, neanche il cielo. Solo buio pesto. Dove mi trovo? Che succede? Stringo gli occhi, mi guardo attorno ma non c'è nulla. Non è vero, c'è qualcosa. Laggiù. Un lampo dorato. Un minuscolo riflesso d'oro, lontano, lontano. Più vicino, ora. Più vicino, sempre più vicino.
Una nenia. Una nenia leggera mi raggiunge. Non distinguo le parole. Mi arrivano lievi, distanti…
<<Patroclo…>>
Pa-tro-clo.
Lo riconoscerei anche solo dal tocco, dal profumo; lo riconoscerei anche se fossi cieco, dal modo in cui respira, da come i suoi piedi sferzano la terra. Lo riconoscerei anche nella morte, anche alla fine del mondo.
E da come pronuncia il mio nome.
Lo vedo ora. Ne vedo l'aura, che ne contorna la forma. Brillante, dorata. Semidivina, in una parola. Molto meno luminosa ed estesa di quella divina ma ben più appariscente di quella di noi mortali, della mia aura argentea.
È lui.
<<Achille…>>
Se avessi un cuore impazzirebbe. È impossibile, eppure mi sembra ancora di rabbrividire, di fremere quando i suoi occhi scorrono sulla mia figura.
Questo e questo e questo.
Alza lentamente una mano. Restò immobile, le sue dita a un soffio dal mio viso. Le appoggia. Le sento. Vola tra le mie braccia, lo stringo a me più forte che posso. Le nostre labbra si cercano, si incontrano, le mani corrono sui nostri corpi, le lacrime scivolano morendo nei nostri baci. Piangiamo come bambini, toccandoci per assicurarci che non sia solo una crudele illusione. Mi è mancato, mi è mancato tutto.
Questo e questo e questo.
<<Avevo paura che non ti avrei rivisto.>> piange. <<Ho cercato Ettore per poterti raggiungere, ma quando sono arrivato tu non c'eri. Non riuscivo a trovarti.>>
<<Sei stato uno stupido.>> Passo la mano tra i suoi capelli. <<Non avresti dovuto vendicarti su Ettore. Avresti potuto vivere molti anni ancora.>>
<<Non avrebbe avuto senso. Non avrei potuto sopportare un giorno in più da vivo senza di te.>>
Così come io non avrei potuto vivere senza di lui.
Lui è la metà della mia anima, come cantano i poeti.
<<Perché ci hai messo tanto, Patroclo?>>
<<Sono stato trattenuto. Il mio nome non era stato scritto sulla lapide.>>
<<Avevo dato istruzioni precise.>>
<<I soldati volevano onorare le tue ultime volontà. Odisseo stesso ha intercesso, ma non è servito.>>
Achille si acciglia. Le sue labbra disegnano un broncio adorabile, i muscoli si tendono e la sua mano stringe la mia. <<È stata mia madre, non è così?>>
Sorrido intenerito, accarezzandogli la mascella in un gesto che so che lo rilassa. <<Non è stata Teti.>>
Rabbrividisce. <<Allora chi?>>
<<Pirro, tuo figlio.>>
Continuo ad accarezzarlo, i nostri respiri sempre più corti e rapidi mentre le mie dita scivolano sul suo viso, tra i suoi capelli e sul suo petto.
<<Tua madre ha aggiunto il mio nome vicino al tuo perché io potessi raggiungerti.>>
Alza il viso di scatto. <<Stai scherzando?>>
<<No. Gli ho raccontato di noi. Di Achille, non dell’aristos achaion. Solo Achille. E lei mi ha mandato qui, da te.>>
Raggiungo con la mano la sua tempia, per poi far scivolare le dita lungo tutto il suo profilo fino a dove dovrebbe esserci il cuore.
<<Mi dispiace che tu abbia dovuto vagare fino ad ora…>>
<<Va tutto bene.>> Mi porto a un soffio dalle sue labbra. <<Siamo insieme ora.>>
Le mani vagano, i respiri si fondono assieme in uno solo. Gli sfioro la base del collo, perdendomi in un ricordo.
Questo e questo e questo.
<<Ti ho mai detto quanto mi piace?>> chiedo.
<<No.>> risponde, in un sussurro.
<<Ma questo, sicuramente sì.>>
Un lieve sorriso gli increspa le labbra. <<Questo me lo hai detto.>>
<<E di questo? Di questo ti ho parlato?>>
<<Sì.>> Sorride ancora, il suo sorriso da gatto.
<<E questo? Di sicuro, non posso aver dimenticato questo.>> Prendo faticosamente fiato. <<Non mi dire che me ne sono dimenticato.>>
<<Non te ne sei dimenticato.>> Si lecca il labbro. <<Ma so che sei arrossito.>>
Mi faccio coraggio. <<E poi c’è anche questo.>> continuo, con mano audace. <<Sono sicuro di averti detto di questo.>>
Ghigna. Mi avvicina di più. <<Dimmelo ancora.>>

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