8. Tsuneline


Da quando le streghe non rischiano più niente, sono diventate innocue.
(Elias Canetti)

N I M U E  rientrò in casa come un tornando, sbattendo la porta e imprecando a tutto spiano, ovviamente in Cherokee stretto perché altrimenti non avrebbe avuto la giusta intensità.

«Tutto bene?»

Si voltò di scatto interrompendo la sua marcia furiosa verso la camera da letto.

Trovò Klaus in cucina, sembrava aver riacquistato tranquillità rispetto a quando si era presentato alla porta della strega.

«Perché sei ancora qui?»

«Sybil si è svegliata da poco, stavamo aspettando che le passassero i capogiri per andarcene», Nimue si era
completamente dimenticata di aver lasciato la coppia nella sua casetta, troppo presa dall'ira che provava in
quel momento. «Perché stai tremando?»

«Chiedilo a tuo fratello», mormorò a denti stretti, precipitandosi poi nella camera da letto per indossare

qualcosa che non fosse quella felpa contaminata dal profumo di Levi. Ne uscì qualche secondo dopo vestita con un pantalone della tuta e una maglia a maniche lunghe; nonostante avesse anche il collo alto produsse comunque un incantesimo riscaldante per prevenire l'umidità del bosco.

«Te l'ha detto?», fece sbalordito. «Dalla tua faccia non si direbbe...»

«Non mi ha detto niente, visto che ogni volta che stiamo insieme scappa dopo pochi minuti», raggiunse Sybil che era ancora seduta sul tavolo con Adahi vicino.

Sybil era una ragazza graziosa, sicuramente coetanea del Beta, dalla pelle scura; le ricordava moltissimo Micheal, soprattutto per gli occhi dello stesso identico verde.

Tutt'altra cosa erano però i boccoli color rosso fuoco della ragazza.

Non vide da nessuna parte la ragazza asiatica a cui aveva fatto perdere i sensi.

Sperò che l'avessero gettata nella cascata.

«Grazie per avermi salvata», parlò con voce delicata.

«Dovresti ringraziarmi per non aver pietrificato il tuo ragazzo, piuttosto», fece scherzosamente indicando Klaus, che si stava togliendo la maglia per farla indossare a Sybil visto che la sua era inutilizzabile a causa del sangue che si era ormai rappreso. «Non smetteva di agitarsi, soprattutto quando ho dovuto darti fuoco.»

«Mi hai dato fuoco?», quasi strillò l'altra, scendendo di scatto dal tavolo e raggiungendo Nimue che stava mangiando qualche biscotto poggiata contro la credenza.

Scacciò quelle parole con un gesto della mano. «Solo alla ferita, altrimenti ora avresti gli occhi bianchi e non avresti più un'anima», spiegò con le sopracciglia alzate, alzando anche le mani in un ironico segno di difesa. «Non c'è di che.»

«Possiamo tornare a mio fratello? Mi sembra un argomento abbastanza rilevante», intervenne Klaus, ricevendo un'occhiata assassina da parte della strega; forse per lei quell'argomento poteva e doveva essere tralasciato.

«Ti avverto, ho appena fatto un bagno rigenerante nell'essenza di Fiore del Ladro e per questo i miei poteri sono ai massimi livelli, quindi stai attento a quello che dici», lo minacciò stringendo i pugni.

«Ti ha portato alla piscina naturale?»

«Sì, perché sosteneva che ero troppo debole per raggiungerla da sola. Ma poi mi ci ha lasciata! Dov'è la coerenza in tutto ciò? Ha blaterato qualcosa sul fatto che avesse delle commissioni ed è scappato», evitò la parte in cui avevano quasi fatto sesso perché le sembrava inopportuno parlarne con il fratello del diretto interessato.

«Non è abituato a questo tipo di legami, devi dargli tempo.»

Lei lo guardò come se le avesse parlato in un'altra lingua. «Non l'ho cercato io, lui ha proposto di portarmi lì e avrebbe dovuto evitare se dici che ha bisogno di tempo. Tempo per cosa, poi?» scosse la testa cercando di capire. «Non si provoca in questo modo una strega, mi sta portando al limite e sorpassarlo non sarà bello per nessuno», ammise sofferente.

«Non posso proprio aiutarti in questo caso. Ho giurato all'Alpha che non mi sarei intromesso quindi ho le mani legate», le disse Klaus, mostrandosi impotente. «A ogni modo, oggi c'è una riunione del Consiglio e, dal momento che discuteremo alcune strategie per affrontare la situazione, ritengo che tu abbia il diritto di partecipare.»

«Il tuo Alpha la pensa allo stesso modo?»

«Non lo so, Nimue. Suppongo che lo scopriremo.»

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Come tutte le questioni ufficiali, la riunione di quel pomeriggio si sarebbe svolta intorno al focolare.
La strega si stava dirigendo proprio lì, dopo essersi assicurata che tutti i suoi ragazzini fossero al sicuro nella
sua casetta e dopo aver trascorso qualche momento con loro.
Quando Nimue arrivò, si rese conto che l'organo decisionale del branco contava come elementi alcuni lupi
abbastanza avanti con l'età, oltre che Levi, Klaus e Michael. Quest'ultimo le fece un cenno di saluto, per poi indicarle il posto libero proprio di fianco a lui.

Levi si trovava in piedi, proprio come la sera prima, e aveva già iniziato a parlare con quella sua voce talmente profonda da scuotere le viscere della terra.

«Che diavolo ci fa la strega qui?» fece uno dei lupi non appena la vide. «Durante le riunioni del Consiglio nessuno è autorizzato a lasciare la propria abitazione e a ficcanasare, ci stai mancando di rispetto.»

Beh, si aspettava una reazione del genere. «Mi avete cercato voi, tra l'altro chiedendo aiuto nel più disperato dei modi, e ora pretendete che me ne stia rintanata in una casa che non è la mia», replicò lei, alzando leggermente la voce. «Nossignori, non ho intenzione di farlo, ma se per voi è un problema posso sempre
andarmene e lasciarvi morire per mano del nostro amabile genocida», sorrise in maniera gelida.

«Fenrir, porta rispetto», s'intromise l'Alpha. «È vero, non è stata convocata ufficialmente, ma ora che è qui potrà illuminarci a proposito della strategia migliore da mettere in atto»

«Non mi fido di una ragazzina che va in giro con un serpente sulle spalle», disse un altro membro.
«Non ascoltarli, non sanno quello che dicono», sussurrò lei all'indirizzo del ferro di lancia dorato. «L'unica strategia possibile è quella di trovare degli alleati, così quando staneremo quel mostro dal suo covo saremo in superiorità numerica.»

«Nessuno sa dove sia il suo nascondiglio», le fece notare Michael.

«Lupacchiotto, non sottovalutarmi», lo rimproverò scherzosamente lei, mentre con la coda dell'occhio vide che Levi cominciava ad agitarsi. «Non faremo noi la prima mossa, saremmo davvero in grande pericolo in un territorio che conosce solo lui. Per questo lo costringeremo ad abbandonare il suo luogo sicuro.»

«E come avresti intenzione di costringerlo?», provenne da un altro lupo.

«Conosco il suo punto debole.»

«Ci faresti la grazia di parlarcene?», fu nuovamente lo stesso lupo che le aveva mancato di rispetto all'inizio.

«Assolutamente no, una strega non rivela mai i suoi segreti», poi vedendo gli sguardi scettici di tutti i
mannari continuò con un sospiro. «Lui è la causa della distruzione della mia Congrega, so cosa fare. Ho solo bisogno della vostra fiducia.»

«Io mi fido.»

«Ma Alpha...», replicò sempre lo stesso individuo, palesemente in cerca di guai, «sta considerando davvero di riporre la nostra salvezza nelle mani di una ragazzina? E se fosse una sua complice?»

Quella fu davvero la goccia che fece traboccare il vaso, già colmo all'inverosimile.

Nimue scattò in piedi, fronteggiando il lupo dai capelli grigi. Quest'ultimo spalancò i piccoli occhietti scuri, unico elemento che desse un po' di brio a quel viso ormai pieno di rughe e cattiveria.

Qualcosa di invisibile si avvolse attorno alla gola dell'anziano, costringendolo a boccheggiare in cerca di aria.

Crollò in ginocchio, debole per l'assenza di ossigeno, e tentò in tutti i modi di allentare la presa di qualsiasi cosa gli stesse stringendo il collo.

Quelle sue mani rattrappite, però, non trovarono niente; perché effettivamente nulla gli stava provocando quel dolore.

«Toglimelo», riuscì a sussurrare a fatica. «Fallo smettere...»

«È tutto nella tua testa», rispose la strega, le cui pupille avevano assunto nuovamente la forma verticale da rettile. «Ho impresso nella tua mente l'idea di essere strangolato a morte, il dolore che senti è tutto frutto della tua convinzione di star soffrendo. Forse è perché in fondo sai di meritarlo», cantilenò con una voce innaturale, più graffiante, quasi agghiacciante. «Sei un uomo debole, vecchio. Se fossi forte almeno la metà delle parole che escono da quella tua bocca velenosa, ti saresti liberato immediatamente; ma non lo sei, ti stai arrendendo al potere di una ragazzina», concluse guardandolo vittoriosa, torreggiando su di lui.

«Nimue smettila, lo stai uccidendo!» tentò Michael, avvicinandosi a lei e scuotendola; però la ragazza sembrò non avvertire minimamente la sua presenza.

«Basta, Nimue!» s'intromise l'Alpha, usando un tono autoritario che non ammetteva repliche. Un piccolo tentennamento nell'espressione della strega ci fu, ma ancora non era abbastanza per farle smettere di torturare quel lupo, che ormai era a pochi respiri strozzati dalla morte. «Non devi prendertela con lui, non è lui che ti
ha offeso più volte. Prenditela con me!»

A quelle ultime parole la ragazza si voltò, contestualmente il vecchio lupo riprese a respirare normalmente.

L'anziano la guardò spaventato, per poi fuggire a gambe levate.

Nimue sembrava sconvolta dalle proprie azioni. Si guardava intorno quasi spaesata, poi si osservò le mani come per capacitarsi di essere nuovamente in possesso del proprio corpo.

«La riunione è terminata», annunciò Levi, permettendo agli altri membri del Consiglio di ritirarsi. «Io e te dobbiamo parlare.»

🐺🐺🐺🐺🐺

SPAZIO AUTRICE.

Ecco a voi l'ottavo capitolo, Nimue fa scintille eh?.
Non vedo l'ora di conoscere le vostre opinioni e, se ne avete, i vostri consigli.

Soprattutto...

votate e condividete, così più lettori potranno unirsi a noi.

Ci vediamo alla prossima con il nono capitolo, nel frattempo...

IT'S SPOILER TIMEE.

«Sì, beh, a quanto pare non sei tu.»

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