1. Saqwu
il lupo mangia ogni carne, e lecca la sua.
(proverbio toscano)
«T I P R E G O, ricordami il motivo per cui ho deciso di ascoltarti...» sospirò Levi, osservando la piccola erboristeria davanti a lui.
«Perché abbiamo bisogno di aiuto. Nidawi è l'unica che può aiutarci», rispose Klaus.
Levi lo osservò con attenzione e assottigliò gli occhi chiari; poi sospirò ed esaminò la porta, soffermandosi sulla lastra opaca in vetro circondata da del legno verde.
Erano arrivati a Helena, capitale del Montana, quella stessa mattina d'inizio febbraio.
Non fu un viaggio troppo lungo da Billings, la città natale dei ragazzi; con molta probabilità, grazie alla loro natura, impiegarono soltanto un paio d'ore.
«Sei sicuro che questa tua amica accetterà?» sospettò il moro, che si accostò alla porta per spiare l'interno della bottega. «Le persone di qui non sembrano bendisposte verso i visitatori...» continuò, riferendosi al fatto che lì, fin dal primo istante, avevano ricevuto occhiate dubbiose e sguardi indagatori.
Klaus non rispose. Raggiunse l'altro, lo sorpassò e arrivò alla porta d'ingresso.
Il ragazzo dai capelli chiari osservò ciò che lo circondava, poi entrò lentamente. Sembrava che non ci fosse nessuno. Levi, dietro di lui, si avvicinò spedito al bancone sul fondo del negozio ma dopo qualche passo dovette fermarsi.
Un maestoso serpente con squame dorate e occhi piccoli e rossi lo fissava minaccioso, acciambellato sul registratore di cassa.
«Chi siete?» un filo di voce li raggiunse dalla scala a chiocciola sulla destra del bancone. Era una bambina di dieci anni circa, dalle lunghe trecce bionde, scese i gradini avvolta da uno svolazzante vestitino rosa pastello. «Il negozio è chiuso», rispose, lievemente intimidita.
Dirigendosi verso Levi, giunse al serpente e gli sorrise.
«Cerchiamo Nidawi, è qui?» prese coraggio il moro, si concentrò sulla bambina, come ad accertarsi che l'animale non attaccasse. «Non dovresti avvicinarti così tanto a quel serpente...» la rimproverò quando la vide allungare una mano per accarezzare il rettile.
Fu costretto a tirarla indietro, visto che la piccola non sembrava averlo sentito, ma non appena le posò una mano sulla spalla, l'animale scattò per attaccarlo.
Levi ringraziò i suoi riflessi: senza di essi, non sarebbe riuscito a evitare un morso.
«Niabi, va' di sopra!»
Una ragazza dai lunghi capelli mori, raccolti in piccole treccine, spuntò sul finale della scala. I suoi occhi neri esaminarono gli ospiti in un modo invadente. Indossava un vestitino a fiori con delle spalline molto fini; stretta in vita aveva una larga cintura in camoscio; ai piedi, degli stivali dello stesso materiale. La sua chioma era avvolta da una sottile fascia nera con una piuma scura.
«Non ti farà del male, tranquillo», rassicurò la ragazza, guardando nella direzione di Levi.
«Ha appena provato ad aggredirmi!» replicò lui turbato, continuando a tenere il serpente schiacciandogli le fauci per impedirgli di aprirle.
«Non stavo parlando con te, ma con Adahi.» ella lo interruppe, incrociando il suo sguardo. «Dihoyidi», sussurrò.
L'istinto suggerì a Levi di mollare la presa sull'animale. Si voltò immediatamente verso il fratello, che scrollò le spalle mentre lo guardava con occhi perplessi.
«Ora, ditemi chi siete e cosa volete», ordinò lei, con il rettile che le circondò il braccio come fosse stato un accessorio.
«Cerchiamo Nidawi. So che questa è la sua bottega, ci serve il suo aiuto» rispose Klaus, mentre l'altro continuava a fissare la ragazza.
«Come la conosci?» indagò lei, poi si mosse verso la porta e tirò giù la tendina per evitare che qualcuno sbirciasse all'interno.
«Non la conosco di persona, ma so che è la vostra Suprema e che accetterà di aiutarci.»
«Non avrei mai immaginato che avesse dei cani come ammiratori...» mormorò. «Comunque siete in ritardo, è morta da qualche anno. Ora potete anche andarvene», concluse annoiata.
«Sei sua figlia, vero?» s'intromise Levi.
«Sì, il mio nome è Nimue. Voi chi siete?»
«Levi O'Connor, Alpha del branco di Yellowstone. Lui è il mio Beta e fratello Klaus.» il moro si assunse la responsabilità delle presentazioni. «Il nostro obbiettivo era chiedere aiuto a tua madre, ma suppongo che dobbiamo affidarci a te.»
«Se vi occorre una pozione o un qualsiasi altro intruglio, sono a vostra completa disposizione.» ella allargò le braccia e mostrò tutti gli scaffali riempiti di ampolle colorate.
«Ci serve un alleato.»
«E come potrei mai esservi utile da alleata?» sogghignò.
«Siamo in guerra, contro qualcuno che voi streghe ben conoscete», sentenziò Levi.
Nimue sembrò capire dove Levi stesse per andare a parare. «Non ho alcuna intenzione di combattere questa guerra, non mi riguarda.»
«Neanche se si tratta del Macellaio?» aggiunse il Beta, sostenendo il fratello maggiore.
Lei rabbrividì.
Un vento gelido si espanse all'interno del luogo, nonostante la chiusura totale degli infissi.
«Non nominare quel mostro in mia presenza!» digrignò i denti, strinse le mani in due pugni e deformò il viso in una smorfia.
«Potrei dedurre che tu abbia dei trascorsi con lui...» ipotizzò cautamente il capobranco.
«Puoi giurarci!» rispose lei, con una strana scintilla negli occhi. «Ed è per questo motivo che non voglio più sentir pronunciare il suo nome. Non voglio averci niente a che fare, quindi non voglio avere a che fare neanche con voi.» si avventò sulla porta, la aprì e li invitò a uscire con un cenno del capo.
«Quindi hai deciso per te? Senza neanche consultare la tua Congrega?»
«Stupido Alpha! La mia congrega è stata distrutta!» esplose Nimue, dal cui corpo si generò un'onda d'urto che scaraventò i due lupi contro una parete piena di scaffali. «E ora, se non volete assaggiare il veleno di Adahi, andatevene», mormorò, più calma.
Mentre i due ragazzi si rialzarono, sorpresi per la repentinità dell'accaduto. Un gruppetto di bambini e adolescenti scese dal piano superiore. Il più grande di loro sembrò avere a malapena quindici anni e poiché non si somigliavano, esclusero una parentela.
«Ragazzi, preparate le vostre cose!» comandò la mora. «Cambieremo aria per un po'!»
Quando cercò di salire le scale, Klaus la blocco per un braccio e la tirò, impedendole di andarsene.
Levi afferrò suo fratello minore per il collo, costringendolo a mollarla; successivamente, lo scagliò contro la porta, distruggendone il vetro. I due lupi incrociarono intensamente gli sguardi e smisero dopo qualche istante, lasciando spazio solo all'incredulità di Klaus.
Nimue non cercò neanche di comprendere il loro piccolo teatrino.
«Fallo per loro!» la voce quasi supplicante del moro risuonò nel negozio. «È evidente che li stai proteggendo», fece, indicando il gruppo di ragazzini infastiditi dalla sua presenza, «ed è ovvio che se non lo fermeremo, non si limiterà a eliminare noi! Arriverà presto anche qui!»
Nimue non parlò, continuò a osservare Levi. Sembrò incapace di distogliere lo sguardo da quegli occhi quasi trasparenti, che sembravano scavarle dentro.
Egli era alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi per convincerla ad accettare quella proposta sospetta e pericolosa. Purtroppo per lei, trovò il tasto su cui premere.
Nimue sapeva perfettamente quale sarebbe stata la sorte sua e dei ragazzi che accudiva, se non fosse intervenuta subito.
Era impossibile fuggire due volte davanti a un simile flagello.
«Va bene, ma voglio ucciderlo io», sospirò, affranta ma al contempo animata da una nuova energia. «Datemi qualche minuto per salutarli e prepararmi.»
I due ragazzi acconsentirono; uscirono dalla bottega e rimasero in attesa.
«Devo andare, ragazzi. Non so quando e se tornerò, ma vi prometto che avremo la nostra vendetta», rassicurò la ragazza. Afferrò un borsone di tela e inserì al suo interno tutto ciò che ritenne utile, buttò dentro anche alcuni vestiti portati da un bimbo. «Qualsiasi cosa accada, correte nel rifugio. Soprattutto se, chi entrerà da quella porta, non sarò io o uno di quei ragazzi.»
«E se ti succede qualcosa?» chiese la bimba dalle trecce bionde, con voce cantilenante.
«Non mi succederà niente, Niabi. A ogni modo, con questa formula e uno specchio potrete mettervi in contatto con me e viceversa. Molti di voi sono in grado di praticare questo tipo di incantesimi. Abbiate cura di voi, tornerò presto.»
Dopo gli ultimi avvertimenti, consegnò a un ragazzo un pezzo di carta con su scarabocchiata la formula a cui aveva accennato. Seguirono abbracci e lacrime, soprattutto da parte dei più piccoli.
Nimue si sentì dannatamente in colpa: li stava abbandonando per un tempo indeterminato.
Ma poi si ripeté di averli istruiti a dovere, sarebbero stati in grado di sopravvivere in qualsiasi condizione. Si ripromise comunque di tornare presto, poiché erano la sola famiglia che le rimaneva.
«Dal tramonto all'alba», sospirò, sulla soglia della porta.
«Stai lontano dalla tomba!» urlarono in coro i più piccoli. Sorrisi malinconici attraversarono i loro volti.
Stare lontana dalla tomba. La sua priorità assoluta.
🐺🐺🐺🐺🐺
SPAZIO AUTRICE.
Ecco a voi il primo capitolo, che ne pensate dell'entrata in scena dei nostri protagonisti?
Non vedo l'ora di conoscere le vostre opinioni e, se ne avete, i vostri consigli.
Soprattutto...
votate e condividete, così più lettori potranno unirsi a noi.
Ci vediamo settimana prossima con il secondo capitolo, nel frattempo...
IT'S SPOILER TIMEE.
- Hai paura, Pocahontas? -
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