S•E•S•T•O
Yumi chiuse la porta della biblioteca dietro di sé, e lanciò uno sguardo carico di entusiasmo a Izumi, che non poté che ricambiare, per quanto le fu possibile, mentre scriveva a Maya un ultimo messaggio:
Viene a prenderci lui, voglio proprio vedere che faccia farà
Izumin, non fare minchiate e chiama Ryuuji per farti venire a prendere. Non uscire con loro.
Izumi sbuffò e non le rispose, causando altri messaggi che avrebbero dovuto convincerla. Così, mise il telefono in silenzioso e attese che Yumi finisse di parlare al telefono con il ragazzo. Anche se era al 99% sicura che fosse lui, sentì il cuore appesantirsi notando come Yumi lo aveva salvato: Paolo♥♥♥. Si chiese se lo avesse avvertito della sua partecipazione:
-Ancora non sa che verrai anche tu, ma tranquilla che ci saranno molti ragazzi per te. Mi ha parlato molto bene di un certo "Giovanni".-
Izumi ridacchiò istericamente e guardò da un'altra parte: si vergognava. Insomma, si sarebbe infiltrata in una cena in cui non solo avrebbe rivisto Paolo dopo la bellezza di tre mesi, ma, nel caso la cosa fosse degenerata, avrebbe anche fatto stare male la ragazza più buona del mondo. Forse era meglio andarsene per davvero.
-Senti, Yumi, non credo che-
-Oh, eccolo!-
Troppo tardi: una mustang rossa si fermò esattamente davanti alla libreria e dal posto del guidatore uscì Paolo, non particolarmente elegante, con un'espressione che Izumi gli aveva già visto. Era sorpreso, forse piuttosto stupito, ma anche, in qualche modo, sollevato.
Yumi, su di giri, gli corse incontro e lo abbracciò, al che Izumi voltò lo sguardo da un'altra parte, fingendo di sistemarsi i capelli. Tutto, pur di non vedere alcun bacio.
-Paolo, lei è Kazemaru. Una mia collega. Speravo potesse venire con noi!-
Izumi tornò a guardare i due, con un sorriso tirato, e si avvicinò alla coppia con la mano tesa:
-Molto lieta, Paolo Bianchi, io sono Kazemaru.-
Paolo lanciandole uno sguardo pieno di delusione, (e che ne so, rammarico?) si presentò a sua volta, e la invitò a salire in macchina.
-Stai pure davanti Kazemaru. Dietro si sta molto stretti.-
-Grazie, Yumi.-
Izumi, si sedette al fianco di Paolo, e per tutto il viaggio non si rivolsero la parola.
🌙🌙🌙🌙🌙
A circa metà tragitto, Yumi dovette scendere a fare bancomat, ed il silenzio si fece ancora più imbarazzante. Izumi avrebbe voluto romperlo con una battuta tagliente, ma sapeva che Paolo aveva il coltello dalla parte del manico, e non la trovò una scelta saggia. Anche perché, poco dopo, fu Paolo stesso a parlare:
-Non credevo lavorassi ancora lì.-
"Altrimenti non ci avrei provato con la tua collega, che vado a trovare tutti i giorni esattamente quando non ci sei." Izumi fece una smorfia.
-E invece ci sono tornata. Spero non abbia rovinato i tuoi piani, il mio ritorno nel mondo del lavoro.-
Sputò con accidia, mentre Paolo alzava gli occhi al cielo e lasciava scivolare le mani giù dal volante.
-Senti, smettila di avercela con lei o con me solo perché mi sono rifatto una vita, okay? Non hai il diritto di trattarci così.-
Izumi si morse le labbra con rabbia: sapeva che Paolo aveva ragione. Eppure, non le andava giù.
-Beh, scusami tanto se sono tornata per rimediare e l'essermi beccata un palo non abbia avuto riscontri troppo positivi.-
-Puoi smetterla per un attimo di essere così sarcastica?-
Izumi si voltò finalmente verso di lui, e avrebbe voluto non farlo: era esattamente come lo ricordava, ma allo stesso tempo era molto cambiato. Sembrava più stanco, ma ora aveva una luce negli occhi che tre mesi prima non gli aveva visto. Aveva occhiaie, molto meno evidenti delle sue, pelle pallida ma liscia, sguardo spento ma vivido al tempo stesso. Non sembrava distrutto come l'ultima volta.
-Hai sempre voluto che tornassi. O almeno così credevo.-
Sussurrò, cercando di non mettersi a piangere nel vedere tutto ciò che aveva perso proprio lì davanti, senza poterlo avere per sé.
-Sì, l'ho sempre voluto. Ma poi ho smesso di aspettare. Anche tu lo avresti fatto.-
Izumi notò Yumi avvicinarsi e si voltò dall'altra parte:
-No, io non ci sarei mai riuscita. Ti avrei aspettato per decenni, se fosse servito.-
Yumi aprì la portiera, e Paolo mise in moto.
-Ragazzi, che faccia seria, cos'è successo?-
-È la fame!-
Esclamarono all'unisono, per poi voltarsi l'uno verso l'altra, stupiti. Era incredibile: nonostante i due anni separati, il feeling era ancora potente, e nessuno dei due sembrava avesse intenzione di spegnerlo completamente. Izumi trattenere una risata, Paolo rise e tornò a guardare la strada. Quando ripartirono, Izumi smise di sorridere.
🌙🌙🌙🌙🌙
Izumi ringraziò della serata, ma se ne andò che erano ancora le nove, salutata da tutta la squadra che, ovviamente, era al corrente della situazione. Un po' le dispiaceva, per Yumi. Insomma, al posto suo lei la avrebbe odiata. Certo, non che Yumi fosse a conoscenza della cosa. Ma decise di non pensarci ed uscì dal ristorante in tutta fretta, stringendosi nel cappotto, decisa a farsela a piedi. Ma poi, una mano si strinse al suo polso, ed Izumi fu costretta a fermarsi. Si sarebbe aspettata chiunque: Paolo, Yumi, Gianluca, uno stupratore, perfino suo fratello.
Ma non Kazusa.
-Kazemaru, dobbiamo parlarne.-
-Cos-Kazusa? Ma che cosa ci fai qui? Mi spii?-
-Dobbiamo parlare delle tue pessime scelte.-
-Kacchan, ma che-
Kazusa, nel suo vestito da sera dall'aria scomoda e con le scarpe che costavano quanto un suo mese di stipendio, la portò fino alla sua auto e la spinse dentro.
-Questo può essere considerato rapimento, lo sai?-
Domandò sarcasticamente Izumi, mentre Kazusa si sedeva al posto di guida. Chiuse la portiera e si voltò verso di lei: prese due grossi respiri prima di iniziare con le domande.
-Che straminchia ti è saltato in mente? Andare ad una cena con la squadra italiana al completo, ma sei fuori?-
Izumi alzò gli occhi al cielo: certe volte non sopportava il suo essere così schietta.
-Sono uscita con un'amica.-
-Izumi, smettila di cercare di riallacciare i rapporti. È finita.-
Izumi venne colta in contropiede: sperava che Kazusa ci girasse un po' attorno, le dicesse che non aveva senso riprovarci con chi ti aveva respinto e cazzate varie. Invece, ovviamente, lo aveva detto chiaro e tondo: era finita. E non c'era nulla che Izumi potesse fare. Izumi si morse la guancia, trattenne le lacrime, e con esse anche il respiro, finché Kazusa non la abbracciò rimanendo ferma al suo posto. Era una posizione scomoda, e infatti Kazusa si staccò dopo poco, porgendole un fazzoletto per asciugarsi il viso che, senza che la castana se ne fosse accorta, si era bagnato di lacrime. Forse anche per l'abbraccio che assolutamente non si aspettava. Non da lei.
-Mi dispiace, ma è così. E lo sai anche tu. Odio ammetterlo, ma sei una ragazza intelligente e sveglia: troverai qualcuno. Se non Sumairu, qualcun altro.-
Continuò Kazusa, con il solito fare tranquillo. Poi, come se nulla fosse, mise in moto l'auto. Confusa, non capendo cosa stesse succedendo, sparò diverse domande dietro fila, alle quali la rossa rispose con un sorriso:
-Ma che ci facevi qui? E dove stiamo andando?-
-Ero ad un appuntamento al buio, che stava andando malissimo, tra l'altro, ma ora andiamo al cinema: guarderemo una sana, stupida ed ignorante commedia americana. Non voglio storie o pianti, altrimenti ti scarico al primo vicolo buio.-
Izumi sorrise e si asciugò un'altra volta il viso: era incredibile come passare il tempo con Kazusa, con Marghe o con Maya le migliorasse la giornata sempre e comunque. Mettendosi la cintura, Izumi le strinse la mano sul volante:
-Grazie Kacchan.-
Kazusa ricambiò la stretta, facendo un piccolo sorriso:
-Figurati. Siamo una squadra, no?-
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