D•E•C•I•M•O
Paolo non rispose, né smise di guardarla negli occhi. Per un attimo, Izumi sentì il suo cuore fermarsi: non voleva aver più a che fare con lei? Non aveva senso, allora perché era lì?
-P-Paolo, ti prego, dì qualcosa.-
Paolo fece uno strano sorriso, sembrava che suoi occhi stessero vagando sul suo viso, forse alla ricerca si una risposta.
-No, Izumi. Non lo sopporterei.-
Izumi trattenne un singhiozzo ed annuì, sciogliendo la presa attorno al suo collo e facendo scivolare le mani sul petto di lui.
-Ah, allora... Allora perché sei qui?-
Paolo non si staccò da lei, anzi la strinse di più e le mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, forse solo per guardarla meglio in faccia.
-Quando te ne sei andata, hai lasciato un vuoto in tutte le persone di questa sala. Nessuna esclusa.-
-Paolo, non sono dell'umore. Non voglio ascoltare tutti i mali che vi ho fatto passare in questi due anni, e-
Paolo la interruppe scuotendo la testa:
-Non voglio farti sentire in colpa. Voglio solo dirti che... Che è stata come una battuta d'arresto, per la mia vita.-
L'espressione di Paolo era vitrea, ora priva di sorriso. Izumi pensò che fosse immerso nei ricordi, e attese che continuasse a parlare, anche se tutto ciò che voleva fare era andarsene in bagno a piangere.
-Ho capito solo quando sei tornata che tu non eri solo una cotta... Che tu non sei solo una cotta.
Il tempo passato lontano da te mi ha fatto pensare a che cosa avessi sbagliato e... Fino all'altra sera non avevo mai trovato risposta.
Credevo che fosse solo un tuo pensiero egoista ma, in fondo... Già sapevo, che parte della colpa era mia.
La rabbia che ti ho dimostrato per questi tre mesi è la dimostrazione repressa dei due anni che ho dovuto passare senza di te.-
Paolo ora stava piangendo, e solo in quel momento Izumi si rese conto di essere nella stessa situazione. Asciugandosi un occhio, Izumi trovò la forza di balbettare un "mi dispiace, io..." prima che Paolo riprendesse:
-La sera in cui te ne sei andata... La sera in cui sono entrato in casa tua, la sera in cui speravo che tutto cambiasse... La tua partenza ha stravolto completamente i miei piani.-
Paolo frugò nella sua tasca e le mostrò una scatoletta rossa che Izumi aveva già visto.
-Volevo che venissi ad abitare con me, qui c'era la tua chiave e quella sera te l'avrei finalmente data. Ma quando sono arrivato... Non c'eri. Non c'era niente di te.-
Izumi singhiozzò, stringedosi sempre di più nell'abbraccio, sempre più consapevole di avere rovinato più di una vita con quella sua stupida idea. Izumi alzò la testa per guardarlo in faccia:
-P-Paolo, i-io n-
Izumi venne interrotta sul nascere dalle labbra di Paolo, che cancellarono ogni sua possibilità di parlare. Colta di sorpresa, Izumi non riuscì a riprendere il suo eloquente discorso neanche quando Paolo si staccò da lei, con un sorriso:
-È sempre stato difficile parlare con te senza essere interrotti.-
Sussurrò, avvicinando la fronte a quella si Izumi, senza però fare in modo che si toccassero. Izumi arrossendo sempre di più e rendendosi conto di ciò che era successo, gonfiò le guance e strinse i pugni, trattenendo un sorriso compiaciuto. Paolo sorrise e continuò:
-Probabilmente, ora, la tua più grande preoccupazione è il perché del mio comportamento di merda.-
Izumi scosse la testa e fece per parlare ma Paolo la baciò a stampo di nuovo:
-Non provare ad interrompermi!-
Izumi tirò so con il naso, si scusò e tornò a guardarlo negli occhi. Paolo sorrise e riprese:
-Avevo appena iniziato ad uscire con quella ragazza, Yumi. Ci sentivano poco, ma mi piaceva parlare con lei. Forse perché mi parlava, in pratica, solo di te.-
Izumi non volle farsi strane domande, attese che Paolo le spiegasse com'era finita con lei.
Ormai, era completamente sotto il controllo del suo racconto.
-Credevo che, uscendo con lei, avrei dimostrato a me stesso che sapevo come andare avanti. Che sapevo farcela anche senza di te.
Naturalmente avevo avvertito Yumi che ero uscito da poco da un brutto periodo e che non sapevo se ero pronto a qualcosa di serio.
E infatti, l'altra sera, che c'eri anche tu...-
Paolo sembrò prendersi qualche secondo: forse per pensare a cosa dire, forse per ammirare lo sguardo rapito di Izumi.
-Tutto ciò che avevo cercato di sopprimere, è tornato in una volta sola. Una volta tornati a casa, ne ho parlato con Yumi. È stata lei, a convincermi a provarci di nuovo.-
-Yumi? Ma com-
Izumi venne nuovamente interrotta da un altro bacio e, sebbene non le dispiacesse affatto, capì che avrebbe dovuto farlo finire id parlare.
-Questa mattina, mi sono presentato a casa di Maya. Mi avrebbe picchiato, all'inizio, ne sono sicuro, ma credo avesse appena finito di farsi lo smalto, quindi l'ho scampata. Le ho raccontato ogni cosa e, anche sono sicuro al mille per cento che ora mi odi, ha organizzato ogni cosa.-
Izumi smise di guardarlo solo per un secondo, puntando il suo sguardo su Maya, che ballava con gli occhi chiusi abbracciata a Sakuma, e mai avrebbe voluto ringraziarla come in quel momento.
Quando tornò a guardare Paolo, il ragazzo non si era mosso da lì. Izumi aprì la bocca per parlare e, quando capì di avere il via, fece la sua ultima domanda:
-E la chiamata di prima?-
Paolo sorrise e appoggiò la sua fronte a quella di Izumi:
-Beh. Credo che tu lo sappia: ogni anno mi prendo una settimana di ferie e vado a trovare i miei in Italia.-
Izumi lo sapeva, sapeva anche che prendeva sempre la stessa compagnia aerea e che nonostante ciò odiava volare.
-Sì, lo ricordo.-
-Beh, ho avvertito mia sorella che, quest'anno, verrai anche tu.-
-D-davvero?-
Paolo annuì, poi fece un leggero sorriso e si avvicinò ancora.
Izumi aprì la bocca per lo stupore, poi stese le labbra in un sorriso e, senza riuscire a trattenersi, posò entrambi i palmi sulle guance del ragazzo e lo baciò.
L'aria venne invasa dal silenzio per alcuni secondi, ma anche quando Izumi si rese conto che la musica era ferma non si fermò né aprì gli occhi.
Dopo poco, un grido ruppe quell'atmosfera magica che si era creata:
-FUCK YEAH!-
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