Il maestro ribelle (Fabrizio De André)
Fuori era un uomo, ma
dentro, un ragazzo,
un genio,
un poeta,
un pazzo.
Fece della gente comune
i suoi protagonisti
e quelli troppo fieri e illusi
gli antagonisti.
I versi e le strofe immacolate,
scritte da una mano ribelle,
cantate da drogati, reietti
e donne poco santarelle.
Masticava dialetti
come fossero
la sua lingua nativa
e un coro dalla Valle D'Aosta
alla Sicilia saliva.
L'Italia intera urlò addolorata:
"È andato via!".
Mentre a Genova gridarono
tutti insieme:
"Evviva l'anarchia!".
E per passione
o forse per scherzo,
della rima lui fu il mio maestro.
L'Italia intera urlò addolorata:
"È andato via!".
Mentre a Genova gridarono
tutti insieme:
"Evviva l'anarchia!".
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